Letteratura e corpivendole

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Gentilissimo Sandro,

Trovo la tua disamina molto interessante.
Ritengo che - volendo - sarebbe possibile tracciare il fenomeno prostituzione anche con dati più accurati, infatti son convinto che le forza dell’ordine, nell’ambito delle loro attività di prevenzione, dispongano di numerose informazioni in merito: almeno del numero delle meretrici e dei loft e locations del territorio e persino sui clienti.
Mi auguro che analisi ad hoc sul fenomeno siano condotte, anche se magari non si vogliano rendere pubbliche, temo per non divulgare i dati sulle sue reali dimensioni, più ampi di quelli citati nei testi.

Non dubito che sia possibile studiare il fenomeno in maniera più "seria" rispetto agli "affioramenti" un po' grossolani e semplificatorii che ci capita di cogliere in rete e voglio ben sperare che tali studi più seri siano comunque il più possibile rispettosi della privacy delle persone (sebbene nella nostra epoca la privacy sembri diventata un optional, con gravissimo pregiudizio, a mio modo di vedere, della qualità di tutti noi e con l'attiva complicità, purtroppo, di molti di noi nell'auto-demolirsela).

Secondo me, tuttavia, anche se sono certo che ci siano da qualche parte statistiche relativamente attendibili, non sono così sicuro che siano necessariamente complete, nemmeno per quanto riguarda il monitoraggio del fenomeno da parte delle forze dell'ordine. Innanzitutto per quanto riguarda i clienti: ammesso e non concesso che siano in qualche modo "tracciabili" (e come, esattamente? Specialmente quelli di prostitute stradali in zone prive di telecamere e scarse di controlli? Non vorrai farmi credere che si possa arrivare alllo studio dell"aggancio" di singole celle personali di cellulari per tracciare una così disordinata attività capillare: sarebbe un delirio. Né tutti coloro che telefonano a una prostituta "fissa" sono necessariamente loro clienti, ecc.), ma credo anche per quanto riguarda le prostitute stesse: nell'ambito della prostituzione stradale, per quanto possa essere tenuta in linea di massima sotto controllo, credo che per sua natura, alla stessa maniera dei fenomi di micro-criminalità come ad esempio lo spaccio in strada, possano sfuggir di essa innurevoli rivoli marginali (anche perché esiste comunque, al di là della gestione da parte di "cartelli" e organizzazioni criminali, un piccolo numero di "indipendenti", anche sulla strada). Anche per quanto riguarda le locations, ve ne sono tante, lo so per esperienza diretta, che vivono più di passa-parola che di pubblicità sulla rete e che tendono a tenere un profilo molto basso mascherandosi con altre attività, e non sempre nella maniera sfacciata ed evidente di alcuni centri massaggi orientali ma con ben maggiore discrezione, tendendo a mimetizzarsi con molta cura in mezzo ad altre attività e locations che con la prostituzione non hanno niente a che fare: è così facile, senza andare a toccare con mano, tracciare qui la linea di confine? Questo sì e questo no? Senza contare l'esistenza (anche qui, verificata e toccata con mano) di tutto un sottobosco di "semi-professioniste" che accettano di fare sesso a pagamento in maniera sostanzialmente occasionale e fuori dai "circuiti" più collaudati...

In definitiva: sono d'accordo con te che ci sono senz'altro da qualche parte statistiche più attendibili di quelle che troviamo su alcuni articoli, ma innanzitutto ritengo che sia difficile trovarle puramente "dal di fuori", girellando qua e là in rete e sperando di ricavarne delle deduzioni attendibili, come spesso sembrano fare molti di coloro che si accingono a studiare il fenomeno. È qualcosa che secondo me bisogna conoscere anche "dall'interno" per saperne veramente qualcosa. Né sono certo che (per motivi tanto di privacy quanto di sicurezza) siano molti gli studiosi (psicologi, sociologi, sessuologi, ecc.) che possono avere accesso ai dati precisi forniti dalle forze dell'ordine a cui alludi. Saresti stupito dall'approssimatività dei dati a cui alcune "sedicenti" ricerche scientifiche fanno riferimento.
In secondo luogo, per i motivi esposti sopra, ritengo che persino i dati delle forze dell'ordine (probabilmente in effetti i più completi e attendibili) possano avere qualche buco.
 
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Gentilissimo Sandro,

Trovo la tua disamina molto interessante.
Ritengo che - volendo - sarebbe possibile tracciare il fenomeno prostituzione anche con dati più accurati, infatti son convinto che le forza dell’ordine, nell’ambito delle loro attività di prevenzione, dispongano di numerose informazioni in merito: almeno del numero delle meretrici e dei loft e locations del territorio e persino sui clienti.
Mi auguro che analisi ad hoc sul fenomeno siano condotte, anche se magari non si vogliano rendere pubbliche, temo per non divulgare i dati sulle sue reali dimensioni, più ampi di quelli citati nei testi.
Il CENSIS conduce indagini periodiche fatte con metodologia scientifica. L'ultima che ho vista dava un 10% di donne costrette. La precedente, di una decina di anni prima, intorno al 20%. Purtroppo non riesco a ritrovarle.
 
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Il CENSIS conduce indagini periodiche fatte con metodologia scientifica. L'ultima che ho vista dava un 10% di donne costrette. La precedente, di una decina di anni prima, intorno al 20%. Purtroppo non riesco a ritrovarle.

Interessante: nel senso che un 10% delle prostitute eserciterebbero sotto costrizione? Da una parte me ne dispiace, perché potrebbe significare che una su 10 delle ragazze che ho incontrato subivano questa forma di vera e propria schiavitù, ma dall'altra mi sembra un dato molto più plausibile rispetto a quelli sbandierati da tutti i vari "crociati" antiprostituzione che sostengono che "tutte" le prostitute operino sotto costrizione e tutti i clienti siano dunque assimilabili a stupratori.

Tra l'altro, non dubito certo della scientificità del CENSIS, ma hai per caso idea di come si procurino i loro dati? A che fonti fanno riferimento?
 
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Non mi pare che si riesca a recuperare molto più di qualche comunicato indiretto di questo genere:
roba datata ed assai striminzita. Purtroppo anche frugugliando direttamente tra le pubblicazioni Censis non sono stato in grado di trovare cose attinenti.
 
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Ti ringrazio per la "rassegna", anche se, a mio parere, il grosso difetto della moltitudine di articoli che si trovano in rete è che sono impostati fin dall'inizio su un punto di vista pregiudizialmente moralistico nei confronti del fenomeno, anche quando si danno delle pretese di "scientificità": gli autori prendono dati episodici e slegati, testimonianze individuali o citazioni assolutamente idiosincratiche da siti come il nostro e poi costruiscono teorie generali o interpretazioni psicanalitiche a partire dal dato che più si accorda con i loro pregiudizi iniziali, oppure che gli semplifica maggiormente la vita permettendo loro di catalogare la realtà in poche semplici etichette banalizzanti (che poi è un po' il marchio della nostra epoca: tutto dev'essere il più possibile "misurabile" e descrivibile con la maggiore economia di mezzi, potenzialmente "automatizzabile", anche a costo di buttare a mare l'immensa complessità del reale; tutto ciò che è appena appena più complicato dell'analisi più basica viene scartato come ininfluente sui "risultati generali", che a questo punto non finiscono per essere altro che generalizzazioni grossolane frutto della massima omogeneizzazione culturale).

Io, sia venendo a contatto nella mia vita con centinaia di prostitute (in molti casi in maniera ben più che occasionale), sia confrontandomi occasionalmente, qui e altrove, con altri clienti, mi sono fatto l'idea di un fenomeno estremamente complesso, in cui ciascuno degli "attori" porta necessariamente con sé gran parte di sé stesso e della sua storia. Ridurre questa incredibile complessità a quattro o cinque "tipologie" di clienti o ad affermazioni perentorie del genere di quelle che iniziano con "Tutte le prostitute..." (fanno X, provano Y, sono motivate da Z, finiscono per W) mi pare francamente risibile.

Per non parlare del fatto che, siccome si tratta di un fenomeno che per sua natura interessa le parti più private e intime delle vite delle persone, anche il solo reperimento di dati materiali e statistici plausibili è evidentemente arduo, eppure chi scrive questi articoli butta lì dati in libertà con la massima nonchalance: anche soltanto negli articoli riportati qui sopra, c'è chi valuta il ricorso alla prostituzione in Italia a un 1% degli uomini (una sottovalutazione con un ovvio fino moralistico, che mira a presentare il cliente delle prostitute come una pretta anomalia, come il "deviante" rispetto alla predominante norma) e chi la calcola a un 10% (2,5 milioni di clienti su circa 25 milioni di maschi adulti). A prescindere da quale sia il numero reale e da quali fonti e calcoli potrebbero renderlo realisticamente plausibile, in questo campo una varianza di un fattore 10 è in grado di sballare completamente la valutazione del reale impatto sociale del fenomeno. Che comunque, secondo me, in questo tipo di articoli è in ogni caso nettamente sottostimato (malgrado debba ammettere di non avere neanche io dati reali a disposizione: ammetto che la mia è una semplice impressione nata dalla mia esperienza, dalle mie letture, dalle descrizioni del ricorso alla prostituzione in ogni epoca della storia del mondo come testimonia questa stessa discussione letteraria).

Insomma, ribadisco il ringraziamento per queste interessanti fonti, ma, pur avendone scorse alcune con curiosità, ho la sensazione che mostrino almeno due gravi difetti: l'approssimazione tipica di tantissimo materiale che si può trovare in rete sui più disparati argomenti e un'impostazione di base pregiudizialmente moralistica.

Ho sempre avuto l’abitudine di sottolineare o evidenziare il cartaceo. Aiuta la mia memoria visiva e si confà alla mia visione pop delle cose. Ora volevo citare alcuni passaggi salienti ma mi rendo conto che tutto l’intervento merita menzione. Fosse per me lo colorerei di giallo nella sua interezza. Infatti l’ho salvato tra i miei bookmarks qui nel forum.

La lettura del buon @sandro73 ha suscitato quesiti abbastanza retorici: è davvero utile un approccio statistico e analitico alla fenomenologia della prostituzione? È inoltre possibile? Ad entrambi i quesiti mi sono risposto in maniera negativa per i motivi che Sandro ha argomentato ampiamente. Eppure si continua nel tentativo di essere pedanti, approssimativi e riduttivi. L’approccio giusto è l’ascolto dell’ennesima esperienza di vita vissuta, a patto che sia sincera e non strumentale, poi sta al lettore farne sintesi e critica. Di certo non vi arricchirete leggendo ipocrite moraliste, detentrici di verità assolute, analiste col pallottoliere storto e maliziose puttanelle che pretendono di scandalizzare un puttaniere che ne ha viste davvero di tutti i colori.​
 
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Ho sempre avuto l’abitudine di sottolineare o evidenziare il cartaceo. Aiuta la mia memoria visiva e si confà alla mia visione pop delle cose. Ora volevo citare alcuni passaggi salienti ma mi rendo conto che tutto l’intervento merita menzione. Fosse per me lo colorerei di giallo nella sua interezza. Infatti l’ho salvato tra i miei bookmarks qui nel forum.

La lettura del buon @sandro73 ha suscitato quesiti abbastanza retorici: è davvero utile un approccio statistico e analitico alla fenomenologia della prostituzione? È inoltre possibile? Ad entrambi i quesiti mi sono risposto in maniera negativa per i motivi che Sandro ha argomentato ampiamente. Eppure si continua nel tentativo di essere pedanti, approssimativi e riduttivi. L’approccio giusto è l’ascolto dell’ennesima esperienza di vita vissuta, a patto che sia sincera e non strumentale, poi sta al lettore farne sintesi e critica. Di certo non vi arricchirete leggendo ipocrite moraliste, detentrici di verità assolute, analiste col pallottoliere storto e maliziose puttanelle che pretendono di scandalizzare un puttaniere che ne ha viste davvero di tutti i colori.​

Ti ringrazio per la colorazione complessiva: rileggendomi il mio passo evidenziato in rosso, mi sono saltati all'occhio un paio di refusi ortografici che erano rimasti elegantemente mimetizzati ai miei occhi nella sua versione in bianco e nero. :lol:

Scherzi a parte, trovo interessante l'osservazione con la quale sviluppi ulteriormente quanto ho scritto: molti anni fa (meglio che non cerchi di ricordarmi quanti o mi verrebbero i brividi) venni a conoscenza della teoria della differenza tra scienze nomotetiche e idiografiche (la voce di Wikipedia a cui rimando dà un'idea del significato di questi due termini, ma consiglio una ricerca più ampia in proposito per comprenderli veramente): è qualcosa di più di una banale distinzione tra approccio "scientifico" e "umanistico"; si tratta invece dell'idea che, mentre alcuni tipi di conoscenza della realtà si baserebbero sullo stabilire leggi generali applicabili indifferenziatamente a tutti i fenomeni tipici di quel campo, giungendo ad una sorta di piena predittività (questo del resto vuol dire dal greco "nomotetico": porre, thesis, una legge, nomos), altri tipi di conoscenza della realtà, non meno validi dei primi, si baserebbero invece sulla ricostruzione e sullo studio di oggetti "individuali" nella loro unicità, senza pretendere di applicare loro preventivamente delle leggi a priori (e questo varrebbe ad esempio per lo studio della storia o, secondo alcune scuole di pensiero, della psicologia).

Ecco, il tuo intervento mi ha fatto tornare in mente il mio remoto studio di questa distinzione; convidido in toto la tua opinione e la riformulo nei seguenti termini: secondo me, uno studio davvero utile e fecondo del fenomeno della prostituzione dovrebbe partire da un approccio idiografico e non nomotetico.
 
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Interessante: nel senso che un 10% delle prostitute eserciterebbero sotto costrizione? Da una parte me ne dispiace, perché potrebbe significare che una su 10 delle ragazze che ho incontrato subivano questa forma di vera e propria schiavitù, ma dall'altra mi sembra un dato molto più plausibile rispetto a quelli sbandierati da tutti i vari "crociati" antiprostituzione che sostengono che "tutte" le prostitute operino sotto costrizione e tutti i clienti siano dunque assimilabili a stupratori.

Tra l'altro, non dubito certo della scientificità del CENSIS, ma hai per caso idea di come si procurino i loro dati? A che fonti fanno riferimento?
Francamente non so come operi il CENSIS, non so nulla di sociologia. Certamente opera meglio di qualsivoglia Benzi o simile.
Sul fatto di averne incontrata 1 su 10: attenzione all'effetto Polli di Trilussa. Certamente la distribuzione di schiave è tuttaltro che uniforme. Se vai solo con top italiane credo difficile trovarne una. Se vai con OTR nigeriane altro che 1 su 10... una ragione per cui evito le OTR.
La cosa confortante è il forte calo nel tempo, le politiche antitratta stanno funzionando. Anche l'ingresso di vari stati nell'UE, rendendo rumene ungheresi ecc meno ricattabili, avrà aiutato.
 
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Sul fatto di averne incontrata 1 su 10: attenzione all'effetto Polli di Trilussa. Certamente la distribuzione di schiave è tuttaltro che uniforme. Se vai solo con top italiane credo difficile trovarne una. Se vai con OTR nigeriane altro che 1 su 10... una ragione per cui evito le OTR.

Io credo, nella mia carriera, di aver coperto l'intero spettro dell'usufrutto di tutte le forme di prostituzione, dunque, se si tratta di una statistica relativa al mondo della prostituzione nel suo complesso, il mio storico dovrebbe costituire un campione attendibile per completezza e varietà! :lol:
 
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Mia crudele amica

Perché, perché, o mia crudele Amica
non vi lasciate mettere l'Uccello
in quella ricca e opulenta fica
che nel suo genere è il perfetto bello?

Vorrei essere davvero una formica
per entrare quatto quatto in quel corbello:
sapete, non m'importerebbe mica
di restar preso nel cresputo vello.

Voi fareste addolcir qualunque amaro
noi tutti quanti ripetia in coro:
Voi siete qualche cosa di ben raro

Portate di bellezze un gran tesoro
via, via, prendere un pugno di denaro
e lasciatemi entrar nel vostro foro


G.D'annunzio
 
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Il libro della Montenegro...​
Ho come il presentimento che la signora un po’ esaltata non abbia nulla di interessante da raccontarmi.
Gwyneth Montenegro
Al massimo potrei ascoltarla nei suoi deliri di onnipotenza misti a life coaching spicciolo, diciamo per un tempo non superiore a dodici secondi. Dodici come presumo possano essere le pagine che leggerei giusto per compiacere il suo ghost writer. ? Temo che a causa dell’impatto dei recenti avvenimenti e con l’aggravarsi della crisi dei mercati finanziari, dovrò procrastinare l’acquisto del suo volume a tempi migliori. ?​
 
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Piccola variazione sul tema, ossia link ad articolo/manuale in cui non si parla di sex workers vere e proprie, bensì di epiteti rivolti a donne che rimandano a chi fa il mestiere.

 
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Piccola variazione sul tema, ossia link ad articolo/manuale in cui non si parla di sex workers vere e proprie, bensì di epiteti rivolti a donne che rimandano a chi fa il mestiere.

Qualcuno degli epiteti citati è divertente (non tutti, molti sono davvero di bassa qualità persino per una semplice sana risata), ma, madonna, il tono moralistico dell'articolo è veramente insopportabile! Questi nuovi moralismi politically correct hanno preso tutto il peggio del bigottismo cattolico, buttando via quel minimo di sana indulgenza che la religione ancora manteneva: per loro invece, al di là degli insopportabili imperativi categorici, non c'è comprensione né perdono.

Mi spiace di suonare come Don Rodrigo nei Promessi Sposi, ma il giorno che vorrò sentirmi fare una predica me ne tornerò in chiesa: per lo meno, lì il moralismo è il loro "core business", perfettamente motivato e comprensibile, ed esplicito; se ci vado, so quello che trovo e me lo sarò andato a cercare.

Ma fuori dalla chiesa, un bell'"Ah, troia!" con tutti i crismi mi sento di appiopparlo a chi mi pare senza farmi troppe menate (anzi, magari uso quella del catalogo IKEA, che alla fine era carina! :lol:).

Naturalmente, chi ti fa 'sti predicozzi va sempre a cercare gli esempi estremi, il moralismo di paese nei confronti della Malena di turno, il frustrato cattolico del "si fa ma non si dice", ecc.
Mai che si pensi invece a chi si vive la sua sessalità serenamente e senza tanti problemi e quindi ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni quanto vuole.

Per non parlare dell'insopportabile tirata di turno contro chi si permette di dire che se ti ubriachi all'ultimo stadio e ti strafai di roba pesante, poi ti puoi mettere in pericolo (per altro mica solo il pericolo di essere stuprata, anche altri): "Ma gli uomini possono farlo!". Un diverso stigma sociale nei confronti dei comportamenti di uomini e donne non è che renda meno pericoloso mettersi in situazioni di totale perdita di controllo, né che renda immorale consigliare attenzione in questo senso. E, tanto per chiarire le cose, pur essendo un uomo, non mi sono mai ubriacato perso né drogato e, guarda un po', non sono un cattolico frustrato, ma, anzi, mi faccio le scopate che mi paiono senza troppi problemi. E allora come la mettiamo? Ho il diritto di parlare o no?
 
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Che c’entra la filosofia con le pay o con le donne in genere? C’entra eccome! La capacità di sintesi pare riscuota un certo successo nel gentil sesso e più che l’avvenenza spesso può la capacità anaLitica. Vuoi mettere uno che ti porta nell’iperuranio illustrandoti a suon di dialettica concetti quali la reminiscenza, la funzione archetipata delle idee, la metempsicosi, per arrivare alla conclusione che la verità, a differenza di un culo, è un’entità dinamica che può essere inseguita ma mai afferrata o posseduta? È normale che tutte si appecorano al cospetto di un certo utente del forum... È per il perseguimento di questo scopo (accento a piacere) che avevo cominciato a leggere gli inserti del Corriere Della Sera che ciclicamente ripropone questi volumetti per riavvicinare le persone alla storia del pensiero. La filosofia. Che nelle loro edizioni, ahimè, rispetta più un ordine di marketing che un ordine storico, una cronologia, una consecutio. Platone, Nietzsche, Kant, Aristotele. Mi sono sforzato fino al sudore di dare un senso a questa sequenza. Ne sono ancora alla ricerca.
L’intento è quello di fornire un approccio meno didattico e più concreto, consentendo la lettura di una prosa ma intervallata da citazioni delle opere prodotte dai più noti pensatori. Peccato che i volumi soffrano di un problema di attribuzione: non citando le fonti non si riesce a capire da dove siano estrapolati i paragrafi citati, in grassetto, talvolta in maiuscolo. Il continuo abuso del cfr che indica le pagine e non l’opera oltre che inutile è anche in contraddizione con l’intento della collana: non si era detto di voler favorire la lettura delle pagine rispetto al commento manualistico?
La filosofia a portata di tutti? Non si dica. L’accesso alle opere del pensiero e ai suoi astrusi concetti è percorso impervio. Soprattutto se l’autore dà per scontata la conoscenza di nomenclatura e nozioni, accennate e non meglio chiarite.
Voglio sperare che il Professor Roberto Radice non si sia davvero macchiato di questo abominio, voglio sperare che sia frutto di un copia incolla scellerato di qualche suo tirocinante poco attento alla sostanza e più dedito alla forma. Invoco l’intervento di più eminenti colleghi al fine di valutare l’opportunità dell’acquisto di questa collana tanto inutile quanto insussistente.

Ma non mi lascio scoraggiare, ciò non sopisce i miei intenti. Alla ricerca di una cuLtura per fini utilitaristici, per ottenere il tanto agognato RAI2 della mia fidelizzata immaginaria, mi sono lasciato convincere a dare un’occasione a quel testicolo di Fusaro che pare abbia redatto una raccolta valida e ragionata di storia della filosofia.

www.filosofico.net/percorso.htm
 
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Nella visione verticistica delle idee di Platone, alla posizione apicale veniva collocata la bontà piuttosto che l’essere e la bontà, si sa, risiede spesso in anfratti celati, angusti e profondi. La mia non è da considerarsi una vile ricerca di sesso anale, piuttosto può essere intesa come la ricerca di un archetipo ? Spero che Svetullona capisca... ?​
 
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Oddio, Svetullona anche qua?! Games of Plugs è durato meno.
Ops, volevo dire Games of Thrones. ?
 
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Pensa alla faccia che ho fatto quando all’inizio dell’articolo ho letto della presunta inutilità della filosofia. Io che ne ho carpito il fine ultimo, quello di aprire gli occhi, la mente e i BDC ? “Inutilità” un cazzo! Ho letto due volte per interiorizzare qualche concetto che spiegherò a Svetullona. Così come il sapere filosofico offre un punto di vista più ampio dell’uomo e della società, parimenti il mio analizzarla le consentirà di vedere la foresta senza doversi soffermare sul singolo tronco. Magari brandendo una confezione di Luan sarò più credibile e convincente. Un po’ come gli occhiali rotti...​
 
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