Blueangy - “Come fare del bene agli uomini - Vita e consigli di una cortigiana perfetta”
Il libro narra delle confuse introspezioni di una ragazza, ormai donna, cresciuta in un contesto rurale dell’est e che a causa del disagio sociale ed economico finisce nei night club per poi essere trapiantata a Montecatini, la patria del budello, palestra d’eccellenza di spennapolli, di quelle gfe, un po’ gatte morte, che finiscono per portarti davanti ad un notaio per firmare il rogito di compravendita di un appartamento in centro a Milano. Non so come facciano, ma a Montecatini sono specialiste in questo (“Il mio amante numero uno sta pensando di intestarmi la sua casa, a Roma.”). Sinceramente mi perplime sapere che ella perduri nella condizione di escort nonostante le richieste economiche “per pochi”, nonostante l’eclatante successo, condizione, quella di escort, verso la quale ha lasciato trapelare più volte una sorta di desiderio di riscatto.
L’intenzione è quella di raccontare il proprio ambito lavorativo e i suoi personaggi, mettendoli a nudo in tutta la loro drammatica banalità. Il risultato è un narcisistico delirio di onnipotenza che spesso è sintomatico di profonde dissidenze tra le varie personalità, di una sorta di distaccamento dalla realtà o di una distorsione di essa dovuta al bias cognitivo. Purtroppo gli egocentrici hanno il terribile vizio di spostare il discorso su se stessi e tendono a dire molto più di quanto si conviene, sicuramente raccontano molto più di quanto era nelle loro intenzioni. Consapevolmente o meno. Ed ecco che lo squallore del cliente tipo, si riflette sull’autrice, una prostituta che pare uscita da una commedia all’italiana, autolesionista e autodistruttiva, completa e corredata da tutte le peculiarità che il cliché della pay dell’est richiede. Dai genitori alcolizzati e sfruttatori, al marito manesco e fedifrago mentre lei sculettava al night, agli amanti approfittatori tutti scelti previo bando di concorso che ne attestasse le infime qualità umane, ciliegina sulla torta l’ostinata ostentazione di una virtù perduta non per cause intrinseche o per una scelta personale, bensì a causa delle condizioni a contorno che null’altro avrebbero potuto concedere. Non c’è niente di più noioso di una escort scontata. Lo spettacolo è di un piattume avvilente, l’autrice inciampa continuamente nelle bugie che racconta a se stessa, negli alibi, nelle scuse e nei pretesti. Un claudicare agonizzante, un’accozzaglia di contraddizioni e nosense in merito alla quale, anche il più acritico dei lettori non può non porsi qualche domanda. E non vale a niente elencare incontri con sportivi, magnati, industriali e divi di Hollywood. La realtà è quella che è ed è abbastanza triste.
Lo stile narrativo del ghost writer (perché è un lui, di questo ne sono certo) è semplice e piacevole. Solitamente un registro sciolto è efficace, una scrittura lineare denota una linearità di pensiero, sarà una brava persona, pacata e tranquilla, forse anche troppo per narrare le mirabolanti avventure di una pay che si divide tra emiri e calciatori. Lo dico perché stranamente, la sua narrazione, non sortisce immedesimazione alcuna nel lettore. Nemmeno quando il racconto si fa piccante. Non eccita. Non è certamente quello il modo di esprimersi di una signora. Il lettore inconsciamente lo percepisce e raffigura il ciccione sudato alla macchina da scrivere in pieno agosto. Quello che si dà tanto da fare sperando di essere ripagato con un ricco pompino. Il risultato è disastroso.
Non voglio mettere in dubbio le millantate doti amatorie che ognuna di queste signore sfoggia come se fossero un dono divino. Non posso confutarle aprioristicamente. Anche se mi ricordano tanto (per analogia) quegli uomini che “ti spezzo, ti faccio, ti sfondo...”. Poi sappiamo tutti/e come va a finire.
Non voglio nemmeno che questo mio scritto possa sembrare un’offesa (absit iniuria verbis), peraltro gratuita visto che non ho mai conosciuto la scrittrice, né è mia intenzione saggiare la sua tanto auto-decantata capacità sul materasso (non dà manco il culo, figuriamoci).
Ho molti clienti che sognano e si immaginano di essere i clienti preferiti, proprio come te, mio ipocrita amico lettore...
E siccome il mondo è pieno di professioniste mediocri e qualcuno prima o poi deve correggere questa pericolosa deriva con abbondanti dosi di consapevolezza, mi sento in dovere di ripagare con altrettanta franchezza:
sappiamo tutti che è una recita ma un mago che svela il trucco e lo spiattella in faccia al suo pubblico è semplicemente un fesso. Ad esempio (e ne è pieno): “Gemo sempre piú forte, sono molto convincente.” Dopo aver letto questo, mi toccherebbe inventarmi di essere sordo per risparmiarmi una scena così degradante.
“Sicuramente tornerà. Possibile che diventeremo «amici», perfino che faremo cose gratuite...” una professionista seria non dice mai alla sua platea di clienti che per qualcuno fa eccezioni sul rate. Così come si conviene che un cliente serio non specifichi determinate attenzioni. Ricordo una pay che per farmi rosicare me lo disse per ben tre volte, in tre circostanze diverse e riferito a tre clienti differenti: “Per Tizio anche gratis, per Caio farei i saldi, Sempronio sarebbe mio ospite...”. Il risultato fu che le dovetti chiarire che per non sentirmi un cliente di serie b, per non calpestare la mia dignità, non l’avrei mai più pagata. Anche a rischio di non rivederla mai più. E ci rivedemmo.
Tutti siamo pronti ad offrire una spalla ad una pay che si lamenta del suo passato burrascoso tra il classico vissuto con genitori alcolizzati, mariti sfruttatori e abusi infantili. Ma se tali argomentazioni sono chiaramente volte a legittimare la scelta di vita, beh, allora tutto si ammanta di un velato squallore. Una pay non ha bisogno di giustificarsi per quello che fa, soprattutto mai con un cliente. L’ipocrisia è stridente.
Così come il cliente illuso considera sporchi tutti gli altri che pagano, parimenti la pay non si rende conto di essere scontata, non ha consapevolezza di essere ormai irreversibilmente narcisista e uniformata alla massa delle sue colleghe di cui non so voi, ma io, personalmente, ne ho le palle piene. Sono solo due facce della stessa medaglia. A che titolo quindi l’una può sbeffeggiare l’altra?
Ad un certo punto ho letto: “Poiché è venuto quasi subito, dopo lo abbiamo fatto un’altra volta. È un regalo che concedo ad alcuni.” Ne deduco che o fa le mezze ore e non mi risulta (nel 2008 ne chiedeva minimo due di ore a 700 scudi) o nel suo rate orario (che è sempre stato abbastanza sopra la media ma non è questo il punto) non concede extraball. In entrambi i casi non sono politiche che si addicono ad una luxury escort. Questa è roba da catena di montaggio, da manuale della furba, da missile terra aria. Sei venuto? Avanti il prossimo.
Mi piaci proprio, tesoro. – gli dico –Sono emozionata, sai? Mi piaci. Forse è l’inizio di qualcosa – sono falsa e sincera insieme – Ogni volta io mi emoziono, – continuo mentre lo tocco – Mi piace darti piacere, – sussurro. – Mmm – Gemiti miei – Dagli sguardi, quando si incrociano, nasce qualcosa, – sussurro – Senti come è bagnata, tesoro, oh, sí, amore, mi piace tanto. Baciami tutta, sí. Sei il mio fiorellino – Faccio “miao”... non so voi altri, ma di fronte ad una così stucchevole e perniciosa rappresentazione teatrale, di fronte a una che mi chiama fiorellino e poi fa “miao”, senza voler essere volgare, ma a me si ammoscerebbe il cazzo e nessuno poi venga qui a darmi dell’impotente. È una questione di dignità. Siamo ai limiti della circonvenzione d’incapace o almeno la sensazione è quella.
Poi dico con dolcezza: «Scusa amore, ma dobbiamo sistemare il regalino». A quel punto si sentono in confidenza, protetti. Vedo spesso che anche il cliente si imbarazza quando deve pagare...Ma spesso io voglio consumare al piú presto questa morte. Dico: «Finiamo, finiamo…». Li tocco appena e loro vengono. E io sono felicissima, per me di sicuro è meglio...La prima volta avevo fatto finta di non avere un preservativo, in realtà non avevo voglia io di scopare. Era venuto subito. Questa volta invece l’avevo davvero dimenticato. C’era rimasto male, e lo capisco, aveva pagato. Ma non ne aveva neanche lui di preservativi, e quindi non gli ho fatto lo sconto...boh, sono sempre più convinto che bisogna cambiare il titolo in “come spennare un pollo”. Vorrei poter trovare un senso logico a questo discorso.
Possono anche chiedere di fare sesso anale, ma in genere dico di no, perché non mi piace. Eppure nei film porno ne prende tre alla volta, uno si aspetta chissà che, ma invece...sarà che i soldi dei clienti fanno più schifo di quelli dei produttori hard? Mah!
In conclusione, vorrei poter confermare l’opinione di donna positiva che ella ha di se stessa, vorrei poter dire che la sua positività è contagiosa al punto da far sì che ella si propone addirittura come life coach e motivatrice. Ma non posso dirlo, sia perché non l’ho mai incontrata, ma soprattutto perché mentirei sapendo di mentire dato che, in verità, dopo la lettura, mi ha pervaso un profondo senso di angoscia. Una sorta di pietismo e di malinconia.
Miscellanea di Banalità (definite “perle di saggezza” dall’autrice):
Anche per me non conta guadagnare, dico, mi piace il lavoro che faccio. (Salvo poi scrivere poche pagine dopo di voler smettere di “lavorare” e voler fare la psicologa. Come mentire a se stessi.)
È qui che mi parla della sua professione di psicologo. E che gli dico che lo sono anch’io, una psicologa. A mio modo.
Gli racconto episodi del mio lavoro... (maledetto vizio che non vi toglierete mai! Non è proprio così che il cliente si sente esclusivo, soprattutto se l’operatrice tipo si è dimenticata di svuotare il cestino in bagno...)
I miei genitori non mi hanno dato niente, anzi mi hanno tolto tutto quello che potevano.
Uomini che mi hanno portato via anche i soldi, la cassaforte. Le amiche sanno cosa vuol dire guadagnare duecentomila euro l’anno.
Ho, sono, faccio, guadagno, possiedo... (messi un po’ dappertutto).
Ho una figlia ma non ha mai vissuto con me, è sempre stata con suo padre e, anche per i miei problemi, non sono stata una buona madre.
Ho anche una figlia: lei si vergogna di sua madre, anche se è sua madre che le paga la vita e gli studi col proprio lavoro. Legittimare il proprio lavoro di sex worker e giustificare il fatto di essere stata una pessima mamma con i soldi che sostentano la prole a distanza, temo che non attacchi. Soprattutto quando il denaro era l’unica cosa che una madre aveva da offrire. Almeno quello...
Ero una bella ragazza ma non giravo in maniera volgare, anche se mettevo la minigonna e una maglietta aderente.
Mia madre non ha mai preso le mie difese, mio padre non sopportava che stessi in casa loro con mia figlia.
E poiché gli uomini mi guardavano, mi diceva che ero una puttana. Ero pulita, non avevo mai tradito mio marito.
Sono io a condurre il gioco, desidero essere desiderata, il potere che ho sugli uomini. Il potere sessuale, il potere della mia bellezza... (nsiamai a sovvertire questa prospettiva e dirle del potere del denaro che le fa aprire le cosce da remoto)
Li faccio entrare dentro il mio corpo dopo avere già penetrato la loro mente. Comoda illusione.
A letto comando io. Capisco i punti deboli di ognuno, e li faccio «morire» in due secondi.
...ho anche clienti che fanno gli operai. Magari vengono una volta all’anno, e sono da ammirare. Uno di loro mi disse: «È tanto che ti conosco, guadagno milleduecento euro al mese e ho messo da parte cinquanta euro al mese per venire con te». Dentro di me ho pensato: soldi buttati via! In questo, finalmente, siamo d’accordo.
Nel mio mondo è difficile realizzare un rapporto sentimentale con un uomo. Ne sono consapevole, è quasi impossibile. Anche se trovassi un uomo che fosse realmente innamorato, vivrebbe con me come in un teatro. E l’attore, alla fine, non reggerebbe. Vede i clienti che arrivano, e lui deve uscire da casa. A quel punto viaggia con la mente, non riesce a immaginare di sopportare tutto questo… Ne dovresti essere consapevole anche tu, mio ipocrita amante, mio cliente, mio lettore. Per carità, finire subordinato al tuo meretricio? Non è proprio il massimo delle mie aspirazioni. Piuttosto la morte! KITTESENKULA!
Un giorno abbiamo pranzato insieme e, pur sapendo da prima che avevo un appuntamento, ti sei arrabbiato quando alle sette di sera sei sceso a comprare il giornale e hai sentito un uomo giovane che parlava al cellulare sotto casa mia, e pronunciava la parola «Blueangy». Ormai sei geloso di ogni uomo che si trovi semplicemente vicino casa. Immagini che tutti cerchino me. Ne sei addirittura convinto. Se continui cosí, cosa fai, ti suicidi? Posso definirti «una persona meravigliosa», o «il mio amico preferito». Perché non sei felice cosí? Ma non era “come fare del bene ad un uomo?” A me sembra il manuale di crocifissione di un povero cristo.
...nessuno mi ha mai mantenuta davvero, e che non sono mai stata con un uomo per soldi. Puttana sí, ma questo è un lavoro. Mantenuta mai. Salvo poi un continuo susseguirsi di “quel cliente mi passava cinque milioni al mese, quell’altro sette milioni al mese ecc”
Riporto questo passaggio che è emblematico della pay che, in virtù di un rapporto “particolare”, entra nel tessuto umano del cliente/pollo e per tenerlo sotto scacco ne strumentalizza le amicizie/frequentazioni minacciandolo di tramutarli in suoi clienti. Una pay che paventa di scoparsi o si scopa realmente un tuo amico per poi venirtelo a spiattellare al solo fine di farti rosicare, rivela tutto il putridume di cui la sua anima è affetta. Una puttana professionale, certe cose le potrà anche fare ma di certo non dovrebbe andarle a raccontare, men che meno a persone della stessa cerchia affettiva, soprattutto non al solo maligno fine di ledere la controparte. Al solo sentore di una simile meschinità, mandatele a fanculo senza esitazione alcuna. Se queste sono le premesse, gli intenti non saranno mai buoni. Non abbiate però la presunzione di aver dato loro una lezione: quelle dall’anima nera, tendenzialmente sono persone poco avvezze all’autocritica e non intelligenti abbastanza da poter imparare dalle proprie storture.
Da notare che non ho espresso considerazioni sulla bellezza dell’autrice che trovo tuttora inestimabile, né tantomeno sul rate che ritiene opportuno, che è una sua libera scelta, tanto quanto sono libero io di ritenerlo inopportuno. Trucchetti come quello di non avere condom appresso possono funzionare con qualche puttaniere di quart’ordine. Con qualcun altro già più navigato, tocca il giro tacco senza facoltà di appello. Il secondo libro non lo leggo. Ho già dato abbastanza.
Concludo con le ultime parole famose emblematiche della generale ipocrisia e contraddizione che ha caratterizzato tutta la mia esperienza di lettura.
Aggiungo, infine, un link:
Ps nell’attesa che qualche altra fenomena dia alla luce qualche altro aborto del genere, chiedo venia per errori e refusi, non ce la faccio manco a rileggere.