Colleghi carissimi,
consentitemi un preambolo. Come in ogni intervento nel forum, anche in questo caso non è intenzione di Brunorso giudicare, fare dotte analisi sociologiche, né tanto meno impartire lezioni di vita. Brunorso (ne parlo in terza persona perché è un po’ un mio alter ego) è un punter ordinario. Sta nel forum esclusivamente per il piacere di raccontarsi.
Credo che l’istinto alla ricerca di esperienze nuove sia connaturato al genere umano e di conseguenza alla sua migliore evoluzione: il punter. Stimolato anche dalle sempre valide indicazioni provenienti dal forum, decido di sperimentare l’adesione ad uno dei siti di incontri spesso menzionati. Attirato più che altro dal sotteso gioco che il nome richiama, la scelta è ricaduta su sugardaddy.it. Le poche decine di euro investite per l’adesione di qualche mese possono sicuramente valere l’appagamento della curiosità. Mi sono quindi proposto con dati assolutamente veritieri che garantivano comunque un assoluto anonimato. Come presumo d’abitudine la foto inserita è stata abilmente prelevata in rete. Il legittimo ed ignaro proprietario presumo non lo saprà mai, come non saprà mai che le nostre fisionomie sono però decisamente simili. Ne segue che il profondo senso di colpa che mi ha inizialmente pervaso è risultato decisamente attenuato dalla considerazione che il fake è stato tutto sommato onesto

. A livello statistico e sintetizzando molto, in ordine sparso personalmente ho trovato: molti profili di signore interessanti e dislocate non lontane dal mio domicilio che ho contattato, ma rivelatesi mai on-line; parecchi profili, specialmente esteri, che ti contattano per estorcerti la mail per qualche magheggio a me ignoto; un contatto di gentile ed avvenente signorina molto simpatica e loquace, che però quando le ho ironicamente indicato il profilo IG della modella legittima titolare della sua foto profilo, si è stranamente dileguata (mi rimarrà il dubbio di aver chattato con un saldatore di Cinisello Balsamo); ragazza della terra di rhum&sigari che ‘abla poco’ l’italico idioma, lontana ma disponibile a spostarsi, rivelatasi reale da videochiamata ed attualmente in corso di trattativa; ragazzina dichiarata 18enne, originaria del sud dello stivale ma studentessa in una gaudente città della pianura padana. Se vorrete concedermi la vostra pazienza, racconterò di quest’ultima, ad oggi unico contatto concretizzato in un vero incontro.
Sul sito si presenta con nome che richiama innocente adolescenza, anche se paradossalmente quello vero che mi dirà richiama più il nome d’arte di professionista del meretricio. Il gioco inizia con lei che si dichiara mia ‘fan’ sul sito, come è possibile quando un profilo del sesso opposto richiama un interesse. Le foto ritraggono una fanciulla giovane, decisamente giunonica, con gli occhioni scuri e la faccia seria ma birichina. Alcune risultano decisamente glam, mentre altre sembrano subito credibilmente appartenenti ad adolescente sgamata nei selfie. Per sua pressoché immediata proposta il contatto passa subito da modalità sito a modalità cellulare, sa va san dir col sistema dal fumetto verde. La mia nuova amica risulta subito simpatica ed interessata alla conoscenza, rivelando un modo di chattare in linea con i 18 anni dichiarati. Mi sembra subito normale che l’approccio un po’ più propositivo debba essere il mio, vista la differenza d’età ed il contesto generale. Ci sentiamo per qualche giorno, poi le sue risposte si diradano e le spunte blu compaiono sempre più in ritardo. Inizio a sospettare che la mia interlocutrice possa non essere la ragazzina dalle forme generose della foto, ma qualche bontempone o peggio ancora il saldatore di cui sopra. Così, con toni ironici ma diretti, gli scrivo il mio dubbio chiarendo che a quel punto il gioco, che fin lì potevo pure considerare divertente, poteva finire lì. Lei reagisce subito in modo piccato e come prova della veridicità del tutto mi invia un messaggio vocale. Rimango decisamente sorpreso. La voce che sento risulta in effetti credibilmente appartenere ad una giovane donna. Voce decisa per ribadire che quanto mi ha fin lì raccontato è vero, ma che lascia trasparire anche elementi di ingenuità in linea con l’età presunta. Pensando improbabile che un qualsiasi saldatore possa arrivare ad un livello così ardito di contraffazione della prova, decisamente mi ricredo. Le propongo quindi un gioco che prevedeva l’invio di un mio regalo per iniziare a rendere la conoscenza un po’ più concreta, ma lei si spaventa della mia necessaria richiesta di qualche suo dato personale per concretizzare il gioco. Mi suona ancora qualche campanello d’allarme, anche se d’altra parte penso che i suoi timori possano essere ragionevoli sempre in considerazione della giovane età. Così ritorno alla modalità diretta e le propongo un incontro. Lei accetta subito e senza remore. A quel punto diventa diretta anche lei e mi chiarisce che offre anche ‘incontri occasionali’ e che comunque il tutto è volto a ‘monetizzare’. La cosa mi tranquillizza un po’ perché tutto il contesto riprende una forma un po’ più attesa ed abituale. Rimanendo comunque guardingo la invito solo a cena in un posto di suo gradimento nella sua città, con l’accordo che la serata poteva proseguire in hotel solamente se ci fosse stata la volontà di entrambi. Lei accetta di buon grado. Con un po’ di insistenza prima del rendez-vous riesco ad avere un breve contatto telefonico e la voce un po’ timida che incontro è in effetti quella del messaggio vocale.
L’appuntamento è nel parcheggio di un ristorante vicino a casa sua. Scambio di messaggi per coordinarci, arrivo puntuale e parcheggio. Dopo pochi minuti arriva la mia ospite. Una ragazzina di credibili 18 anni, piccolina e dalle forme molto morbide ma che la giovane età consente che risultino decisamente sode. Capelli biondi e lisci con trucco leggero, marcato solo dalle ciglia sfrontatamente finte. Piccolo piercing al naso nemmeno troppo improbabile ed analogo orpello che scoprirò presente anche sulla lingua. Mi dirà che, amando quel tipo di aggeggi, ha pensato bene di adornarvi pure i capezzoli. Arriva vestita in total black, con un top che le strizza in modo provocante i grandi seni morbidi. Minigonna che le mette in risalto le forme abbondanti dei fianchi ed anfibi in linea con i gusti tipici dei ragazzi della sua età. E’ evidentemente imbarazzata mentre sale sulla mia auto, mentre io rimango stupito di quanto quell’incontro, che in quel momento sento improbabile, non mi crei in realtà grossi disagi. Capisco subito che è una piccola sfida: dovrò gestire io la cosa perché risulti di una ragionevole eleganza. Andiamo nel ristorante in centro da lei proposto dove avevo prenotato. In auto provo a rompere il ghiaccio con qualche sorriso e discorso di circostanza che inizialmente non hanno grande risultato. Dopo un iniziale e quasi totale mutismo, durante la cena il suo imbarazzo un po’ si scioglie e riesco a farla ridere e raccontare qualcosa di se. Sono io che devo gestire gli argomenti di discussione, cercando di trovare spunti su cose che non evidenzino la nostra differenza di età e tanto meno il contesto del nostro incontro. La cena scivola via tranquilla ed in maniera tutto sommato divertente. Ma capisco che il gioco con la mia ospite difficilmente potrà essere quello preventivato. La certezza arriva quando, dopo essermi alzato per pagare, ritorno da lei mentre chiude in fretta una telefonata, confermandomi che aveva appena sentito la mamma per dirle a che ora sarebbe tornata. Tutto decisamente improbabile.
Mi propone una passeggiata nel centro. Accetto di buon grado percependo un po' della sua ansia rispetto al post-cena. Così passeggiamo fra le belle vie del centro, con lei che su mio invito si sorregge al mio braccio. Ci fermiamo in un locale per bere qualcosa, poi ritorniamo alla mia auto. Durante il breve tragitto sposto il mio sguardo più volte su di lei che si mantiene silenziosa e con lo sguardo fisso in avanti. Se dovessi sintetizzare, la sensazione era quella di avere accanto chi sta andando verso il patibolo. Le avevo indicato l’hotel che avevo prenotato e che, davvero per caso, era a poche centinaia di metri da casa sua. Lei mi indica di svoltare per l’hotel, ma io ci passo davanti senza commentare ed anche lei rimane in silenzio. Ritorno velocemente nel parcheggio dove l’avevo prelevata. Con un sorriso le ricordo che il nostro accordo era per proseguire la serata solo se lo volevamo entrambi e penso meglio terminare così il nostro incontro, pur ringraziandola per la piacevole serata. Nelle sue mani passa anche una busta con un doveroso piccolo regalo. Lei sorride, mi concede un bacino sulla guancia e mi pare di sentire un suo sospiro di sollievo quando senza nessun ulteriore commento esce dalla mia macchina e si incammina verso casa.
Qualche dubbio ovviamente mi rimane. Davvero una ragazzina evidentemente alle prime armi può permettersi un gioco da grandi senza che i genitori con i quali vive non abbiano nessun sospetto. O addirittura è possibile che gli stessi ne siano consapevoli o addirittura interessati, visto che mi racconta di una famiglia monoreddito con altri figli più piccoli a carico. Impavida o solo ingenua la disponibilità ad entrare a tarda sera con un uomo in un hotel a poche centinaia di metri da casa sua, con l’evidente rischio di essere riconosciuta e per di più vestita da zoccoletta e con l’idea di uscirvi a notte fonda.
Stimati colleghi, questi i fatti di un’esperienza punteristica decisamente inaspettata. Riprendendo il preambolo non è presunzione di chi scrive insegnare qualcosa a qualcuno, né tanto meno giudicare o giungere a sociologiche conclusioni. Formalmente si trattava pur sempre di un gioco fra maggiorenni consenzienti. Ed ammetto a me stesso che un po’ mi è rimasto il desiderio di affondare la bocca nel fiero pasto di quei seni grandi e morbidi da adolescente porcellina. Con analoghe dinamiche qualcun altro lo avrà probabilmente fatto. Rimango convinto però che proseguire quel gioco sarebbe stato di poca soddisfazione per entrambi. Al di là dei naturali istinti, il cinema tutto intorno non sarebbe stato di un’eleganza sufficiente per ricordare quel gioco con un sorriso.
Sempre vostro
Brunorso
Come mi vuoi,
cosa mi da,
dove mi porti tu…
(Come mi vuoi – P.Conte)