@ares70
Chi non conosce personalmente la realtà imprenditoriale acquisisce il luogo comune che imprenditori e dipendenti sono antagonisti per natura.
Chi vive dall'interno questa realtà, invece, pensa che le risorse umane sono la
vera ricchezza dell'azienda;
macchinari e strutture si possono acquistare conoscendone costi e caratteristiche, mentre formare una squadra completa e riserve (come nel calcio, per capirci) è un processo lungo e difficile, a volte quasi impossibile.
È naturale che un neo laureato non conosca il mondo della produzione e della competizione oramai globalizzata:
questa è una forma di ignoranza (
per restare in tema) che deriva dal percorso formativo scolastico dove sono assenti i
concetti di
produttività e meritocrazia.
Inoltre ci sono prerogative caratteriali diverse da persona a persona: intuitività, perseveranza, attitudine, senso alla disciplina, decisionalità, costanza, versatilità,
affidabilità, etc
. Queste sono valutazioni fondamentali per chi ha il compito di selezionare il personale, nel mondo reale globalizzato.
Se domandassimo a dieci nuovi ingegneri meccanici "quanto pensi di meritare?" cosa potrebbero rispondere?
Sulla base di quali parametri farebbero la stima? Solo sugli esiti scolastici, e tutti gli altri parametri?
L'imprenditore deve avere l'occhio lungo e scommettere su quei soggetti che ritiene adatti per iniziare un percorso di formazione professionale, costoso!
È un investimento che può facilmente rivelarsi sbagliato, un passivo per l'azienda.
Il fatto acclarato che la scuola sforna ignoranti è addirittura un problema secondario, perché se fossero consapevoli della loro ignoranza (
in tema) potrebbero risollevarsi,
il problema primario è che hanno appreso una saccenteria e una supponenza autoreferenziale che li lascia nelle sabbie mobili.
Adesso faccio un'entrata cattiva, veramente a gamba tesa:
saccenteria e supponenza deriva da cause genetiche
o viene loro insegnata ?