Una foto presa all’esterno della più scardinata delle lavanderie: quattro piantine agonizzanti, il selciato sbrecciato e... degli animaletti di gesso benauguranti. Mi pare un’immaginetta capace di raccontare un po’ la lievità d’animo con la quale i thai affrontano gli impicci della vita
La suggestività della raffinata composizione figurativa è tale che... ragionare sulle cose da fare e non fare, è praticamente un attimo ;-)
+ Wrong (qual’è il migliore albergo, la migliore ragazza, i migliori locali...)
Sabai sabai o Mai Pen Rai. Questa sono le formule fatalistico-apotropaiche con le quali i thai sistemano ogni questione. Potrebbero, con qualche libertà, assomigliare ai nostri scialla, porta pazienza, tutto s’aggiusta o, insomma, nulla è così grave da doversi preoccupare davvero soprattutto se non lo puoi controllare (che generalmente significa solo che per farlo dovresti spendere della fatica). Si tratta di atteggiamenti spesso guardati con sufficienza o giudicati incomprensibili da chi arrivi dalla frenesia degli ambienti metropolitani occidentali.
La prima volta che sono arrivato a Pattaya non sapevo bene cosa aspettarmi. Cioè, avevo letto qualcosa ma mi ero fatto anche molte idee personali. L’immancabile amico mi aveva raccontato di giovani e vispe ragazze che ti fermano lungo le strade per trascinarti all’interno di un baretto. Non è che non avessi creduto a ciò, semplicemente mi era parsa un’idea difficile da categorizzare nella mia esperienza di vita. Dopo la mia prima visita, dopo avere scoperto che la quantità di ragazze è semplicemente immane e che fanno assai di più che trascinarti in un locale, sono qui a programmare la prossima visita...
6 mesi dopo la prima visita, infatti, sono su un aereo diretto alla città degli angeli ma ho già fatto il primo grande errore, ancor prima di raggiungere l’aeroporto.
Ho messo da pare dei quattrini, in gran parte rinunciando a qualcosa nella mia vita occidentale. Ho speso parte del mio tempo libero e parte pure di quello che sarebbe destinato al lavoro per vagheggiare e raccattare informazioni su Pattaya. Ho compilato infinite liste di baretti, free-lancers e cose varie da fare che non riuscirà ad esaurire neppure in un secolo. Nonostante tale consapevolezza ho messo tutto in un calendario da maratoneta dello spruzzo, soi per soi, contatto per contatto, ed ho iniziato a tampinare le ragazze ed altri frequentatori del luogo con le richieste più improbabili.
Quell’irrazionalità di fondo che ho guardato con sufficienza nei thai è palese nell’esplosione della mia confusionaria lista pur nella piena consapevolezza di disporre di appena due settimane di vacanza.
In una spirale vagamente paranoide, proprio nella consapevolezza del poco tempo, ho affinato e ristrutturato la lista in modo da ficcare idealmente in ogni minuto qualcosa di ritenuto indispensabile. Il massaggiodromo di Pompinella di primo mattino dopo il LT con figasecca, il baretto AlSucchiottone a pranzo, se ho tempo per un pranzo, il clubbino SwallowInTheDark nel pomeriggio e la disco Vanigliasbadiglia di sera. Ho pensato di predisporre, nella mia testa, tutto al meglio sacrificando anche altri progetti vacanzicoli, forse più rilassati e meno paranoidi. Ho cercato di prefigurarmi ogni attimo della vacanza pattayana senza pensare neppure per un momento a cose inafferrabili come la spontaneità, il caso, il flusso naturale delle cose.
Ho tenuto il conto alla rovescia dei mesi, delle settimane, dei giorni finché è arrivato il momento fatidico.
Appena sbarcato, ancora squinternato dalla notte di aeroplano, spinto dalla incomprimibile fotta del momento mi sono infilato nel primo baretto ed ho agguantato la prima lady che (mi sembra) mi abbia sorriso. Esperienza mediocre. Il demone mi dice che devo dunque sperimentare assolutamente un altro baretto e... poi una altro e una altro ecc... alla ricerca (vana) di un pezzo di realtà che in qualche modo assomigli a quel che la mia fantasia aveva prefigurato.
In questo delirio, dato che devo passare al bar successivo che potrebbe essere la rivelazione (il mitico ‘meglio’), spendo male il tempo con la ragazza del momento ed assecondo pure la sua tendenza a concludere velocemente perdendo la bellezza del momento, senza capire che il quieora è ciò che conta e che non tornerà. La vocina dice: ‘devi provare un altro bar, un altro club, un altra disco, un’altra lady’.
E’ una lotta tra me e l’orologio. Tra me e il calendario. Più la lotta si fa aspra e più mi pare che siano tutti un po’ stupidi con questa loro mania del take—it-easy. Finisco esausto, passo un giorno intero senza fare nulla. Poi si ricomincia. Ho incontrato solo una minima frazione delle ragazze della spietata lista.
Non sono non si riesce ad intaccare la lista ma questa, quasi in autonomia, continua ad espandersi. Pensiamo che la sistemeremo al prossimo viaggio, invece... la lista crescerà anche mentre saremo di nuovo nel mezzo del freddo inverno europeo.
Dopo un po’ forse si affaccia un pensiero un diverso: la mia vacanza sarà solo di due settimane ma Pattaya è sempre qui che mi aspetta. La prossima sarà... meglio!
+ Right (Plan for your plan: not to go to plan)
Circa 25 anni di esperienza in giro per l’Asia anche se con forti specificità: moltissimo Singapore, e molta Thai ma soprattutto Pattaya. Alcuni chilometri di todo-list compilati.
Centinaia di missioni esplorative, basate su migliaia di note su 'have to visit', regolarmente senza mai trovare esattamente la lady che si andava cercando, magari rimanendo delusi da quella che sulla recensione di chissachì compariva come superba.
In assoluto le migliori esperienze nelle quali sono inciampato non avevano alcuna relazione con quanto programmato, sono state del tutto fortuite determinate dalla causalità del momento.
Roba, raccontata mille volte: una lady che ci sorride affacciandosi dalla porticina di qualche anonimo negozietto di massaggi, piccola chiacchierata, scambio di contatto Line, scambio di messaggi durante il pomeriggio e poi... una magnifica nottata con questa reginetta del take-care arrivata letteralmente dal nulla ;-)
Non c’è niente di meglio da fare che abbandonare l’idea di impaciugarsi con stupide pillole da prestazione olimpionica, lasciarsi scorrere addosso il tempo, girare, esplorare, mantenere un atteggiamento positivo e curioso, acchiappare l’opportunità del momento (quando tornerai quella lady sarà scomparsa...), apprezzare quel che avviene, momento per momento, anche se non combina esattamente con la nostra prefigurazione di mondo (che dovrà essere ricalibrata a tutto beneficio della nostra possibilità di goderne) e, soprattutto, non compilare assurde liste chilometriche che finiscono per trasformarsi in gabbie troppo rigide e fonte di delusioni ;-)
Cioè, un po’ di programmazione logistica è utile (conoscere dove si trovano i posti e come spostarsi, la tipologia di locali e le procedure diplomatiche e contrattualistiche standard) un po’ di programmazione scopereccia può essere divertente (molto meno per ladies e farang oggetto del tampinamento) ma oltre un limite molto vicino, del tutto inutili o dannose. Lasciamo fare liste e classifiche ai tanti ottusi youtuber che ormai infestano il seafront con i loro cappellini da baseball ed i loro cazzofoni sempre in mano.
Esempio: progetti di visitare un certo bar/agogo/GC per incontrare una determinata signorina. Vai (in genere all’orario sbagliato) ma lei non c’è. Alcuni ti diranno che è in day-off, altri che è al villaggio, o che in questi giorni c’è lo sponsor in città, che è scomparsa senza dire nulla... non è detto che mentano, magari lei stessa ha raccontato o lasciato intendere cose diverse nella usuale vaghezza thai. Magari vedi altre ragazze interessanti ma l’idea della vittima predefinita che girava da tanto nella testa rende le altre non così interessanti. Intanto fai qualche giro di lady-drink senza grandi stimoli. Progetti di tornare. Mentre sei ormai lontano dal locale ti tornano in mente quelle che ora invece appaiono come più interessanti e ti lamenti di non aver acchiappato al volo l’occasione...
Però hai in tasca il tuo fantastico piano. Dunque, con gran risoluzione punti alla successiva voce della lista. Entri nel localuccio, la proprietaria di uno splendido culo ti blandisce al volo, pare proprio rapita dal tuo fulgido look, inizia a smanettare tra i tuoi pantaloni apprezzando misure e consistenza ma tu hai in mente solo una precisa immaginetta. Uno stupido quadratino di pixel colorati a cui hai associato un nickname (tipo Pim, Pik, Pon o cose del genere che probabilmente sarà già cambiato) e, disorientato da sonno, fame, squinternamento da figa e pensieri raggomitolati, saluti anche questa occasione di divertimento riprendendo dall’inizio... tornerò quando lei ci sarà, devo assolutamente vedere quest’altro locale, poi devo certamente scopare tre volte Prik o Prot ecc.
Non lo sai, ma se solo avessi assecondato questa brava donnina, ti saresti divertito, anzi sareste stati bene entrambi e vi sareste scambiati il contatto Line e magari reincontrati altre volte.
Intanto i giorni passano e la fretta di provare tutto quello che avevamo pensato si fa sempre più ingombrante. Il tick-demon, ovvero la fotta di spuntare ogni riga della sterminata lista (che ormai ha inghiottito milioni di stupidi video da YT o di post, leggeri come il vento, arraffati tra le pieghe di tanti forum internazionali arronzati col traduttore di Google) prevale su ogni altro pensiero.
Mille ragazze ti sorridono, ti chiamano, sinceramente sarebbero curiose di capire com’è questo nuovo tipo, ma tu sei frettoloso, speri sempre che la prossima sia migliore, hai la sensazione di stare a perdere del tempo mentre la realizzazione dei tuoi sogni è potenzialmente dietro l’angolo. Rieggi da qualche parte (quando chiedo ‘dove lo hai letto?’, quasi immancabilmente mi sento rispondere ‘in internet’ o nei casi più disperati ‘su google’...) che tipa è tornata. Torni al locale e lei... naturalmente non c’è, per i soliti motivi.
Quando invece la trovi... scopri che il quadratino di pixel era diverso. Davanti a te c’è qualcuno che assomiglia all’idea che avevi in testa ma è ben più arrotondata, piena di tatuaggi fatti male, ha la voce da papero e la grazia di un bufalo ;-)
Pianificazione e Pattaya hanno in comune solo la P iniziale, null’altro. Tutto ciò che è stato pianificato, in genere, vola fuori dalla finestra a partire dal giorno zero. Una to-do-list contenuta e non tanto dettagliata può essere utile come bussola del tempo, per cercare di vedere cose diverse nei vincoli del tempo concesso alla nostra vacanza.
Non fare liste rigide, non confondere video o immagini con la realtà (spesso provo a pubblicare nella sezione Mandorle foto realistiche che quasi mai ricevono pollici sollevati ;-) avere sogni ma non pensare che davvero il mondo ci si conformi al volo, non è in contraddizione col fatto di studiare. Più ci si informa e meglio ci si troverà. Una listina di luoghi, locali, alberghi, posti da visitare e magari anche qualche lady ci sta, come ausilio di orientamento generale.
Richiamerei un passo di John Lennon che pare quasi saggio: 'Life is what happens when you are busy making other plans'