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Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile
divenne oggetto di scambio,di traffico,e poteva essere alienato;il tempo in cui quelle stesse
cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate,donate ma mai vendute,
acquisite ma mai acquistate....virtù,amore,opinione,scienza,coscienza,ecc....tutto divenne
commercio.E' il tempo della corruzione generale,della venalità universale,o,per parlare
in termini di economia politica,il tempo in cui ogni realtà,morale e fisica,divenuta valore
venale,viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.
Una constatazione che verifico, con mio grande rammarico, a ogni istante: sono felici solo coloro che non pensano mai, vale a dire coloro che pensano giusto il poco che basta per vivere.
E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una cosa posata
in un angolo
e dimenticata
Qui non si sente altro
che il caldo buono
Sto con le quattro capriole
di fumo del focolare
Ogni innamoramento,per quanto voglia mostrarsi etereo,ha la sua radice solo nell'istinto sessuale,anzi è in tutto
e per tutto soltanto un impulso sessuale determinato,specializzato in modo prossimo e rigorosamente individualizzato.
L'estasi incantevole,che coglie l'uomo alla vista di una donna di bellezza a lui convenievole e che gli fà immaginare
l'unione con lei come il sommo bene,è proprio il senso della specie,che,riconoscendo chiaramente impresso in essa
il suo stampo,vorrebbe con essa perpetuarlo.Da questa decisa inclinazione verso la bellezza dipende la conservazione
del tipo della specie:perciò esso agisce con così gran forza.
L'uomo è dunque in ciò realmente guidato da un istinto,che tende al miglioramento della specie,anche se si illude di cercare
soltanto un accrescimento del proprio godimento.In effetti noi abbiamo qui un istruttivo chiarimento sull'intima essenza di
ogni istinto,il quale quasi sempre,come qui,mette in moto l'individuo per il bene della specie.
Ogni innamorato,dopo il godimento finalmente raggiunto,prova una strana delusione e si meraviglia,che ciò che ha così ardentemente
desiderato non dia nulla di più di ogni altro appagamento sessuale;tanto che egli oramai non si vede più spinto verso di esso.
Quel desiderio dunque stava a tutti i rimanenti suoi desideri nello stesso rapporto con cui la specie sta all'individuo,ossia come
una cosa infinita e una finita.
L'appagamento,al contrario,avviene propriamente solo per il bene della specie e non cade perciò nella coscienza dell'individuo,il quale
qui,animato dalla volontà della specie,serviva con ogni sacrificio ad un fine,che non era il suo proprio.
Il nostro camminare è notoriamente nient'altro che un cadere continuamente trattenuto,così la vita del nostro
corpo è soltanto un morire continuamente trattenuto,una morte sempre rinviata:nello stesso modo,infine,l'attività
del nostro spirito è una noia continuamente allontanata.Ciascun respiro allontana la morte sempre incalzante,
con la quale in questo modo noi lottiamo ogni secondo;e così di nuovo a maggiori intervalli con ciascun pasto,
ciascun sonno,ciascun riscaldamento,ecc.
Alla fine la morte deve vincere:è ad essa ,infatti,che apparteniamo,per il semplice fatto di essere nati;essa gioca
solo un pò di tempo con la preda,prima di inghiottirla.Nel frattempo continuiamo la nostra vita con grande interesse
e molta cura,fin quando è possibile,come si gonfia il più a lungo e più ampiamente che si può una bolla di sapone,
pur con la ferma certezza che alla fine scopierà.
La vita dei più altro non è se non una continua lotta per l'esistenza,con la certezza della sconfitta finale.Quello poi
che li fà continuare in questa battaglia così difficile non è tanto l'amore per la vita,quanto la paura della morte,di quella
morte che tuttavia sta inevitabile sullo sfondo,e può giungere in ogni momento.
La stessa vita è un mare pieno di scogli e di vortici,che l'uomo si sforza di evitare con la massima cura e prudenza,pur
sapendo che,anche quando,con ogni sforzo e abilità,riesca a scamparne,proprio per questo egli indirizza il proprio timone
in linea retta verso il più grande,totale,inevitabile e irreparabile naufragio:verso la morte,la mèta finale del faticoso viaggio,
molto peggiore per lui di tutti gli scogli ai quali è sfuggito.
Una persona può arrivare di colpo ad una conclusione senza vagliare i fondamentali su cui poggia,può andare avanti o indebitamente
abbreviare l'atto di indagine e di ricerca;prendere la prima risposta o soluzione che le viene in mente,o per pigrizia mentale,o per torpore,
o per l'impazienza di raggiungere qualcosa di stabile.
Si è in grado di pensare riflessivamente solo allorquando si è disposti a prolungare lo stato di sospensione e ad assumersi il fastidio della
ricerca.Per molte persone, così la sospensione del giudizio,come la ricerca intellettuale, rappresentano una cosa spiacevole:il loro desiderio
è di porvi termine al più presto.Esse coltivano un iperpositivo e dogmatico abito mentale;o forse pensano che una condizione di dubbio
debba essere considerata come una prova di inferiorità mentale.Questo momento,in cui l'esame e la prova affiorano nell'indagine,segna
la differenza tra il pensiero riflessivo ed un cattivo modo di pensare.Per essere genuinamente pensanti,noi dobbiamo sostenere e protrarre
quello stato di dubbio che stimola ad una completa ricerca,in modo da non accettare un'idea o asserire positivamente una credenza finchè
non si siano trovate fondate ragioni per giustificarla.
"è dicendo sciocchezze che si arriva alla verità! nessuno è mai arrivato a una sola verità senza che prima siano state dette almeno una dozzina di sciocchezze, forse anche dieci dozzine." Razumichin in Delitto e castigo
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