Il nostro camminare è notoriamente nient'altro che un cadere continuamente trattenuto,così la vita del nostro
corpo è soltanto un morire continuamente trattenuto,una morte sempre rinviata:nello stesso modo,infine,l'attività
del nostro spirito è una noia continuamente allontanata.Ciascun respiro allontana la morte sempre incalzante,
con la quale in questo modo noi lottiamo ogni secondo;e così di nuovo a maggiori intervalli con ciascun pasto,
ciascun sonno,ciascun riscaldamento,ecc.
Alla fine la morte deve vincere:è ad essa ,infatti,che apparteniamo,per il semplice fatto di essere nati;essa gioca
solo un pò di tempo con la preda,prima di inghiottirla.Nel frattempo continuiamo la nostra vita con grande interesse
e molta cura,fin quando è possibile,come si gonfia il più a lungo e più ampiamente che si può una bolla di sapone,
pur con la ferma certezza che alla fine scopierà.
La vita dei più altro non è se non una continua lotta per l'esistenza,con la certezza della sconfitta finale.Quello poi
che li fà continuare in questa battaglia così difficile non è tanto l'amore per la vita,quanto la paura della morte,di quella
morte che tuttavia sta inevitabile sullo sfondo,e può giungere in ogni momento.
La stessa vita è un mare pieno di scogli e di vortici,che l'uomo si sforza di evitare con la massima cura e prudenza,pur
sapendo che,anche quando,con ogni sforzo e abilità,riesca a scamparne,proprio per questo egli indirizza il proprio timone
in linea retta verso il più grande,totale,inevitabile e irreparabile naufragio:verso la morte,la mèta finale del faticoso viaggio,
molto peggiore per lui di tutti gli scogli ai quali è sfuggito.
A.Schopenhauer