Se la vostra donna non se la sente di fare l'amore/avere un rapporto con voi, vi rassegnate e andate subito a donne ?
Premetto : io ho 38 anni e lei 50.
Eccoci, prepariamoci al solito "quarto d'ora d'odio", come in 1984 di Orwell. Non so se avete letto il romanzo, ma il famoso "quarto d'ora d'odio" è un episodio del libro in cui si narra che il Grande Fratello - il dittatore - obbliga l'intera popolazione a scagliare il suo odio verso qualcuno o qualcosa per un quarto d'ora al giorno.
Sebbene io - da uomo libero - non abbia alcun interesse a difendere i Punter sposati, ho sempre sostenuto le ragioni dei Punter con moglie e che vanno comunque a Pay. Fondamentalmente sono un uomo che crede realisticamente nei compromessi, e molte, moltissime cose, nella vita, sono dei compromessi. Realisticamente, ripeto.
Oltre a credere nei compromessi, credo anche che non si debba mai buttare via il bambino con l'acqua sporca. Mi spiego. Un matrimonio - un'unione - può essere buona sotto tanti aspetti anche senza sesso, perché le unioni umane sono situazioni complesse, determinate da molteplici fattori. Ora, se non c'è più sesso ma lui - O LEI - sente l'esigenza di vivere esperienze erotiche, il mondo offre delle soluzioni. Il sesso a pagamento è una di queste e - mi verrebbe da dire - è anche una delle soluzioni più
indolori.
Se una moglie dopo una certa età non la dà più, o se il marito - che può comunque essere una bravissima persona - ha un forte impulso sessuale di suo, non vedo francamente E REALISTICAMENTE perché non possa andare a Pay, godendosi un'ora di relax.
Prima di tutto, ricordiamo che una delle funzioni sociali più rilevanti del mondo Pay è stata anche quella di mantenere in vita dei matrimoni. E non solo matrimoni di gente comune. Anche re, imperatori, grandissimi uomini politici, condottieri, capi di stato, avevano concubine (cioè Pay!) con le quali vivevano ed esprimevano quella vita erotica impossibile da condurre con la moglie.
Un'altra cosa che molti non capiscono è che la monogamia - una forma di organizzazione dei rapporti umani che non mi sento né di criticare né di approvare ma che semplicemente so che esiste o è esistita - non è stata inventata - o quantomeno incentivata socialmente - perché ci fosse
amore nella coppia, ma perché I FIGLI fossero tutelati e potessero crescere in una struttura familiare il più possibilmente stabile e duratura.
Molte delle cose che dico, un tempo (un tempo, o in altre culture!) sarebbero state cose
ovvie. Poi è arrivata Signora Ipocrisia a insegnarci la morale, e allora è cambiato tutto.
Con questo voglio dire che il Punter sposato è BRAVO? Voglio incentivare i Punter sposati a rivolgersi alle Pay tutti i santi giorni?
No. Voglio (vorrei!) solo essere realista e razionale. Il Punter sposato che va a Pay non è né buono né cattivo, né coerente né incoerente.
Si tratta di una persona con i suoi pregi e difetti, come tutti, che - in moltissimi casi - è agito da una curiosità o da un istinto sessuale molto forte da gestire. Istinto - voglia - che non mi sento né di elogiare, né - tantomeno - di colpevolizzare.
- "Eh, ma se una moglie non la dà più, allora il marito dovrebbe avere le palle e la coerenza di troncare il matrimonio!".
Questo è un altro mantra, un altro tormentone, che sentiamo in continuazione.
Ottimo: mandiamo all'aria un matrimonio. Avviamo tutta quell'assurda e freddissima macchina giuridica che costituisce e legittima il divorzio. Facciamo ingrassare giudici e avvocati. Procuriamoci quintali di stress, destabilizziamo ogni equilibrio nella vita dei figli: litighiamo, vogliamoci male. Ma assolutamente, non andiamo a Pay, eh!
Io credo che ognuno debba e possa fare
come crede. Con un briciolo di consapevolezza in più, aggiungo.
Nella vita non si sceglie mai fra il "bene" e il "male" in senso assoluto, radicale.
Spesso le nostre scelte sono fra due mali: fra il male
maggiore e il male
minore. Ci crediamo puri, coerenti, ma siamo tutti invischiati in questo o quel compromesso. Siamo tutti coerenti - alla fine - con ciò che ci conviene. Dobbiamo tutti, in certi momenti, accettare l'idea di mentire a noi stessi, o agli altri. Siamo sempre pronti a consolare noi stessi, ma ci è difficilissimo concedere agli altri la stessa indulgenza.
Quando lavoravo come dipendente, circa quindici anni fa, mi trovavo spesso coinvolto in situazioni psicologicamente ed emotivamente difficili. Chi è stato dipendente, sa di cosa parlo.
Ho avuto un datore di lavoro (era Olandese!) che si sentiva autorizzato a trattarmi da paggetto, soprattutto davanti agli altri. Considerava gli Italiani degli imbecilli retrogradi, mi faceva pesare qualsiasi cosa. Ho avuto, relativamente in pochi anni, la fortuna IMMENSA di uscire definitivamente da quelle situazioni di subordinazione. Se adesso posso permettermi il lusso di togliere il saluto e sfanculare il gentiluomo Olandese, quando ero vincolato per lavoro a quel figuro dovevo stare buono e zitto. Certo, avevo anche dei vantaggi. I soldi e le opportunità di lavoro, a quel tempo, derivavano anche da lì.
Se fosse stato tutto un film, avrei dovuto ribellarmi subito. Avrei dovuto prendere per la gola l'Olandese e dargli una lezione, proprio come si vede nei film, quando l'eroe si fa giustizia da solo. Ma la vita non è un film. Nei film
le scene finiscono. Con un salto di montaggio tutto si risolve. Ma nella vita il montaggio non esiste. Non si salta alla scena successiva privi di conseguenze: un errore può costare caro. Le situazioni hanno strascichi talvolta perenni, occorre ponderare tutto con massima cautela.
Dico questo perché - che si sia d'accordo o meno con il Punter sposato - occorre comprendere che le situazioni, tutte le situazioni, sono stratificate e complesse. Puntare il dito è sempre stato più facile che cercare - se non di capire - almeno di immaginare uno scenario più ampio, una dinamica più estesa.