Pochi minuti di pellicola.

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Vorrei segnalare questo film di Sabu, “Mr Long” (2017), visibile su “Amazon Prime”, che mi è piaciuto molto e che consiglio di vedere. La penultima scena, (1.58) quando il flusso frenetico e alienante della vita moderna viene interrotto da persone umili e volenterose, per consentire il ricongiungimento dei due protagonisti, è davvero intensa e mi ha fatto piangere. Anche gli attori piangevano in quella scena e francamente non penso che fosse solo finzione. E' un film fatto di silenzi davvero eloquenti, che rappresenta la vita frenetica e impersonale delle metropoli con continue sequenze nelle quali i protagonisti si muovono parallelamente ad autostrade con molto traffico, con velocità molto diversa, a misura d'uomo. L'interruzione del traffico, nella scena che ho citato, ha un forte significato simbolico, a mio avviso, un invito a guardarsi intorno, osservando e riflettendo su noi stessi.
 
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Mr. LONG?????
Hai detto Netflix oppure era hot nights su Sky?????
______jul
 
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“Se lo scopre Gargiulo” di Elvio Porta

Immaginate Teresa Capece, un’avvenente infermiera, oppressa e infelice, sposata con uno spocchioso pesce pigliato con la botta (pesce stordito pescato di frodo a suon di bombe) che non l’ha mai fatta sentire veramente donna o quantomeno viva. La suocera opprimente, la cognata primaria e altezzosa in quanto figlia dell’illustre ma opaco professor Gargiulo. Immaginate questa donna, che solitamente vive in una bolla di sapone, proiettata nei bassifondi napoletani, avvinta da mille peripezie, intenta a rimediare con urgenza il milione di lire che il padre ha contratto in debito. Una notte rocambolesca con due guappi napoletani che di buon cuore le offrono qualche stratagemma per racimolare la somma necessaria, intanto che fronteggiano gli impicci in cui sono coinvolti.

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(La foto di nudo della De Sio non c’entra un cazzo ma ci stava bene e allora...)

Nel video la famosa tombola in cui un’affascinante e ignara Giuliana De Sio viene messa in palio tra le sgualdrine di una bisca/bordello per essere aggiudicata a sorpresa ad un vincitore piacente ma un po’ canaglia...
Sarebbe un’idea carina per il nostro Natale qui nel forum: famo una piotta a cartella e overnight a chi vince ogni giro. Poi quando bussano i carabinieri ci parla il Marchese @Lafayette e affidiamo le nostre fedine penali alla sua famigerata diplomazia.

La pellicola non ha riscosso il successo aspettato, il regista (che nasce sceneggiatore) era all’esordio. La commedia è leggera e poco impegnativa, un po’ come tutto il filone della commedia napoletana di quel tempo, un’indissolubile commistione tra teatro e cinematografia. Del resto Napoli e i suoi personaggi non sono altro che un immenso teatro. Il folclore, però, viene volutamente esasperato. La narrazione lascia un po’ a desiderare, ma come faccio nelle nelle scopate mediocri, ne ho tratto tutto il bello. Perché io so io e l’immedesimazione può avvenire solo in un napoletano che ha vissuto la sua città in quegli anni e che quindi ne ha memoria. La sceneggiatura suscita una certa nostalgia, lo stato dei luoghi viene raffrontato con la condizione attuale e si ripercorrono inconsciamente gli anni dell’evoluzione e del loro cambiamento. Napoli da sempre offre scorci che emozionano persino chi è abituato alla loro visione. D’altro canto, il malaffare, rappresentato crudo e nella sua interezza (malasanità, guapparia, gioco, sfruttamento, tossicodipendenza, prostituzione ecc), pare immutato: certe cose purtroppo non cambiano. Napoli è un po’ come una puttana irresistibile, bella e troia da farti soffrire ma non fino al punto di potertene separare.
Le musiche di Pino Daniele sublimano un’atmosfera romantica e surreale.


Degno di nota il cast quasi tutto partenopeo: Giuliana De Sio, Enzo Cannavale, Nicola Di Pinto, Giuseppe De Rosa, Pino Ammendola, Marzio Honorato e Franco Javarone, Gianfranco Barra, romano, e il francese Richard Anconina.

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DOCU-FILM


Intervista nel 2013. Poco più che 50enne, appariva in buona forma fisica e mentale, in cui, tra l'altro, faceva intendere di non aver alcuna pretesa nè il dovere di rappresentare un esempio per nessuno e raccomandava ai genitori di quei bambini/ragazzini che s'affacciano al mondo del pallone, di non fa loro troppa pressione per diventare necessariamente dei campioni a tutti i costi.

 
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“L’incredibile storia dell’isola delle rose”


Giorgio Rosa è un vulcanico, giovane ingegnere di quelli che solo una terra come la roboante Emilia poteva partorire. Padre di velivoli e d’invenzioni, realizza che la burocrazia ostacola il suo ingegno. Così, quasi per sfida, sminuito e stimolato dalla ex fidanzata, comincia a covare l’idea di cambiare il mondo. O meglio, di crearsi un mondo tutto suo. Un’isola. A largo di Rimini, cinquecento metri oltre il confine delle acque territoriali.

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Il film mi ha esaltato immediatamente perché sposa a pieno il mio stile di vita francazzista. Un’isola tax free in mezzo al mare, sotto il sole cocente, con parties alcolici tutti i giorni, una folla di amici e tonnellate di figa. Praticamente sogno! Ma non il sogno di Giorgio che da natural born anarchico, per nulla politicizzato, reclamava invece indipendenza da leggi e regole che vedeva stringenti e insensate. Eccolo quindi creare dal nulla la nazione più piccola del mondo, che per quanto non sia mai stata riconosciuta da alcun altro stato, aveva il suo consiglio dei ministri, la sua bandiera, la sua moneta, la sua affrancatura, la sua lingua (benché nemmeno egli stesso la conoscesse), i suoi passaporti la sua acqua. La vicenda creò un precedente clamoroso, le alte sfere del governo e lo stesso Giovanni Leone ebbero dei seri grattacapi venendo obbligati all’unica e ultima “guerra di occupazione” italiana dal ‘45 ad oggi.
Questi i pochi minuti di pellicola con cui contribuisco al thread:


Erano gli anni della rivoluzione culturale, il ‘68. Mentre orde di studenti si accalcavano nelle piazze a rivendicare con violenza i propri diritti, Giorgio Rosa, insieme ad un manipolo di controversi ed eccentrici amici, aveva risolto il problema alla radice.

Non ho vissuto abbastanza la Romagna, soprattutto non in quel periodo, eppure Sydney Sibilia (il regista già autore della simpatica trilogy “smetto quando voglio”), coadiuvato da una sapiente scelta delle musiche e dei costumi e delle ambientazioni, è riuscito a far risultare familiari quei luoghi e quell’epoca persino a me.

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Il film narra una vicenda paradossale con un piacevole sarcasmo. Vicenda così controversa che invece di essere romanzata come spesso accade, risulta essere affetta da notevoli semplificazioni necessarie ad uno sviluppo narrativo snello e certamente godibile. Numerosi i reportage e le interviste inerenti questa vicenda, Veltroni ne ha scritto un libro, l’inventore di PayPal tentò addirittura di riproporre il format. Del resto non era il primo caso al mondo, basti pensare al Principato di Sealand. Il finale ad essere sinceri, mi ha un po’ deluso in quanto meno romantico e meno filosofico del reale triste epilogo:

ci vollero due interventi degli incursori, il primo con oltre 600kg di esplosivo, il secondo con oltre 1000kg. Nonostante ciò l’isola rimase a galla. Si inabissò solo a causa di una forte mareggiata, un evento naturale e non per mano dell’uomo. “Hostium rabies diruit opus non ideam” (i nemici distrussero l’opera, non l’idea)

 
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Bologna downtown
Ero bambino , 8 anni , ma ricordo che quel '68 il 15 giugno partimmo per le ferie per Rimini.
Solitamente la meta era Riccione (come molti bolognesi all'epoca) ma mio padre entusiasta
di questa novita' decise cosi'......Ricordo che compro' subito i francobolli della nuova nazione e
che una mattina ,dopo aver guardato e fattomi guardare per giorni l'isola con un binocolo,
decise di portarmi a fare un giro sulla motonave Glentor (l'altra era l'Asso di cuori)
che partendo dal porto di Rimini faceva giornalmente in mattina un giro attorno all'isola....
A me bimbo sembro' quello che era e cioe' una piattaforma un po piu' elaborata e pure con poche persone
( alle 10 di mattina evidentemente non c'erano quelle feste allegre come da film :) ) .
Mio padre invece era entusiasta ...capii poi io da grande...lui da buon socialista del dopoguerra (Nenni)
era capace di respirare e interpretare quella nuova aria che il '68 stava portando.....e quello che
rappresentava il sogno o forse piu' probabilmente l'utopia di quel vento di maggiore liberta'
rispetto al plumbeo clima DC veramente egemone in tutta la societa' italiana......
E no ,non era anarchia....aveva uno scopo quella idea e quell'isola.....e anche se il film spinge
piu' sul lato giovanile/festaiolo e non troppo sul lato politico sono sicuro che a mio padre ,
se fosse ancora al mondo , sarebbe venuta una lacrimuccia a guardarlo.....

:bye:
 
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" . . . solo i politici, asserviti ai Russi od agli Americani, avevano un futuro. A questo punto, dopo tutti i morti ammazzati in Italia nel dopoguerra, io, che sono e sono sempre stato libero, pensai che un’unica prospettiva era di andare in un paese indipendente dove gli intelligenti potessero comandare e gli idioti servire."

(queste opinioni sono tratte dal Memoriale “Il fulmine ed il temporale di ‘Isola delle Rose'” dell'ing. Giorgio Rosa, fondatore dell'Isola delle Rose, ed in gioventù aderente alla RSI),
 
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Giorgio Rosa aderì nel '44 alla RSI ma poi disertò e per questo fu condannato da un tribunale di Salò.
Prego, rispettane la memoria con un'informazione completa.
 
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Basta lasciare questo thread incustodito per qualche settimana, e rischia di diventare un florilegio di cose anche interessanti, ma che con il cinema vero alla fine c'entrano pochino.
Rimedio ricordando un vecchio film di J.Carpenter dal titolo Christine - La Macchina Infernale.
Uscita nel 1983 ma ambientato nel 1978 con un brevissimo antefatto nel 1958, la pellicola narra per ottime immagini il rapporto morboso di un ragazzo verso la propria vecchia auto ( da lui recuperata come rottame scassato dal passato oscuro): auto che prende vita e ricambia l'affetto del ragazzo, facendo letteralmente a pezzi tutti coloro che si frappongono, o che mancano di "rispetto" a lei o al suo proprietario.
Tratto da un romanzo di S.King, il film è molto ben messo in scena, con effetti che anche a distanza di anni si fanno apprezzare per la loro efficacia: costò 10 milioni di dollari, assai pochi per l'epoca - il cast era di semisconosciuti, come ad esempio un ex protetto di Andy Warhol quale John Stockwell - ma ne fece guadagnare in poche settimane oltre 21 nel solo mercato americano.
Ciò confermò quel che J.Carpenter diceva, ed ancora oggi dice, di se stesso: " io non sono un gran regista, ma un buon artigiano."
Del resto, compone da solo pure le sue ottime colonne sonore.
Ecco la scena dell'auto-rigenerazione dell'auto massacrata dai bulli, nella scena in lingua originale denominata " Show Me".
 
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The Boxer di Jim Sheridan, pur avendo ricevuto alcune candidature a premi importanti, non è considerato un film totalmente riuscito.
Eppure è uno dei pochi film che cerca di spiegare le difficoltà del cessate il fuoco decretato dall'IRA per giungere alla pace in Irlanda del Nord, con gli odi ancora molto presenti sia tra i cattolici che tra i protestanti di quella parte del mondo.
Daniel Day-Lewis ed Emily Watson fecero del loro meglio per rappresentare una coppia di ex fidanzati che si ritrova dopo la scarcerazione di ben 14 anni di prigione di lui ( pugile, dunque the boxer del titolo del film) ed il matrimonio di lei con il di lui miglior amico, attivista dell'IRA ( finito a sua volta in carcere): la loro prova fu buona, rendendo la pellicola comunque solida.
Al momento in cui la vidi in sala, mi colpì questa sequenza: i due, da ex fidanzati che non possono tanto farsi vedere insieme nel settore cattolico di Belfast, decidono di andare a parlare in un parco della parte protestante, ossia la parte est della città.
Per loro fortuna li nota un ex pugile protestante che riconosce Daniel Day-Lewis, si presenta per salutarlo e scorta entrambi all'uscita del quartiere protestante per la loro sicurezza, dicendo : " vedete quell'auto laggiù? beh, gli ultimi ragazzi cattolici che ci sono saliti non hanno fatto una bella fine... meglio se mi seguite al check point....".

 
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I Predatori di Pietro Castellitto aveva più di un motivo per non piacermi: diretto da un figlio d'arte ( che troppo spesso significa diretto da un figlio di papà meno bravo del papà), co-prodotto da Rai Cinema (come accade troppo spesso per i film diretti da figli di papà meno bravi dei papà), celebrato come film geniale al Festival di Venezia 2020 ( dove in genere nascono dei finti capolavori, destinati a squagliarsi davanti al primo botteghino serio che incontrano).
Sicché l'ho visto sere fa su Sky: ero poco motivato, ed anzi prevenuto come da premessa.
Ebbene: sono rimasto ipnotizzato dal primo all'ultimo minuto.
L'ho trovato notevole.
Tra le tante scene da ricordare, questa della cena di compleanno della nonna, con tanto di rap augurale di una delle nipoti, Marie ( nella vita reale Maria Castellitto, vera sorella di Pietro Castellitto) la classica studentessa bene di scuola francese costosissima per ragazze problematiche.
Da mezzo francese quale sono, ho trovato irresistibile anche l'avvio della performance, con il rituale un, deux, trois:
 
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Quella volta che due squilibrate ciularono la macchina ad @oblomov ? il film è “la pazza gioia” che ho apprezzato nella sua interezza. Ne riporto uno spezzone a caso e ringrazio la persona che me ne ha consigliato la visione.

 
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“La mirada de otro” un film del quale, forse a causa della mia pochezza, non sono riuscito a coglierne la grandiosità. Nei pochi minuti di pellicola, qualcosa che per motivi personali mi ha colpito particolarmente. E non perché nell’attuale tendenza ad invertire i ruoli, il travaglio sia diventato più maschile per una spruzzata che femminile per una partoriente. Ma cosa non si farebbe per una coppia di amici a cui si vuole veramente un gran bene…

 
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"Giordano Bruno", anno 1973, regia di Giuliano Montaldo, musiche di Ennio Morricone.
Protagonista Gian Maria Volontè, il mio attore italiano preferito.
Un piccolo capolavoro, che, a quasi 50 anni di distanza, mantiene intatta la sua validità, eleganza e bellezza.
Per me il passo più bello è quello del discorso di Giordano Bruno sull'Homo Novus.

 
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"I guerrieri della notte", titolo originale "The Warriors", 1979, Stati Uniti, regia Walter Hill.
Bella la colonna sonora che rende l'idea della corsa a piedi.
Mitica la scena dell'inseguimento.

 
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