PROSTITUZIONE E SESSO LUDICO

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shining ha scritto:
io intendevo dire che la donna e' più portata alla fedeltà sessuale quando ama, mentre l'uomo non tanto!! cioè mi sembra che gli uomini pur continuando ad amare molto la propria compagna , tradiscano però sessualmente come fosse uno sport, perchè hanno piu facilità a sganciare il sesso dai sentimenti e dalle emozioni..cioè sono capaci di farsi una scopata e dimenticarla subito dopo!mentre per le donne e' un pò diverso! se iniziano a tradire sessualmente il compagno vuol dire che forse non lo amano piu cos' tanto..
però non so non voglio generalizzare magari mi sbaglio io non so ma da quello che ho sentito dire a miei amici e mie amiche mi sembra che spesso stiano così le cose!

Mi sembra una sintesi abbastanza condivisibile del modo di vivere amore e sesso fra i due generi
 
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shining ha scritto:
io intendevo dire che la donna e' più portata alla fedeltà sessuale quando ama, mentre l'uomo non tanto!! cioè mi sembra che gli uomini pur continuando ad amare molto la propria compagna , tradiscano però sessualmente come fosse uno sport, perchè hanno piu facilità a sganciare il sesso dai sentimenti e dalle emozioni..cioè sono capaci di farsi una scopata e dimenticarla subito dopo!mentre per le donne e' un pò diverso! se iniziano a tradire sessualmente il compagno vuol dire che forse non lo amano piu cos' tanto..
però non so non voglio generalizzare magari mi sbaglio io non so ma da quello che ho sentito dire a miei amici e mie amiche mi sembra che spesso stiano così le cose!
Come non darti ragione?
Per tutte le persone che conosco , uomini e donne, si applica quello che tu hai detto :good:
Forse per le donne il sesso è più un fatto mentale e mi chiedo come si trovino con un uomo cerebrale pure lui ?
Ciao Jolly
 
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Questi articoli sono interessanti, ma troppo lunghi, :suicide2: si potevano dire le stesse cose con un terzo di parole. Alcune considerazioni che vengono fatte sono giuste e vere, altre strumentali e cervellotiche, inoltre vi trovo una eccessiva drammatizzazione. Il "sesso ludico" può, anzi deve essere preso in maniera molto più leggera! sempre che si tratti di libera scelta tra adulti consenzienti, altrimenti è un qualcosa che riguarda le forze dell'ordine!
Vorrei ricordare agli autori quanto segue:
1 Sesso e pornografia grande giro d'affari? anche la ricerca del piacere ha tavola ha un grande giro d'affari, ma nessuno grida allo scandalo.
2 Raket del sesso? La criminalità organizzata cerca di mettere le mani su tutto quello che può e il proibizionismo la facilita.
3 Nel dopo guerra le "rumene" erano le nostre nonne!
4 potrei citare nomi di donne che hanno fatto il "mestiere" e non sono affatto rovinate, ma gestiscono negozi molto ben avviati. Detto questo la società e giusto che vada incontro a chi è in difficoltà.
5 Potenzialmente tutti gli uomini sono punter, basta farlo una sola volta. Mentre solo una minoranza di donne ha la vocazione per fare il mestiere, e solo queste devono farlo! Ed è la risposta alla prima domanda che fa l'autere dell'articolo alla bella rumena: perchè lo fai? semplice, perchè ho la vocazione. I bar i ristoranti le lavanderie ecc. sono piene di ragazze straniere bisognose che non lo farebbero mai!

PS Amo tutte le donne del mondo, :heart: ma un grazie particolare a quelle che hanno la vocazione :blum3: !
 
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Premetto che ho letto l'articolo di Paolo per intero, mentre quello di Nicoletta per metà dato che mi è sembrato che avesse mancato il quid del discorso di Paolo mostrando quei pregiudizi dei quali Paolo aveva detto che era bene liberarsi...tuttavia lo stesso Paolo non parla nello specifico di quegli uomini che una fidanzata o moglie la hanno, ma che vanno a prostitute ugualmente...

Quello che leggerete di seguito è estremamente brutale e superficiale, ma è questo quello che penso io e tanti punter come me, daltronde sono rappresentante di quell'italiano su due che va a prostitute...

Uomini e donne vivono la sessualità in modo molto diverso, nella mia vita ho incontrato solo una ragazza free di vera avanguardia sesso-ludica, ricordo che mi fece una pompa durante il matrimonio di un amico comune perchè la avevo stuzzicata con battutine sessuali. Per il resto, nella maggior parte dei casi le scopamiche avevano sempre qualcosa da chiedere, recriminare, rinfacciare, oppure aspiravano a diventare compagne di vita o a ricoprire un "ruolo" simil-fidanzata. In particolare ne ricordo una che mi fece una sparata allucinante solo perchè ero andato a comprare dei vestiti (per me) senza che le avessi chiesto di accompagnarmi....

Andavo a prostitute allora, e ci vado anche oggi che ho una moglie bella e intelliggente, ma che ha attitudine 0 al sesso. Quando le dico che non
facciamo sesso da oltre 20 giorni lei mi risponde che è colpa mia perchè non prendo più l'iniziativa (sfido, ogni 10 avances ci sono 9 no per i motivi più disparati), e qui ritrovo una verità nelle parole di paolo: "la donna in queste cose tende a mentirsi, a operare una rimozione acrobatica della realtà".
Così quando voglio trombare vado a prostitute e non rompo le palle più di tanto a mia moglie. D'altronde avere tutto in uno sarebbe come volere un'auto con le prestazioni di una ferrari, la comodità di una mercedes e i consumi di una panda...semplicemente non esiste.
Ricordo quando eravamo fidanzati: lei era sempre in tiro, tacchi, autoreggenti, completini eccitantissimi... oggi tutto questo è scomparso.. forse dovrei parlarne con lei, spiegarle che.........
scusatemi, ma cento euro al puttanone sono meglio di una discussione sull'andamento della nostra vita sessuale con tanto di broncio per due giorni e rotture di coglioni...anche perchè non sortirebbe nessun effetto....
 
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L'articolo di Paolo è troppo velleitario. Quello di Nicoletta troppo irritante. Io l'ho letto tutto e qui posto la mia replica (grande provocazione e falsità=grande necessità di rispondere punto per punto secondo verità).
La posto qua le mie verità, perchè il suo blog limita le parole.

0. PREMESSA

Prostituzione, denaro, schiavitù...
Non sono "ignorante delle femmine". Semmai sono "misogino" proprio perchè conosco troppo bene l'animo e la mente femminei! E conosco il mondo.
La prostizione, come il denaro, esiste perchè esiste la necessità di bilanciare in desiderabilità e potere quanto alle donne è dato per natura dalla disparità di desideri e da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madri. Al momento non esiste altro mezzo altrettanto efficace.
La schiavitù è quella che senza prostitute (o senza denaro) vorreste e potreste imporre a noi sfruttando le disparità di desideri naturali e quelle psicologiche!

Il resto sono balle. Io l'ho vissuto con la mia pelle fino a che, con la maggiore età, non ho potuto usare il denaro.

1. CONDIZIONE ESISTENZIALE MASCHILE

Non si tratta di UN semplice due di picche, ma di una condizione che per natura e cultura ci obbliga a vivere di due di picche, mentre la donna non rischia nulla (materialmente e moralmente) perchè non solo nel gioco amoroso non deve farsi avanti per prima e alla cieca, ma può (dopo aver guardato tutte le carte) giocare la parte del banco che vince sempre.
Per le disparità naturali di desideri, l'uomo è costretto a tentare n volte con n volte diverse sperando che la n+1 esima sia quella giusta, e sperimentando ogni volta l'illusione (per provar la fortuna con qualcuna è necessario auto-convincersi di avere in lei il nostro sogno estetico e il nostro bisogno sentimentale, anche quando la vista e l'intelletto farebbero sospettare il contrario) e la delusione (non si può pretendere di possedere proprio quelle doti necessarie ad essere scelti dalla prima che ci attrae o, anche possedendole di avere tempo e modo di renderle sensibili nei brevi o caotici incontri concessi dal frastuono delle banalità moderne) e per i conseguenti privilegi di cultura la donna non solo non farà mai nulla per farsi avanti per prima o per facilitare il compito di chi deve farsi avanti, ma può addirittura dilettarsi a renderlo più arduo con ambiguità da risolvere (attuate per capriccio, vanità, accrescimento del rpoprio valore economico sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica o sadico diletto nel suscitare disio per compiacersi della sua negazione e di come questa resa ), prove da superare (imposte per verificare il reale grado di interesse dell'uomo, come le famose serie di dinieghi e respingimenti cui il vero corteggiatore deve resistere) e costi (materiali e morali), dolori (di corpo e psiche), fatiche di ogni genere, sacrifici (finanziari e temporali), rischi (di ferimento, inganno e patimento), frustrazioni (fisiche e mentali a volte fino all'ossessione), umiliazioni (pubbliche e private) e disagi (di ogni sorta) da sopportare (e inflitti per mera vanagloria nel poter misurare la propria avvenenza in base a quanto un uomo è disposto a offrire e soffrire per lei).

E in ogni caso chi non può sapere cosa si provi a passare sotto certe forche caudine, chi in ogni caso non è tenuta a sopportare la parte più psicologicamente impegnativa della recita amorosa, quella del dover agire per primo senza sapere se il tentativo avrà successo (ovvero sarà gradito) e del dover per giunta evitare la resa ai primi dinieghi, proseguendo invece nell'attacco e verificando solo a posteriori la riuscita, indovinando solo da segnali nascosti e non verbali (esattamente come in guerra) le intenzioni della controparte, in base alle quali decidere se e come proseguire o ritirarsi (con tutti i rischi dei errate interpretazioni, in un senso e nell'altro, variabili dall'essere denunciati come violenti o molesti all'essere bollati a vita e disprezzati come pavidi nel corteggiamento), quella del dover provare la tensione di una prova quando si vorrebbe un abbandono alle onde della voluttà del doversi sentire come sotto esame (in ciò che dovrebbe per entrambi essere un divertimento ed un rilassamento) innanzi a colei che invece può con calma valutare (la presenza o meno di questa o quella dote voluta), decidere (se accettare o meno questo o quell'invito da questo o quell'uomo) e divertirsi (ad apprezzare questa o quella dote, a godersi o meno questa o quella scena, a vedere dove finisce questa o quella offerta, a pretendere questa o quella prova e a infliggere per diletto questa o quella situazione irridente, umiliante o psicologicamente o fisicamente dolorosa) non ha alcun diritto a giudicare i sentimenti vissuti dalla controparte in condizione di debolezza psicosessuale.

Specie "voi donne", che appena siete non dico rifiutate, ma accettate con intensità, modalità e gioiosità diverse da quanto immaginerebbero e pretenderebbero dall'uomo di turno ne fate una questione di stato (anche quando con quell'uomo siete in semplici rapporti di amicizia o comunque di complicità a due dichiaratamente distinta però, per vostro stesso volere, da qualsivoglia velleità amorosa, e da qualsivoglia schema di corteggiamento, dei quali sovente accusate gli umini rei di "fingere interessatamente amicizia" o "tentare di portarvi a letto")!

Anche noi abbiamo, al pari vostro, bisogni sentimentali, anche se alla vista del mondo, delle donne (e a volte pure di noi stessi) sono "nascosti" dal prorompere da quelli naturali (godere della bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine). Quando però la mente e il corpo sono sgravati di questi ultimi, i primi sgorgano come fontane. Ecco perchè ci capita di innamorarci delle puttane (o comunque di donne con cui, intenzionalmente, avremmo voluto un rapporto solo occasionale), ecco perchè, una volta appagato il bisogno di bellezza del corpo ci rivolgiamo a quello dello spirito, ecco perchè "diventiamo appiccicosi", ecco perchè quando la donna è disinibita siamo noi i primi a fare i preziosi e divenire sentimentali.
Ma qua pur di dare la colpa al "patriarcato" si nega l'interiorità maschile! Vi è più facile dire che ogni nostro comportamento è dettato da "ignoranza della donna" o da "volontà di dominio patriarcale" piuttosto che riconoscerci un'anima (la quale necessita dell'ebbrezza dei sensi come di quella delle idee e degli affetti).

La colpa dell'impossibilità di quel tipo di rapporto "libero e giocoso" auspicato in questo post (e desiderato con sincerità da ogni uomo fin da quando da fanciullo vede nella luna l'immagine dell'amata, ma mostrato come impossibile dalle coetanee con il loro far dell'amore uno spietato gioco di società fatto di intrighi, finzioni, astuzie, perfidie e rinnegamenti, recite e distruzione di ogni sincerità di desideri) è di voi donne, che, di fatto, pretendete continuamente dall'uomo la fatica e la recita della conquista (in maniera tanto più rigidamente medievale quanto più a parole siete sostenitrici dei nuovi diritti e del femminismo). E se spetta all'uomo agire (come in guerra) senza sapere se avrà successo, rischiare (respingimenti, inganni e ferimenti), soprendere (agire per primo senza poter chiedere al nemico ove vorrebbe l'attacco), non arrendersi alle prime difficoltà, ma insistere (in vario modo) e resistere (ai dinieghi), attaccare sempre e regolandosi solo in base alle reazioni su come proseguire o come ritirarsi (esattamente come in battaglia), allora l'uomo deve avere delle armi. E delle armi efficaci (come il denaro, la cultura, la posizione sociale, il prestigio, il potere, la fama, il successo) ovvero delle doti intersoggettivamente valide e immediatamente apprezzabili (ineludibilmente e a prescindere da ogni altro pregio o difetto di chi le possiede e da ogni altro pensiero, da ogni altro gusto, da ogni altro sentimento di chi disiandole le mira, proprio come avviene nel caso della bellezza femminile), non certo della armi di cartone come quelle doti di sentimento o d'intelletto apprezzabili solo in maniera soggettiva (a seconda dei gusti e dei bisogni delle singole donne) e non immediata (ovvero possibile solo dopo che ben altro ha indotto un incontro non banale e non fugace in cui con calma e senza fortazure tali doti possano essere sinceramente e naturalmente disvelate a chi è soggettivamente pre-disposta ad apprezzarle e in quel particolare frangente si trova ad avere tempo e modo di apprezzarle).

Quando ero giovane tentavo anche di vedere le donne sempre come gemme rare e preziose da difendere e proteggere ad ogni costo e sognavo di poter essere il loro cavaliere e il loro poeta-cantore d'immortalità.
Poi, dopo essere stato trattato con sufficienza se non con aperto disprezzo non da miss italia, ma da donne di bellezza men che mediocre, dopo aver sperimentato quanto illusorie siano le credenze sull'anima gemella con cui dialogare come il poeta alla luce della luna confidando i teneri sensi, i tristi e cari moti del cor, la ricordanza acerba, dopo aver toccato con mano l'esistenza di donne il unico scopo esistenziale pare quello di suscitare ad arte il desiderio per poi compiacersi della sua negazione e infliggere così tensioni psicologiche, ferimenti intimi, sofferenze emotive, irrisioni al disio, umiliazioni pubbliche o private, dolori d'ogni sorta nel corpo e nella psiche, inappagamenti fisici e mentali fino all'ossessione e disagio da sessuale ad esistenziale, al solo fine della propria vanagloria, del proprio patologico bisogno d'autostima, del proprio sadico diletto, del proprio interesse economico-sentimentale o del proprio gratuito sfoggio di preminenza erotica, dopo averle viste trattare l'uomo come uno specchio su cui testare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, un giullare da far impazzire e illudere per crudele scherno e poi deludere, un burattino da manovrare per divertimento e poi gettare a piacere dopo averlo irriso, e averle addirittura sentito affermare esplicitamente il loro ruolo essere quello di usare l'illusione della bellezza come arma per far patire gli uomini fisicamente e mentalmente, per tenerli ad arte nell'inappagamento corporale e psicologico, per farli sentire un nulla innanzi a loro, per tiranneggiarli in ogni ambito, per rendere la loro vita un susseguirsi di irrisioni d'ogni sorta, di umiliazioni private e pubbliche e di frustrazioni sempiterne d'ogni disio, per gettarli in un abisso di pene da inferno dopo aver promesso il paradiso, per rendere loro impossibile vivere la sessualità in maniera tranquilla e appagante, e far dimenticare il sorriso e la libertà dei giorni in cui ancora non si amava, per togliere ad essi ogni altro interesse per la vita ed ogni residua speranza di gioia, e il ruolo dell'uomo dover essere quello di accettare sorridendo senza fiatare tutto questo e tutto faticare, tutto offrire, tutto soffrire per loro nella vana speranza, dopo aver visto coetanei indotti non solo alla depressione, ma persino al suicidio dalle donne dalla cui bellezza e dal cui veleno sentimentale sono stati intenzionalmente illusi e morsi, ho lasciato perdere ogni prospettiva cavalleresca, ho cambiato idea, ed ora credo nella necessità di avere sempre delle armi per pareggiare in desiderabilità e potere la bellezza femminile, non perchè le donne siano tutte malvagie e perfide, ma perchè non è nè moralmente nè razionalmente accettabile che un uomo possa trovarsi senz'armi alla mercè di quel sottoinsieme di tiranne vanagloriose e di stronze prive di limiti, regole e pietà che potrebbe incontrare abbandonandosi ingenuamente all'arte del corteggiar pulzelle (prima del contatto non si può sapere se una fanciulla sia stronza e già dopo il primo contatto o si è già stati feriti nel corpo o nella psiche o è troppo tardi per poter sfuggire alla trappola, alla tirannia, all'inganno o alla perfidia che la stronza di turno ha preparato senza farcene accorgere). Come non sarebbe accettabile che una fanciulla innocente possa trovarsi senza difesa alla mercè di un sottoinsieme di uomini violenti e privi di scrupoli.
Detto per inciso, per difendere le fanciulle dai bruti vi sono gli organi di polizia e le leggi, ma per difendere i fanciulli dalle stronze non sono nè state istituite leggi nè tantomeno si sono instaurati costumi (stupdità cavalleresca e demagogia femminista incentivano al contrario lo stronzeggiare senza limiti nè remore nè regole, dato che permettono alla donna letteralmente di tutto davanti all'uomo senza dover temere le reazioni per via del suo status di intoccabile che la rende arrogante peggio delle scimmie sacre del templio di benhares).


2. SENTI CHI PARLA DI EGO IPERTROFICO!

E non si accusi, me, con tutti gli altri puttanieri convinti, di egocentrismo per la mia (nostra) scelta. Non si tratta di egocentrismo, ma di semplice autodifesa psicologica: chiunque sia dotato di un minimo di intelligenza per capire la situazione e di sensibilità per soffrirne risulta irrimediabilmente ferito dalla condizione asimmetrica che ho cercato di descrivere (e che potrebbe essere sopportata solo decidendo di ingannare a nostra volta, e di divenire stupidi o aridi).

Come può poi parlare di egocentrismo chi, per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza erotica, si diletta a suscitare ad arte il disio solo per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche del malcapitato, da una meditata e raffinata perfidia, possa far patire le pene dell'inferno della negazione dopo l'implicita promessa del paradiso della concessione? Chi afferma come diritto il proprio costume consistente nell'andare per via, per discoteche o per uffici, mostrando liberamente le proprie grazie e suscitando sempre, comunque ed ovunque, negli astanti, un disio che non possono, almeno in quei frangenti, appagare e quindi sono causa di frustrazione (e di potenziale degenerazione in ferimento intimo, irrisione al disio, senso di nullità, umiliazione pubblica e privata, se la dama di turno si diletta ad usare tutte le sue arti per attirare chi vuole respingere, per suscitare in lui, attraverso quanto mostrato agli occhi della vista e a quelli dell'immaginazione, attraverso gli sguardi eloquenti, le parole dette e non dette, le movenze del corpo, gli ammiccamenti del viso e tutte le possibili ambiguità sensuali, il disio nel profondo solo per potersi appagare della sua negazione davanti a sè e al mondo, in inappagamento fisico e mentale degenerante in ossessione, se ciò viene troppo spesso reiterato, in sofferenza fisica e mentale, se una raffinata e studiata perfidia si compiace di prolungare e rendere massimamente beffarda, umiliante e dolorosa possibile la pena dell'inferno della negazione dopo il paradiso della concessione, o addirittura, se anche il veleno sentimentale entra nel gioco, in disagio da sessuale ad esistenziale, con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale alla perdita di ogni altro interesse per la vita e di ogni residua speranza di felicità, fino al possibile suicidio, passando per l'incapacità futura di sorridere ancora alla vita e al sesso o di poter approcciare una donna senza sentirla come potenziale fonte di ferimenti, inganni, tirannie e perfidia d'ogni sorta: ecco perchè sin da principio non si dovrebbe transigere su certi comportamenti "emancipati" e "disinibiti", altro che moralismo o "caccia alle streghe")?

Mi si dice che la divisione in madonne e puttane è schematizzazione oppressiva della donna? No, è apollineo amore per la chiarezza. Sia poi la donna a scegliere. Non si può però consentire a chi (come intenzioni concrete e modo di rapportarsi all'uomo) si pone sul piedistallo delle "madonne" di abbigliarsi o atteggiarsi "da puttana" quando non ha alcuna intenzione di svolgere il medesimo ruolo: così facendo genera inganni o comunque frustrazioni (suscitando negli astanti un disio che, per non poter essere almeno in quel momento appagato, provoca irrisione, dolore fisico e mentale, senso di nullità, disagio da sessuale ad esistenziale).
Si dice che la prostituzione "usa il corpo le donne"? Sono le donne che, in tutta la sfera dell'amore sessuale, usano il proprio corpo, sovente per esercitare perfidie, tirannie in tutto quanto è correlato alla desiderabilità e al potere: tutto il resto (regolamentazione della prostituzione compresa) è umana e necessaria compensazione affinchè anche gli uomini possano avere potere contrattuale e libertà di scelta in quanto più conta davanti alla natura, alla discendenza e alla felicità individuale.

Quella che voi chiamate ingiustizia è solo l'umano e giusto bilanciamento in desiderabilità e potere!
Patriarcato? Ma, nelle società davvero patriarcali i padri non sono propriamente contenti di vedere le figlie fare le sacerdotesse di Venere, nè consentono loro la libertà per farlo!
Allora diciamo pure equo, giusto e umano bilanciamento in desiderabilità e potere, si tratti dell'andare a puttane o del declinare culture e società "al maschile"!
Vogliamo alla fine avere anche noi (se necessario per altra via, la via della politica, la via della storia) il vostro stesso potere contrattuale e la vostra stessa possibilità di scelta in quanto è più importante davanti alla specie e alla felicità individuale! Non è forse bella la parità? Solo voi dovete avere diritto a decidere in quanto davvero conta? E' forse vostro obiettivo farci vivere infelici e inappagati (nel sesso e, da lì, in tutto)?


3. LA GRANDE MENZOGNA FEMMINIL-FEMMINISTA: INVERTIRE CAUSE CON EFFETTI

Se si vuole tutti possano vivere liberi e felici i poteri vanno bilanciati.
Alcuni uomini chiedono di bilanciare il rapporto mediante la vostra rinunzia al potere della bellezza (quanto vi permette di concedervi o )in favore del sesso ludico o addirittura la distruzione (presunta, perchè neanche i talebani riescono ad eliminare i ruoli propri alla donna per natura e tramite i quali il femminile influisce di fatto sugli uomini e sulle cose anche nelle pià misogine delle società) di ogni vostra influenza sul mondo tramite costrizioni e oppressioni talebane.
Quelli come me, senza volervi togliere nulla, pretendono invece di bilanciare ogni cosa in desiderabilità e influenza sul mondo tramite la libertà di costruire con l'impegno, lo studio, il lavoro, la posizione sociale, la cultura, la ricchezza, il potere, il prestigio, la fortuna e/o il merito individuali un potere maschile di compensazione (in tutto quanto di bello e nobile esiste pur non essendo direttamente natura: la poesia, l'arte, la tecnica, la struttura sociale, la politica, la storia) da contrapporre alle armi della bellezza e a quella dell'influsso psicologico notato da Rousseau ed esercitato su quanto negli uomini vi è di più profondo e irrazionale.

Lasciando per un attimo perdere le puttane, io avrei, ad esempio, bisogno di una donna libera di scegliere perchè altrimenti non posso sentirmi scelto, e difficile nei gusti perchè altrimenti la mia vanità nell'essere scelto fra tutti non è appagata. E deve essere pure indipendente e "selvaggia" di carattere, perchè ho bisogno di provare l'ebbrezza di essere trattato gentilmente e con sincero apprezzamento da chi di solito è cruda e disprezza.
Perchè ciò sia compatibile la mia necessità di evitare il rischio di passare per le forche caudine del corteggiamento "umano" (in cui le dame di turno potrebbero permettersi, volendo, qualsiasi perfidia sessuale, qualsiasi tirannia erotica, qualsiasi veleno sentimentale o comunque divertirsi ad imporre i rischi, i sacrifici, i costi, materiali e morali, i disagi, da sessuali ad esistenziali, i ferimenti, reali o psicologici, le umiliazioni, pubbliche o private, gli inappagamenti, carnali e mentali, con relative sofferenze, fisiche ed emotive, insiti in quella forma di servitù amorosa codificata dal medioevo) o comunque di lasciarmi ferire dalla stronza di turno che per costume si diletta a suscitare ad arte il disio per poi compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa da una scientifica e pianitifaca perfidia massimamente beffarda per il disio, umiliante per l'animo e dolorosa per il corpo e la psiche dei malcapitati, possa provocare le pene dell'inferno della privazione dopo le promesse del paradiso della concessione) e non mostra nè limiti nè remore nè regole nel divertirsi sadicamente secondo il suo costume consistente nell'utilizzare (per vanità, capriccio, patologico bisogno di autostima, interesse economico-sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza erotica) l'arma erotica al fine di ferire la psiche di qualunque uomo le capiti a tiro, bisogna darmi quanto hanno gli animali maschi che vivono bene:
1) organo dedicato (ovvero qualcosa di cui abbiano bisogno o brama e di cui non posseggano l'uguale, come la coda per i pavoni o il canto per gli augelli: in culo le pretese egalitarie del femminismo)
2) comportamento codificato (ovvero uno schema di avvicinamento reciproco in cui non possano esservi fraintendimenti, inganni e ferimenti, ma solo univoche corrispondenze di azione-reazione: in culo il poter considerare molestia qualsiasi cosa a posteriori e secondo soggettivi parametri e soprattutto in culo le stronze e le ambigue).

Il vostro blog propugna tesi risibili prima che fantascientifiche, poichè non tengono conto della realtà:
se già contando su denare e potere (esteriore) l'uomo ha difficoltà a non essere tiranneggiato dalla donna e soprattutto a trovare una fanciulla disposta a "giocare con lui", dovremmo credere che, privo di denaro e di potere, possa avere più probabilità di essere libero e felice (io potrei anche concordare sul disprezzo per i rapporti sbrigativi e sulla necessità, per un "gioco" appagante, di coinvilgimenti emotivi, cerebrali o addirittura sentimentali, ma, posto che voglia ricercare quello, come dovrei ricercare una fanciulla con il medesimo desiderio? Dovrei corteggiarla, o emergere fra i mille altri pretendenti per qualche primato o prestigio sociale, e quindi sarei daccapo!) La realtà è l'esatto contrario di quanto voi dite.
Lo è a) individualmente e b) socialmente.

a) Individualmente, il primo in ordine di tempo ad essere ingannato e ferito tramite l'arma erotico-sentimentale è il fanciullo, non la fanciulla, se non altro per una disparità temporale nell'ottenere dalla natura o dal mondo le armi per essere disiati.
Prima fanno le stronze con chi si avvicina a loro mosso dall'ingenuo trasporto per la bellezza.Prima trattano con sufficienza o con aperto disprezzo chiunque mostri di possedere ancora l'intatta fralezza (d'animo) e la pura ingenuità (di disio) del fanciullino, e poi si lamentano delle conseguenze. Ovvero che una volta divenuti uomini gli uomini non abbiano più quella sincerità di sentimento e quella purezza d'amoroso disio che avevano da fanciulli. Ma loro li (ci) hanno rovinati.
Loro per prime non accettano che ci si avvicini a loro sinceramente, con la spontaneità di disio con cui ci si volge alle bellezze della natura o con la sincerità di sentimento con cui si parlerebbe ad anime confidenti ed amiche, ma vogliono che si fingano falsi interessi e fittizi progetti, che non si dica apertamente di disiarle per le grazie del corpo come ma che si finga di apprezzare quanto non appare (e forse nemmeno esiste), o di sognare chissà quali fiabeschi progetti futuri.
Loro per prime non si concedono mai nè le loro grazie nè la loro anima a chi non si atteggi da conquistatori, o non si mostri sempre "in sè" pronto a compiere imprese (da loro imposte) o a superare esami (da loro presieduti) rifiutano con sdegno e ribrezzo chi si abbandoni alle onde della voluttà o del sentimento come ogni fanciullo non ancora addestrato ad essere "conquistatore" vorrebbe fare.
Esse sono la causa prima non causata. Chi impara da loro a fingere interessi, a dissimulare intenzioni e a giocare con i sentimenti e i desideri di natura ne approfitti. Non accettano che ci si lasci andare con loro come si farebbe con un'amica (esprimendo con naturalezza quanto si prova e quanto si vuole), con un'ascolatrice (cui confidare le pene e gli affanni quotidiani e nascosti) o comunque con una persona-rifugio per i tormenti del vivere e per le speranze del sognare (chi lo fa rimane a confidare alla luna i teneri sensi e i tristi e cari moti del cor), ma fungono esse stesse da motore di tormento, di pena e di affanno, pretendono la fatica della conquista, pretendono che si reciti da giullari (cui irridere) o da seduttori (per compiacerle) misurano la propria avvenenza da quanto qualsiasi maschio è disposto ad offrire e soffrire per loro. E allora non possono meravigliarsi o dolersi di come chi in quella loro arte imposta inizia dopo ad eccellere si prenda indietro con gli interessi quanto ha dato. Ovvero ne approfitti. Insomma, per come sono le fanciulle, o si diventa insensibili o si diventa misogini!

b) Socialmente, quanto la loro parola menzognera appella spesso "maschilismo", è semplice autodifesa maschile, necessaria, non già per opprimere (ché non è l'obiettivo dei savi) bensì per limitare i loro soprusi e le loro angherie prepotenti (storicamente è la reazione alla prepotenza del Matriarcato).
Del resto basta guardare alle società matriarcali già presenti in natura, dalle api agli elefanti, per rendersi conto di quanto infinitamente infelice sia in esse la vita del maschio. Il grado di coscienza proprio dell'essere umano la renderebbe poi intollerabile. Erra chi pensa la femmina della specie umana essere men crudele o addirittura (fatto impossibile in natura) più comprensive ed inclini al compromesso o alla pietà.
Il fatto che la donna non sia affatto portata per natura alla mediazione ed alla conciliazione, bensì al litigo, alla tirannia e al trarre le estreme conseguenze dai propri privilegi è data dal loro orinario comportamento laddove godono di privilegio per natura e ordine sociale: il CORTEGGIAMENTO
Basti pensare a come struttano il nostro desiderio di natura per farci recitare da giullare o da seduttore, a seconda che vogliano divertirsi o che bramino compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingerci a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza.
Sovente poi esse traggono le estreme conseguenze dai loro privilegi, senza trattenimento di regola morale alcuna o di remora razionale.
Basti pensare a come molte, oggi come sempre, sfruttino il loro privilegio sociale per potersi permettere di tutto (dall'essere apprezzate e disiate al primo sguardo al ricevere trattamenti particolari in ogni ambito pubblico, dal venir considerate "rare e preziose" e dunque ricevere attenzione per quanto possono provare o sentire mentre gli stessi sentimenti e le stesse eventuali ferite emotive sono neglette quando capitano agli altri, al potersi permettere comportamenti di ogni genere, sanzionati o vituperati negli altri, solo per il loro "status", "in quanto donne", dallo sfruttare la legge giuridica e convenzionale per far accettare come vera la propria versione dei fatti e minacciare denunce per capriccio, vendetta o ricatto all'utilizzare senza giustizia alcuna le regole economico-sociali per sbranare economicamente e sentimentalmente gli uomini, nei matrimoni, nelle unioni o anche solo nei dai capricci materiali di doni e regali considerati d'obbligo per avere contatti con loro alle varie molestie erotico-sentimentali spesso elargite con noncuranza o addirittura perfidia, e divenute modus vivendi, ad onta dei disagi emotivi, delle umiliazioni private o pubbliche, delle irrisioni intime nel desiderio, e di tutte le altre sofferenze trasmutate da sessuali ad esistenziali causate a chi, volente o nolente ne è oggetto senza possibilità di replica o di difesa) senza dover temere le reazioni e senza dare in cambio nulla, né giustificazione, né ringraziamenti, se non alterigia e disprezzo.
Non oso pensare che sarebbe (e che cosa effettivamente era nelle società matriarcali) se tale posizione di preminenza (nella sfera diciamo "erotico-sentimentale") non fosse più compensata dall'uomo in altre sfere con la fama, col prestigio, col denaro, col potere, con la cultura, e con tutto quanto ogni uomo savio si sforza di ottenere al massimo grado per essere ammirato e disiato allo stesso modo in cui la donna lo è per le grazie corporali.
Molti e molte nascondono volutamente questo fatto, parlano di presenti discriminazioni e di necessarie educazioni alla parità.
Si può anche essere educati alla parità, ma la disparità naturale provoca intime e profonde sofferenze di per sé, gravi e verissime infelicità se si è autocoscienti, e diviene fonte di reiterate umiliazioni e di continue frustrazioni se è guidata da un intelletto raffinato come quello femminile. L'evidenza di questo si mostra manifestamente in quella condizione di uguaglianza fra uomini, in quella specie di stato "di natura" che è il periodo scolastico, nel quale nulla è dato al giovane maschio, ancora privo di posizioni sociale e ricchezze, per compensare la invece già rigogliosa bellezza muliebre.
Le giovin ragazze fanno ivi sovente un uso della propria avvenenza (o, a volte, dell'illusione del desiderio che fa vedere e bramare all'uomo la bellezza anche dove essa non v'è) ancora più malvagio e tirannico di quanto la già di per sé malvagia maggioranza dei maschi (almeno i cinque sesti del genere) non faccia della propria forza fisica e prepotenza (verso il restante sesto che detiene il senno e studia ed è deriso). Tiranne vanaglorios e vanitose prepotenti, ecco cosa sono!
Non è vero, come sostengono le donne per giustificarsi, che la loro cattiveria sia reazione al maschilismo, ma, al contrario, è il maschiismo l'umana e pacata reazione (umana perché anche le donne reagirebbero, e molto più veementi, assolutiste e perfide, alla situazione inversa) alla tirannia che le donne in ogni modo e in ogni tempo cercano di imporre.
Si può giocare all'infinito a ribaltare la causa con l'effetto ("é nato prima l'uovo o la gallina"?), ma è d'uopo considerare quanto segue (Non ha senso citare al forza fisica dell’uomo come causa prima fra gli umani. Innanzitutto essa non decide sulla superiorità di un gruppo su un altro dai tempi dell’Uomo di Neanderthal, che era più forte ma è stato eliminato. In secondo luogo essa, pur cercando di essere una compensazione alla più profonda e sottile perfidia naturale della donna, non è mai pari negli effetti. La forza fisica da sola non pareggia la perfidia. Inoltre, allo stato di natura (come l'etologia può osservare in innumerevoli speci) la forza fisica dei maschi non si volge mai contro la femmina, bensì contro altri maschi in combattimenti aventi la femmina per causa e per fine (addirittura le cagne usano astuti stratagemmi per indurre i loro "compagni" a combattere con un altro cane, anche quando questi sarebbero restii ma devono farlo per "etica", e compiacersi così del proprio "valore" e del proprio "potere"). E' dunque, la forza meramente fisica, solo una delle ennesime qualità che la femmina pretende per concedersi. E' quindi ancora una volta espressione del potere femminile, non di quello maschile. Quindi non è vero che le donne sono perfide per difendersi dalla forza fisica, ma piuttosto che gli uomini hanno costruito il "maschilismo" (inteso come insieme di forze non meramente fisiche, ma intellettive, etico-spirituali, nonchè tecnologiche), per pareggiare, non tanto con la forza fisica quanto con la cultura e la società, la naturale perfidia femminile. Non vi sono stupri allo stato di natura e raramente un uomo stupra da solo, per mero istinto naturale: più spesso in branco. Questo dimostra che il potere naturale della donna, basato sulla sessualità, rispetto a quello dell’uomo, basato sulla forza, è superiore e non vi sarebbe bisogno per lei di “cattiveria” per difendersi. L’uomo pareggia questo potere con l’organizzazione sociale, la cultura e lo spirito, ossia la creazione di un superio che nasce dalle singole anime e da esse si eleva ad un’oggettività superiore.).
Essendo il potere delle donne fondato sulla natura e sugli istinti ad essa correlati, ed essendo quello degli uomini invece fondato sull'arte (intesa in senso lato come ciò che è opera delle mani dell'uomo) sulla parola, sulle costruzioni culturali, sociali e poetiche si deve concludere essere il secondo una limitazione del primo e non viceversa, giacché Costruzioni dell'intelletto umano sono successive allo stato di natura (Il desiderio sessuale e il suo sfruttamento a fini femminili sono preesistenti alla maggiore forza fisica del maschio umano rispetto alla femmina, tanto che in natura vi sono molte specie in cui è la femmina a divorare il maschio e mai viceversa. Inoltre il potere conferito dal suscitare desiderio sessuale è superiore a quello dato dalla forza fisica, poiché una volta che si ha il controllo della volontà che governa quella forza essa non può nuocere. Ciò è dimostrato anche dal fatto che presso gli umani le società matriarcali abbiano preceduto quelle patriarcali, ad onta del fatto che l’uomo fosse già fisicamente più forte della donna e a scorno delle tesi femministe su una perfidia suppositamente data dalla reazione alla prepotenza fisica. Quindi risulta assolutamente errato introdurre la presunta superiorità fisica del maschio per tentare di invertire l’ordine temporale di questi fatti: la realtà è questa, il maschilismo è reazione pacata alla prepotenza della femmina).

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4. LA VITA SI REGGE SULL'EQUILIBRIO

Se invece vogliamo ragionare in termini più profondi e reali, dobbiamo rilevare come la donna, in quanto soggetto disiato, goda del privilegio di natura (e quindi ANCHE di cultura) di essere dal mondo apprezzata, ammirata, disiata al primo sguardo in sé e per sé, per la sua grazia, la sua leggiadria, la sua essenza mondana (quando manca la bellezza, vi supplisce l'illusione del desiderio), senza bisogno di compiere imprese (cui sono invece costretti i cavalieri i quali senza esse restano purno nulla) o di mostrare necessariamente altre doti, poiché l'uomo la desidera primieramente per la bellezza. Al contrario, poiché la donna vuole selezionare fra i tanti che la desiderano colui che "eccelle", l'uomo è costretto a mostrare un certo valore, a faticare, a competere, a raggiungere una certa posizione socio-economica o anche culturale e di prestigio, giacché il concetto di "eccellenza", trasposto nel mondo umano, non ha valenza soltanto estetica, ma si ammanta di una sfaccettata serie di significati ed implica conseguentemente per l'uomo un'altrettanto variegata serie di "imprese da compiere".
Se non vi riesce, rimane un puro nulla e non solo non ha alcuna speranza d'esser degnato d'uno sguardo dalle donne, ma risulta completamente trasparente per tutta la società (giacché non può esercitare nel mondo quell'influenza indiretta sugli uomini e sulle cose per tramite di quanto in essi è di più profondo e irrazionale, quell'influsso sui pensieri e sulle azioni che per disparità di desideri ed inclinazioni sentimentali è proprio della donna).
Per la donna la carriera è una scelta, per un uomo un obbligo. Altrimenti è infelice, non può godere di ciò di cui ha bisogno per natura e non ha né accettazione né stima del sesso opposto. Il resto è logica conseguenza (di un privilegio, non di una discriminazione).

Che la donna risulti oggetto di disio non solo non è colpa dell'uomo, essendo invece pienamente naturale, al pari dei fiori che sbocciano, dell'estate che fiorisce, delle cascate che irrompono, degli amorosi usignuoli che cantano, delle fiere che inseguono la femmina nei boschi chi sa dove, o del rifletterso sull'onon costituisce neppure una una diminuzione del suo valore (o del suo "status"), bensì un suo aumento e una sua elevazione, in quanto essere posti a motore e fine dell'agire umano (desiderio significa proprio questa "voluptas cinetica") significa essere posti sopra l'umano ordinario.
Se e come mettere a frutto (materialmente o moralmente, per vanità per o interesse economico o sentimentale, o per qualunque altro motivo) questa posizione di privilegio (per non dire preminenza) naturale è pertinenza delle singole donne (le quali, almeno nella maggioranza dei casi, ben lungi dall'essere minorate mentali, hanno la capacità e il diritto a scegliere per sè cosa sia più dignitoso/vantaggioso/giusto/opportuno).
Le disparità di desideri (non solo sessuali) permettono alla donna di avere la lucidità mentale e la forza contrattuale per decidere (dentro e fuori ogni prostituzione più o meno dichiarata) da una posizione non certo di debolezza.
Che poi tutto quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura debba essere compensato in qualche modo dall'uomo (con la posizione sociale, la fama, il prestigio, il successo, la cultura,la ricchezza, il potere, il lavoro, lo studio, la fortuna o il merito individuali) appartiene alla ragione (e al desiderio di giustizia e felicità individuale): ogni uomo decide il come.

La compensanzione di cui parlo è necessaria non solo perchè, nel caso peggiore, si potrebbe altrimenti essere vittime ad ogni tentativo di contatto con il mondo femminile di perfidie sessuali, inganni sentimentali e tirannie erotiche d'ogni genere, ma anche perchè se non si può offrire alla donna nulla di suo reale interesse, nulla di oggettivamente valido e immediatamente apprezzabile al pari della bellezza (perchè una bella donna dovrebbe infatti accontentarsi di quanto ha l'effimera consistenza delle parole e delle emozioni e il valore aleatorio e momentaneo di presunte doti soggettive senza effetto sul mondo?), nulla di cui ella senta lo stesso bisogno e lo stesso desiderio provato dall'uomo per la sua grazie corporali, non si può sperare di instaurare con lei alcun rapporto costruttivo (nè quello di un fugace e piacevole incontro nè quello di una vita assieme).
Ogni rapporto umano prevede un dare ed un avere e solo gli illusi e distruttori sono convinti del contrario.

Nel mondo capitalista, persa (intendo come dote conferente primato o prestigio sociali) la virtù guerriera del mondo antico e quella poetica del mondo cavalleresco medievale, il mezzo preferito per tale compensazione è ovviamente il denaro, se non altro perchè, qualunque cosa se ne pensi e qualunque sia la propria posizione di accettazione/ostilità verso la società moderna e mercantile, rappresenta attualmente l'unico valore intersoggettivamente valido e immediatamente apprezzabile al pari della bellezza, con il quale essere dunque universalmente mirate, amorosamente disiati e socialmente accettati come le donne lo sono senza sforzo per le loro grazie corporali (le doti strettamente personali e sentimentali , che si mostrano solo con il tempo dato al corteggiamento, al dialogo e all'introspezione reciproca degli animi, non compensano nulla , perchè in un rapporto già esistente sono possedute anche dalla donna , mentre in un rapporto non ancora esistente non hanno il potere di attrarre chi invece possiede doti oggettive ed evidenti a proporre o accettare un incontro non banale, ed essendo di apprezzamento arbitrario, non universale e non immediatamente evidente , non danno mai potere contrattuale , giacchè, mentre con la bellezza una donna sa di poter trovare in qualunque momento altri pretendenti, un uomo, con le sue soli particolari doti di sentimento o intelletto, può trovare un'altra amante solo sperando di incontrare un'altra donna predisposta ad apprezzare proprio quelle doti e di avere l'occasione per disvelarle con calma e spontaneità, lontano dal caos dei fugaci incontri moderni e dalla tensione da esame degli appuntamenti "mirati", in modo da essere in esse apprezzato per il meglio di sè).

Alla luce di questo, fate bene a rimandare al mittente le accuse di "puttana" a chi in un rapporto sentimentale mostra interesse per la posizione socio-economica dell'uomo (in quanto meri tentativi maschilisti di giudicare la natura con la morale al fine di colpevolizzare un intero genere, sono prive di valore, esattamente come quelle femministe di "maiale" verso gli uomini mossi a desiderare le donne primieramente per la bellezza), fate bene a bollare come "nascenti dall'invidia" le critiche maschili verso le donne che decidono (senza perfidie o inganni) di trarre profitto (economico, sentimentale o semplicemente di vanità) dal desiderio suscitato negli uomini (ci mancherebbe che alle donne fosse negato di mettere a frutto, per i propri legittimi interessi personali, le qualità in loro più apprezzate dal mondo, senza con ciò procurare ingiusto danno ad alcuno!), fate bene ad affermare il diritto per ogni donna a scegliere liberamente come, dove, quando a chi e per quale motivo concedersi, magari decidendo di darsi solo (per interesse) a chi può portarle un vantaggio concreto (finanziario o di altra natura), oppure (per piacere o sentimento) a chi sa infatuarla con l'eccellenza in quelle doti (non solo bellezza, ma anche forza, cultura, intelligenza, cor gentile, squisitezza d'intelletto, delicatezza di sentimento, profondità di pensiero, capacità di accostare alla bellezza corporale delle donna quella non corporale e non mortale dei versi, di creare immagini e suoni con le poesie, o comunque di perdere la donna negli imperi dell'illusione e del sogno) da lei ritenute indispensabili per un rapporto breve o lungo (ci mancherebbe che, per i rapporti occasionali, dovesse darsi a tutti i richiedenti senza nulla in cambio, o che, per quelli stabili, non potesse selezionare chi davvero appaga il suo bisogno psichico, fisico o sentimentale!).

Non fate però bene a schierarvi (ma forse ho capito male) con la demagogia egalitaria (la quale vorrebbe porre ovunque le donne in numero pari agli uomini, come se il non avere il "femminista" 50 e 50 fosse davvero dovuto ad una discriminazione contro le donne e non dal fatto che esse, per privilegio naturale e culturale, hanno meno bisogno di certe posizioni e di certe carriere, per essere felici o anche solo socialmente accettate e amorosamente disiate, e quindi non vi spendono tanto tempo ed energia come sono invece obbligati a fare gli uomini, come se il correggere a posteriori per avere il politicamente corretto 50 e 50 non equivalesse a ralentare, per il puro gusto di "pareggiare", a metà di una competizione chi ha corso e faticato di più perché aveva più necessità di arrivare prima, come se il realizzarsi dei propositi del ministero delle pari opportunità la situazione non costituisse una situazione totalmente a svantaggio dell'uomo, e non certo pari o giusta, e vorrebbe le donne avessero tutto quanto hanno gli uomini, come se non si volesse proprio lasciare libertà all'uomo di compensare socialmente la situazione di partenza, come avverrebbe persino in natura, come se persino presso molti volatili non fosse soltanto il maschio a cantare quando la primavera dischiude il suo soffio fecondo, per compensare con la bellezza canora quella che la femmina ha per illusione del desiderio, come se persino presso i pavoni non fossero soltanto i maschi a colorare la coda delle sfumature dell'arcobaleno per attirare le femmine, come se quello che in natura sono i canti degli uccelli e le code dei pavoni presso gli umani non fossero stati la bellezza delle immagini e il suono dei versi nelle poesie dedicate alle donne ed oggi non fossero le ricchezze materiali, sempre per loro spese) e la sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile, incipiata nel medioevo delle dame, dei tornei in loro onore, dei doni, dei versi votivi e dei poemi loro rivolti, e delle servitù amorose (ancora pretese dalle donne in misura spesso paradossalmente proporzionale a quanto condannano il passato quale "oppressione" e reclamano "diritti moderni") e portata al parossismo dalla cultura politicamente corretta di oggi (per la quale tutto quanto è più o meno fondatamente ritenuto maschile deve essere per forza brutto, cattivo, impuro, rozzo, primitivo, violento, brutale, semplicistico, volgare e tutto quanto è più o meno arbitrariamente presentato come femminile risulta sistematicamente bello, buono, puro, raffinato, evoluto, pacifico, ragionato, complesso, nobile).

Poichè tutto quanto in desiderabilità e influenza sul mondo è necessario e sufficiente per vivere liberi e felici, per poter scegliere liberamente e consapevolmente nelle sfere più rilevanti di fronte alla felicità individuale e alla discendenza, per poter avere forza contrattuale in quanto dà senso all'esistenza di un'anima, alle donne è dato per natura dalle disparità di desideri nell'amore sessuale (a lei favorevoli e da lei sfruttate in ogni modo, tempo e luogo senza limiti, né remore né regole, soprattutto nel ruolo di amante e soprattutto di amata) e da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madre
(e dunque al plasmare un'anima come si fa coi fanciulli pur mo' nati, all'intuire in anticipo i desideri e i bisogni, a parlare senza parole e a intendere senza mostrarlo, a vedere quanto alla coscienza altrui è ancora oscuro, a leggere dentro senza esser letta), in virtù della quale l'influenza della donna o sull'uomo, esercitata tramita quanto in lui vi è di più profondo e irrazionale, è molto maggiore di quella inversa (tanto all'interno di quei ruoli ad essi propri per natura e impossibili da cancellare da parte anche della più misogina delle società, quanto in qualsiasi altro rapporto umano), mentre agli uomini può derivare solo dalla conquista di una posizione di primato o prestigio sociale, o comunque dal poter mostrare eccellenza nelle doti riconosciute intersoggettivamente dalla cultura come qualificanti, porre limiti all'affermazione sociale degli uomini, creare difficoltà materiali (vedi azioni positive) o psicologiche (vedi demagogia antimaschile dai banchi di scuola allo stile pubblicitarip) all'emergere di una gran parte di essi o negare addirittura valore a tutto quanto più o meno diffusamente viene ritenuto proprio del maschile, proporre come migliore un mondo, un pensiero, un valutare tutto al femminile equivale a privare gli uomini della libertà sociale e sessuale, a togliere loro ogni possibilità di scelta in quanto davvero conta nella vita (non intendo tanto lo "scopare" quanto il "sentirsi apprezzati"), a renderli totalmente apolidi, trasparenti per il mondo e negletti dalle donne, potenzialmente tiranneggiati (tramite i bisogni più intimi e da lì in tutto)
e sicuramente infelici e inappagati (esistenzialmente prima che sessualmente),
fino a far preferire loro la morte al sopravvivere in una condizione di negazione continua dei propri bisogni e della propria natura, di irrisione profonda della parte più vera e ingenua di sè, di umiliazione costante nel sesso ed oltre e di frustrazione sempiterna d'ogni disio.


5. RECLAMARE DIRITTI SOCIALI MANTENENDO PRIVILEGI NATURALI.

Voi sostenete la necessità in nome dell'uguaglianza e dei diritti umano di abolire ogni differenza fondata su discriminazioni culturali spacciate per natura. Ragione vorrebbe che tale principio si applicasse (negli ovvi limiti del possibile, ovvero senza stravolgere o rinengare la vera e dimostrabile natura di uomini e donne) anche in ambito amoroso. Quando si tratta di difendere una vostra condizione di privilegio parlate invece di ordine naturale, proprio come i da voi vituperati nazisti! E lo fate con perfidia, ammettendo, da un lato la presenza di una condizione di privilegio o addirittura preminenza naturale ("In certo qual modo, si, la domanda di sesso dei maschi è potenzialmente leggermente superiore all'offerta di noi donne, ed è appunto in quella differenza - diciamo pure strutturale o genetica - che risiede il potere ancestrale di noi donne sugli uomini, il principio fondante dei primi matriarcati." e poi condannando l'umano tentativo di bilanciarla ("Ma è proprio per contenere quello (stra)potere che gli uomini hanno attaccato le donne, sono diventati misogini, scopandole male per vendicarsi, per controllarle, per contenerle, per marchiarle del loro possesso."). Questo significa che per voi è giusto che il potere sessuale (e, quindi, di fatto, TUTTO il potere) sia nelle sole mani femminili.
Ciò è implicitamente confermato dal seguente passo:
"Il fatto poi che sarebbe esistito da sempre, che come si è visto è falso, alla stregua del denaro usuraio – anzi in concomitanza con esso - non vuol dire che sia giusto. In una società non monetarizzata, e matriarcale come dovrebbe esserlo, sono i tanti uomini a ronzare attorno alle donne - inseminandole come le api i fiori - mentre esse accolgono nel loro grembo chi vogliono e figliano anche con più uomini in successione. Un harem alla rovescia."
A parte la menzogna secondo cui la prostituzione sarebbe correlata al denaro (come se anche fra gli scimpanzè non esistesse sotto forma di scambio di cibo per sesso o come se in quasi tutte le speci le femmine non mettessero a frutto per interesse proprio o della specie il desiderio maschile, fatto che costituisce l'essenza della "prostituzione" al di là della presenza o meno di un fattore esplicitamente "economico), qui si sta introducendo l'ordine naturale per giustificare il dominio di fatto della donna sull'uomo!
E se parlando di ordine naturale dicessi che voi dovete essere sottomessa perchè così avviene in certe speci? Anche morire di fame o di malattia è naturale, ma la civiltà ha inventato la divisione del lavoro, l'agricoltura e le medicine! Non potete dire che gli uomini devono di fame e di malattia perchè così è l'ordine naturale. E così non potete parlare di ordine naturale riferendovi a presunti "obblighi naturali dell'uomo verso la donna" in quanto ha un'influenza incancellabile nell'interiorità delle persone, nella loro autostima, nella loro possibilità di vivere libere e felici e appagate. Se parliamo di società di individui e diritto alla libertà e alla felicità dobbiamo anche accettare che gli uomini non sopportino più i rischi e le fatiche della conquista e vogliano compensare il privilegio femmninieo con qualcosa di pari alla bellezza.

Come possiamo essere paritari se voi avete un privilegio che non ci lasciate compensare con altro? Se voi lo sfruttate (senza limiti, remore e regole) per i vostri fini sia quelli legittimi (interesse materiale o sentimentale, amore, divertimento, amicizia), sia quelli più disutibili (capriccio, vanità, accrescimento di valore economico sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica, sadico diletto)? Chi come voi si oppone pure e queste argomentazioni continuando a sostenere la naturalità del corteggiamento dimostra solo di non capire il posto dell'uomo nel mondo, che è proprio quello dell'animale capace di costruire da sè la propria stessa natura o comunque di evolverla (anche se non a capriccio o contro la Natura, ma conformemente ad essa e secondo le leggi della vita ascendente), liberando la volontà per fini volti al continuo superamento dell'umano e non al rimanere prigioniero della specie (non negare la natura, ma comunque superarla).

Sostenere che per ogni rapporto erotico si debba corteggiare è come sostenere che per ogni rapporto sessuale si debba procreare. Dire che gli uomini devono sottoporsi a quella prostituzione psichica del corteggiamento ogni volta che sentono il naturale bisogno di bellezza è come dire che le donne devono partorire una cucciolata e accudirla ogni volta che vogliono un rapporto erotico. Il desiderio di cibarsi è naturale. Allo stato di natura è necessario faticare ed eccellere nella caccia per cibarsi. Sostenere che debba essere necessario corteggiare, eccellere nella conquista per farsi scegliere o comunque sostenere le fatiche e i tempi terribili del corteggiamento per godere della bellezza è come dire che dovrebbe essere necessario cacciare per mangiare e che chi non ne è capace debba morire di fame. La civiltà è tale perchè permette a chi eccelle in altri (magari più qualificanti) campi di impegnarsi ivi e guadagnare quanto necessario a ottenere tramite lo scambio l'appagamento di tutti i propri bisogni naturali (ivi compreso quello della bellezza e del piacere). L'uomo storico è tale poichè non gli è necessario spendere tutto il tempo nell'impegno diretto per il soddisfacimento dei bisogni naturali, ma può dedicarsi a dimensioni superiori del vivere potendo contare su un appagamento facile e immediato di questi. Corteggiare è una cosa "normale" e non paragonabile alla sottomissione o alla privazione del cibo? Per me no, o comunque non del tutto. Non è normale ottenere i favori di una donzella. Non basta che vi siano motivi "ostativi" all'evento, ma devono esistere motivi validi "a favore" di esso. E tali motivi sono rari come le vincite alla roulette. Chi si ostina a giocare sui "grandi numeri" e a sperare che la prossima sia la volta buona è come il giocatore ingenuo che aspetta l'uscita di un numero in ritardo, non sapendo che i numeri non hanno memoria e che ogni volta che si rigioca la probabilità torna la stessa (bassa). E questo anche senza contare che nel mondo le roulette (e le donne) truccate (in tutti i sensi) abbondano. Troppo comodo dire che "il bello della vita" è tentare, rischiare ed anche perdere, quando si è dalla parte del banco che vince sempre. Certo è il bello, ma per il banco, mica per il giocatore. Il giocatore è meglio si diletti a casa con il videogioco (che costa una cifra fissa e accettabile) piuttosto che farsi spennare al vero casinò (meglio il casino). Troppo comodo dire che "il bello della vita" è tollerare che una donna, bella o meno bella, possa sfruttare il nostro desiderio di natura per farci recitare da giullari o da seduttori, a seconda che voglia divertirsi o che brami compiacere la propria vanagloria, o, come avviene spesso con quelle che si ritengono dame corteggiate, per spingerci a far da "cavalier servente" disposto a priori ad affrontare rischi e sacrifici degni, come diceva Ovidio nell'ars amandi, delle campagne militari, a sopportare, insomma, rinunce e privazioni, per non ricevere in cambio nulla se non la sola speranza. Certo è bello per chi è la destinataria di questi privilegi. Non ho affatto la pretesa che una donne rinunci al naturale desiderio di essere corteggiata, bensì quella che non se ne senta in diritto di averlo "gratis". Così come noi paghiamo per soddisfare il nostro bisogno naturale di bellezza e di piacere con colei che interpreta il nostro sogno estetico, e non abbiamo alcun diritto a pretendere ciò "gratis" o "liberamente" (dentro o fuori dell'escorting, come detto più volte, non esiste il "sesso libero": si dà sempre "qualcosa" in cambio, come in tutti i fenomeni fisici), così ella potrebbe benissimo ingaggiare un gigolò che le reciti la parte del seduttore (o qualunque altra parte lei gradisca, la diverta o l'appaghi) e la infiammi come vuole essere infiammata o la compiaccia come vuol essere compiaciuta o la soddisfi come vuole essere soddisfatta. Chi lo vieta? Io mi limito a negare di dover fare tutto ciò "gratis", come un "obbligo" (che sarebbe l'espressione di una sudditanza, come infatti erano le "corvé" , medievali al pari del corteggiamento e non retribuite).
Io rifiuto di concedere alla donna, a priori, questo privilegio. Preferisco, come ripetuto mille e mille volte, pagare in moneta che in sincerità o in dignità. Inoltre non accetto (come avviene nei rapporti "normali) di dover pagare con probabilità 1 (se non in denaro, comunque in regali, doni, inviti o altre utilità economiche, oppure in tempo, corteggiamenti e rinunce varie, o ancora in sincerità e affetto, per non dire in dignità quando dovrei fare da giullare o da cavalier servente) per poi ricevere in cambio un piacere funzione di variabile aleatoria. Per questo ritengo più onesto e dignitoso per entrambi un rapporto mercenario in cui l'assenza di sentimento (ma perché, in quelli "gratuiti" il sentimento c'è ed è vero?) non implica quella di rispetto o di una qualsivoglia forma di coinvolgimento emotivo.
E poi parlate di volere la parità? Non fatemi ridere. Non può esistere alcun rapporto paritario se l'uomo ha sempre il dovere della conquista, o comunque di "fare qualcosa", magari anche in forme moderne o anticonvenzionali, per "conquistare", mentre la donna è apprezzata, disiata e venerata a priori per il suo "status". Meglio nessun rapporto, di un rapporto dispari, e molto meglio di tutti il rapporto commerciale.
E' "normale" considerare sempre se stessi in obbligo a fare qualcosa? E' normale doversi sentire, in ciò che dovrebbe essere un ristoro dalle fatiche dello studio e del lavoro, sotto esame? E' normale dover accettare di porre la donna, a priori, su un piedistallo, conferirle doni e offerte votive (in senso materiale o figurato), preghiere e corteggiamenti? E' normale pagare comunque in moneta o in sentimento, sincerità (quando si recita da seduttori per la sua vanagloria) o dignità (quando si fa da giullari per farla divertire) per lei, e ricevendo in cambio la sola speranza? E' normale dover accettare la tensione psicologica da lei imposta (attraverso il suscitare ad arte il nostro desiderio, attraverso il volerci far recitare da seduttori, attraverso il suo metterci alla prova per pura vanagloria, per diletto, per autostima o a volta anche per derisione e umiliazione)?
MILLE VOLTE NO.
Anche nei casi di non stronzaggine non è comunque piacevole ricevere continuamente rifiuti come regola (non si può pretendere di pensare di essere graditi nella maggioranza dei casi).
E' normale provare n volte con la speranza che la n+1 esima sia quella giusta?
E' normale agire a modo di tester elettronici?
Io troverei più normale trovare la donna giusta lasciando fare al destino! Senza sforzo e senza insistenza, con serenità e fiducia in noi, senza volerci forzare né spingere gli eventi. Per fare ciò e per essere indifferenti alle "stronze" e amici alle altre servono le "attrici" disposte a concedersi a pagamento, altrimenti, poiché il naturale bisogno, legato alla sfera sensitivo o sublimato a quella intellettiva, di godere della Bellezza è inderogabile, a pena di ossessione e di infelicità profonda, sarebbe la teoria della probabilità, ed in particolare la legge dei grandi numeri, ad imporci di "tentar la fortuna" con ogni donna catturi il nostro sguardo.
E' la vita che vuole questa disparità?
Ebbene, l'intelletto umano ha dimostrato che può esistere una costruzione civile (l'escorting) in grado di evitare questo aspetto della vita "naturale". Così come esiste la medicina, per evitare l'aspetto "naturale" del dover morire per malattia al fine di "rafforzare la specie", esiste il meretricio per non dover corteggiare (che per taluni è un piacere, per altri è un disagio: la sensibilità delle "umane belve", da quando hanno raggiunto l'autocoscienza, è fortemente soggettiva), pur appagando (o credendo di appagare, il che è lo stesso, in quanto si parla dell'illusione naturale per eccellenza: l'amore) i propri naturali bisogni di bellezza e di piacere.
E' questa uno dei pochi vantaggi dell'autocoscienza umana. Altro che gardaland! L'escorting è un'invenzione seconda forse solo alla ruota.


6. QUANDO L'EMPATIA OPPORTUNISTICAMENTE SVANISCE


Voi dite di essere empatica. Ragione vorrebbe che questa empatia vi facesse comprendere come l'essere ridotti a freddo specchio su cui provare l'avvenenza, a pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto, a burattini da manovrare e poi gettare dopo averlo irriso, il sentirsi insignificanti innanzi a colei che tutti vogliono e tutto può, l'essere attirati solo per esser fatti apparire innanzi a sè e agli altri puro nulla, l'esser trattati come molesti, noiosi o privi di qualità dopo essere stati attratti ad arte, l'esser additato come banali scocciatori dopo essere stati indotti a tentare un approccio, il subire sofferenze fisiche o mentali come conseguenza dell'ingenuo trasporto verso la bellezza, o addirittura il venire scelti fra tanti solo per patire l'inganno più forte, l'illusione più dolorosa, l'umiliazione più profonda, l'esser sollevati per un attimo dalla turba dei disianti, l'essere ingannati da una promessa di paradiso e poi venire sadicamente dichiarati indegni, stupidi e dannati, gettati nell'abisso più profondo della frustrazione sempiterda d'ogni disio, nell'inferno dei patimenti fisici e mentali, nel girone dei senza speranza delle cui pene ridere, e, se l'inganno va anche oltre, l'essere oggetto di perfidie sessuali, tirannie erotiche e sbranamenti economico-sentimentali, costituiscano ferite tali da provocare almeno alla lunga nella psiche danni paragonabili a quelli subito da chi per un trauma sessuale non può più vivere quella sfera serenamente e felicemente. Per voi invece si tratta di lamentele di sfigati e di misogini.

Non avete diritto a chiamare misogino chi sente come ingiusto, in un mondo che parla di uguaglianza, una disparità evidente e insormontabile proprio in ciò che più conta di fronte alla natura, alla discendenza, alla felicità individuale (e non parlo del semplice rapporto sessuale, bensì di tutto quanto il pensiero della sua possibilità comporta: serenità, autostima, influenza sociale). Non è misoginia, è voglia a questo punto di una parità vera, e non di una disparità (con tanto di potenziali perfidie, tirannie e irrisioni) travestita da uguaglianza. Io riconosco il mio bisogno di godere della bellezza nella varietà delle forme viventi, ma cerco chi lo voglia appagare per sua volontà, non perchè costretta.
Io constato che, pur essendo distinto come uomo dall'autocoscienza, ho in comune con gli altri animali i bisogni naturali (il cibo, il sonno, il sesso), i quali devono ovviamente essere periodicamente soddisfatti, a pena di infelicità profonda, frustrazione intima, disagio da sessuale ad esistenziale, ossessione. Tutto ciò, in quanto natura, non ha alcuna valenza morale (né in positivo, né in negativo). E non ha pure nessuna relazione con l'intelligenza, con la cultura o con la sensibilità personale. Si tratta semplicemente di pure necessità di natura. Se non si mangia si muore di fame, se non si dorme si deperisce fino a divenire fantasmi, se non si beve ci si disidrata come foglie morte. E se non si appaga di quando in quando il proprio naturale bisogno di bellezza e di piacere dei sensi in una maniera quantitativamente e qualitativamente sufficiente, la vita si dimezza in altro modo: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi una vera sofferenza che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiagato da Freud, influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta (con chiaro rischio di autodistruzione), e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinata a scoppiare prima o poi in qualche modo (contro sé o gli altri). In ogni caso (anche senza giungere a conseguenze estreme), alla lunga, si conosce l'infelicità sia sensitiva sia intellettiva, la frustrazione intima, e l'inappagamento da fisico diviene mentale e, se reiterato, degenera in disagio non più solo sessuale ma esistenziale, con anche il rischio di generare ossessione (nella quale non vi sono né libertà né possibilità di agire lucidamente in imprese grandi e belle). Per questo serve l'appagamento facile e scorrelato all'obbligo di passare per le forche caudine del corteggiamento o per il capestro del matrimonio monogamico (per non dire degli obblighi "religiosi"): per non essere né infelici né tiranneggiabili. Parimento constato che anche le donne hanno diritto a vivere libere e felici e a non essere costrette da chicchessia ad avere o meno rapporti con questo e con quello o a sottoporsi a obblighi esterni (di concedersi per questo e non per quel motivo). Proprio perchè voglio far coesistere le due cose e non mi sogno di giustificare rapporti strappati con la costrizione o la minaccia parlo sempre della necessità per l'uomo di "poter conquistare e mostrare doti immediatamente apprezzabili ed intersoggettivamente valide al pari della bellezza, con le quali essere universalmente mirato, amorosamente disiato, socialmente accettato, al primo sguardo e a prescindere da tutto il resto, con la stessa rapidità e la stessa forza ineludibile con cui le donne lo sono per le loro grazie corporali". Non parlo mai di "obbligo per le donne di concedersi a tutti e/o in cambio di niente", proprio perchè io desidero solo rapporti in cui la donna (in quanto interessata ai soldi, al prestigio e alla posizione sociale, oppure ad eventuali mie doti di sentimento e intelletto) sia mossa verso di me dallo stesso bisogno e dalla stessa brama che io provo per la bellezza.
Non è sicuramente misogionia. E' invece forse è un modo troppo femminile di avvicinarsi al sesso. Probabilmente il mio problema è quello di volermi sentire "donna" nel rapporto, di non accettare il ruolo attivo richiesto all'uomo, di sognare di potermi abbandonare, come a una furia divina, alle onde della voluttà innanzi a colei nel cui corpo si può amare venere citerea, lasciando che sia lei a fare tutto. Ma non ho forse diritto in un mondo libero ad essere anche effemminato e problematico?


7. SENSIBILITA' FEMMINILE? MA VERSO CHI E COSA?


Voi parlate di sensibilità, ma quando si tratta di comprendere quanto provato da ogni giovane maschio che si trovi ad avere l'obbligo di avvicinarsi alle coetanee (sulle quali già fiorisce la bellezza) senza ancora possedere nè ricchezze nè poteri per bilanciare un eventuale rapporto, nè alcuna dote immediatamente apprezzabile ed intersoggettivamente valida con cui propiziarlo, divenite stranamente insensibile.
Essere costretti a passare ore ed ore a parlare per soprendere o compiacere, cercando di indovinare argomenti interessanti per una sconosciuta, rendendosi in ciò verosimilmente ridicoli o perlomeno affettati, e sopportando che lei si atteggi continuamente a miss mondo, ostenti noia o interesse a tratti, si "assenti" continuamente (materialmente o col pensiero) come chi avrebbe di meglio da fare, o comunque risponda con sguardi e parole esprimenti dei "beh, questa volta piccolo puoi hai detto qualcosa di passabile" o "mah, come sei prevedibile, di capaci di questo ne trovo mille", volti a far sentire il giovane maschio, che sta ingenuamente (e magari, giocoforza data l'inesperienza, maldestramente) tentando di farsi apprezzare, uno fra i tanti, un puro nulla, un banale scocciatore o comunque un giullare da irridere nel disio, un freddo specchio su cui provare la propria avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto o addirittura un pupazzo da sollevare per trastullo nell'illusione e da gettare con noncuranza quando annoia! E tutto mentre si è angustiati dal disio e potenziale oggetto di tutti i ferimenti (reali o psicologici), le umiliazioni (pubbliche o private), gli inappagamenti (carnali e mentali) e le relative sofferenze (fisiche ed emotive) che la "dama" di turno avrà la compiacenza di infliggerci per motivi di autostima, stronzaggine, brama di sfoggiare una preminenza erotico sentimentale o puro divertimento e vanagloriosa prepotenza! Io mi rifiuto di tollerare tali tensioni psicologiche, tali ferimenti intimi, tali irrisioni al disio, tali umiliazioni pubbliche e private, tali sofferenze di corpo e di psiche, tali inappagamenti fisici e mentali degeneranti (se reiterati) in ossessione, tali disagi da sessuali ad esistenziali (sfocianti in problemi variabili dall'anoressia sessuale al suicidio). Siamo nel 2010 ed io è dal 1998 che ho smesso di dare la possibilità alle coetanee di stronzeggiare su di me. Inoltre non accetto (come avviene nei rapporti "normali) di dover pagare con probabilità 1 (se non in denaro, comunque in regali, doni, inviti o altre utilità economiche, oppure in tempo, corteggiamenti e rinunce varie, o ancora in sincerità e affetto, per non dire in dignità quando dovrei fare da giullare o da cavalier servente) per poi ricevere in cambio un piacere funzione di variabile aleatoria. Per questo ritengo più onesto e dignitoso per entrambi un rapporto mercenario in cui l'assenza di sentimento (ma perchè in quelli "gratuiti" il sentimento c'è ed è vero?) non implica quella di rispetto o di una qualsivoglia forma di coinvolgimento emotivo. Non è pigrizia la nostra: è solo CONSAPEVOLEZZA dell'irrealtà di certe situazioni (nulla è gratis) della disparità di numeri e di desideri, e voglia di evitare atteggiamenti inutili e alla fine, quando insistentemente ripetuti, anche non dignitosi (oltre che, nel caso di uomini sensibili come me, di evitare a priori la possibilità di lasciarmi irridere, umiliare o sbeffeggiare nel desiderio dalle stronze o comunque di farmi sentire "uno fra i tanti", un banale scocciatore, di guardarmi dall'alto al basso, di guardarmi a prima vista con sufficienza se non con aperto disprezzo, e di ferirmi in seguito emotivamente o di provocarmi disagio psicologico, soprattutto nelle situazioni "asimmetriche" in cui è evidente la bellezza ma non il suo corrispondente intellettuale, ossia il cor gentil, che solo potrebbe consentire all'uomo di star di paro a quel dono divino). Non c'entra la paura di non riuscire: è un calcolo delle probabilità (e non venitelo ad insegnare a me), un puro calcolo razionale. Deriva da una disparità di numeri: tutti bramano la donna bella e giovane e conforme al sogno estetico dell'anima moderna (abbastanza restrittivo), mentre al contrario le donne hanno desideri più vasti, apprezzano varie virtù, varie forme e varie età dell'uomo (per cui tanti potrebbero eventualmente piacere loro), le belle (nel senso specificato) sono poche e la concorrenza è altissima, anche quelle di bellezza mediocre sono circondate da stuoli di ammiratori. E' un rapporto di mille a una. Deriva da una disparità di desiderio: tutti gli uomini bramano, accanto ovviamente agli altri rapporti, una notte di ebbrezza e di piacere con una dama ammaliante, mentre le donne in genere non si concedono se non per amore o per interesse, oppure perchè infatuate (ossia come se fossero innamorate, per opera del seduttore che ha saputo interpretare la parte del dongiovanni conquistando la vanagloria femminile).
La probabilità diviene una su un milione, poiché non si può pretendere di pensare che proprio colei da noi bramata fisicamente sarà attratta da noi e dalle nostre eventuali doti d’intelletto e di eloquenza. Non si può pensare che colei che ci apprezzerà sarà a noi gradita fisicamente. Inoltre si potrebbero possedere doti valide e virtù seduttive, ma non quelle gradite alla donna in questione. Si possono avere tante chiavi ma delle porte sbagliate. Oppure si potrebbe avere la chiave giusta, ma potrebbe essere impossibile usarla per le circostanze inopportune (come i moderni luoghi di divertimenti in cui l'uomo d'intelletto è ridotto ad un nulla, giacché non può mostrare le sue principali doti, ossia la cultura e l'eloquenza, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, mentre la beltà muliebre è comunque resa evidente ed esplica la tutta la sua attrattiva).
E in ogni caso: perché doversi considerare in obbligo a fare qualcosa? Perché doversi sentire, in ciò che dovrebbe essere un ristoro dalle fatiche dello studio e del lavoro, sotto esame? Perché dover accettare di porre la donna, a priori, su un piedistallo, conferirle doni e offerte votive (in senso materiale o figurato), preghiere e corteggiamenti? Perché pagare comunque in moneta o in sentimento, sincerità (quando si recita da seduttori per la sua vanagloria) o dignità (quando si fa da giullari per farla divertire) per lei, e ricevendo in cambio la sola speranza? Perché dover accettare la tensione psicologica da lei imposta (attraverso il suscitare ad arte il nostro desiderio, attraverso il volerci far recitare da seduttori, attraverso il suo metterci alla prova per pura vanagloria, per diletto, per autostima o a volta anche per derisione e umiliazione)?
Anche nei casi di non stronzaggine non è comunque piacevole ricevere continuamente rifiuti come regola (non si può pretendere di pensare di essere graditi nella maggioranza dei casi).
Perché provare n volte con la speranza che la n+1 esima sia quella giusta?
Non siamo tester! Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica".

Mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "occasione" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto (tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti). Non sempre l'occasione esiste (e se esiste, proprio per la sua cruciale rarità , ha spesso la tensione di un esame, non certo il piacere di un divertimento). Non sempre l'occasione è facile (per valutazioni numeriche e di circostanza). Quasi mai: più probabile che le virtù possedute, anche se reali, non siano la vera chiave del consenso di lei (bisognerebbe essere fortunati ad avere in tasca proprio la chiave della porta desiderata) o che, anche qualora lo siano, non riescano ad essere estratte dalla tasca, o vengano perdute nel buio della mediocrità dei divertimenti di massa o nella confusione delle banalità moderne. Spesso dunque il disio resta unilaterale ed allo stadio di illusione. Eppure l'incantamento estetico-amoroso rimane reale per l'uomo, giacché parte della natura.
Un fanciullo brama la donzella avvenente così come un fiore sboccia, un usignolo canta, un prato fiorisce, una cascata irrompe, e quando il suo desire si volge in attività d'intelletto allora i versi e le rime scorrono con quella medesima magia propria dei prodigi di natura, come l'avvento della Primavera o il riflesso sull’onda lucente di quella conchiglia d’argento che chiamiamo Luna.
La donna, al contrario, proprio perché raramente desidera un uomo per la bellezza e se ne invaghisce al primo sguardo, e più facilmente ella vuole prima sondarne il valore per ammirarvi altre virtù, quali la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, non rimane ammaliata da principio (lo sarà forse dopo), e resta libera di decidere senza incantamenti.
Per questo, almeno all'inizio della conoscenza, ed al contrario di quanto, secondo voi, è da un punto di vista fisico, è l'uomo e non la donna a trovarsi in una condizione di debolezza. E questo voi ben lo sanno le escort (è il motivo della loro forza contrattuale), ma ben dovrebbero saperlo delle blogger mosse da onesta curiosità intellettuale. L'uomo è già invaghito e agisce secondo i riflessi condizionati dell'istinto (seppur filtrati dalle convenzioni sociali), ed il suo intelletto e la sua immaginazione sono angustiati dal desiderio, non permettendogli, spesso, di mostrare il meglio delle proprie virtù intellettive, culturali e oratorie, né di sentirsi a proprio agio e rilassato, mentre la donna si deve ancora invaghire e la sua mente è pronta per lasciarsi inebriare "dalle parole che dici umane" o per capire l'inadeguatezza dell'aspirante amante, comunque più libera di scegliere.
E' infatti evidente che, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza.

E non ho intenzione nel nome di una mitologica emancipazione (che piace alle donne sempre e solo nei diritti e mai nei doveri, sempre e solo quando concede loro nuove possiiblità e mai quando toglie privilegi acquisiti) di ritrovarmi in situazioni nelle quali alla donna è data la possibilità di sfoggiare le proprie grazie e spandere subitaneamente disio negli astanti mentre a me è preclusa quella di compensare, se non con lo sfoggio di particolari doti di sentimento o intelletto (impossibile nei fugaci e caotici incontri moderni, nel mondo moderno privo di delicatezza e di gusto), con quanto costruito con la cultura, il denaro, il successo, la fama, il potere, il lavoro, lo studio, il merito o la fortuna individuali. Ecco perchè fino a quando non avrò ottenuto una certa posizione di prestigio o preminenza nella società rifiuterò qualsiasi contatto con le donne non sia l'accordo commerciale dichiarato come nel culto di venere prostituta. E questo non certo perchè sia contrario in linea di principio all'emancipazione femminile (vorrei semplicemente aggiungervi l'emancipazione maschile, specie dal corteggiamento, giacchè non è razionalmente ammissibile che voi possiate cumulare antichi privilegi e moderni diritti e soprattutto usare le vostre armi naturali senza limiti remore nè regole dopo aver privato l'uomo, con l'illusione dell'uguaglianza, di tutto quanto aveva saggiamente costruito nella storia, nella cultura e nella società proprio per bilanciare in desiderabilità e potere il rapporto con voi sì da poter vivere libero e felice e non vedere la sua vita ridotta a una sequenza di irrisioni, umiliazioni e inappagamenti sempiterni d'ogni disio come de facto è in quel folle periodi di "uguaglianza primitiva" imposta costituito dall'età scolare). Limitatamente al problema, il femminismo è innocente: le italiane, nell'ars amandi, erano tali e quali anche ai tempi del Leopardi. E' evidente da come l'hanno trattato.

Il Sultano Beyazid
 
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Steve

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Ciao,

una semplice domanda: che cosa hai intenzione di fare? Con chi stai parlando e di chi di grazia?

Sposto IN SOSPESO.
 
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Mi rivolgo ovviamente all'autrice del blog citato nel primo post in risposta al bell'articolo "sono andato a puttane" (pur nella consapevolezza che non ci leggerà), con l'intenzione (quindi) di stimolare la discussione qui.
Se nessuno vuole discutere pazienza. Mi sembrava comunque un mini-libro una risposta più degna di un semplice insulto all'autrice (che forse proprio quello meriterebbe soltanto per come ci tratta).
 
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Beyazid_II_Ottomano ha scritto:
Mi rivolgo ovviamente all'autrice del blog citato nel primo post in risposta al bell'articolo "sono andato a puttane" (pur nella consapevolezza che non ci leggerà), con l'intenzione (quindi) di stimolare la discussione qui.
Se nessuno vuole discutere pazienza. Mi sembrava comunque un mini-libro una risposta più degna di un semplice insulto all'autrice (che forse proprio quello meriterebbe soltanto per come ci tratta).

come sempre la verità è sta in mezzo... lunghe parole, ma concetti per natura scricchiolanti.
 
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Negli articoli si condannano le sovrastrutture socio-morali e le complicazioni auto-inflitte per giustificare quella che è, l'ennesima, anomalia italiana.
L'unico concetto, a mio avviso, corretto, conciso ed attuale è quello del sesso ludico.

Sesso ludico di cui l'italiano medio è carente se non assente. Piuttosto che chiamare in causa comportamentisti animali, antropologi, signoraggio e quant'altro, non sarebbe più efficace constatare come all'estero, il sesso ludico sia la normalità piuttosto che il nostro agognato miraggio ?
 
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Ma Infatti lasciate da parte questi discorsi filosofeggianti anche in parte veritieri...la verità è che in Italia l'uomo medio è spesso quasi costretto ad andare con una prostituta per avere una vita sessuale non dico soddisfacente quanto nella normalità....in altri paesi il sesso è vissuto più liberamente...in Italia complici vari fattori culturali e di educazione ed anche il fatto che le ragazze sono più sessualmente Inibite rispetto alle ragazze inglesi, americane o latino americane il sesso lo si vive male anche in coppia.....questo si fa...questo no....oggi no...e finisce che alla fine una fidanzata diventa quasi un debito! Sento storie e non pochissime di certi uomini fidanzati da 1-2 anni ed ancora a secco....ma ci rendiamo conto?
Per non parlare di quanto in realtà in Italia risulti spesso più economica una ragazza a pagamento piuttosto che l'immane fatica che bisogna fare per portarsi a letto una ragazza free che prima di uscire con te deve fare uno scanning completo su che macchina hai, come ti vesti e il tuo portafogli....
è tutto in funziona della mentalità...la cultura...l'educazione...e il modo di vivere di un determinato paese !
 
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Mi piacerebbe leggere testimonianze, pro o contro, di quanto ho scritto.
 
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dopo la filippica iniziale
e quest'altro mattone da "Beyazid_II_Ottomano"
a me pare che si siano sprecate un mare di parole
per dei concetti ridondandi ripetuti in varie forme
senza alla fine dire molto.
insomma
tanto fumo e poco arrosto.
:fool:
oppure sono io che non capisco?
:heat:
 
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Boobslover86 ha scritto:
Ma Infatti lasciate da parte questi discorsi filosofeggianti anche in parte veritieri...la verità è che in Italia l'uomo medio è spesso quasi costretto ad andare con una prostituta per avere una vita sessuale non dico soddisfacente quanto nella normalità....in altri paesi il sesso è vissuto più liberamente...in Italia complici vari fattori culturali e di educazione ed anche il fatto che le ragazze sono più sessualmente Inibite rispetto alle ragazze inglesi, americane o latino americane il sesso lo si vive male anche in coppia.....questo si fa...questo no....oggi no...e finisce che alla fine una fidanzata diventa quasi un debito! Sento storie e non pochissime di certi uomini fidanzati da 1-2 anni ed ancora a secco....ma ci rendiamo conto?
Per non parlare di quanto in realtà in Italia risulti spesso più economica una ragazza a pagamento piuttosto che l'immane fatica che bisogna fare per portarsi a letto una ragazza free che prima di uscire con te deve fare uno scanning completo su che macchina hai, come ti vesti e il tuo portafogli....
è tutto in funziona della mentalità...la cultura...l'educazione...e il modo di vivere di un determinato paese !
Il mio discorso filosofeggiante era volto proprio ad evidenziare e discutere il perchè, in risposta all'evidente realtà che tu sottolinei, le "filosofe" dicano che il nostro "andare a puttane" è causato da "retaggi patriarcali".
 
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Rilancio questo thread, sperando di non fare cosa sgradita, perché pieno di spunti interessanti.

Forse era morto lì per via dei due estremi: troppa prolissità da alcuni (ma ne rispetto la profondità e le capacità dialettiche) e dall'altra parte alcune semplificazioni utili ma un po' "stringate".

Questo è il mio umile pensiero, forse semplicistico ma efficace. Premetto che il punto di vista è più maschile che femminile. Non ho la pretesa di rappresentare la maggioranza degli uomini, tantomeno di entrare a fondo nella sensibilità delle donne, ma solo di fornire quella che per me è una chiave di lettura (e operativa), tutto qui.
Per altri potrebbero essere solo un insieme di stupidi assunti.

1) vogliamo una donna bella, curata, maliziosa al punto giusto, affettuosa al punto giusto? Bene, per mantenersi tale dovrà lavorare il meno possibile e/o dedicarsi ad attività più "leggere", creative, e comunque che non la logorino (stress, responsabilità ecc.. non fanno bene alla bellezza, alla salute, alla serenità, e all'erotismo);
2) l'uomo, sempre generalizzando, ha continua voglia di "imprese", sfide, "giochi", attività...

E già le prime due si possono combinare insieme con successo: l'uomo lavora (possibilmente impegnandosi su un campo che lo stimoli e non renda troppo amara la sua giornata) e finanzia la donna, che può così mantenere la sua bellezza e la sua serenità. (Sì, lo so che sto semplificando, ma l'importante è il risultato).
Questo sovvenzionamento finanziario può avvenire in varie forme:
- a vita (matrimonio)
- a tempo determinato (fidanzamento con regalini vari)
- occasionale (prostituzione).

3) il punto debole degli uomini è la voglia che hanno della donna, non solo sesso, ma anche affetto, amore e comprensione; la donna può decidere di sfruttarlo a suo piacimento (mogli e fidanzate) o con un patto chiaro (prostitute); [se non lo sfruttasse chi la manterrebbe? Dovrebbe lavorare sul serio, e allora la femmina che è in lei svanirebbe pian piano come sta succedendo a molte]
4) il punto debole delle donne è, generalizzando, la minore (predisposizione alla) forza fisica; l'uomo poteva decidere di sfruttarlo a suo piacimento (imposizione con la forza, schiavizzazione) oppure solo all'occorrenza (quando non riesce a compensare in altri modi ad una sottile crudeltà di lei).

Anche questi due punti darebbero equilibrio, se non che la donna effettivamente ha la libertà di usare tutte le sue armi con l'uomo, mentre l'uomo non può usare la forza, neanche quando indispensabile (altrimenti si tornerebbe alla preistoria).
C'è poco da fare:
- o si ripristina la 4)
- o si dà un freno alla 3)
- o si rifiutano rapporti basati su uno squilibrio sociale che rende l'uomo schiavo della donna senza possibilità di replica, limitandosi alla sola prostituzione, in cui almeno il patto è chiaro.
Escludo a priori quegli uomini che vogliono diventare sottilmente perfidi in modo femminile per batterle sul loro campo: magari ci riescono, ma poi non sono più veri uomini ma checche isteriche..

5) la donna intimamente ama, in modo totale, un uomo "forte" (varie combinazioni di forza e aspetto fisici, determinazione, successo, ...) e disprezza un uomo "debole". In amore e nel sesso, quindi, la donna non fa la distinzione fra buono e cattivo, ma tra forte e debole (buoni o cattivi che siano). Solo suo figlio può permettersi di essere debole e amato. (E non sempre)

Questo significa che l'eccessiva gentilezza che un uomo può avere nei confronti di una donna è sbagliata da tutti i punti di vista: sia concettualmente che a livello pratico (ti respinge, e fa bene). La donna deve essere rispettata, ma troppo spesso gli uomini (soprattutto gli italiani) fraintendono questo comandamento iniettatogli fin da piccoli con il trattarla come una bambolina.
Parimenti, anche l'uomo dovrebbe rispettato, invece che condannarne sempre i suoi difetti e ignorarne i pregi.

6) tutte queste regole vanno a puttane (in senso metaforico) quando scatta il Vero Amore Corrisposto. In tal caso valgono queste più semplici:
- se ami il tuo partner devi dargli quello di cui ha bisogno (mi sembra di averlo anche letto in un sito che ora non ricordo);
- se non sei in grado di dare al partner ciò di cui ha bisogno, bisogna terminare la relazione (es. uno dei due ha molto bisogno di sesso e l'altro no).
Attenzione però: l'amore spesso ha una durata limitata, e al suo termine le regole principali tornano fuori con tutta la loro efficacia.

Femminucce.. scusatemi, ho totalmente ignorato il vostro punto di vista, parlando di voi come se foste solamente funzionali alla vita degli uomini.
E' chiaro che le cose, dal punto di vista della donna, sono un po' più articolate. Ma un altro errore che gli uomini fanno sempre più è, paradossalmente, cercare di capire le donne. Non so se è chiaro, ma per soddisfare una Donna (e quindi noi stessi) bisogna essere Uomini. Punto.
E se la società non ci permette di essere Uomini, ma solo zerbini, questo non vuol dire che poi la donna ci amerà in quanto zerbini. Questa è la contraddizione spietata di molte società occidentali.

(Gran parte delle ragazze dell'est sono molto più semplici delle nostre: se non sei un vero uomo ti spolpano fino al midollo e ti sputano anche adosso con odio, godendo sadicamente della tua "fine". Se sei un vero uomo ti amano profondamente tutta la vita, ti danno tutto e anche di più, fino a prostituirsi per amore tuo, anche se sei uno stronzo. Basta saperlo...)

Ho buttato lì qualche regola "aurea" (per me) e alcune considerazioni.
Spero di avere acceso l'interesse di qualcuno...

:bye:
 
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