Il secondo incontro
Ciao McCoy,
grazie per il tuo contributo, che mi sembra delineare un atteggiamento di Katia non molto dissimile da quello da me sperimentato. Ne approfitto per rispondere anche alla tua domanda:
Come hai argutamente intuito, Oscar non è né il mio nome reale né quello "di battaglia" ma è solo un tentativo di dare una parvenza umana alla sigla OTR. Quando mi sono registrato, credo che tale chiave fosse o troppo corta o già occupata, per cui ho dovuto cercare un'alternativa. Dato che "Otranto Torino Roma", secondo l'alfabetico fonetico italiano, suonava veramente male, ho optato per "Oscar Tango Romeo", secondo quello aeronautico, che ha un suono un po' più melodioso. Essendo però troppo lungo, alla fine l'ho troncato in Oscar T.R. Ma, ripensandoci, forse O.T. Romeo sarebbe stato più carino ...
Il ritorno da un viaggio di lavoro nel Nordest è stato l'occasione per dare una prima risposta al mio auto-quesito:
IL SECONDO INCONTRO
In realtà, l'intenzione originaria era tentare la doppietta Denisa (di Mestre) + Denise (di Osio), ma poi il destino ha rimesso Katia sulla mia strada...
Serata infrasettimanale, 1:00 di notte. La SS525 è ovviamente meno popolata che nei weekend. Al transito davanti al Perletti, vedo per la prima volta Giulia che passeggia davanti alla sua macchina, il che mi fa pensare che il lavoro latiti davvero, se persino una celebrità come lei ha bisogno di mettersi in mostra per adescare i clienti. Resisto alla tentazione e tiro dritto verso il mio obiettivo originario, ma la stazione di servizio è completamente deserta. Torno indietro verso Osio Sopra, ma Giulia è scomparsa (non la sua BMW, per cui è via in macchina con un collega e non indoor: tempo d'attesa 15' al massimo). Secondo giro e ci sono entrambe le ragazze (Denise in piedi praticamente all'ingresso e Katia seduta davanti al baracchino del benzinaio), ma un collega mi precede e affianca Denise (che poi caricherà), per cui preferisco tirare dritto. Terzo giro e a questo punto o mi "accontento" di Katia oppure vado in bianco. Scelgo ovviamente la prima busta e la affianco, sempre seduta e intenta a fumarsi una sigaretta. Si avvicina e dopo un attimo di esitazione mi riconosce e mi saluta abbastanza cordialmente. Le chiedo cosa si possa fare per 70 (tutto quanto ho nel salvadanaio) e mi dice che al massimo si può andare in macchina (30 per BJ+RAI1 o 50 per BBJ+RAI1). Le dico che in macchina preferisco farle fare solo un lavoretto orale, lei conferma lo stesso rate e si procede, non prima di averle fatto buttare la sigaretta.
LA SOLITA FURBINA
Potendola guardare meglio da vicino, direi che i suoi lineamenti, gli occhi e soprattutto l'abbondante uso di eyeliner richiamano vagamente quelli di questa semisconosciuta cantante inglese di nome Una Healy (che però è rossiccia di capelli, anziché mora come Katia):
Si lagna dello scarso lavoro e del freddo (ma chi è cagione del proprio male pianga se stesso, visto che indossa solo una micro-gonna più corta dei mutandoni di mia nonna, niente calze e solo un paio di scaldamuscoli neri che le arrivano appena sopra il ginocchio) e intanto mi indirizza verso il luogo d'imbosco. Il primo pezzo di strada è lo stesso che conduce al suo "loft", ma ad un certo punto c'è da svoltare in una stradina laterale. E qui riemerge la furbizia di Katia: "Adesso rallenta, perché qui dovresti svoltare a destra. Però, se vuoi, lì avanti c'è un Bancomat e poi andiamo nel mio appartamento". Cerco di opporre una debole resistenza: "Ma ci sarà la tua amica e non mi va di essere lì dentro in quattro...". Lei ha già la risposta pronta: "Tranquillo, tanto la mia amica sta già facendo in macchina.". Ergo un'ultima barriera, facendo leva sul suo spirito da infermierina: "Tu vuoi proprio avermi sulla coscienza. Già così farò tardissimo ... Se poi andiamo in appartamento, praticamente non mi conviene neanche andare a dormire e domani sarò un cadavere!". Cadavere che però Katia ha tutte le intenzioni di rianimare: "Dài, che l'ultima volta non sono riuscita a farti divertire come avrei voluto!". Di rette vie ce ne sono sempre due, per cui decido di abbandonare quella "a dritta" (che porterebbe all'imbosco) e di imboccare invece quella "dritta" (che conduce al Bancomat).
Prelevato lo stretto necessario, il breve tragitto in macchina e a piedi permette di scoprire qualcosa di più sul suo passato (prima di venire in Italia, ha lavorato in Spagna a Barcellona, città che le è piaciuta moltissimo, tanto è vero che si lancia anche in un paio di frasi in spagnolo, ma non in catalano) e di avere ulteriore conferma della sua indole (D: "Ma perché da Barcellona sei finita a Bergamo?" - R: "Vado dove ci sono i soldi").
UN PO' DI RISCALDAMENTO
Stavolta è davvero infreddolita, tanto è vero che si spoglia completamente sotto ma tiene addosso il reggiseno e la maglietta a maniche lunghe, che solleva per permettermi comunque di manipolare il suo seno. Una volta spogliatasi, la sua prima preoccupazione (ancor prima di sistemare gli aspetti burocratici) è di accendere il radiatore elettrico e di "scaldarsi il culo". Così, mentre sto completando la svestizione, posso ammirarla messa alla pecorina davanti al calorifero. Il suo fisico è da brividi, però chi ha letteralmente la pelle d'oca è lei, il che conferma che non stava mentendo sul freddo patito.
Mentre sono voltato un attimo ad ammirare estasiato l'alta opera di ingegneria che permette di separare (si fa per dire) i due giacigli, mi si avvicina da dietro, mi dice "Senti come sono fredda" e mi si appoggia completamente con il suo corpo, cingendomi le braccia al petto. All'inizio i miei brividi sono di freddo ma poi diventano di piacere, perché è davvero una bella sensazione sentirla stretta a me. Peccato che il breve intermezzo duri davvero pochi secondi.
Scherzosamente, le dico che dobbiamo provare a cambiare letto. Mi spiega che quello dell'altra volta (a destra, con l'ingresso alle spalle) è normalmente usato dall'amica, ma che mi aveva fatto accomodare lì perché il materasso è un po' più comodo ("andiamo bene!", penso tra me e me). Alla fine ci sistemiamo su quello di sinistra. Una metà è a dir poco sfondata, l'altra è passabile ma tutte e due sono letteralmente gelate. Bastano comunque pochi secondi per scaldare il materasso col mio corpo e raggiungere un minimo di confort termico.
LA RECE VERA E PROPRIA
Qui cercherò di essere più conciso, riportando solo le novità rispetto al primo incontro. La sequenza delle operazioni è più o meno la stessa della prima volta, però con lei che assume qualche posizione più interessante durante il BJ:
1) Si appoggia sulle mie gambe e rivolge verso di me le sue disposte a rombo, con la vagina a portata di mano. Mi lascia campo libero, raccomandandosi solo che non le infili le dita dentro. La prima volta, mi era invece sembrato che fosse rimasta molto più guardinga, stando molto attenta a non rivolgere mai i suoi genitali verso di me, durante il BJ.
2) Si mette a "69", per cui mi ritrovo i suoi genitali esterni e il suo foro anale davanti al mio volto. Lo spettacolo è davvero notevole, perché l'area circostante è perfettamente depilata e pulita e il tutto è perfettamente delineato. E' forte la tentazione di procedere con un cunnilingus o con un anal rimming, ma il timore di contrarre qualche malattia sessuale mi inducono a più miti consigli, per cui proseguo con l'opera di titillamento.
Dopo il BJ, si passa alla sintonia di RAI1. Stavolta scarta a priori lo "smorzacandela" e mi dà nuovamente l'impressione di non gradire una permanenza troppo prolungata dentro la sua vagina. Comunque, il menù comprende:
1) Pecorina: nessun commento particolare (anche perché si tratta di una posizione sostanzialmente passiva per lei; al limite avrebbe potuto allungare una manina e fare un massaggio scrotale nel mentre ...). Il suo fondoschiena si conferma un'opera d'arte.
2) Mission: quando mi calo su di lei e inizio a spingere, solleva le sue gambe e me le serra forte attorno ai miei glutei, massaggiandomi nel contempo la schiena con le mani (direi quindi buon impegno da parte sua).
Dato che neppure stavolta riesco a venirle dentro, si conclude nuovamente con un "BHJ". Anche in questa fase, si lascia carezzare un po' ovunque e mi sgrida solo quando mi avventuro nuovamente su verso la sua nuca. Per inciso, i suoi seni sono molto sodi e, in questa fase, i capezzoli davvero turgidi. Da parte sua, oltre a ripetere quanto già fatto la scorsa volta, ricorre anche alla tecnica del "pizzicotto al capezzolo". Devo dire che non l'ho trovato esattamente piacevole, ma se non altro è indice della presenza di un buon numero di conigli nel suo cilindro. Negli ultimi minuti prima del climax, l'incitamento si alterna a brevi fasi di scoramento ("Dai, però cerca di venire, perché non ce la faccio più con le braccia!"). Si conclude con un COB (il mio però ...).
Terminata la pulizia e la rivestizione, mi chiede un ulteriore regalino di 20, ma le dico che il rate di 100 già include una generosa mancia, al che Katia ironizza un po' su tale aggettivo e probabilmente mi colloca nella categoria dei "generosi come zio Paperone".
GELOSIA
Alla fine dell'incontro, prima di lasciare il "loft", faccio il finto tonto e le domando come si chiami l'amica con cui lo condivide. "Perché lo vuoi sapere?" mi domanda con fare sospettoso. "E' solo una curiosità, visto che la nomini sempre. La mia amica di qui, la mia amica di là ...". Katia è veramente gelosa del suo parco-clienti e mi risponde "Se proprio vuoi saperlo, chiedilo a lei!".
Strada facendo, il leit motiv di ogni argomento di discussione è la sua cronica mancanza di liquidi (i vestitini che compra al sexy shop costano una fucilata, solo per il micro-gonnellino che io avevo scambiato per un paio di mutande ha dovuto spendere quasi 100 Euro, non può tornare in Romania troppo spesso perché non ha abbastanza soldi, e poi vi risparmio tutto il resto ...). Le chiedo se sia "amica" anche di qualcun'altra delle ragazze che vediamo lungo lo stradone, ma mi dice di fare comunella solo con l'altra "benzinaia", che conosce già dai tempi di Constanta.
Arrivati al distributore, rischio di travolgere Denise, che sta passeggiando (o meglio, ancheggiando) proprio lungo il ciglio della strada anziché attendere sotto la tettoia (il che è un'ulteriore conferma che gli affari sono proprio magri). "Attento a non travolgere la mia amica!" mi sgrida Katia. "Allora, mi fermo a chiederle come si chiama, visto che non vuoi dirmi il suo nome?". "No, no, te lo dico, ma vai avanti fino al mio posto! Si chiama ... (lunga esitazione da parte sua) ... Denise" (pronunciato con la 'e' finale, non alla francese). Insomma, è chiaro che se vorrò provare l'amica Denise, dovrò farlo quando Katia non è presente, per evitare che poi mi tenga il broncio e che la sua prestazione scada su livelli pessimi.
Prima di farla scendere le domando "Visto che anche questa volta ti ho fatto fare un sacco di ginnastica, mi sa che non vorrai più tornare con me, giusto?". "No, no, torna, torna" è la sua risposta. Confortato dal suo spirito di sacrificio, la saluto e inizio il lungo viaggio per tornare a casa.
Ciao McCoy,
grazie per il tuo contributo, che mi sembra delineare un atteggiamento di Katia non molto dissimile da quello da me sperimentato. Ne approfitto per rispondere anche alla tua domanda:
a proposito curioso il tuo nick, quasi una crasi di Oscar e OTR
Come hai argutamente intuito, Oscar non è né il mio nome reale né quello "di battaglia" ma è solo un tentativo di dare una parvenza umana alla sigla OTR. Quando mi sono registrato, credo che tale chiave fosse o troppo corta o già occupata, per cui ho dovuto cercare un'alternativa. Dato che "Otranto Torino Roma", secondo l'alfabetico fonetico italiano, suonava veramente male, ho optato per "Oscar Tango Romeo", secondo quello aeronautico, che ha un suono un po' più melodioso. Essendo però troppo lungo, alla fine l'ho troncato in Oscar T.R. Ma, ripensandoci, forse O.T. Romeo sarebbe stato più carino ...
Il ritorno da un viaggio di lavoro nel Nordest è stato l'occasione per dare una prima risposta al mio auto-quesito:
Di indole resta sicuramente un'OTR, anche se un giudizio definitivo andrebbe emesso dopo averla conosciuta meglio.
IL SECONDO INCONTRO
In realtà, l'intenzione originaria era tentare la doppietta Denisa (di Mestre) + Denise (di Osio), ma poi il destino ha rimesso Katia sulla mia strada...
Serata infrasettimanale, 1:00 di notte. La SS525 è ovviamente meno popolata che nei weekend. Al transito davanti al Perletti, vedo per la prima volta Giulia che passeggia davanti alla sua macchina, il che mi fa pensare che il lavoro latiti davvero, se persino una celebrità come lei ha bisogno di mettersi in mostra per adescare i clienti. Resisto alla tentazione e tiro dritto verso il mio obiettivo originario, ma la stazione di servizio è completamente deserta. Torno indietro verso Osio Sopra, ma Giulia è scomparsa (non la sua BMW, per cui è via in macchina con un collega e non indoor: tempo d'attesa 15' al massimo). Secondo giro e ci sono entrambe le ragazze (Denise in piedi praticamente all'ingresso e Katia seduta davanti al baracchino del benzinaio), ma un collega mi precede e affianca Denise (che poi caricherà), per cui preferisco tirare dritto. Terzo giro e a questo punto o mi "accontento" di Katia oppure vado in bianco. Scelgo ovviamente la prima busta e la affianco, sempre seduta e intenta a fumarsi una sigaretta. Si avvicina e dopo un attimo di esitazione mi riconosce e mi saluta abbastanza cordialmente. Le chiedo cosa si possa fare per 70 (tutto quanto ho nel salvadanaio) e mi dice che al massimo si può andare in macchina (30 per BJ+RAI1 o 50 per BBJ+RAI1). Le dico che in macchina preferisco farle fare solo un lavoretto orale, lei conferma lo stesso rate e si procede, non prima di averle fatto buttare la sigaretta.
LA SOLITA FURBINA
Potendola guardare meglio da vicino, direi che i suoi lineamenti, gli occhi e soprattutto l'abbondante uso di eyeliner richiamano vagamente quelli di questa semisconosciuta cantante inglese di nome Una Healy (che però è rossiccia di capelli, anziché mora come Katia):
Si lagna dello scarso lavoro e del freddo (ma chi è cagione del proprio male pianga se stesso, visto che indossa solo una micro-gonna più corta dei mutandoni di mia nonna, niente calze e solo un paio di scaldamuscoli neri che le arrivano appena sopra il ginocchio) e intanto mi indirizza verso il luogo d'imbosco. Il primo pezzo di strada è lo stesso che conduce al suo "loft", ma ad un certo punto c'è da svoltare in una stradina laterale. E qui riemerge la furbizia di Katia: "Adesso rallenta, perché qui dovresti svoltare a destra. Però, se vuoi, lì avanti c'è un Bancomat e poi andiamo nel mio appartamento". Cerco di opporre una debole resistenza: "Ma ci sarà la tua amica e non mi va di essere lì dentro in quattro...". Lei ha già la risposta pronta: "Tranquillo, tanto la mia amica sta già facendo in macchina.". Ergo un'ultima barriera, facendo leva sul suo spirito da infermierina: "Tu vuoi proprio avermi sulla coscienza. Già così farò tardissimo ... Se poi andiamo in appartamento, praticamente non mi conviene neanche andare a dormire e domani sarò un cadavere!". Cadavere che però Katia ha tutte le intenzioni di rianimare: "Dài, che l'ultima volta non sono riuscita a farti divertire come avrei voluto!". Di rette vie ce ne sono sempre due, per cui decido di abbandonare quella "a dritta" (che porterebbe all'imbosco) e di imboccare invece quella "dritta" (che conduce al Bancomat).
Prelevato lo stretto necessario, il breve tragitto in macchina e a piedi permette di scoprire qualcosa di più sul suo passato (prima di venire in Italia, ha lavorato in Spagna a Barcellona, città che le è piaciuta moltissimo, tanto è vero che si lancia anche in un paio di frasi in spagnolo, ma non in catalano) e di avere ulteriore conferma della sua indole (D: "Ma perché da Barcellona sei finita a Bergamo?" - R: "Vado dove ci sono i soldi").
UN PO' DI RISCALDAMENTO
Stavolta è davvero infreddolita, tanto è vero che si spoglia completamente sotto ma tiene addosso il reggiseno e la maglietta a maniche lunghe, che solleva per permettermi comunque di manipolare il suo seno. Una volta spogliatasi, la sua prima preoccupazione (ancor prima di sistemare gli aspetti burocratici) è di accendere il radiatore elettrico e di "scaldarsi il culo". Così, mentre sto completando la svestizione, posso ammirarla messa alla pecorina davanti al calorifero. Il suo fisico è da brividi, però chi ha letteralmente la pelle d'oca è lei, il che conferma che non stava mentendo sul freddo patito.
Mentre sono voltato un attimo ad ammirare estasiato l'alta opera di ingegneria che permette di separare (si fa per dire) i due giacigli, mi si avvicina da dietro, mi dice "Senti come sono fredda" e mi si appoggia completamente con il suo corpo, cingendomi le braccia al petto. All'inizio i miei brividi sono di freddo ma poi diventano di piacere, perché è davvero una bella sensazione sentirla stretta a me. Peccato che il breve intermezzo duri davvero pochi secondi.
Scherzosamente, le dico che dobbiamo provare a cambiare letto. Mi spiega che quello dell'altra volta (a destra, con l'ingresso alle spalle) è normalmente usato dall'amica, ma che mi aveva fatto accomodare lì perché il materasso è un po' più comodo ("andiamo bene!", penso tra me e me). Alla fine ci sistemiamo su quello di sinistra. Una metà è a dir poco sfondata, l'altra è passabile ma tutte e due sono letteralmente gelate. Bastano comunque pochi secondi per scaldare il materasso col mio corpo e raggiungere un minimo di confort termico.
LA RECE VERA E PROPRIA
Qui cercherò di essere più conciso, riportando solo le novità rispetto al primo incontro. La sequenza delle operazioni è più o meno la stessa della prima volta, però con lei che assume qualche posizione più interessante durante il BJ:
1) Si appoggia sulle mie gambe e rivolge verso di me le sue disposte a rombo, con la vagina a portata di mano. Mi lascia campo libero, raccomandandosi solo che non le infili le dita dentro. La prima volta, mi era invece sembrato che fosse rimasta molto più guardinga, stando molto attenta a non rivolgere mai i suoi genitali verso di me, durante il BJ.
2) Si mette a "69", per cui mi ritrovo i suoi genitali esterni e il suo foro anale davanti al mio volto. Lo spettacolo è davvero notevole, perché l'area circostante è perfettamente depilata e pulita e il tutto è perfettamente delineato. E' forte la tentazione di procedere con un cunnilingus o con un anal rimming, ma il timore di contrarre qualche malattia sessuale mi inducono a più miti consigli, per cui proseguo con l'opera di titillamento.
Dopo il BJ, si passa alla sintonia di RAI1. Stavolta scarta a priori lo "smorzacandela" e mi dà nuovamente l'impressione di non gradire una permanenza troppo prolungata dentro la sua vagina. Comunque, il menù comprende:
1) Pecorina: nessun commento particolare (anche perché si tratta di una posizione sostanzialmente passiva per lei; al limite avrebbe potuto allungare una manina e fare un massaggio scrotale nel mentre ...). Il suo fondoschiena si conferma un'opera d'arte.
2) Mission: quando mi calo su di lei e inizio a spingere, solleva le sue gambe e me le serra forte attorno ai miei glutei, massaggiandomi nel contempo la schiena con le mani (direi quindi buon impegno da parte sua).
Dato che neppure stavolta riesco a venirle dentro, si conclude nuovamente con un "BHJ". Anche in questa fase, si lascia carezzare un po' ovunque e mi sgrida solo quando mi avventuro nuovamente su verso la sua nuca. Per inciso, i suoi seni sono molto sodi e, in questa fase, i capezzoli davvero turgidi. Da parte sua, oltre a ripetere quanto già fatto la scorsa volta, ricorre anche alla tecnica del "pizzicotto al capezzolo". Devo dire che non l'ho trovato esattamente piacevole, ma se non altro è indice della presenza di un buon numero di conigli nel suo cilindro. Negli ultimi minuti prima del climax, l'incitamento si alterna a brevi fasi di scoramento ("Dai, però cerca di venire, perché non ce la faccio più con le braccia!"). Si conclude con un COB (il mio però ...).
Terminata la pulizia e la rivestizione, mi chiede un ulteriore regalino di 20, ma le dico che il rate di 100 già include una generosa mancia, al che Katia ironizza un po' su tale aggettivo e probabilmente mi colloca nella categoria dei "generosi come zio Paperone".
GELOSIA
Alla fine dell'incontro, prima di lasciare il "loft", faccio il finto tonto e le domando come si chiami l'amica con cui lo condivide. "Perché lo vuoi sapere?" mi domanda con fare sospettoso. "E' solo una curiosità, visto che la nomini sempre. La mia amica di qui, la mia amica di là ...". Katia è veramente gelosa del suo parco-clienti e mi risponde "Se proprio vuoi saperlo, chiedilo a lei!".
Strada facendo, il leit motiv di ogni argomento di discussione è la sua cronica mancanza di liquidi (i vestitini che compra al sexy shop costano una fucilata, solo per il micro-gonnellino che io avevo scambiato per un paio di mutande ha dovuto spendere quasi 100 Euro, non può tornare in Romania troppo spesso perché non ha abbastanza soldi, e poi vi risparmio tutto il resto ...). Le chiedo se sia "amica" anche di qualcun'altra delle ragazze che vediamo lungo lo stradone, ma mi dice di fare comunella solo con l'altra "benzinaia", che conosce già dai tempi di Constanta.
Arrivati al distributore, rischio di travolgere Denise, che sta passeggiando (o meglio, ancheggiando) proprio lungo il ciglio della strada anziché attendere sotto la tettoia (il che è un'ulteriore conferma che gli affari sono proprio magri). "Attento a non travolgere la mia amica!" mi sgrida Katia. "Allora, mi fermo a chiederle come si chiama, visto che non vuoi dirmi il suo nome?". "No, no, te lo dico, ma vai avanti fino al mio posto! Si chiama ... (lunga esitazione da parte sua) ... Denise" (pronunciato con la 'e' finale, non alla francese). Insomma, è chiaro che se vorrò provare l'amica Denise, dovrò farlo quando Katia non è presente, per evitare che poi mi tenga il broncio e che la sua prestazione scada su livelli pessimi.
Prima di farla scendere le domando "Visto che anche questa volta ti ho fatto fare un sacco di ginnastica, mi sa che non vorrai più tornare con me, giusto?". "No, no, torna, torna" è la sua risposta. Confortato dal suo spirito di sacrificio, la saluto e inizio il lungo viaggio per tornare a casa.