Una domanda al Magnifico Rettore sorge spontanea: un matrimonio di successo prevede come condizione necessaria che l'uomo smetta per sempre di andare a PAY?
La mia esperienza è che di noi stessi ci si può fidare poco, almeno nel lungo termine.
Non so perchè, ma non avevo notato la domanda per parecchi giorni.
Preliminarmente occorre conferire un senso condiviso al termine
di successo riferito ad un matrimonio.
Direi che più o meno tutti potremo convergere sul fatto che un matrimonio può dirsi tale se vi si ritrovano due requisiti:
- una durata considerevole, preferibilmente
sine die
- che lo stesso sia vissuto con globale soddisfazione da ambedue i partner (ove con globale non intendo dire su tutti gli aspetti, quanto piuttosto in termini di media).
Ciò premesso, hai toccato un punto nevralgico quando hai detto che di noi stessi ci si può fidare poco, almeno nel lungo termine. Noi sottostimiamo il fatto che cambieremo nel tempo, in modo lento ma progressivo, e che incrollabili certezze di oggi potrebbero divenire delle possibilità domani, ed un errore grossolano dopodomani.
Con ciò, mi verrebbe di dire che un matrimonio può essere di successo pur andando a pay: se l'hobby trombereccio non interrompe l'unione, e non inserisce all'interno della dinamica di coppia perturbazioni tali da ridurre la soddisfazione di uno dei due o di entrambi, non osta scopare a pagamento.
Non per tutti ciò è possibile: spesso si confronta la pay, giovane e spensierata, con la compagna invecchiata e con problemi, tendendo a svalutare quest'ultima in ragione dei pregi (spesso più proiettati, che intrinseci) visti nella pay.
Se poi successo impone anche aver rispettato certi patti, quel mutuo senso di esclusività, quella promessa ed attesa di fedeltà, allora il successo è stato quanto meno imperfetto.
Insomma, sposarci ed andare a pay non ci renderà del tutto pessimi, ma alquanto figli di mignotta sicuramente si.