E' difficile spiegare come funzionava con me ma sicuramente il modo in cui mi proponevo risultava fastidioso per un certo tipo di cliente e questo era intenzionale, per scremare insomma. Il fatto che bisognasse interagire via mail con me per potermi incontrare, già creava degli scambi epistolari a volte minimi, altre volte corposi. Solo una personea incline a ciò poteva accettare quel tipo di contatto e di conseguenza raramente mi ritrovavo di fronte persone brusche e poco inclini al dialogo. Anche se un paio di volte mi é capitato comunque di trovare un troglodita. E infatti se chiudo gli occhi me li ricordo in hd. Devo dire poi che molti clienti avevano un buon livello culturale e quindi era un piacere discorrere su diversi argomenti con loro. Le confidenze erano frequenti. Più da parte loro che da parte mia. Alcuni avevano necessità di sfogare i loro problemi, di parlare delle loro sofferenze prima o dopo il sesso. Il fatto che facessi un numero relativamente limitato di incontri mi permetteva di rimanere anche mezz'ora in più della solita ora a parlare o ascoltare. Certo non accadeva sempre.. ma per la mia esperienza questo bisogno di ampliare il rapporto a qualcosa che andasse oltre il sesso c'era di frequente. Tutto però avveniva nel contesto dell'incontro. Anche quando raramente qualcuno rimaneva a mangiare, oppure rimaneva oltre il tempo stabilito, era per me il continuo di un incontro. Che poi quel tempo non avesse compenso é un altro conto, ma mentalmente per me si rimaneva in quel contesto. Anche perché il loft.. diciamo che alcuni lo vedevano come un luogo di confidenze o anche di confessioni. Come se ad una puttana si potesse dire tutto.. tanto di lì non sarebbe uscito niente. Chiamate e mail le ricevevo anche oltre quelle di accordo per gli incontri ma mentre alle mail rispondevo sempre, non ho mai chiamato nessuno né mandato sms, tranne quando richiesto. Ho sempre pensato fosse una regola ovvia della professione. Fare la puttana significa anche non esistere, una volta chiusa la porta. Se questo é quello che il cliente desidera. Mi ricorderò sempre di un cliente che aveva la moglie malata terminale. Lui ogni volta entrava e mi ricordava che era lì perché un'amante sarebbe stato uno sgarro terribile visto che lui amava sua moglie. La prima volta che venne a trovarmi, dubitai di questa storia perché in tanti si giustificavano per essere venuti da me. Lui forse lo percepì e la seconda volta mi fece vedere alcune foto terribili, di lei in ospedale. Era una persona molto colta, giovane ma durava poco. A differenza di altri non voleva (o non poteva, non lo so..) farlo la seconda volta. I primi dieci minuti gli offrivo il caffè che gli piaceva tanto. Poi gli facevo sesso orale. Il resto del tempo parlavamo. Forse faceva bene ad entrambi ma non la definirei amicizia. Diciamo che alcune persone sviluppano empatia nei confronti di altre. E' un trovarsi.. come nel mondo non pay. Io ho sempre preferito mantenere tutto dentro i confini dell'incontro, come se normalmente ciò ne facesse parte. Anzi.. all'inizio avevo sconfinato, sbagliando e pagandone le spese. Ho imparato dopo a stabilire quali fossero i giusti confini. Secondo me i clienti dovrebbero godere della compagnia della ragazza per tutto quello che questa riesce ad offrire e uscire da quella porta contenti, magari con la voglia di replicare ma senza farsi troppe domande. Io mi interrogo da sempre sull'animo umano e su ciò che mi circonda, forse fin troppo... ma ho capito che questo ambito lo si gode a fondo solo se si prende quello che viene senza provare a dargli un nome. I nomi confondono, le emozioni appagano. Ovviamente questo é solo il mio punto di vista.