Femminicidio - Quando non basta limitarsi solo a condannare

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Se il numero di donne che uccidono gli uomini è inferiore ciò non è a mio avviso ascrivibile ad una loro inferiorità fisica quanto piuttosto ad una indole maggiormente violenta del carattere maschile
 
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la domenica appena passata è stata terribile, per quanto riguarda questo tema. https://milano.corriere.it/notizie/...14-11e9-959d-8634d2ae544d.shtml?refresh_ce-cp Qui abbiamo l'ennesima merda che, non potendo sopportare che la mogli lo abbia lasciato, la uccide, lasciando i figli orfani (perchè un escremento tale non è certo da considerare un padre). Il tragico è che a fatti così ci stiamo abituando.
Quest'altro, però, supera ogni immaginazione: https://www.repubblica.it/esteri/20...idanzata_e_4_membri_della_famiglia-237812302/ Qui non si tratta solo di femminicidio (tutta la famiglia di lei ed anche il suo ragazzo sono stati massacrati), ma questo succede quando si arriva a pensare che una ragazza, o donna, sia nostra proprietà, e che non sia in diritto di lasciarci e vivere la sua vita.
Lo stesso giorno, come se non bastasse, è arrivata questa chicca: https://www.corriere.it/cronache/19...no-d195adae-e7a5-11e9-a50b-b68918ff7623.shtml A parte certe ovvie considerazioni da fare sul nostro sistema giudiziario, che reputo da terzo mondo, e che mi fa vergognare di essere italiano; a parte il notare che bella famigliola sia quella del subumano in questione (se avessi un figlio del genere gli farei sapere che lo vorrei vedere morto, questi invece lo accoglieranno a casa con tutti gli onori), una considerazione va fatta per tutti e tre gli episodi. Queste ragazze sono state uccise in quanto tali, ed in quanto volevano essere libere, padrone del proprio destino, e non rimanere con simili individui (e come biasimarle?) Io tremo già al pensiero che mia figlia, quando avrà l'età, incontri la persona sbagliata. Non sono ne' un rambo, ne' un cuor di leone, ma se dovesse accadere che un ragazzo si comporti in maniera aggressiva o violenta nei suoi confronti, non credo proprio che mi limiterei a sporgere denuncia alla polizia e ad aspettare che la legge segua il suo corso. Comunque mi pare incredibile che ci sia ancora chi contesta l'uso della parola FEMMINICIDIO
 
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genietto1983

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contestano l'espressione femminicidio perchè non la comprendono in sè.. non capiscono la differenza tra il commettere violenza, o uccidere, la compagna, l'amica, o la qualunque persona che si sta (per dire) rapinando, dal reato commesso esattamente contro quella persona per il suo genere, nel caso l'essere donna. ci sono ancora persone che non ragionano purtroppo..
 
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—>
Esatto, un mare di stronzate telecomandate dai media, feminicidio come ci fosse una differenza tra L’ omicidio e L’ omicidio di una donna, bohhh. Come se le donne, oltre la metà della popolazione mondiale fossero tutte sante e vittime. E con il femminicidio tante altre idiozie, il razzismo che in Italia non c’è ma è propagandato dagli stessi che propagandano il femminicidio, e tante altre stronzate ong stile. Le uniche vittime sono quelli che ci credono, aggratis, perché gli atri a pagamento dicono e fanno finta di credere a qualunque cosa. Dire stronzate retribuite è meno faticoso che lavorare, tutto qua.
 
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@Rettore Infizz: mi era sfuggito, purtroppo alla barbarie non c'è mai fine.
@rocco13: purtroppo le tue parole esprimono la leggerezza con cui tante persone giudicano questo fenomeno. È più grave l'omicidio di una donna rispetto a quello di un uomo? Certo che no, un omicidio è un omicidio. Ma la legge predispone delle circostanze aggravanti, ed il femminicidio dovrebbe figurare tra queste, ed invece non lo è.
Queste donne non sono state uccise per caso; sono stare massacrate per aver lasciato schifezze di uomini che le consideravano loro proprietà. C'è chi considera la donna "amata" come propria proprietà, ed adotta il principio "o mia o di nessuno". Mi lasci? Ed io ti uccido, o ti sfregio con l'acido (vedi Lucia Annibale o Gessica Notaro), o ti stalkerizzo fino a quando non cambi idea. Succede anche si maschi? Si, ma in misura molto minore. Le leggi devono anche rispecchiare i cambiamenti di una società, e se decine di donne continuano a morire ogni anno, e decine di bambini rimangono orfani, perchè questi pezzi di merda non si rassegnano al fatto che essi sono nullità e che meritano di vivere da soli, il legislatore deve prenderne atto. Domenico Morrone, il subumano che ha bruciato viva Fabiana Luzzi se ne va in licenza premio dalla sua bella famigliola; Ruggero Jucker, che ha squartato Alenya Bortolotto, dopo 10 anni si gode la libertà (in entrambi i casi: grazie magistrati italiani! Ma andate aff...). Perché c'è anche questo problema: i nostri giudici, se possono mostrare clemenza verso gli assassini, lo fanno, appigliandosi ad ogni possibile cavillo. L'introduzione dell'aggravante di femminicidio dovrebbe renderglielo più difficile. Negare il fenomeno del femminicidio e parlarne con il fastidio che tu mostri non fa altro che aggravare il problema
 
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È più grave l'omicidio di una donna rispetto a quello di un uomo? Certo che no, un omicidio è un omicidio. Ma la legge predispone delle circostanze aggravanti, ed il femminicidio dovrebbe figurare tra queste, ed invece non lo è.

Se l'omicidio di una donna rispetto a quello di un uomo non è più grave, perché dovrebbe esserci l'aggravante?

Sono d'accordo che "femmicidio" è una invenzione mediatica senza senso.

Quanto al perché ciò avviene, va chiesto al Professore. Non propenderei per l'ipotesi culturale, quanto per un movente che viene da una angoscia profonda, profondissima, che ha forse la causa in qualche trauma infantile, in qualche traumatica negazione d'amore che viene rivissuta moltiplicata.

Il rimedio è forse proprio nella educazione, che va fatta già da bambini, ma può non bastare, alla perdita, al danno irreparabile, al non illudersi che la felicità esista, perché se credi alla felicità, e credi che una persona ti dia la felicità, quando scopri che la felicità per te non ci sarà più nella vita ti casca il mondo addosso.

Aggiungerei che nella maggioranza in questi casi si assiste ad un omicidio-suicidio, sono i casi che, secondo me, originano da una sofferenza profonda, tanto insopportabile da richiedere la morte per porre fine alla sofferenza.

Non giustifico l'omicidio sia chiaro, ma non mi ergo a facile censore.

Mentre è facile giusto e onesto condannare chi agisce per un movente egoistico e antisociale (il ladro, il rapinatore, il truffatore, l'estorsore, il corrotto, ecc.) non mi è facile ergermi a censore di uno che uccide e poi si uccide, perché capisco che lì il dramma nasce da una sofferenza profonda.

Non credo di essere l'unico in questa posizione. Se drammi come Otello, Pagliacci o Cavalleria Rusticana hanno successo è perché vediamo in essi la tragedia che è insita nel vivere. Nessuno fa drammi sullo scippatore in metropolitana.

"Temete, signor, la gelosia. È un'idra fosca, livida, col suo veleno se stessa attosca, vivida piaga le squarcia il seno"
(Arrigo Boito, Otello)"

Nessuno di noi creda di potere essere immune dai comportamenti tanto facilmente condannati negli altri. Quando si tratta del profondo dell'animo umano, gli altri siamo noi.

Vengono in mente le parole dal libretto del Faust di Gounod, non conosco l'originale Goethiano ma credo che Friedrich lo possa trovare e meditare:

"Je ne trouvais pas
D'outrage assez fort
Jadis, pour les péchés des autres.
Un jour vient où l'on est
Sans pitié pour les nôtres!
Je ne suis que honte à mon tour!"

"Non trovavo mai
Parole abbastanza dure
Per i peccati degli altri.
Arriva poi il giorno in cui altri
Non hanno pietà di noi!
È ora il mio turno di essere coperta di vergogna!"

In questi casi, di fronte al dramma del vivere, francamente le chiacchiere - anche le mie - stanno a zero.
 
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Sulla questione della entità della pena, sfondi una porta aperta.
In questo paese il carcere è stato abolito da tempo.
L'ergastolo dura al massimo 16 anni, e le altre pene si scontano interamente per un terzo scarso della pena cui si viene condannati.

Ma questo vale per tutti i reati, è un problema generalizzato del nostro modo di pensare, cioè del fatto che, in ultima analisi, più che buoni siamo buonisti.
 
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Vengono in mente le parole dal libretto del Faust di Gounod,
"Non trovavo mai
Parole abbastanza dure
Per i peccati degli altri.
Arriva poi il giorno in cui altri
Non hanno pietà di noi!
È ora il mio turno di essere coperta di vergogna!"
50enne, leggo sempre con interesse i tuoi post, ma qui siamo in enorme disaccordo. Allora con questa logica dovremmo relativizzare tutto, anche il comportamento di mafioso e camorristi (crescono in un contesto difficile, con poche prospettive per il futuro) o quello di terroristi e jihadisti (credono di agire in nome di un ideale). No, non è questione di essere censori, ma per questa gente non si può empatizzare. Non è che l'omicidio di una donna sia più grave in se; è la motivazione (tu sei di mia proprietà; non stai con me, perciò ti uccido) che rende il reato più efferato rispetto ad un normale omicidio. Ed il fatto che uomini di tutti i ceti si rendano protagonisti di questo crimine (il FEMMINICIDIO, che esiste, eccome se esiste) fa capire quanto questa mentalità sia diffusa. Vuoi dirmi che il Morrone,al quale auguro di fare una brutta fine in carcere, soffriva, quando ha bruciato viva la povera Fabiana? O l'assassimio di Noemi Durini, sepolta viva (anche per lui lo stesso auspicio)?O che Marco Sarcinelli (idem come sopra), era in preda ad un dramma interiore, quando picchiava ed umiliava la moglie davanti a figli ed amici, non fermandosi nemmeno di fronte ai carabinieri? Lì il femminicidio non c'è stato, ma solo perché l'uomo è stato fermato prima. Possiamo negare che il femminicidio esista, che sia un'invenzione delle femministe (che io non ho mai amato tra l'altro) ma dubito che Fabiana, Noemi, Nadine e le migliaia di donne uccise ogni anno in tutto il mondo per lo stesso motivo sarebbero d'accordo.
 
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Quanto al perché ciò avviene, va chiesto al Professore.

Non si può generalizzare, ogni storia è a sé stante.
In questa https://www.rainews.it/tgr/puglia/a...dio-6ecdddc9-64f7-4a2d-a8c7-9ec7e9c1c7c0.html forse anche il burn out avrà giocato un ruolo.

La particolarità del femminicidio è insita nel fatto che ad uccidere è colui il quale avrebbe invece dovuto tutelare al massimo il soggetto che poi viene ucciso e che tale reato viene a maturare proprio in ragione del fatto che ci si era assunti questo impegno facendo nascere una relazione di coppia.
In tal senso ciò che deve farci inorridire è in generale l'uxoricidio, di cui il femminicidio costituisce la variante schiacciante in termini percentuali.
 
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Il camorrista non lo giustifico.
Il jihadista sì.
Il che non significa che non voglia sterminarlo, anzi lui più del camorrista, per cui potrebbe bastare la galera.

La differenza tra essere buoni e buonisti è forse questa. Il buono arriva a capire le motivazioni di una persona, e capisce che la via dell'inferno può essere lastricata di buone intenzioni. Vede il lato umano. Capisce che al suo posto ci sarebbe potuto essere lui stesso.

Il camorrista non ha buone intenzioni, insegue solo un tornaconto personale. Il jihadista ha delle buone intenzioni: vuole migliorare il mondo, ritiene la cosa così necessaria da spararmi addosso per migliorare il mondo. Ne consegue che io ritenga necessario che lui sparisca dalla faccia della Terra, ma gli riconosco la motivazione ideale.

Nel caso dei delitti della gelosia, io riconosco che si tratta - per lo più, e mi rendo conto che generalizzare è difficile - di delitti che scaturiscono da passioni, passioni che generano angoscia profonda, e in certi casi odio profondo - e l'odio è un sentimento umano come l'amore, nessuno di noi ne è immune - e che portano ad atti distruttivi e violenti.

Sulla condanna processuale non ho il minimo dubbio. Sulla condanna "morale" mi astengo, perché sono di fronte ad una tragedia del profondo dell'anima. Capisco la giustezza e la necessità della pena, ma mi astengo dall'odio perché so che io, e tu, e chiunque, posti in quelle circostanze, potremmo agire in quel modo, potremmo perdere il controllo. E magari c'è chi è poco geloso, ma uccide la suocera, e anche quello lo "capisco". Non siamo fatti per avere sempre il controllo di noi stessi, purtroppo.

Sul "femminicidio", è pura invenzione. Gli uomini, per caratteristiche ormonali, fisiche e culturali, sovrastano le donne fisicamente e sono anche più violenti. Le donne possono essere estremamente violente anch'esse: forse avrai visto qualche filmato di baby-sitter che sbatte al muro un infante che non la smette di piangere. Forse sai che in questo paese gli infanticidi sono quasi al livello dei femminicidi. Sono delitti mostruosi, commessi quasi sempre da donne, che non generano allarme sociale, perché la Donna è Madonna e guai a parlarne male.

Dobbiamo chiederci: degli omicidi commessi dalle donne, quanti sono contro donne e quanti contro uomini? E degli omicidi commessi dagli uomini, quanto sono contro uomini e quanti contro donne? Forse scopriremmo che, in media, gli uomini uccidono molto più uomini di quanto le donne uccidano di più le donne. Ma anche questa sarebbe una statistica stupida.

Secondo me la spiegazione è un'altra. Molte coppie sono in una relazione sado-maso inconscia. Molte donne non lasciano il loro uomo perché inconsciamente apprezzano il rapporto condito da schiaffi e pugni.

Tu conosci il proverbio tedesco che dice: "Ogni condannato si cerca il suo boja".

La donna che sta con l'uomo violento l'ha scelto perché è violento. O le piace la violenza, oppure all'inizio della relazione l'uomo stronzo la faceva sentire protetta, e quindi s'è messa con lo stronzo (oppure vuole l'uomo che la schiaffeggia perché le ricorda il padre per cui aveva un'attrazione Freudiana). Ti pare tanto strano? La donna del mafioso sta col mafioso perché è mafioso.

Poi un giorno la tizia scopre che la relazione con l'uomo violento ha un'altra faccia che forse lei non aveva calcolato. Ma non è interamente vittima, poiché raccoglie ciò che ha seminato.

A tua figlia non "capita" l'uomo violento, perché gli uomini non "capitano" alle donne, se li scelgono! Educa tua figlia a prendere consapevolezza delle proprie pulsioni masochistiche in modo da sfogarle in modo sano anziché mettersi con un uomo violento.

Comunque non siamo più nella Calabria degli anni '20. Oggi penso che non ci siano più delitti "d'onore". Ci sono delitti passionali. Non sono d'accordo con la tua idea di "proprietà della donna", che può essere alla base di un delitto d'onore. La gelosia è cosa diversa dal senso di "proprietà". La gelosia è un sentimento che alberga nel profondo della psiche umana.
 
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Voglio aggiungere che i casi come quello di Cogne non arrivano alla prima pagina dei giornali perché non c'è, come dire, il "giallo". La colpevole, in genere, è evidente.

Allo stesso modo, i delitti passionali fino a poco tempo fa facevano il trafiletto in cronaca locale.
Ora invece ogni femminicidio arriva in prima pagina perché c'è una selezione di cosa mettere in prima pagina.
Anni fa era l'atto di pedofilia - non è che ora non avvengano più queste cose, ma le prime pagine sono occupate coi femminicidi - e magari in altri momenti l'attenzione sarà sull'omicidio stradale, o sui suicidi per uso di psicofarmaci, i morti sul lavoro ecc.

Se c'è un problema, questo dovrebbe emergere dalle statistiche. Le statistiche non ci dicono che c'è un problema di "femminicidi". Le morti sul lavoro, per fare un esempio, sono enormemente di più ma - a parte qualche ondata mediatica - non vanno sui giornali, eppure in media sono 3 morti al giorno, ma da qualche tempo non sono più "di moda" giornalisticamente. Abbiamo un tasso di femminicidi che è una frazione di quello delle "femministissime" Finlandia e Germania.

Questo articolo è del 2012.

https://llemgam.wordpress.com/2012/05/10/il-femminicidio-finlandese/

Come vedi, in Germania il tasso di femminicidi è molto più alto che in Italia. Eppure in Germania non se ne parla, immagino non abbiano neanche questa stupida parola, e in Italia sì.
 
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7 anni da quando ho aperto questo thread: sogno il giorno in cui la moderazione lo chiuderà con la nota QUESTIONE RISOLTA

https://www.corriere.it/cronache/19...ne-bceb94ea-0dca-11ea-8033-a2d631aa9706.shtml

PALERMO — Un atroce*femminicidio, l'ennesimo. Avvenuto alla vigilia della giornata mondiale sulla violenza sulle donne. Una rumena di 30 anni è stata*accoltellata da un imprenditore*siciliano che ne ha occultato il cadavere nelle campagne fra Partinico e Balestrate, lungo la strada fra Palermo e Trapani, dopo aver appreso dalla donna, con la quale aveva una relazione extraconiugale, che era incinta. E tutto si scopre perché la scena del delitto matura nel cono di osservazione delle telecamere con audio installate attorno alla casa vacanze di un signore che, all’interno dell’abitazione,*ha finito per assistere in diretta alle fasi dell’aggressione.*

Ascoltando, sconvolto, la voce disperata di*Ana Maria Lacramioara Di Piazza, inseguita dall’imprenditore edile di Partinico*Antonino Borgia, 51 anni, un coltello in mano. Con lei terrorizzata: «Lascia il coltello, vuoi uccidere anche il bambino? Io ti amo, tu mi ami, non può finire così...».*

Adottata e coccolata da piccola da una famiglia siciliana di Giardinello, Ana Maria Lacramioara Di Piazza era sparita per un giorno, ma i carabinieri grazie a quell’input sono riusciti a collegare rapidamente la sua scomparsa con il profilo di Antonio Borgia, adesso accusato di questo nuovo orrore che ha per vittime una donna e una creatura mai nata.*

(Leggi*qui*il profilo di Ana, che gioiva della sua gravidanza, e del suo killer spietato)

La rapida soluzione del giallo si deve anche al senso civico del pensionato che si è accorto della furibonda lite esplosa fra l’uomo e la donna non lontano da una piazzola di sosta dove era rimasto il furgone usato per appartarsi, quello dell’impresa Borgia. Poi,*lei in fuga, lui all’inseguimento, senza pantaloni. Immediata la chiamata al 112. Quindi le ricerche. Ma frattanto la coppia aveva proseguito la corsa. Con Borgia che, alla notizia della gravidanza, inferiva sul corpo prima con un bastone brandito già all’interno dell’abitacolo dove era pronto a consumare un rapporto sessuale, poi finendola a coltellate, compreso un taglio alla gola.*

Tutto nasce da una relazione sentimentale che Borgia deve avere considerato solo un’avventura, mentre la rumena, dopo un primo periodo, avrebbe chiesto all’imprenditore di lasciare la moglie, di rivelare tutto ai figli, soprattutto dopo il test di gravidanza.*

«Mi ha chiesto continue somme di denaro in cambio del silenzio» è la motivazione echeggiata in caserma prima di essere ascoltato dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto procuratore Chiara Capaoluongo. Terrorizzato dai riflessi che le rivelazioni di Ana Maria Lacramioara Di Piazza avrebbero potuto avere nella sua vita familiare e in quella lavorativa, Borgia, nell’ultimo furtivo incontro ha tirato fuori un coltello pensando di potere gettare via un pezzo della sua seconda vita soffocando amante e caratura.*

Fino a*scavare malamente una fossa, nascondere il cadavere, tornare a casa, farsi una doccia, andare perfino dal barbiere e lavare il furgone, senza però riuscire a cancellare tracce ematiche trasformate nella definitiva prova che lo ha costretto ad ammettere il delitto.
 
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Io penso che le donne uccidono di meno semplicemente perché agiscono di meno. Come sono in media meno capaci di cambiare una gomma o di cambiare una lampadina, di cambiare una presa elettrica o di salire sul tetto a sistemare l'antenna, così in media sono "meno capaci" di tirare una coltellata. Inoltre sono in media meno dotate fisicamente e quindi meno letali nell'atto di violenza. Un uomo perde la testa, dà una forte sberla alla moglie, quella cade per terra e sbatte la testa. Una moglie in genere non può dare una sberla ad un uomo tanto forte da farlo cadere per terra. Lo scoppio di rabbia violenta è più pericoloso per la parte fisicamente e muscolarmente meno dotata.

Tuttavia, da un punto di vista diciamo di volontà e di intenzione violenta, le donne non sono meno capaci degli uomini, sono solo meno capaci al momento dell'attuazione del proposito.
 
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Mah, con questa storia dei femminicidi: all'inizio sembrava una delle solite uscite di cattivo gusto del cattivo (nel senso di scadente) giornalista di turno. E invece anche in questo caso il trash l'ha avuta vinta, ed è piaciuta la definizione presa da quanto accadeva in una cittadina del messico, una di quelle di confine con gli Usa, dove regna sovrano il malaffare, e dove per un periodo le prostitute erano prese di mira, e ammazzate.
Uno si inventa un orrendo neologismo ad effetto, e subito da noi qualche cultore di belle lettere, buono e aperto di mente, professionista del femminismo, lo adotta.
Quello che nel mondo reale ancora esiste è la triste e ineliminabile realtà dell'omicidio, con ciò intendendo la soppressione della vita umana, a qualunque genere o tendenza sessuale appartenga quella vita.
Resta il fatto che i maschi ammazzano soprattutto altri maschi, in stragrande maggioranza; e che il rapporto (vado in via empirica) tra maschicidio e femminicidio sarà di 100 a 1.
Quindi la vera emergenza in Italia, ma anche nel resto del mondo, messico compreso, è l'uccisione di maschi.
 
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Buon giorno, hai ragione, ma l'omicidio di un maschio non fa notizia e l'omicidio di una donna (visto che vengono uccise di meno in valore assoluto) fa più notizia. E vivendo in una società dove bisogna apparire e riempire le pagine dei social (una volta erano quelle dei giornali), l'omicidio di una donna( o il femminicidio) fa notizia
Buona giornata
ares
 
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