Femminicidio - Quando non basta limitarsi solo a condannare

Infatti l'aggravante specificante consiste nel fatto che ad uccidere è un parente/amico/amante/marito/compagna della donna offesa.
Ne abbiamo già parlato
http://community.punterforum.com/showthread.php?t=92245

Si può sicuramente unire

Rectius, l'aggravante consiste nel fatto che ad uccidere è un parente/amico/amante/marito/compagno della persona offesa.

Sarebbe stata una mostruosità se la legge, come credevo, avesse differenziato il caso di uccisione di una donna da parte di un uomo dal caso di uccisione di un uomo da parte di un uomo, o di una donna da parte di una donna, o di un uomo da parte di una donna, fermo restando il requisito della relazione tra vittima e omicida.

La legge, a quanto ho capito da rapida verifica, è scritta meglio di come la stampa e la retorica femminista ce la presenta, proprio perché la legge, al contrario della stampa, non fa alcuna distinzione di genere e dà alla vita di tutte le persone lo stesso "valore" (o, se preferite, dà la stessa pena per la privazione della vita di tutte le persone, indipendentemente dal sesso).
 
Ciao Biglucky, forse mi sono espressa male..io dico che se parla troppo.
Per ogni omicidio di queste povere donne ci sono fiumi di parole, colpevoli mai trovati o condannati a pene ridicole, ore e ore di dirette televisive, vite scandagliate fin nelle cose
piu' intime, i dettagli degli efferati omicidi narrati nei minimi particolari.. è troppissimoo!!
E questo lo dico unicamente perchè tutto cio' provoca nella massa, come si puo' ben vedere, un effetto di emulazione.
Piu' o meno consciamente tutte queste informazioni violente entrano rapidamente ma fermamente nella mente, e vengono assimilate in automatico come una pratica "quasi normale".
Non dico di NON parlarne, ci mancherebbe..ma sicuramente di dosarne bene il modo e la quantita'.Che lo vogliamo ammettere o no questa nostra societa' è molto violenta,siamo subissati da violenza da ogni dove. c è bisogno di controbilanciare il tutto non di affondare la spada sempre di piu'.
Ps- cmq i Tg ne parlano da alcuni giorni di questa giornata di domani.


Infatti,riguardo a ciò che sostieni,ca pure da dire che pure alcuni film su mafia e camorra,vedi i vari Gomorra serie,il film su valanzasca ecc,ecc,fanno pure pubblicità a questo personaggi,anziché denuciarne i fatti,esistono purtroppo coglioni che si fanno influenzare negativamente,perché nei film e nelle serie TV,tante volte il cattivo è visto come un macho,forte e capace di accoppiarsi con il maggior numero di femmine possibile.
Mentre dovrebbe essere visto sotto un altra veste....vabbe non mi dilungò oltre.
 
Riguardo al tema del femminicidio, vorrei porre all'attenzione di tutti gli errori ricorrenti che spesso vengono fatti in materia di comunicazione, da parte dei media e della pubblicità.
Questi errori rafforzano, anzichè indebolire, quegli stereotipi che bisognerebbe abbattere per limitare la violenza sulle donne.


Primo stereotipo creato dai mass media:
lo stupratore è uno sconosciuto che abborda la donna in un ambiente estraneo, spesso isolato o di notte, la donna è vestita o si atteggia in modo da attirare l’attenzione.
No. Secondo le statistiche raccolte dai centri anti violenza, il 63,7% delle violenze è compiuto dal partner o dall’ex partner.


Secondo stereotipo: quello della donna con il volto tumefatto, l’occhio nero, raccolta in un angolo nell’atto di piangere.
E’ un immagine fuorviante dal punto di vista della comunicazione, perchè sposta l’attenzione su chi subisce la violenza e non su chi la commette.
E’ costui che dovrebbe essere il soggetto delle campagne anti violenza, è la figura del violentatore che dovrebbe essere soggetto dell’analisi, non la sua “vittima” che tende in questo modo ancora di più ad autovittimizzarsi.
La prima cosa che i centri antiviolenza insegnano alle donne che si rivolgono loro è a non autocolpevolizzarsi..


Terzo stereotipo: l’amore fatale.
Espressioni come “dramma della gelosia”, “troppo amore”, “ delitto passionale”, rimandano ad una cultura virile che vede le donne come oggetto da possedere ed ogni onta all’uomo come un crimine da lavare con il sangue. Ridurre i delitti di genere a melodramma, riconduce la violenza alle attenuanti del delitto d’onore, abolito in Italia solo nel 1981.
Legare l’amore alla morte rimanda ad un immaginario dell’amore come estremo, sacrifico, martirico, tipico di un romanticismo che ancora sopravvive:
nutrendolo rendiamo questa congiunzione mortifera ancora attuale, anzi glamour, sfociamo nel pulp. Ma la violenza non è una fiction.


Quarto stereotipo: la giustificazione della violenza.
Frasi come “era stato licenziato”, “era depresso”, “si sentiva tradito”,”non poteva vedere i figli”, “aveva perso casa”, “lei era sempre critica con lui”, presentano la violenza come conseguenza di qualcosa.
La responsabilità della violenza è di chi la compie. Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce. La violenza non ha nessuna ragione.
 
leggevo giorni fa i dati del ministero degli interni reltivi al 2017
poco più di 600 omicidi, nettamente e costantemente in calo
di questi circa 200 sono donne cioè circa un 30%
quindi apparentemente la storia dei femminicidi sembra ingigantita...
il dato che non c'è è chi sono gli autori dei delitti.....
leggevo tempo fa che gli omicidi maschi sono ben più del 80%

quindi più che alle vittime sarebbe da guardare agli autori
... ma la stampa, italiana, è al 56° posto mondiale sull'attendibilità ed autorevolezza.... peggio che terzo mondo
 
Hard, se metti un link della fonte del Ministero, ci darei un'occhiata, perchè così non mi è chiaro che cosa intendi.
Se ho capito bene, questo "poco più" (termine non adatto quando si parla di morti) di 600 omicidi mette insieme gli omicidi che possono avere le cause più disparate (regolamenti fra criminali, rapine) .
Dunque non c'entrano con i delitti di genere.
Il discorso sarebbe più ampio, non parlavo soltanto di assassini, ma anche di violenze che non sfociano in un atto estremo come la morte.
Le statistiche dei centri antiviolenza, (che allego con il numero delle persone che vi si sono rivolte) dimostrano che le violenze sono in aumento.
Oggi sicuramente sono molte di più le donne che hanno la forza di rivolgersi a questi centri, ma rimane un sommerso enorme per motivi vari, ad esempio una vendetta successiva.

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Le statistiche dei centri antiviolenza dimostrano due cose:

a) che i casi denunciati aumentano. E' noto, del resto, che v'è un'alta percentuale di calunnie tra i casi di denuncia di violenza. Tali calunnie vengono incoraggiate dal continuo battage mediatico sulla violenza contro le donne. Se una minorenne scopa in discoteca e poi deve giustificare la cosa davanti alla madre che sa che la porterà dal ginecologo, fa prima a dire che è stata violentata da un marocchino o da uno zingaro, tanto si legge tutti i giorni sui giornali, anziché confessare candidamente alla madre che ha raggiunto l'età della scopata.

b) che i casi di "stupro in famiglia", che quarant'anni fa non esistevano (perché non erano considerati stupro) sono in aumento. La denuncia per stupro, con l'ambiente culturale che s'è creato, è diventata un regolamento di conti tra coppie scoppiate. E la cosa assurda è che c'è chi spinge per aumentare ulteriormente il termine di denuncia (che già ora è il doppio di quello dei reati normali, 6 mesi contro 3 mesi per tutti gli altri reati perseguibili a querela di parte).

Queste "statistiche" sono un tipico esempio di un fenomeno creato, in realtà, da certo giornalismo. E' invece assai probabile che gli stupri veri (al netto, cioè, degli stupri tra amanti, di quelli tra fidanzati, di quelli finti e simulati) sia in diminuzione proprio perché la cultura maschile, negli ultimi decenni, s'è evoluta e non vede assolutamente più in nessuna parte del paese una donna sola in minigonna la sera come una che vuole essere denunciata (al netto degli immigrati dal Pakistan e dal Bangladesh, naturalmente). Ancora negli anni '90 in certe zone del paese una ragazza coi pantaloni era vista in modo strano, oggi no.

C'è da scommettere che, tra dieci anni, la percentuale di violenze sessuali tra persone aventi una relazione salirà al 50, 60, 70% parallelamente al numero, anch'esso in aumento, delle denunce. Il tuo ex s'è messo con un'altra e tu sformi dalla rabbia? Che problema c'è? Si fa una bella denuncia per stupro avvenuto 3 mesi prima che vi lasciaste.

L'effetto emulazione secondo me non è negli stupri, ma nelle denunce di stupro.
 
Giornata contro la violenza di genere

Oggi è la giornata contro la violenza di genere.
Io considero le donnea cosa più bella del
Pianeta e non vorrei mai che qualcuno le usasse violenza
 
Sul tema sono d'accordo, sull'uso del termine specifico ormai (purtroppo) entrato nel gergo comune molto meno. L'omicidio comprende tutti, possono esserci aggravanti ma non può ritenersi una species dell'omicidio l'uccisione di una donna. I legislatori del passato erano molto più attenti e precisi di quelli di oggi(basti pensare all'altra bestialità dell'omicidio stradale) Per tacere della bruttura del neologismo. Il problema poi va risolto sul campo, non sulla carta come ormai avviene quasi sempre in questo stato
 
È il prezzo che le donne pagano per l'emancipazione che hanno tanto voluto e ottenuto..E credetemi lo dico con l'amaro in bocca..è quello che noi chiamiamo progresso..E mai come in questo caso sento di dire che si stava meglio quando si stava peggio. Prima il valore della famiglia era sacro.. Prima di buttare al vento un matrimonio ci si pensava mille volte.. La donna subiva se c'era da subire senza lamentarsi.. Ora no.. Basta il minimo problema, basta uno stronzo che ci prova e addio matrimonio..

Ormai le donne scelgono, le donne fanno e le donne disfano...E questo certi uomini non lo accettano.. Scatenando in loro l'ira che gli acceca.. Spingendoli a compiere gesti atroci..
Ed è sconcertante vedere come in questi casi i gesti di emulazione siano molto frequenti.. Ogni qual volta avviene un femminicidio i giorni successivi ne avviene subito un altro.. Fateci caso..
 
@sweden: ma infatti, credo anch'io che parlare in modo così eccessivo di femminicidio si riveli controproducente. Non dico che non bisogna parlarne però negli ultimi anni si sta dando a questo fenomeno (seppur gravissimo sia chiaro) una rilevanza mediatica veramente eccessiva.
Primo perché ci possono essere casi di emulazione come hai giustamente sottolineato tu, secondo perché sempre più donne sono convinte di vivere in una sorta di far west dove una non può uscire di casa senza essere malmenata e terzo perché sempre più uomini stanno arrivando a pensare "va bene parlare di violenza sulle donne ma perché non si parla mai di separati costretti a dare metà del loro stipendio all'ex moglie, dei tizi che arrivano a 25 anni senza aver mai baciato, dei giovani che si sentono inadeguati alla società e letteralmente non escono mai di casa e di altri problemi al 99% maschili?"

Se si parlasse un po' meno di femmincidio (che, ripeto, non significa non parlarne affatto o sminuire il problema) ci sarebbero meno casi di emulazione, le donne si sentirebbero meno "in pericolo costante" e i maschi si sentirebbero meno trascurati.
 
Certunque sia, vorrei ricordare che in un paese (in)civile come il nostro il reato del cosiddetto DELITTO D'ONORE è stato tollerato fino agli inizi degli anni '80, poi abrogato. In pratica lo Stato riconosceva attenuanti e condanne minori a colui che, ad esempio, ha ucciso la moglie perchè lo tradiva.

Il delitto d'onore puniva sia la donna che uccideva il marito sia il marito che uccideva la moglie. Non c'era eccezione di genere. In ogni caso il delitto andava compiuto nell'immediatezza del fatto, cioè se torni a casa improvvisamente e scopri tua moglie con l'amante e, nello scatto d'ira, uccidi uno dei due. Non c'è mai stata attenuante per l'omicidio premeditato, anche se cagionato dall'ira del tradimento.

Art. 587 cp
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

"nello stato d'ira" veniva a quanto ne so interpretato come nell'immediatezza della scoperta. In ogni caso l'articolo si applica a "chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella" e non solo agli uomini che uccidono la moglie.

Per quanto mi riguarda, il codice penale ha circa 750 articoli e per ogni fattispecie prevista come sanzionabile andrebbe fatto il giorno della retorica, del nastrino e del blablà.

E questo anche senza far finta di non capire che molte relazioni "violente" tra uomo e donna non sono altro che relazioni sado-maso inconsapevoli.

Se tuo marito ti picchia torni da tua madre, non vai dai Carabinieri a denunciarlo per poi tornare a casa normalmente. La trovo una grave forma di abuso dei Carabinieri, che hanno altro da fare che mettersi nelle liti domestiche. Fai la denuncia e avvii le pratiche di separazione o divorzio. Sennò è tutta una sceneggiata.

La saggezza popolare da sempre dice "tra moglie e marito non mettere il dito" perché la lita è per molte coppie una forma di interazione e la lite violenta è, per alcuni, pure un modo di eccitarsi.

Io comunque non provo pena per la gente sbranata dal proprio Pitbull né per le donne uccise dal deliquente che si sono sposate. Ti piace il cane violento o l'uomo "de cortello" perché ti piace far paura agli altri, e pensi che quella violenza, potenziale o attuale, non si applichi a te. Ti piace sentirti protetta dall'uomo violento. Poi quando tocca a te fai la "vittima di genere".
 
Da ISTAT:
"Per i maschi, sebbene l’incidenza degli omicidi si mantenga tuttora sempre nettamente maggiore rispetto alle femmine, i progressi sono stati molto visibili. "

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donne

Gli uomini vengono uccisi il doppio rispetto alle donne.
Gli omicidi di donne sono in calo.
Questa è la statistica, il resto sono manipolazioni mediatiche.
 
Rammento (mi tocca farlo a cadenze fisse) che uno degli elementi caratterizzanti il femminicidio è il fatto che (nella maggior parte dei casi) tra l'omicida e la deceduta vi fosse una preesistente relazione affettiva e/o di parentela. Il reato si caratterizza (sul piano morale, più che per quello legale) per il fatto che l'assassino è persona che avrebbe dovuto tutelare in modo specifico quella donna, e non ucciderla.
 
Si può vederla in un altro modo: il reato si caratterizza (sul piano morale, più che per quello legale) per il fatto che la vittima è persona che avrebbe dovuto specificamente essere fedele all'assassino, e non cornificarlo.

A scanso di equivoci: io non sto certo giustificando l'omicidio come conseguenza dell'infedeltà! Ma mi pare evidente che nella stragrande maggioranza dei "femminicidi" vi sia l'elemento del tradimento. Ciò mi pare porre in secondo piano la relazione "di tutela", affettiva ecc.
Ci sono persone che, di fronte al tradimento, diventano disperatamente feroci, e con Compar Alfio dicono "in odio tutto l'amor finì".

Di fronte al marasma emotivo causato dalla scoperta del tradimento, l'omicidio è una delle risposte umane, anche se sicuramente la più esecrabile.

Nelle statistiche ISTAT sopra riportate trovo interessante che i tassi di femminicidio a carico di persone "partner o ex" - che sono, in molte regioni, molto meno della metà di omicidi di donne in generale - le regioni in testa sono quelle del Nord, con una del Centro in mezzo.
Le prime sono infatti: Friuli Venezia Giulia, PA di Trento, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria. A questo punto c'è la Sardegna (che è di Centro), poi Campania, Calabria, Abruzzo e poi le altre.

Lo stereotipo del marito geloso e violento come tipicamente meridionale viene forse negato da questa statistica. I maggiori "femminicidi di coppia" avvengono anzi nell'ex Impero Austro-Asburgico.

Nella regione con la più alta incidenza, il Friuli Venezia-Giulia, siamo a 4,2 omicidi per ogni milione (1.000.000) di donne ogni anno, a conferma del fatto che il cancan mediatico è di lunga maggiore della effettiva pericolosità sociale del problema. La media nazionale per il 2017 è stata di 1,4 omicidi per ogni milione di donne.

Un omicidio è sempre una cosa gravissima ma penso che i numeri dovrebbero aiutare a vedere il problema nelle sue reali dimensioni.
 
Rammento (mi tocca farlo a cadenze fisse) che uno degli elementi caratterizzanti il femminicidio è il fatto che (nella maggior parte dei casi) tra l'omicida e la deceduta vi fosse una preesistente relazione affettiva e/o di parentela. Il reato si caratterizza (sul piano morale, più che per quello legale) per il fatto che l'assassino è persona che avrebbe dovuto tutelare in modo specifico quella donna, e non ucciderla.

Non sono d'accordo.
È razzismo di genere, etimologicamente parlando, che colloca su un livello più grave l'omicidio in generale.
Già prima esisteva il termine uxoricidio per individuare nello specifico l'uccisione del coniuge o parricidio per un grado di parentela generale.
Non è necessario mettere tre puntini sulla stessa i solo per amplificare la morte di una donna per mano di un uomo.
Rimane pur sempre omicidio anche per la legge.
 
! Ma mi pare evidente che nella stragrande maggioranza dei "femminicidi" vi sia l'elemento del tradimento.

Purtroppo no, se almeno dobbiamo assumere come statisticamente significativi i servizi dei telegiornali che ci vengono proposti, l'elemento scatenante non è il tradimento quanto piuttosto l'incapacità di accettare la fine di una relazione preesistente.
Un gravissimo segno di generale immaturità dell'attuale genere maschile, apparentemente impossibilitato ad accettare e a razionalizzare la negazione dei propri desideri.
 
Vero, ma per molta gente legata ad un concetto tradizionale di matrimonio e di eterna fedeltà giurata, quella che persone moderne chiamano "fine della relazione" persone antiche chiamano "tradimento" o "corna".

L'idea di "fine della relazione" è qualcosa che per secoli se non millenni è stata dimenticata. Fino a pochi decenni fa non c'era il divorzio, c'era l'adulterio. L'idea che i matrimoni abbiano un inizio e una fine è del tutto nuova, se vogliamo è rivoluzionaria, rompe consuetudini profondamente radicate nelle mentalità.

Le separazioni di fatto ci sono sempre state, naturalmente, ma non sono mai state un fatto normale, s.t. quelle non consensuali o quelle in cui è la donna ad abbandonare l'uomo.

Forse il fatto che i "femminicidi per relazioni terminate" sono più frequenti al Nord che al Sud è indice del fatto che al Nord sono "più avanti" in quanto a divorzi e matrimoni sciolti.

Già venti - trenta fa in Inghilterra una persona su due era figlio di genitori divorziati. Trent'anni fa una tale statistica in Italia sarebbe stata impensabile. Fra non molto sarà invece normale anche da noi, e probabilmente prima al Nord e poi al Sud.

Il problema di questa "società", del matrimonio, è che si crea per consenso ma si scioglie senza consenso, per atto unilaterale.

Non sono convinto che le donne siano più capaci di accettare l'abbandono degli uomini. Le corna sì, l'abbandono non credo. Però le donne sono meno capaci di uccidere dell'uomo, per una inferiorità fisica di fondo. Un uomo può prendere una donna e sbatterle la testa al muro e con un colpo la può uccidere. Una donna questo non può farlo, deve usare un'arma, deve avere l'intenzione di uccidere, mentre un uomo può uccidere nello scatto d'ira, preterintenzionalmente.
 
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