scegliere un lavoro "normale" e guadagnare le stesse cifre
Ma ti sembra che abbia una logica questo che hai scritto?
Non hai saputo che ogni lavoro viene pagato di più o di meno secondo vari parametri tra cui la maggiore o minore possibilità di avere un impiego meglio retribuito? Secondo te un operaio di primo livello sta al primo livello e prende il sessanta percento del suo collega di quinto perché il numero cinque nella sua religione porta male?
Mi avevi appena fatto i complimenti per i toni e me li sono già bruciati, mi spiace ma sono seccato. Nella discussione non conta solo la gentilezza, una forma di rispetto è anche dire cose che abbiano senso.
Non ho mai trovato il tempo o forse la motivazione per dire come la penso e non ce l'ho nemmeno adesso ma voglio fare perlomeno un riassunto molto sommario. Non parlerò di politica ma di economia politica e del funzionamento della società sì, per quanto occorre alla discussione.
Ora vi spiego come la penso.
Io sono comunista, credo che il denaro non debba rendere o essere accumulato e che serva solo come mezzo di scambio tra beni o servizi in contesto corrente. Credo che la proprietà privata sia lecita nei limiti di quanto serve e si è in grado di utilizzare e non debba costituire ricchezza o patrimonio. Credo che la sacrosanta distinzione tra le retribuzioni debba essere nell'ordine del venti o trenta percento tra quella minima e quella massima, che è una differenza che consente decisamente di distinguere un livello di vita di sussistenza da un altro agiato, mentre differenze maggiori possono servire soltanto ad accumulare privilegi materiali durevoli che serviranno, poi, a ridurre in soggezione qualcun altro che non li ha. Credo che gli uomini e le donne debbano curare l'aspetto sessuale della loro vita secondo i propri bisogni e inclinazioni come fanno con gli altri aspetti, credo che in una società perfetta nessuno parlerebbe male della prostituzione perché la prostituzione sarebbe inutile e non ci sarebbe neppure la parola. Credo in tutte queste cose perché credo che in quel modo le persone avrebbero pochi o nessun motivo di dissidio, più energie da spendere produttivamente e tutti se ne avvantaggerebbero.
Credo tutte queste cose ma vivo in Italia nel 2015 in un contesto differente e mi adatto.
Nella società che abbiamo adesso, con le sue abitudini, regole, convenzioni, meccanismi di funzionamento, la prostituzione serve, ha un valore sociale enorme, è indispensabile; è inutile chiedersi se è giusta o lecita una cosa di cui non si può fare a meno. In altri contesti sociali è stata assimilata all'accattonaggio perché effettivamente non se ne sentiva un gran bisogno, oggiogiorno non si sa ammettere di aver creato un modello di società che è obbligato ad integrarla.
E' perfettamente inadeguato distinguere chi si serve della prostituzione perché non ha nessuno da chi ha già moglie e amante, chi è vecchio da chi è giovane, ciascuno ha i suoi bisogni e se tu non puoi stare due giorni lontano da casa senza scopare e io non ho nessuno con cui farlo abbiamo entrambi bisogno di una prostituta allo stesso modo. Se fossimo in Polinesia prenderemmo per mano una ragazza e la condurremmo dietro una pianta; non si rifiuterebbe perché tutti sanno che è un'attività piacevole. E se mio nonno aveva le ruote era una cariola. Per questo
quello della prostituta è un lavoro, hic et nunc.