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Io voglio tutto tranne vendere per verità le cose. Oltretutto qui non siamo al mercato, ma in uno spazio di libero scambio di idee.È la tua opinione, puoi provare a venderla per verità ma tale non diventerà. A me sembra sempre la stessa storia , se la volpe non arriva all'uva, l'uva è acerba.
Accetto il tuo punto di vista in genere, e ti posso anche dare ragione. A patto di vedere le cose in una chiave un tantino più complessa.
Prima cosa.
Una cosa evitiamola, nel 2025.
Basta con questa storia della "volpe e l'uva". Basta, per favore!
"Quando qualcuno critica qualcosa è perché non ci arriva".
Troppo semplice, amico mio. Non dico (solo) a te, dico al mondo.
Troppo, troppo semplice e riduttivo.
Può essere vero in certi casi, ma questo tormentone della volpe e l'uva è tutta la vita che lo sento.
Già me lo diceva la maestra alle elementari.
E poi cosa significa "arrivare all'uva"? TROMBARE Free? Se è per questo, ci siamo arrivati penso quasi tutti. No?
Io non mi credo tanto meglio degli altri, anzi, se qui dentro c'è un coglione, quello sono io.
Quando qualcuno critica una realtà, ci potrebbero essere ragioni più profonde e più varie.
Non è solo invidia, "uva acerba", persona non realizzata, persona che "non ci arriva". Ripeto, non me la prendo con te, ma con un luogo comune che non vuole crepare. Un luogo comune che circola nella vita, in rete, sui giornali, in TV.
Se io dico: il sesso Pay è come il Free, significa che non riesco a fare sesso Free.
Se io dico: avere tanti soldi non rende un uomo felice, significa che sono un fallito che non riesce a fare soldi.
Se io dico: avere troppi "amici" crea anche tante rotture di coglioni, significa che sono un asociale che non riesce a stringere rapporti autentici.
E via, la lista potrebbe andare avanti all'infinito, sempre sul binario dello stesso "giochino".
però continuo a credere che tutti gli altri che non pagano non siano cretini, scemi, tonti, infelici o schiavi di relazioni tossiche, anzi onestamente la maggior parte di quelli che conosco vivono bene, chiaro che in mezzo ci sono gli zerbini e quelli divorziati coi casini ma aimhe la perfezione non esiste.
Occhio, non mi scambiare per lo "Zio". Per favore, cita un punto del mio post dove considero CRETINI gli altri. Queste sono tue conclusioni.
Io sono arrivato alla conclusione che la scopata Free comporta più costi che benefici, e gli unici benefici sono per L'EGO (mi sento appagato perché figo!), e non per l'effettiva qualità del sesso. Ho fatto scopate Pay molto meglio che Free, e non è successa solo a me questa cosa.
Ma torniamo al discorso dell'invidia, che merita una certa riflessione.
Torno a dire che l'invidia è chiamata in causa con troppa facilità. E, sopratutto, dimentichiamo che l'invidia nasce da situazioni contingenti e limitate a quelli che sono i nostri valori. L'invidia è spesso data per scontata, ma non è capita a fondo. Si tratta di un'emozione molto soggettiva e INTIMA, che raramente emerge là dove ci si aspetta.
Facciamo un esempio.
Sono al semaforo, si ferma davanti a me un tipo col Ferrari Testa (di cazzo?) Rossa.
Se io fossi un appassionato di macchine, se considerassi il Ferrari l'Ultima Realizzazione Umana, allora sì, potrei - in quella contingenza - essere invidioso. Ma mettiamo che io sia - che so - uno scrittore sconosciuto, un poeta (parlo per fantasia!), al quale delle macchine sportive non frega OGGETTIVAMENTE nulla. Al massimo potrei dire: "Ganzo, il Ferrari!", ma finisce lì.
Mettiamo che "io il poeta" stia anche ascoltando la radio, in quel momento. Apprendo la notizia che un mio collega - anche lui poeta sconosciuto - vince un premio letterario. Premio che - per il 99,9 per cento della popolazione - è del tutto insignificante e sconosciuto: il "Premio delle Poesie a Cazzo di Cane". Potrei invidiare il collega (poeta a cazzo di cane) molto più del tizio figo sul Ferrari.
Altro scenario.
Sono sempre un poeta, e sento parlare di un premio letterario OGGETTIVAMENTE poco importante. Il "Premio delle Poesie a Pene di Segugio". Mettiamo che io abbia inviato a quel premio la mia ultima raccolta di poesie, "La Vagina Commedia". Mettiamo che io abbia fallito il concorso - ripeto: un premio OGGETTIVAMENTE di scarso valore. "Ma chi se ne frega, quel premio alla fine non è il massimo". Invidia? Rabbia? Siamo sicuri?
Potrei aver mandato il PDF del mio libro tanto per fare, ed essermene quasi dimenticato.
Mettiamo invece che "La Vagina Commedia" vince il primo premio, ma io so che si tratta di un concorso scadente. "Beh, mi fa piacere vincere, ma quel premio non è nulla di che".
Queste sono valutazioni oggettive - situazioni nelle quali è difficilissimo - capire se c'entra o non c'entra l'invidia.
Gridare sempre "all'invidioso" è molto patetico.
Ma ammettiamo anche che qualcuno possa essere invidioso.
CAZZO, SONO INVIDIOSO!
E ALLORA?
Ammettiamo che io per primo sia un uomo invidioso. Come in molti pensano e sostengono leggendomi.
Ripeto: E ALLORA?
Quello che scrivo ha meno valore?
Le mie analisi sono meno accurate?
Ho fatto meno ricerche, mi sono fatto meno scrupoli, perché l'invidia ha diretto tutto?
Se invece che essere dettata da virtù, una verità - o una constatazione sul reale - è dettata da invidia, ha forse meno valore di verità?
Una verità che procede dall'invidia è necessariamente e sistematicamente falsa?
Gli invidiosi sono automaticamente falsi e sistematicamente bugiardi?
Pensiamoci. Pensiamoci molto, prima di giudicare.
Anche attraverso l'invidia si possono svelare meccanismi e verità del comportamento umano. Verità talvolta più reali e profonde di ciò che nasce dall'esercizio e dall'arbitrio integerrimo della virtù, del bene, della Ragione.