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[FONT="]La notte di Ognissanti è riuscita a portarmi un po’ di inquietudine con un sogno perduto in un sonno breve e svogliato ma niente di ché. Larve, vampiri, incubi e succubi non hanno trovato accesso alla mia casa.
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[FONT="]Ci sono parole inattuali, i cui significati sono dimenticati dalla memoria collettiva. Inattuali perché non sono in grado di esprimere realtà sottili o definire esperienze spirituali in maniera precisa ed esauriente. Fantasmi, folletti, angeli e diavoli, golem, il demone. Per esempio.
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[B][FONT="]Fantasmi[/FONT][/B][FONT="]: cadaveri psichici, residui di carattere meccanico, persistenti nel tempo ma destinati ad esaurirsi nel tempo come echi. Folletti (salvàn dalle mie parti): lati oscuri della mente, popolano il fitto del bosco ma, con l’aiuto di una app, gli si può dare la caccia anche in città. Angeli e diavoli: potenze dell’aria, ctonie o extraterrestri, comunque immagini terrifiche del Dio Vivente. Il golem è un amuleto, un feticcio caricato di energia psichica capace soltanto di azioni elementari. Il demone: inutile precisare che col diavolo non c’entra niente, sono entrambe parole di etimo greco ma, siccome in questo momento non ho un Rocci da fotografare, ce ne possiamo risparmiare l’interpretazione filologica. Il demone è un elemento costituente l’individuo ma indipendente e a sé. Persegue i suoi fini fregandosene bellamente delle volontà dell’Io. Irriducibile a ogni tentativo di coercizione, il demone non è né buono né cattivo, solo che ha una voce che tormenta in continuazione. Socrate aveva capito che l’unica era farselo amico e aveva chiamato questa amicizia eudemonismo.[/FONT]