Ho abbandonato la discussione quattro pagine fa, dopo aver in parte raccontato la mia esperienza e aver espresso alcune opinioni che ho avuto modo di ricavare da una vicenda, che ha segnato profondamente la mia vita. Prima di intervenire di nuovo, ho ovviamente letto con attenzione, i nuovi post, apprezzandone alcuni, brevi ma diretti, come quelli di Alycia, altri più articolati ed indagatori, quali quelli di Kurtz, altri ancora veraci ed emotivi, come quelli di Mr. Joe, che ormai da tempo considero un vero e proprio compagno di sventura. Ma tra mille dettagli ed altrettante sfumature, ciò che sembra emergere dalla stragrande maggioranza degli interventi resta ancora una volta indissolubilmente legato al fattore economico, che, come ho già avuto modo di sottolineare, non può essere, a mio avviso, considerato come l'elemento caratterizzante del tema in oggetto.
Non riesco a condividere l'ottimismo di chi è convinto che il bene vinca sempre sul male. Il "male" infatti esercita sulla psiche umana, un fascino con cui il "bene" non è purtroppo in grado di competere. Il punter in un rapporto con una pay, difficilmente potrà essere il “diavolo tentatore”, ma si troverà a ricoprire, in modo più o meno consapevole, il ruolo dell’”angelo custode”, sempre presente nei momenti di difficoltà. Tutto ciò, provoca prima o poi, una progressiva perdita di interesse, proprio a causa del fatto che la pay (ma vale anche per una free ), lo considera “acquisito”, lo da per scontato, il che, unitamente a tutte le altre considerazioni fatte da me, e da molti altri in questa sede, genera quella sudditanza psicologica, in cui il punter rimane, suo malgrado, intrappolato e che alimenta la sensazione di onnipotenza della pay nei suoi confronti.
Vorrei almeno poter sottoscrivere l’idea che la verità trionfi sulla menzogna. Ma anche in questo caso, soprattutto nella specifica situazione che stiamo analizzando, non è così.
Nel momento stesso in cui una pay decide di diventare tale, (e onestamente non riesco a cogliere alcune distinzioni sulle motivazioni più o meno nobili alla base di questa scelta, sottolineate in alcuni degli ultimi post), la menzogna entra di diritto a far parte del suo mondo:
Mente sulla sua identità, spesso sulla sua età, talvolta anche sul suo paese di provenienza. Lo fa per necessità oggettive, (proteggere la sua privacy), ma anche per esorcizzare, così, gli aspetti più pesanti della sua professione, quasi come se non fosse lei, ma una sorta di avatar in carne ed ossa, a doverli affrontare e sostenere. Continua a mentire, anche contro la sua volontà, perché il suo ruolo quasi lo impone, perché la bugia e la simulazione sono parte integrante del suo lavoro di cui costituiscono requisiti pressoché indispensabili. Ovvio che il protrarsi nel tempo di questa particolare condizione psicologica, trasporti le pay in una dimensione diversa, in cui anche i più elementari parametri etici, anche le emozioni più genuine si esprimono con un linguaggio che non si è in grado di comprendere. E’ possibile, forse anche probabile, che la pay, protagonista della storia che ho vissuto, avesse in parte corrisposto, l’immenso amore che ho provato per lei, ( e il post di Alycia conferma questa ipotesi) ma, anche se così fosse stato, lo ha espresso con modalità che mi è stato impossibile capire e condividere.
Quindi, Mr. Joe, scusarsi per questo è inutile ed inaccettabile. E’ il linguaggio a risultare incomprensibile, e non soltanto a te, e tentare di tradurlo per riuscire a farlo proprio, genera, spesso, solo illusioni sia nell’anima del punter che in quella della pay. Non stupirti del fatto che non abbia risposto alla tua e mail (mi è successo decine di volte), perché ciò che rende difficile che l’ amore ogni tanto vinca, è proprio riuscire a trovare un modo di comunicare che possa essere condiviso e recepito da entrambi.