(continua)
Più di 200 km! Era tornata in Italia, ma era in una città a più di 200 km di distanza. Cinque ore di macchina, tutto compreso; per stare un'ora con lei... Sei ore! Ma lui non poteva rinunciare. I turni della moglie, qualche domenica, la sua mattina libera...Sì, poteva farcela. Non così spesso come avrebbe voluto, ma poteva farcela. "Domani mattina vengo da te". "Ok". Comprò un paio di orecchini, i preservativi (lei gli aveva sempre chiesto di usare i suoi, non quelli del centro massaggi, chissà perché...). E la mattina, all'orario di apertura, lui era lì. Lei si era appena alzata: in camicia da notte, col caffellatte in mano... Ma, Dio mio, quasi non si ricordava più quanto fosse bella! Lui la abbraccio forte, lei fece una risatina nervosa. "Perché ridi?" Che idiota, non si ricordava che ogni volta che lei era contenta faceva quella risatina? Fecero l'amore; niente massaggio, avevano troppe cose da dirsi. "Perché sei tornata?" "Io deve lavorare, serve soldi per pagare avvocato". Sciocca, c'era dentro fino al collo! Un paio di settimane dopo, una domenica pomeriggio, lui tornò. Dopo aver fatto l'amore, al momento di pagarè, le lasciò qualche biglietto da 100. "Tienili, per l'avvocato" Lei rispose con un "grazie" imbarazzato. Qualche settimana dopo, lei ripartì. Gli aveva detto che sarebbe tornata, e lui le credette. In estate era di nuovo lì. Aveva patteggiato: 18 mesi, con la condizionale. E, cosa che sul giornale non c'era scritta, tre anni senza poter tornare nella città dove tutto era successo.
Continuarono a vedersi, una. due volte al mese. Ma qualcosa non andava più come prima. Lui a letto non era il solito: il viaggio, lo stress e la paura di qualche imprevisto, poterlo fare solo dopo aver messo faticosamente insiemi i pezzi di un puzzle e non quando testa e cazzo avevano davvero voglia non lo facevano rendere al meglio: a una certa età non è facile farlo "on demand". E, soprattutto, lei non lo aiutava: la sentiva distante, meno attenta. Aveva imparato a capire quando le era piaciuto davvero, e quando diceva che era venuta solo per farlo contento.
Lei ripartì, e poi, in inverno, ritornò. Lui andava sempre peggio, lei lo assecondava sempre meno. Certo, c'erano ancora dei bei momenti, ma erano degli sprazzi. L'ultima volta che si videro, lui riuscì a malapena a penetrarla: era andato lì di sera, dopo una giornata di lavoro, con la prospettiva di rientrare a casa a notte fonda... Era il febbraio del coronavirus. "Non hai paura di malattia?", disse lei. "Lo sai, farei qualsiasi cosa pur di stare con te". Tante volte le aveva detto che, se non fosse stato già sposato, avrebbe voluto che lei diventasse sua moglie. Probabilmente non gli aveva mai creduto: ma era la verità. Le chiese se voleva ancora altri soldi, lui glieli avrebbe dati volentieri. Lei disse di no.
La settimana dopo, lei ripartì. Lui sapeva che stavolta lei non sarebbe tornata: la situazione del virus nel mondo era un disastro e, soprattutto, lei era diventata una persona molto, troppo diversa da quella che aveva conosciuto. Le scrisse, ma lei non rispondeva quasi mai. L'ultima volta che lei si fece viva fu per ringraziarlo per gli auguri di compleanno.
Una storia vera, o inventata? La mia storia, o la storia di un amico? In fondo,non cambia nulla. La storia di un sogno meraviglioso, che come tutti i sogni prima o poi doveva finire. "Nessun rimpianto, nessun rimorso. Soltanto certe volte capita che, appena prima di dormire, il tuo ricordo bussa ma io non aprirò". Ma chi ha scritto queste parole (Max Pezzali) sa che se a bussare fosse non un ricordo. ma lei, andemmo di corsa ad aprire la porta.