Sì, c'è poco da girarci attorno, ci si può innamorare anche di una prostituta: a mio modo di vedere, una temibile circostanza, perché l'attività di lei è un peso difficilissimo da portare per entrambi, e che trasforma la donna che si prostituisce, fisicamente, moralmente e caratterialmente.
E non è detto che l'innamorato tipo sia lo sfigato, che si attacca a quella che gli vende qualche momento di intimità, facendolo sentire uomo, condito da qualche furba disponibilità al dialogo. Ad ammalarsi, e ripeto ammalarsi, può essere chiunque, anche il meno sospettabile o uno come il protagonista di Pretty woman. E non è che non esistano casi simili nella realtà, anche ai più alti livelli. Di Teodora, ad esempio, si diceva avesse esercitato in gioventù; come di alcune favorite reali, che in fondo questo erano.
C'è un bel film degli anni settanta che sfiora l'argomento: Una donna di seconda mano.
In qualche caso, l'amore per la prostituta potrebbe indurre un processo catartico, come avviene a Raskolnikov grazie all'amore per Sonja, deturpata ma non piegata dal mestiere che esercitava per estremo bisogno, e che non era riuscito a cambiarla dentro. Anche perché non esercitava da tanto; impossibile non cambiare se gli anni si accumulano.
Conosco una otr con un'ottima presenza fisica, e un atteggiamento misterioso, che se ti da confidenza, ti sembra di ricevere chissà quale trattamento particolare; ormai esercita da 18 anni, e che io sappia qualche testa l'ha fatta girare. Ma come gestire i circa trentamila cazzi che ha lucidato in carriera?
Ancora più ingestibile sarebbe il caso di rapporto amoroso concomitante al suo lavoro.
E' vero che letteratura, opera lirica e cronaca sono pieni di uomini che si sono rovinati per donne così. Ma, appunto, si sono rovinati.
Sono storie che non vanno da nessuna parte, semplicemente perché non possono. E quasi sempre è lui ad invaghirsi, a volte perdutamente, di lei; che resta quel che è, impermeabile alla possibilità di cambiar vita.
Chissà se Carmela/Cardinale sarà rimasta con Foglietti/Sordi. Ma bisogna proprio andare agli antipodi per riuscire nell'impresa di cambiare dimensione esistenziale.