Tu pensa che nel mio immaginario una ex pay potrebbe persino avere un vantaggio rispetto a una free in una relazione stabile, ho sempre pensato che dopo aver preso migliaia di cazzi non sentirebbe il bisogno di tradirmi per sesso. Il che è una cazzata, perché i cazzi presi non sono mica immagazzinabili, voglio dire, non è che una dopo aver preso tremila cazzi si ferma al mio perché sono bello bravo e buono, e non ne cerca un altro perché magari ha voglia di evadere o semplicemente non scopo come vorrebbe. Questo per dirti come gli uomini (o almeno io) alla fine siano stupidi:le donne conquisteranno il mondo prima o poi...
Ci sono meccanismi o scenari psicologici, che si instaurano dopo che si è intrapresa (di propria volontà) una certa vita, come può essere quella della escort.
Provo a spiegare: al netto del fatto che decidere di praticare tale attività professionale (perché alla fine di ciò si tratta) possa essere motivato o da necessità economica immediata oppure dalla volontà di avere una consistente opportunità di entrate - rispetto ad un qualsiasi altro impiego, è ovviamente chiaro ed evidente che chi decide di intraprendere questa attività lo fa perché è mossa da un mix di fattori caratteriali propri.
A mio modo di vedere, certamente chi ha in sé un carattere estremamente libero, scevro da vincoli (magari perché nella vita ha subìto delusioni sentimentali pesanti che lo hanno segnato nel profondo), ed ovviamente ha sempre conservato una forte evasione da regole / schemi / imposizioni, questa attività una volta che la intraprende credo che un po' se la vada a cucire addosso, come un abito attillato o come una seconda pelle.
Nell'ipotesi in cui la ragazza escort si innamori di un cliente e la cosa sia corrisposta, c'è solo un modo per poter tenere in piedi la relazione tra loro: fondare il rapporto sulla libertà più totale - per entrambi. Non ci devono essere imposizioni / vincoli / richieste di "chiudere l'attività", che seppur inizialmente anche vengano assecondati, inesorabilmente verranno dopo poco o tanto disattesi (il forum narra varie vicissitudini del genere, mi pare): quanto più sarà la ragazza che - con il tempo, e di motu proprio - stabilirà come e quanto rivedere la sua vita ed il suo lavoro.
Nel mio piccolo, seppur in modo ovviamente differente, sto vivendo una situazione che potrebbe essere un pò un parallelo.
Per oltre 10 anni ho intrapreso carriera lavorativa da libero professionista. Al netto dei sacrifici e di soddisfazioni economiche spesso aride, nonché l'inevitabile stress che portava la mia attività lavorativa, ho sempre continuato per la mia strada. Negli ultimi anni poi ho avuto un calo dell'attività, entrando in difficoltà, o meglio andando praticamente sempre al pareggio (entrate / uscite).
Lo scorso anno si è affacciata nella vita (dell'intero mondo) l'incognita Covid, che ovviamente ha gettato ombre pesanti su chi è lavoratore autonomo e/o professionista: quasi inaspettatamente mi è arrivata un'offerta di lavoro (su chiamata, da persone estremamente serie, e con buone ambizioni), come dipendente........le circostanze generali (anno 2020 con pandemia all'atto secondo), e quanto comunque propostomi - mi ha lusingato parecchio - mi hanno fatto decidere di accettare l'offerta.
Ma........c'è sempre un ma.
A distanza ormai di metà anno vivo in maniera assai particolare: seppur riconosco di essere andato a star meglio (la tranquillità di portare a casa ogni mese qualcosa di sicuro e costante, non è affatto da poco), so che comunque ho dovuto rinunciare a tanto...ho dovuto rinunciare a quello che negli anni avevo messo al primo posto nel mio lavoro, la libertà (di scegliere cosa fare, come farlo, quando farlo - e nei limiti del possibile - di essere pagato in maniera commisurata).
Così oggi, tuttora - nei ritagli di tempo - sto proseguendo la mia attività professionale, perché non ne posso fare a meno...lo sento parte di me (il bilancio economico lo traccerò a fine anno, ma forse stavolta mi importerà poco se sarà positivo o negativo): ci sono giorni in cui svegliarmi, e sapere di avere un vincolo orario e costante, mi toglie il respiro.
Penso che nella testa di una ragazza escort che decida di smettere la sua attività professionale, immagino che si inneschi un processo mentale molto simile al mio - anzi molto più amplificato.
Quindi, è per questo che sono giunto alla conclusione che sia una cosa così complicata, al limite dell'impossibile, che si riesca veramente ad uscire totalmente da quella vita.
PS: (domanda provocatoria, che faccio a voi ed anche a me)
Ma se a noi Punter imponessero di smettere il nostro hobby? (magari perché beccati da moglie / compagna / amici di mentalità chiusa / parenti)
Siamo così sicuri di poter essere in grado di mettere la parola fine a questo nostro aspetto della vita? Oppure ne sentiamo un forte senso di necessità / appartenenza che ci impedisce di smettere? (vuoi per trasgressione, vuoi per libertà, vuoi per qualsiasi altro motivo che ognuno possa avere)
Sono entrato "nel giro" da poco meno di un anno, e sia allora e sia tuttora sono una persona libera senza relazioni sentimentali: ma nel momento in cui avrò nuovamente una persona nella mia vita, riuscirò a chiudere la parentesi da Punter? A leggere tante - tantissime storie - di tutti voi utenti, pare proprio che non ci sia mai una parola fine, e che la necessità che si instaura nel profondo della persona, lo spinga ad essere un Punter vita-natural-durante.
Ci si dimentica troppo spesso che, in fondo, il Punter e la Escort sono semplicemente delle figure tra loro complementari.