Anche i mostri di fiume amano le donne che tacciono.
(Recensione quasi seria di "La Forma dell'Acqua" di Guillermo Del Toro, USA 2017 )
Premetto di non avere una gran simpatia per Guillermo del Toro, così come non la ho per chi considero un suo “padre ispiratore”, ossia Luc Besson: entrambi mettono troppa carne al fuoco , vanno pesanti con le scene forti e mi sembrano afflitti da una strana presunzione per la quale il cinema, se non è fatto da loro, non è cinema.
Sicché ero prevenuto quando sono entrato in sala a Rimini a vedere “La Forma dell'Acqua” in compagnia di un'amica ( non escort), ed ancor più prevenuto sono diventato constatando in platea la presenza di alcune mie conoscenti donne le quali, nel mio pensiero, stanno al cinema come io sto al Cattolicesimo: ossia ne capisco così poco da risultare irritante per chi va a messa, dunque evito di andare in chiesa durante le funzioni.
Loro invece al cinema ci vanno proprio in orario proiezioni, le sciagurate.
Veniamo alla pellicola in questione: signori, il film c'è, si fa vedere fino in fondo.
Sia chiaro: è un fumettone clamoroso fin dalle prime battute.
Colori caldissimi, personaggi dai caratteri tagliati con l'accetta, una gran voglia di smascherare l'ipocrisia statunitense dei primi anni sessanta usando definizioni elementari : i cattivi sono cattivi, ma cattivi cattivi, i buoni sono buoni, ma buoni buoni.
E capirai, direte voi: che banalità!
Sì, ma il Del Toro almeno la sa raccontare, tanto da rendermi indifferente alle tante ( troppe) cose inverosimili del film ed ai clamorosi buchi della sceneggiatura che lo sostiene.
La trama. Un mostro viene pescato in un misterioso fiume del Sudamerica e portato in un bizzarro mega-laboratorio super-segreto nel Maryland: qui viene sottoposto a torture e sevizie (qualche accenno alle malefatte della Cia in Cile ed Argentina negli anni settanta? Qualche accenno alla Crisi di Cuba contemporanea ?) volte a saggiarne la tempra in vista di una sua possibile spedizione nello spazio per sbaragliare la concorrenza Russa, che ha già spedito in orbita la cagnetta Laika.
La concorrenza russa è cattiva ed ottusa, sicché vorrebbe boicottare il tutto facendo fuori il mostro, ed infatti ha infiltrato nel team uno scienziato ( un bravo Michael Stuhlbarg , che apprezzai in "A Serious Man " dei Coen ma meno in "Chiamami con il tuo nome" di Guadagnino, vedi altra recensione in questo thread ) per carpire segreti ed intervenire alla bisogna .
Senonché , nel personale addetto alla pulizia del laboratorio sta lei: Sally Hawkins, nei panni di una muta e sottovalutata pulitrice di pavimenti e cessi.
Ebbene: la donna entra in confidenza con il mostro, si innamora – ricambiata - di lui, decide di salvarlo contando sulla complicità del suo strambo vicino di casa disegnatore gay ( e dunque a sua volta discriminato) , della sua collega di colore e dello scienziato russo, scopertosi umano e cuore tenero pure lui.
Ad opporsi alla liberazione del mostro sono gli altri americani , tra i quali spicca il terribile colonnello dei servizi segreti interpretato da Michael Shannon ( bravino).
Dunque l'intento della ( pur traballante) sceneggiatura è ben delineato: valorizzare l'America degli ultimi, ossia degli handicappati, dei neri, dei gay, degli immigrati, contro quella dei superuomini che si vestono in modo impeccabile, guidano Cadillac ultimo modello, hanno una famiglia che sembra uscita da un cartellone pubblicitario e dunque sono odiosi a prescindere.
Invece qui l'eroina è una donna muta che si accoppia sessualmente con un mostro.
Il tutto è ben condito da citazioni e richiami così numerosi da far perdere il conto: tanti ci hanno visto qualcosa tratto da " Il Mostro della Laguna Nera " di J. Arnold,
Ho perfino letto che J.P. Jeunet , quello di "Delicatessen", si è molto arrabbiato perché Guillermo Del Toro lo ha di fatto plagiato senza mostrargli alcuna riconoscenza.
Ebbene, se stiamo a guardare plagi ed ispirazioni , io dico che potrebbero arrabbiarsi in parecchi: a cominciare dal recentemente scomparso A. Zulawski regista di "Possession " ( per l'idea dell'accoppiamento sessuale della donna con una creatura mostruosa), per finire al R. Haines regista di "Figli di Un Dio Minore "( per la protagonista muta ma dal carattere indomito), ma transitando per "L'Atalante" di J.Vigo. ( l'idea degli amanti che si 'ritrovano' sott'acqua).
Ma tant'è.
In definitiva dunque affermo: sono rimasto in sala fino alla fine ed ho guardato l'orologio solo due volte, e questo non è poco.
La colonna sonora è carina ed ogni tanto è simpaticamente sdrammatizzante , e questo è un altro pregio.
Aggiungo che , quando si sono accese le luci in sala, le mie conoscenti che stanno al cinema come io sto al Cattolicesimo si mostravano schifate da quanto appena visto, e bighellonavano attonite sulle poltroncine, apparentemente indecise sul da farsi: uscire e pretendere indietro i soldi del biglietto? Vomitare? Mandare un sos via facebook a tutta Rimini?
Il chiedere loro di alzarsi per farmi passare, preceduto da un forte schiarimento di voce da teatro classico, mi ha definitivamente risolto la serata: per fortuna l'amica che era con me mi ha preso sottobraccio e mi ha allontanato dalle tipe in tutta fretta, ben consapevole che da qualche tempo posso diventare aggressivo con donne che mi stanno sulle palle.
Un saluto.
Lafayette
(Recensione quasi seria di "La Forma dell'Acqua" di Guillermo Del Toro, USA 2017 )
Premetto di non avere una gran simpatia per Guillermo del Toro, così come non la ho per chi considero un suo “padre ispiratore”, ossia Luc Besson: entrambi mettono troppa carne al fuoco , vanno pesanti con le scene forti e mi sembrano afflitti da una strana presunzione per la quale il cinema, se non è fatto da loro, non è cinema.
Sicché ero prevenuto quando sono entrato in sala a Rimini a vedere “La Forma dell'Acqua” in compagnia di un'amica ( non escort), ed ancor più prevenuto sono diventato constatando in platea la presenza di alcune mie conoscenti donne le quali, nel mio pensiero, stanno al cinema come io sto al Cattolicesimo: ossia ne capisco così poco da risultare irritante per chi va a messa, dunque evito di andare in chiesa durante le funzioni.
Loro invece al cinema ci vanno proprio in orario proiezioni, le sciagurate.
Veniamo alla pellicola in questione: signori, il film c'è, si fa vedere fino in fondo.
Sia chiaro: è un fumettone clamoroso fin dalle prime battute.
Colori caldissimi, personaggi dai caratteri tagliati con l'accetta, una gran voglia di smascherare l'ipocrisia statunitense dei primi anni sessanta usando definizioni elementari : i cattivi sono cattivi, ma cattivi cattivi, i buoni sono buoni, ma buoni buoni.
E capirai, direte voi: che banalità!
Sì, ma il Del Toro almeno la sa raccontare, tanto da rendermi indifferente alle tante ( troppe) cose inverosimili del film ed ai clamorosi buchi della sceneggiatura che lo sostiene.
La trama. Un mostro viene pescato in un misterioso fiume del Sudamerica e portato in un bizzarro mega-laboratorio super-segreto nel Maryland: qui viene sottoposto a torture e sevizie (qualche accenno alle malefatte della Cia in Cile ed Argentina negli anni settanta? Qualche accenno alla Crisi di Cuba contemporanea ?) volte a saggiarne la tempra in vista di una sua possibile spedizione nello spazio per sbaragliare la concorrenza Russa, che ha già spedito in orbita la cagnetta Laika.
La concorrenza russa è cattiva ed ottusa, sicché vorrebbe boicottare il tutto facendo fuori il mostro, ed infatti ha infiltrato nel team uno scienziato ( un bravo Michael Stuhlbarg , che apprezzai in "A Serious Man " dei Coen ma meno in "Chiamami con il tuo nome" di Guadagnino, vedi altra recensione in questo thread ) per carpire segreti ed intervenire alla bisogna .
Senonché , nel personale addetto alla pulizia del laboratorio sta lei: Sally Hawkins, nei panni di una muta e sottovalutata pulitrice di pavimenti e cessi.
Ebbene: la donna entra in confidenza con il mostro, si innamora – ricambiata - di lui, decide di salvarlo contando sulla complicità del suo strambo vicino di casa disegnatore gay ( e dunque a sua volta discriminato) , della sua collega di colore e dello scienziato russo, scopertosi umano e cuore tenero pure lui.
Ad opporsi alla liberazione del mostro sono gli altri americani , tra i quali spicca il terribile colonnello dei servizi segreti interpretato da Michael Shannon ( bravino).
Dunque l'intento della ( pur traballante) sceneggiatura è ben delineato: valorizzare l'America degli ultimi, ossia degli handicappati, dei neri, dei gay, degli immigrati, contro quella dei superuomini che si vestono in modo impeccabile, guidano Cadillac ultimo modello, hanno una famiglia che sembra uscita da un cartellone pubblicitario e dunque sono odiosi a prescindere.
Invece qui l'eroina è una donna muta che si accoppia sessualmente con un mostro.
Il tutto è ben condito da citazioni e richiami così numerosi da far perdere il conto: tanti ci hanno visto qualcosa tratto da " Il Mostro della Laguna Nera " di J. Arnold,
Ho perfino letto che J.P. Jeunet , quello di "Delicatessen", si è molto arrabbiato perché Guillermo Del Toro lo ha di fatto plagiato senza mostrargli alcuna riconoscenza.
Ebbene, se stiamo a guardare plagi ed ispirazioni , io dico che potrebbero arrabbiarsi in parecchi: a cominciare dal recentemente scomparso A. Zulawski regista di "Possession " ( per l'idea dell'accoppiamento sessuale della donna con una creatura mostruosa), per finire al R. Haines regista di "Figli di Un Dio Minore "( per la protagonista muta ma dal carattere indomito), ma transitando per "L'Atalante" di J.Vigo. ( l'idea degli amanti che si 'ritrovano' sott'acqua).
Ma tant'è.
In definitiva dunque affermo: sono rimasto in sala fino alla fine ed ho guardato l'orologio solo due volte, e questo non è poco.
La colonna sonora è carina ed ogni tanto è simpaticamente sdrammatizzante , e questo è un altro pregio.
Aggiungo che , quando si sono accese le luci in sala, le mie conoscenti che stanno al cinema come io sto al Cattolicesimo si mostravano schifate da quanto appena visto, e bighellonavano attonite sulle poltroncine, apparentemente indecise sul da farsi: uscire e pretendere indietro i soldi del biglietto? Vomitare? Mandare un sos via facebook a tutta Rimini?
Il chiedere loro di alzarsi per farmi passare, preceduto da un forte schiarimento di voce da teatro classico, mi ha definitivamente risolto la serata: per fortuna l'amica che era con me mi ha preso sottobraccio e mi ha allontanato dalle tipe in tutta fretta, ben consapevole che da qualche tempo posso diventare aggressivo con donne che mi stanno sulle palle.
Un saluto.
Lafayette