Il raccapricciante tormento di perderti...
craig armstrong - let's go out tonight
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E respiro addosso a te. E inondo la tua carne a marcare la mia presenza con l'alito che si appiccica alla tua pelle sudata. Un soffio che punge, mentre tu già dormi con la testa affondata sul materasso, il cuscino lontano, quasi per terra. Tu nascosto dietro alle palpebre chiuse e a qualche sogno che non potrò spiare. Abile strega vorrei essere, per entrare nei tuoi pensieri con passo marziale e al diavolo la buona educazione. Vorrei poter aprire violentemente le tende del sonno e scorgere chissà quale fantasia che ora ti possiede, odiosa seduttrice della tua testa che vorrei fosse mia, solo mia, e mia. Non è ammissibile la mia gelosia. È un tormento. Mi schiaffeggia ogni volta che una donna ti guarda, ti parla in un certo modo, o ammicca da sapiente puttana. Stupida follia la gelosia.
Ma i folli non hanno scelta....
O forse si?
Che strana la vita. E il destino che si diverte a prenderci in giro. Buffo clown di un circo di periferia. Ci avvicina. Ci allontana. Ci sbatte l'uno contro l'altra come se fossimo le persiane rotte di una finestra. Come in quella vecchia casa in Brera in ottobre. Te la ricordi? Quella un po' scrostata e gialla, con i balconi di ferro battuto e quei gradini di pietra sui quali ci eravamo seduti per prendere fiato dalla lunga passeggiata. E invece abbiamo litigato. Anche allora. Il ventaccio che sbatteva e noi urlavamo di più, sempre di più, fino a sgolarci, fino a raschiare le corde vocali. Non ne possiamo fare a meno. Ci accendiamo per niente. Mettiamo il muso. E via con le parole grosse, i sei stronzo, sei stronza tu, fanculo e lasciami stare e i mutismi e tutto il resto. Ho un carattere insopportabile, lo so. Che tu pero' insopportabilmente ami.
E torno al mio corpo nel letto. E incastro la mia gamba destra in un piccolo spazio lasciato aperto dalle tue. E sento il silenzio. Teso silenzio, rotto appena da una musica rock che sembra arrivare dall'appartemento di sopra, ci abita ancora Max? Quanto è alto il volume! Lo immagino con le bacchette di legno nell'aria che suona davanti alla platea fatta di scatolette di tonno e lattine di birra. Una rullata di batteria ritma i miei pensieri. E poi mi ci infilo nelle tue gambe. Il tuo cazzo addormentato sulla tua coscia. Lo sfioro. È esausto. Stanco anche lui come te. Chiudo gli occhi e rivivo la nostra scopata.
Le tue mani che stringono il seno, soffocato tra le tue dita, e tu con gli occhi fissati su di loro. Occhi che dormono ora, occhi che invece mi attraversavano l'anima solo pochi minuti fa. Demoniaci. E vivi. Le tue mani che entravano nelle mie carni morbide, mentre mi spingevi contro il letto facendomi cadere in mezzo alle lenzuola fredde. Il rumore della fibbia della tua cintura che batte contro il pavimento. Un tonfo spezzato dalla bellezza del tuo sesso eretto e libero dai vestiti. Te lo tocchi, lo stringi, stringi le palle. Ridi. Spingi indietro per far uscire la cappella. Come a volerlo sfidare nella sua già forte erezione. O forse è me che vuoi sfidare? La mia bocca su di lei, tesa. La ingoia. La lingua si arrotola. Uno sputo. Due. Tre. E i rivoli di saliva che bagnano il tuo sesso cadono a terra sul tappeto.
...........
E poi è tutto nebbia.
Ora mi scivoli tra le mie gambe. Fluido che riscalda le mie fredde cosce e striscia giù, giù sulle lenzuola, formando una chiazza scura e bagnata sotto al mio corpo. Ne sento l'odore, dolciastro e acido. Ficcato ormai nelle mie narici. Le mie mani scendono. Il mio sesso è umido e rilassato mentre assapora gli ultimi graffi delle contrazioni di un orgasmo che ricordero per tutta la vita.
Così come gli tutti gli altri...
O forse no...
Apro gli occhi e ti trovo sveglio mentre lecco le dita tornate alle mie labbra per non perdere una sola goccia di te. Tu col tuo viso da bambino che mi guardi sorpreso.
Quanto ho dormito? Mi chiedi. Non rispondo. Sorrido. Ti bacio.
E lecco quelle labbra che hanno raccolto te, me, la tua puntuale sigaretta, i resti di una pizza fredda che hanno colmato il vuoto della fame e quel bicchiere di vino rosso che sta ancora sul comodino, accanto al libro di quell'autore che tanto ti piace.
Chissà se lo leggeremo insieme quel libro.
Vuoi?
(Giselle)
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E infine..., il raccapricciante tormento di perderti,
le ore che non ti vedrò,
il buio di dopo,
la tua assenza.
Il flauto suona a mani tremanti
in un'aurora che è solo tua,
rara e giovane.
Quando pero' è tramontato il sole,
è giusto che si stringa
la bocca dell'anima?
Per il resto, godo tutto!
La norma stillante del male...
e la gioiso infrazione del bene.
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Una serena notte...
xxxchaos