Scarlatti sonata in si minore
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Sonata L33 di Scarlatti.
Un motivo che suscita in me un pensiero ben definito, ricorrente, che mi collega come per magia ad un tempo che fu. La melodia che scorre così malinconica e graziosa mi fa pensare ad un mattino, che entra prepotente tra le fessure di una persiana e ad una donna, bellissima, investita dalla luce nel suo risveglio.
Affacciarsi alla luce e scrutare l'orizzonte e poi incontrarsi nell'etere, in un pensiero rivolto a quella stessa melodia.
Il sorriso di questa donna e le sue forme leggere brillano sotto una vestaglia quasi trasparente, orlata di fini ricami.
Lo sguardo, che viaggia nel tempo e nello spazio, è rivolto a me che sogno di cavalcare questa musica per raggiungerla, per cingerla in un abbraccio appassionato e per far sì che ella mi strappi di dosso gli abiti ancora sporchi di questa era infame e mi culli nella sua magia.
In effetti lei mi osserva e mi accoglie, completamente nudo dinanzi a lei mentre nella sua stanza volteggiano stralci di spartiti come se spinti dalla forza di un vento impazzito. Appare sorpresa e confusa, il vento e il caos le offuscano la visuale, il suono della musica assorda le sue e le mie orecchie, quasi tremano anche i muri. Si dirige decisa verso la finestra e la chiude con un colpo netto!
D'improvviso il silenzio: gli spartiti si posano sul pavimento, i suoi capelli tornano a coprire le spalle e le sue generose forme, non una voce non un movimento ma soltanto due sguardi. Siamo tutti e due vivi e incoscienti nello stesso frammento di universo, un uomo e una donna nella loro essenza più materiale, fatta di forme, di chimica e di ormoni. Due creature che non si conoscono ed abituate a diversi modi di interagire, che eppure fino ad allora si libravano intrecciati nel pensiero, nell'etere e nella melodia.
Un suo sorriso scioglie il silenzio, e mi invita a non essere timido e ad interagire con quella figura divina che mi si porge innanzi. Con un gesto molto delicato, quasi simile ad una riverenza rinascimentale, afferra la sua veste da due lembi lateralmente e la tira su, ostentando tutto il suo imbarazzo con un evidente rossore sulle gote.
Sembra quasi voglia ricambiare il mio che ancora sto fermo con il membro oscenamente esposto verso di lei, che fino ad allora non aveva osato osservare con cura, ma su cui adesso il suo sguardo si sofferma. Bastano pochi secondi di quel richiamo così attraente per farmi diventare marmoreo, lucido e quasi volgare dinanzi a lei.
Avverto la sua mano così piccola e candida carezzarmi una guancia, e poi il petto, e poi l'addome e poi prendere la mia di mano per portarla sul suo seno estremamente generoso e morbido.
L'unico pensiero che mi passa per la testa in quel momento è quello di regalarle un piacere immenso, di riempire le sue forme abbondanti insinuandomi in ogni concavità del suo corpo, di perdermi con i miei sensi nei suoi sensi e di fare all'amore in maniera appassionata e furente.
Ma scorrono l'ultimo "Si" e l'ultimo "Fa"..., ed il suono di un clacson mi riporta alla realtà.
Ma quel brano è sempre con me e sicuramente proverò ancora a scavalcare le barriere del tempo e dello spazio, galoppando sulle melodie, per raggiungere la mia adorata dama.
(da Bulmersboy)
Molto bello perfettamente ispirato dalla musica...