1) capisco meno il gusto di essere maltrattati, .....
2) il che comporta una frustata che lascia il segno, il che comporta ancora dolore immondo, il che sicuramente lascia segni di medio lungo corso...
3) Ma che cazzo è, un gioco, una perversione, una voglia di scaricare l'ansia, un indole malvagia o cosa?
...
Cerco di rispondere per punti.
1) Per comprendere qualcosa che appare oggettivamente sgradevole o negativo, occorre andare oltre l'accadimento fisico e reale, cercando di entrare nella rappresentazione che ciascuno ne dà a se stesso.
In un rapporto del genere, occorre in primo luogo distinguere il masochismo sic et simpliciter dalla sottomissione.
Ciò che appare meno accettabile è sicuramente il primo, in quanto associato a dolore fisico che dovrebbe essere sgradito per definizione. Eppure, quante cose si fanno che provocano emozioni, le quali superano le conseguenze negative? Chi di noi non è mai salito su una giostra, pur cosciente che ne sarebbe sceso con mal di testa, budella rivoltate, o magari avendo letteralmente vomitato? E quante altre cose si fanno che provocano dolore fisico o, in assenza di questo, comportano comunque dei rischi di dolori (se non addirittura di gravissime ferite, o la morte) solo per il piacere che in modo assolutamente interiore ed intrinseco si riesce a trarne? Pensiamo al parkour. Ovviamente chi non è predisposto non vede alcun potenziale piacere in una frustata, ma almeno quanto non ne vedo io nel farmi rivoltare lo stomaco al luna park.
Il dolore fisico diventa (o meglio, può diventare) molto più comprensibile quando invece è parte di una più generale sottomissione. Qui si entra in meccanismi proiettivi più semplici (forse) da comprendere, ma che vanno letti alla luce di una storia individuale. Durante questa tipologia di 'giochi' (che però, a dispetto del nome, andrebbero sempre adottati solo ed esclusivamente con la massima serietà e conoscenza di ciò che si fa) le due persone (e qui la prima grande differenza con il semplice masochismo: il dolore posso anche procurarmelo da solo, mettendomi una molletta per i panni sulle palle ed iniziando a stringere, mentre per una sottomissione è indispensabile una seconda persona) attivano una dinamica relazionale reciproca finalizzata in modo più o meno sublimato (posso anche dare ordini ad una persona, ad esempio d inginocchiarsi e camminare come un cane e leccare da una ciotola, senza con ciò costringerlo fisicamente in alcun modo)
all'instaurarsi di una relazione di controllo e dipendenza, dove il dominante ha la piena disponibilità dell'altro (ma ne ha anche la piena responsabilità) mentre il sottomesso perde l'autodeterminazione affidandola all'altro, salvo in realtà essere colui il quale detiene le decisioni ultime su cosa si può fare e cosa no (vedasi la possibilità di attivare la safeword già citata).
Perchè queste due persone dovrebbero provare piacere da questo che altro non è che un gioco di ruolo? Dipende dalla loro storia personale, e creare delle generalizzazioni è pericoloso. Io personalmente so la seconda motivazione (quella profonda ed interiore, che tutti abbiamo, così come tutte le pay hanno una seconda motivazione interiore a svolgere tale attività, oltre la prima motivazione di
fare soldi) circa il perchè vado a pay : soddisfo (proiettivamente) la necessità di disporre come e quando voglio di mia madre (recuperando quanto non ho avuto durante l'infanzia), e quindi porto al culmine tale esigenza di disponibilità e pieno controllo nell'inscenare una situazione BDSM di dominanza. Fondamentalmente, non provo alcun piacere nel pensare al dolore che posso provocare con una cinghiata (anzi, conto sempre sul fatto che tale dolore non sia eccessivo e tanto meno permanente, almeno non più del ragionevolmente prevedibile). Insomma, è il sapere in sè che posso alzare la mano con la cinghia come/quando voglio (solo durante il BDSM sia ben chiaro) a darmi piacere.
Più difficile generalizzare le motivazioni sottostanti il piacere del sottomesso: andiamo dalla necessità di avere una guida, per compensare la sensazione di inadeguatezza ed incapacità nell'affrontare il quotidiano, alla coazione a ripetere una violenza effettivamente precedentemente subita nella vita reale (quale tentativo immaginifico di gestirla e superarla), o quale necessità compensativa posta in essere da chi nella vita di tutti i giorni in contesti lavorativi o familiari esercita dominio e sottomissione di altri: se molte mistress parlassero, saremmo probabilmente meravigliati da quanti manager possano esservi tra i loro clienti.
2) ripeto: non necessariamente. La conseguenza fisica, intesa come dolore o segni che restano, è più o meno assimilabile al mal di pancia dopo una scorpacciata di nutella: ne è una conseguenza che, di suo, non giustificherebbe l'atto. Lo shibari (del quale sono ammiratore profondo, ahimè non esperto quanto vorrei, e ancor meno praticante, per quanto uno shibari con Tina Guo rappresenta uno dei vertici dei miei desideri) lascia evidentemente dei segni, ma chi viene legato sicuramente non vede il proprio piacere finalizzato nei segni che inevitabilmente quanto transitoriamente le corde lasceranno.
3) Dipende da chi è ad agirlo, dal grado di consapevolezza di ciò che si fa, e dal livello di libera partecipazione degli astanti.
Potendo sfociare in ciò che non dovrebbe mai accadere
https://milano.repubblica.it/cronaca/2016/06/08/news/milano_ergastolo_pizzocollo-141572549/
Personalmente consiglio di studiare, prima di avventurarsi nel BDSM. O, più semplicemente, di limitarsi al classico paccherone sul culo durante la pecorina, parimenti soddisfacente con molto meno impegno :sarcastic_hand: