Quando scrivo qualcosa qui, ma non proprio le cose che scrivo nelle mie notti più fantasiose o riflessive, intendo quello che scrivo in altre bacheche, dove le pulsioni strabordano di sesso peccaminoso, o quando aggiungo commenti di approvazione ad una recensione. O proprio quando ho postato qualche mia recensione.
Ecco, in quelle occasioni, c'è un like che mi manca. O meglio, mi manca sapere che magari uno dei like ricevuti è proprio il suo, nascosto sotto un nick che mi è sconosciuto. Parlo del like del mio professore di lettere delle superiori.
Statisticamente non dovrebbe più essere in grado di mettere like, ma non si sa mai, l'età media si sta allungando.
Ero tra i suoi studenti prediletti. Con me si divertiva anche, perchè diceva che, sì ero preparato nella materia, ma anche un po' trasgressivo. Insomma, spesso girovagavo un po' a cazzo sugli argomenti, per dirla terra terra, fornendo interpretazioni forse un po' troppo fantasiose. Ma lui le apprezzava.
Così, quella volta che ci fece fare un tema sull'Europa, per un concorso a livello nazionale, scelse il mio scritto per rappresentare la scuola.
Poi, quel gran figlio d'androcchia, mi chiese se ero disponibile a collaborare (gratuitamente, il bastardo) ad un giornale locale cattolico di cui era responsabile.
La cosa per me non fu pesante in se stessa; in fondo si trattava solo di seguire degli eventi, attività o incontri, per poi farne un articolo. Insomma, una passeggiata. A livello di scrittura intendo.
Un po' meno divertente, per non dire frantumarsi i coglioni, era invece partecipare a quelle attività e a quegli incontri, con tutto quel popolo di bigotti attorno.
Dire di no, pensai, avrebbe potuto nuocermi sul giudizio complessivo; in consiglio d'istituto il prof cattolico era molto stimato e aveva un peso non da poco, ed io non ero poi così brillante in tutte le materie. Ad un tuo mentore, che fai? Gli dici vaffanculo te e i tuoi incontri spirituali?
Però, in quei tre anni di quella collaborazione, ricordo certi momenti di patimento che non auguro a nessuno. Che so, come quella volta che vidi partire i miei amici per la montagna, quel weekend che uno di loro aveva lo chalet libero perchè i suoi erano andati in viaggio, e io dissi "non posso, mi spiace", senza specificare il motivo.
Il motivo, un seminario di due giorni, sul tema "La vita di don Lorenzo Milani". Oh, niente da dire, per carità, sul sacerdote pioniere della diffusione della cultura tra i giovani, quale strumento di crescita politica e di riscatto sociale. Tanto di cappello.
Peccato che a quell'età, uno chalet con ragazzi e ragazze, pizzette e birra nella mente, sia "leggermente" più affascinante di una due giorni su don Milani. Per di più, visto che il parterre non era propriamente eccitante, fra suore, aspiranti suore, novizi e rigorosi genitori cattolici.
Ecco, quando scrivo qui, a volte mi torna alla mente quel professore di lettere, cattolico. Un suo like su una mia recensione, mi donerebbe il privilegio di perdonarlo, per tutte quelle volte che, anche un po' per colpa sua, non ho scopato quando avrei potuto farlo gratis.