Del tempo dell'università, ricordo l'eccitante euforia che non mi abbandonava nemmeno sotto esami tosti.
Sono cresciuto in una città di provincia, dove i ritmi erano lenti, le novità rare e molto poche anche le occasioni per evadere dalla routine dei gruppi di amici. Insomma, ci si divertiva anche, ma facendo sempre più o meno le stesse cose.
Così, all'improvviso, la grande metropoli, mi appariva come un tempio pagano, senza limiti nè confini, dove potevi fare e trovare davvero tutto ciò che ti veniva in mente di desiderare.
Uno degli atteggiamenti più eccitanti che trovavo nelle ragazze, era che si lasciavano infilare la lingua in bocca, incuranti di chi ci fosse a poterle osservare.
Oggi potrebbe anche sembrare pazzesco trovare quella cosa tanto straordinaria. Ma chi ha vissuto la provincia, negli anni settanta, non farà fatica a capire.
Certo, erano anche gli anni di piombo, c'era la guerra fredda, le tensioni sindacali. Un po' di paura la grande metropoli la metteva. Non era così difficile, mentre limonavi duro nel parco dopo le lezioni, vederti venire incontro poliziotti col casco e manfganello che inseguivano un gruppetto di manifestanti. A volte c'eri pure tu, in quel gruppetto di manifestanti.
Però, cazzo, morbillo e scarlattina erano ormai archiviate da tempo. L'antitetanica fatta. HIV, SARS e coronavirus, ancora lontani da venire. Ma chi ce lo doveva dire.
Forse quegli anni sono stati davvero il top del sesso allo stato puro. Certo, c'era già Baglioni a cagare il cazzo che tutto finisce, prima o poi e ti mancherà da morire quel tuo piccolo grande amore.
Ma intanto si trombava senza complessi e turbamenti, come se non ci fosse un domani.
Tra una ciulata e l'altra, c'erano le lezioni. Ma non distraevano più di tanto. Almeno non me, che sono sempre stato un gran recuperatore, sul finale.
Di quelle lezioni, ricordo con simpatia un docente pazzo. Tutti ne abbiamo incontrato almeno uno.
Ci dava del Lei, sempre. Sia in aula che negli incontri privati. Questo rendeva il rapporto molto importante, livellandolo, ma verso l'alto.
Un giorno, iniziò la lezione così.
"C'è una teoria, molto fantasiosa e non documentabile, ma che nemmeno possiamo scartare con prove certe, secondo cui..."
Mentre parlava, si voltò verso la lavagna e scrisse:
I dinosauri si estinsero
quando le dimensioni del loro corpo
divennero troppo sproporzionate
rispetto al cervello.
La lezione che seguì nei mesi successivi, sconfinando in certi passaggi dal mero piano didattico, partiva dalla rivoluzione industriale, per approdare alle opportunità e prospettive del nuovo millennio che per noi era alle porte e che avremmo vissuto, dalla futura posizione di professionisti e uomini adulti.
Sono passati tanti anni da quel tempo di lezioni e sesso. Ma quella teoria, tanto bizzarra, quanto geniale come metafora, la conservo sempre sul mio moleskine.
Notte, sconosciuti congiunti.
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