Le tracce classiche, in carriera, le ho seminate tutte.
L'albo delle scuse l'avevo esaurito già negli anni 90. Il tempo poi scafa e aguzza l'ingegno, per cui negli ultimil lustri sono riuscito a difendermi bene da ogni potenziale osservazione (proveniente da femmine: i maschi quando possibile mi sgamano.... "chi hai sdraiato qua ieri sera?!?"; perchè il vizietto non ce l'abbiamo solo noi che lo dichiariamo con gioia, è evidente).
Di tutte le storie di orme lasciate sulla neve, quella che sempre mi torna in mente risale ad un inverno di prima del duemila.
Ero giovane e spratico, pieno di voglie "strane" e guidavo la mia macchina nuova. Che dovevo usare, in quanto all'epoca non leggevo annunci sul Cerco&Trovo, nè navigavo in rete: obbligo di OTR, insomma.
C'era questa ragazza che era comparsa ad un distributore della periferia cittadina. Nome d'arte, mi sembra, Claudia, sedicente bosniaca. Desideravo un pornografico pompino con l'ingoio: una comune voglia da beginner del sesso a pagamento, e che solo una fidanzatina dei tempi liceali, in una gioiosa inconsapevolezza, sua e mia, era stata tanto tempo prima capace di soddisfare.
La ragazza, dopo essersi mostrata alquanto perplessa, ed aver dapprima rifiutato, si convinse davanti al terzo biglietto da cento (in vecchie care lire italiane).
Ricordo di avere avuto indosso dei pantaloni di velluto avana a coste strette. Claudia, toltasi la sola parte superiore degli abiti, titubava confermando di non essere troppo convinta nè della prestazione per cui era stata retribuita in anticipo, nè della persona che aveva davanti. Magari aveva ragione : certe idee va a sapere da chi provengono. Così, mentre io ero a fava nuda, guadagnava tempo con delle chiacchiere.
"Ma... lo chiedi spesso, questo?"
"Veramente... solo a volte... ma finora nessuna mi ha detto sì".
La recita del povero cristo funziona sempre. Rassicura. Fa sentire superiore o aristocratico chi ti sta davanti. E' la tecnica mendicante applicata su larga scala.
Così cominciò ad applicarsi di mano. E vuoi per il suo tocco efficace, vuoi per la mia voglia esplosiva, in brevi istanti mi bagnai come una adolescente arrapata, suscitando lo stupore di lei.
Mi bagno moltissimo quando il desiderio mi incendia dentro. Chissà se è la parte femminile di me che si manifesta, di soppiatto, assumendo sembianze di rugiada e lacrime di felicità.
Perchè di certo, in altri modi non si manifesta!
La sua mano scivolava che era un piacere, per me. Allora la interruppi, volendo appropriarmi del servizio appena ben pagato, prima che l'eruzione della lava candida avesse l'intempestivo sopravvento.
Solo che di prenderlo tra le labbra, proprio non ne aveva intenzione.
Così ci fu questa scena, con me che mi ero spostato sul lato passeggero, in piedi, a schiena piegata, sopra di lei accovacciata sul sedile in pelle; John Thomas proteso all'inverosimile verso il suo viso, e lei che si ritraeva quanto più mentre intanto cercava di usare la mano, furbacchiona.
"Mi piace tantissimo... ti prego prendimi in bocca.."
"E' che poi, quando torno fuori, si sente la puzza."
Colleghi, la scriviamo a più mani un'antologia di poesie stradali? Poesie della carne e del sangue, del ventre, dello sperma. Le uniche poesie al mondo.
La puzza. E preventivamente già ciancicava un chewing-gum che, quello sì, dava il vomito ai frutti di bosco.
Io non ne potevo più, avevo l'impulso di finire prima di esplodere vanamente disperdendo il mio ben di dio seminale. Lo dice anche la sacra scrittura che è peccato spargere il seme... Claudia ebbe l'idea geniale di mettere a disposizione i suoi seni quarta sodissima. Non so come, a volte la combinazione è perfetta per natura, immediatamente trovai l'esatto spazio corrispondente alla misura in larghezza di John tra quei meloni bianchissimi, e la straordinaria lubrificazione che mi oliava consentiva un moto godutissimo nel solco al centro delle sue colline rigogliose.
Sentivo di stare venendo. Ma di piacere vero. La avvisai, di mettere almeno all'ultimo la bocca... la pregai come un bimbo... all'ultimo secondo implorai stridulo. Avvertivo salire in punta il caldo biancore, e non volevo che lei ne perdesse una goccia.
Ma tutto fu vano. Una serie di schizzi viscosi le allagarono i seni ed io, che per natura non ansimo ne' gemo (la fermezza e la dignità! Mugolano le donne, un vero uomo sa dare prova di sè anche in questi frangenti, e riuscire ad apparire distaccati è un atteggiamento che sa conquistare infallibilmente una femmina emotivamente coinvolta, comprese molte professioniste) non riuscii tuttavia a fare a meno di spargere nell'aria calda ed umida dell'abitacolo un grido di liberazione.
Il raggiungimento del piacere toglie il velo dagli occhi e risveglia dal sogno. No dreams. Subito il mondo riappare per quel che è. Così, bruscamente ripiombato a terra, io vidi Claudia che lasciava scolare la sborrata dal suo petto sul sedile in pelle, senza risparmiarmi le coste di velluto avana dei calzoni calati.
Chiazze inequivocabili. La petroliera (dell'oro bianco) affondata al largo. Un vero disastro ambientale.
La storia ha avuto un finale in due puntate.
La prima puntata, quella che qui interessa, è l'insieme delle peripezie affrontate per risanare il sedile, bonificarne la palude appiccicosa e rinseccolita, toglierne ogni molecola, fin dal mattino dopo, prima che fosse insopportabile il peso delle domande inquisitorie.
Il fai da te a casa non funzionò molto, anzi... il manuale dello smacchiatore doveva essere un fake.
Girai per gli autolavaggi, finchè non trovai il servizio che faceva al caso. L'omino capì senza domandare. Ovviamente il trattamento riverginante costò una cifra non negoziabile e non piccolissima. Comunque il sedile sembrava nuovo.
I calzoni di velluto a coste strette invece non tornarono bene neanche in lavanderia. Sparirono dal guardaroba, e solo molto tempo dopo dovetti giustificarne la scomparsa.
"Mi sono appeso ad un chiodo sporgente. Pensa che mi è entrato nella coscia, non ti dico il male... I pantaloni si sono strappati. Peccato. Ho dovuto buttarli".
"Ma hai fatto l'antitetanica?"
"Lo sai che sono coperto... me la fanno al lavoro ogni cinque anni".
"Ma non sei mica operaio!"
"Che ne sai tu della 626 ? Ci sono variazioni continue. Dicono che metteranno per obbligo anche i test antidroga, figurati".
"Io la tua ferita non la ricordo. Quando l'hai avuta?"
"E' che di me non te ne frega un cazzo! Ma se per una settimana non abbiamo fatto l'amore, che non riuscivo a piegare la gamba per spingere!"
Non era vero manco di sguincio. Ma le cose presentate a modo, se verosimili, vengono accettate sempre per buone. E questo fu.
La vita numero uno. Questa recita ridicola e patetica. Questo nulla che resterà di tutti noi.
"E fammi vedere la cicatrice".
"Ti faccio vedere il chiodo... stasera. Il mio, amore rompicoglioni".
La seconda puntata del finale fu invece con Claudia.
In macchina, la sera del lago salato, sollevata dall'incombenza di un indesiderato ingoio di un miliardo di spermatozoi morti, aveva ripreso pigolo.
Ripulendosi le tette trovò la faccia di dirmi : "Però... sei un ragazzo gentile. All'inizio non sapevo se fidarmi... ma sbagliavo"
E intanto si godeva il pensiero delle trecentomila al sicuro nella borsetta. Ma la colse un soprassalto di scrupolo, peraltro raro nelle pay e dunque encomiabile.
"Così, in macchina, è scomodo, ma... se mi vieni a trovare a casa, stiamo un po' insieme, parliamo, con calma, ci beviamo una cosa [che ti va giù meglio, pensai!] e... ti faccio anche un prezzo un po' meno di così. Voglio che andiamo pari tutti e due".
A casa, ci stette attenta a non macchiare niente.
Anche per lei, a darle retta (e perché non credere a quel che ci piace credere? Perché perdere la saldezza dei nervi nell'ansia della verità, quando la versione ufficiale basta a farci morire in pace?), quello era stato, seppure al secondo salto, il primo ingoio.
La versione ufficiale allora mi sembrò credibile.
Onestamente, e per contratto, non sputò neppure una bollicina.