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Appena capito cosa succede, Siam dovrà aggiungere qualche riga al suo Storia di ordinarie follie: http://community.punterforum.com/showthread.php?t=46544&p=1792210&viewfull=1#post1792210
Nel frattempo riporto il bel pezzo di Bultrini, comparso su Repubblica di oggi:
http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/13/news/thailandia_morto_re_bhumibol-149688637/
Thailandia: morto Bhumibol, "il più grande dei re"
Il sovrano più longevo del mondo si è spento all'età di 88 anni, venerato fino all'ultimo dai suoi sudditi. Un anno di lutto
di RAIMONDO BULTRINI - 13 ottobre 2016
BANGKOK - I media statali cinesi l'hanno annunciato per primi, citando fonti ufficiali della Casa reale di Thailandia. Poi è arrivata la solenne conferma alla ennesima voce sulla morte del più longevo tra i monarchi del pianeta. "Sua Maestà re Bhumibol Adulyadej è spirato all'ospedale Siriraj di Bangkok alle 3.52 del pomeriggio" ha annunciato un comunicato. È stato però quando è apparso in tv il primo ministro vestito a lutto tra la bandiere della monarchia e quella della Thailandia, che il popolo dei sudditi a lui fedeli per vincoli generazionali ha capito che si era realizzato ciò che tutti attendevano. E temevano. Fino a pochi minuti prima nei templi e davanti agli altari delle case dove la foto del re non manca mai, si pregava ancora per la sua guarigione e molti, nelle città come nelle campagne, indossavano il rosa che è il colore di buon auspicio per la salute dei reali, talvolta alternato al giallo che simboleggia l'epoca d'oro della dinastia Ckakri, incarnazioni terrene di antichi monarchi hindu convertiti al buddhismo.
Il suono dei mantra di auspicio per la vita si è trasformato ovunque in un mormorio di preghiere per i defunti, quasi che a morire non fosse solo il padre re, ma una buona parte dei 60 milioni di sudditi che lo hanno venerato già in vita come un bodhsattva, uno degli esseri speciali mandati in terra per il bene della sua gente e del mondo. In ogni angolo del Paese, comprese le province del nord che furono leali all'ex premier antirealista Thaksin Shinawatra, lo hanno pianto nelle strade e nei mercati, in un moto incontrollabile di dolore e smarrimento.
Thailandia: cittadini in lacrime per la scomparsa del loro re
Il lutto è solenne, e durerà un anno come ha annunciato il capo del governo, il generale dell'esercito Prayut Chan Ocha che ha guidato l'ultimo golpe del maggio 2014. Le bandiere saranno a mezz'asta per un mese e per lo stesso periodo rimarranno chiusi edifici governativi e scuole. Più volte nel suo annuncio a reti unificate il premier ha fatto appello alla gente affinché mantenga la calma e rispetti le ultime parole sussurrate dal re prima di spirare, forse già questa mattina quando è stata staccata anche l'ultima macchina che lo teneva in vita.
La morte di Bhumibol, attesa e temuta, avrà effetti immediati e diretti sull'economia, se non sulla società già pronta da tempo alla scomparsa del grande erede di un lignaggio che affonda le radici alla fine del 1700. Ma governo e Casa reale hanno lavorato insieme a lungo per definire ogni dettaglio, compresi i passi formali per la nomina del nuovo re, che sarà quasi certamente suo figlio Maha Vajralongkorn, da tempo in possesso del titolo ufficiale che gli conferì suo padre molti anni addietro.
Del resto una potente macchina anche burocratica e amministrativa nei secoli si è adeguata ai tempi moderni, anche se non nelle forme nella sostanza. Mai colonizzata, la Thailandia ha aperto le braccia al consumismo occidentale prima di ogni altro Paese del sudest asiatico, in un interscambio che dura tutt'oggi, con gli Stati Uniti preoccupati per primi di perdere eventualmente un ulteriore supporto nelle turbolente regioni che costellano il confine della grande Cina.
Con Bhumibol la Casa reale è riuscita a non perdere prestigio nemmeno quando le casse della Corona erano ridotte ai minimi storici e alcuni politici tentavano, senza mai riuscirci fino in fondo, di scalzare il monarca dal cuore del popolo tagliandogli i fondi. E va da sé, le gambe della poltrona che occupava.
Nonostante i periodi di potere solo nominale - come formalmente è adesso - Rama IX è rimasto 70 anni saldamente sul trono dell'ex regno del Siam diventato monarchia costituzionale nel 1932 con un'alternanza di governi eletti e dittature più o meno sanguinarie, giunte al culmine di scontri violenti come gli ultimi del 2014, quando un ennesimo golpe ha riportato per le strade ri-occupate della capitale la calma apparente. Una calma basata su leggi severe, scossa ma solo flebilmente dalle bombe che ad agosto hanno ucciso turisti e passanti nelle località turistiche del sud, nel giorno della festa della madre che coincideva con l'84esimo compleanno di sua maestà Sirikit, a sua volta seriamente ammalata e vista sempre più di rado.
Il re avrebbe compiuto a dicembre 89 anni. Gli ultimi 15 costellati di responsabilità e afflizioni d'ogni genere, tenuto in vita com'era da tempo grazie alle macchine dell'ospedale dove sono nati e sono stati ricoverati quasi tutti i reali, compresa la regina Sirikit, sposata nei giorni dell''incoronazione 66 anni fa. A quel tempo il giovane Bhumibol aveva già quattro anni di reggenza del regno alle spalle, dopo la morte improvvisa e inspiegabile del fratello maggiore Anand. La sua uccisione è uno dei tanti misteri celati dietro al viso impenetrabile di molti esponenti della Corte, formata da figli, nipoti e pronipoti di suo padre, suo nonno indietro fino al 1782, quando la dinastia dei Chakri si insediò con mogli, concubine e prole nella nuova capitale di Bangkok, la Città degli angeli.
Thailandia, folla addolorata per la morte del re grida 'lunga vita'. Proclamato un anno di lutto
Influente per gran parte del tempo fino all'inizio del secolo scorso, la Corte ha cercato di mantenere sempre la maggiore distanza possibile tra i reali e il loro popolo, imponendo rituali talvolta ritenuti vetusti anche tra i giovani del Palazzo, come quello di inginocchiarsi davanti alla famiglia reale e di non superare mai uno di loro in altezza, nonostante il divieto dell'usanza tentato da uno dei re del passato di vedute aperte.
A Bhumibol nei decenni è stato assegnato il ruolo di giudice supremo, e di figura paterna per eccellenza. Un ruolo che gli viene ancora accordato dalla Costituzione, appena votata con un referendum dei generali al potere. La monarchia è il terzo dei tre pilastri su cui poggia il Paese dei thai, assieme alla nazione e alla religione (buddhista), e in un certo senso Bhumibol li ha rappresentati tutti, fin da quando vestì la tonaca dei monaci e proclamò la sua fede nei precetti di retto pensiero e retto comportamento della tradizione theravada, vicina a quella originaria del Gautama Buddha.
Saranno ora i Consiglieri reali oggi guidati da un ex primo ministro 96enne e ancora potente di nome Prem Tinsulanonda a passare formalmente lo scettro al principe della corona designato anche contro una certa parte di opinione pubblica che non ha amato i suoi trascorsi sentimentali (tre matrimoni e un possibile quarto con la madre del suo ultimo figlio) e le burrascose cronache di alcuni eccessi, come l'aver bloccato con il suo jet una delegazione giapponese in visita ufficiale nel regno per un precedente sgarbo subito.
Il monarca se n'è andato come nei film che in tutti i cinema, col pubblico in piedi, vengono trasmessi all'inizio di ogni spettacolo anche nei villaggi più sperduti, il suo volto riprodotto in celluloide a formare un minuzioso puzzle di ritratti e situazioni accentuati dalla musica reale di sottofondo. Ma la sua immagine di monarca in abiti di cerimonia e la corona e quelli civili, con la macchina fotografica o un sassofono al collo, reminescenza di un'epoca serena e resa allegra da una larga prole e dalla bellezza di sua moglie Sirikit, con gli anni ha lasciato il posto al ritratto di un uomo in carrozzella con un cane al fianco e gli occhi fissi in un vuoto che va ben oltre la fotografia ufficiale. Anche la regina Sirikit è cambiata, ha lo sguardo severo lontano dai sorrisi della sua gioventù celebrati da riviste internazionali e locali, anche lei consapevole che con loro se ne va un lungo tratto di storia del popolo thai.
Bhumibol ha vissuto troppo e visto troppo, e non solo per i tanti governi che si sono succeduti sotto di lui e col suo imprimatur, fossero stati eletti democraticamente o retti da dittatori, come l'attuale guidato dal generale Prayut Chan Ocha salito al potere con il golpe bianco del 2014. Ieri il capo della giunta era in visita in una provincia distante da Bangkok, da dove ha fatto rapidamente ritorno nella capitale dopo aver ricevuto un messaggio dal Palazzo reale. A riceverlo c'era il principe designato, appena rientrato dalla Germania dove è nato il suo ultimo figlio, l'erede che tanti grattacapi ha dato a suo padre quando era in vita, ma che ora dovrà promettere di essere il re di tutti i thai, se vorrà riguadagnare l'amore spesso non ricambiato dai suoi sudditi.
Ma oggi è tempo di rispetto e di commemorazione del più grande tra i regnanti thai degli ultimi due secoli, nella terra dei sorrisi che sotto la sua guida ha mantenuta quasi intatta una qualità che molti altri popoli hanno perso, una certa dose di serenità, e una necessità fisiologica, dovuta all'educazione rigida, di vedere mantenuto l'ordine. Le leggi di lesa maestà e le norme del codice che limitano la critica sono solo il riflesso non di anni, ma di secoli di storia che i parametri dell'Occidente hanno spesso definito come feudali.
È il momento della prova più difficile, ma tutto è pronto per sostituire uno dei pilastri con la figura di un altro re. Forse, consapevole della responsabilità, vorrà farsi amare come suo padre.
Nel frattempo riporto il bel pezzo di Bultrini, comparso su Repubblica di oggi:
http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/13/news/thailandia_morto_re_bhumibol-149688637/
Thailandia: morto Bhumibol, "il più grande dei re"
Il sovrano più longevo del mondo si è spento all'età di 88 anni, venerato fino all'ultimo dai suoi sudditi. Un anno di lutto
di RAIMONDO BULTRINI - 13 ottobre 2016
BANGKOK - I media statali cinesi l'hanno annunciato per primi, citando fonti ufficiali della Casa reale di Thailandia. Poi è arrivata la solenne conferma alla ennesima voce sulla morte del più longevo tra i monarchi del pianeta. "Sua Maestà re Bhumibol Adulyadej è spirato all'ospedale Siriraj di Bangkok alle 3.52 del pomeriggio" ha annunciato un comunicato. È stato però quando è apparso in tv il primo ministro vestito a lutto tra la bandiere della monarchia e quella della Thailandia, che il popolo dei sudditi a lui fedeli per vincoli generazionali ha capito che si era realizzato ciò che tutti attendevano. E temevano. Fino a pochi minuti prima nei templi e davanti agli altari delle case dove la foto del re non manca mai, si pregava ancora per la sua guarigione e molti, nelle città come nelle campagne, indossavano il rosa che è il colore di buon auspicio per la salute dei reali, talvolta alternato al giallo che simboleggia l'epoca d'oro della dinastia Ckakri, incarnazioni terrene di antichi monarchi hindu convertiti al buddhismo.
Il suono dei mantra di auspicio per la vita si è trasformato ovunque in un mormorio di preghiere per i defunti, quasi che a morire non fosse solo il padre re, ma una buona parte dei 60 milioni di sudditi che lo hanno venerato già in vita come un bodhsattva, uno degli esseri speciali mandati in terra per il bene della sua gente e del mondo. In ogni angolo del Paese, comprese le province del nord che furono leali all'ex premier antirealista Thaksin Shinawatra, lo hanno pianto nelle strade e nei mercati, in un moto incontrollabile di dolore e smarrimento.
Thailandia: cittadini in lacrime per la scomparsa del loro re
Il lutto è solenne, e durerà un anno come ha annunciato il capo del governo, il generale dell'esercito Prayut Chan Ocha che ha guidato l'ultimo golpe del maggio 2014. Le bandiere saranno a mezz'asta per un mese e per lo stesso periodo rimarranno chiusi edifici governativi e scuole. Più volte nel suo annuncio a reti unificate il premier ha fatto appello alla gente affinché mantenga la calma e rispetti le ultime parole sussurrate dal re prima di spirare, forse già questa mattina quando è stata staccata anche l'ultima macchina che lo teneva in vita.
La morte di Bhumibol, attesa e temuta, avrà effetti immediati e diretti sull'economia, se non sulla società già pronta da tempo alla scomparsa del grande erede di un lignaggio che affonda le radici alla fine del 1700. Ma governo e Casa reale hanno lavorato insieme a lungo per definire ogni dettaglio, compresi i passi formali per la nomina del nuovo re, che sarà quasi certamente suo figlio Maha Vajralongkorn, da tempo in possesso del titolo ufficiale che gli conferì suo padre molti anni addietro.
Del resto una potente macchina anche burocratica e amministrativa nei secoli si è adeguata ai tempi moderni, anche se non nelle forme nella sostanza. Mai colonizzata, la Thailandia ha aperto le braccia al consumismo occidentale prima di ogni altro Paese del sudest asiatico, in un interscambio che dura tutt'oggi, con gli Stati Uniti preoccupati per primi di perdere eventualmente un ulteriore supporto nelle turbolente regioni che costellano il confine della grande Cina.
Con Bhumibol la Casa reale è riuscita a non perdere prestigio nemmeno quando le casse della Corona erano ridotte ai minimi storici e alcuni politici tentavano, senza mai riuscirci fino in fondo, di scalzare il monarca dal cuore del popolo tagliandogli i fondi. E va da sé, le gambe della poltrona che occupava.
Nonostante i periodi di potere solo nominale - come formalmente è adesso - Rama IX è rimasto 70 anni saldamente sul trono dell'ex regno del Siam diventato monarchia costituzionale nel 1932 con un'alternanza di governi eletti e dittature più o meno sanguinarie, giunte al culmine di scontri violenti come gli ultimi del 2014, quando un ennesimo golpe ha riportato per le strade ri-occupate della capitale la calma apparente. Una calma basata su leggi severe, scossa ma solo flebilmente dalle bombe che ad agosto hanno ucciso turisti e passanti nelle località turistiche del sud, nel giorno della festa della madre che coincideva con l'84esimo compleanno di sua maestà Sirikit, a sua volta seriamente ammalata e vista sempre più di rado.
Il re avrebbe compiuto a dicembre 89 anni. Gli ultimi 15 costellati di responsabilità e afflizioni d'ogni genere, tenuto in vita com'era da tempo grazie alle macchine dell'ospedale dove sono nati e sono stati ricoverati quasi tutti i reali, compresa la regina Sirikit, sposata nei giorni dell''incoronazione 66 anni fa. A quel tempo il giovane Bhumibol aveva già quattro anni di reggenza del regno alle spalle, dopo la morte improvvisa e inspiegabile del fratello maggiore Anand. La sua uccisione è uno dei tanti misteri celati dietro al viso impenetrabile di molti esponenti della Corte, formata da figli, nipoti e pronipoti di suo padre, suo nonno indietro fino al 1782, quando la dinastia dei Chakri si insediò con mogli, concubine e prole nella nuova capitale di Bangkok, la Città degli angeli.
Thailandia, folla addolorata per la morte del re grida 'lunga vita'. Proclamato un anno di lutto
Influente per gran parte del tempo fino all'inizio del secolo scorso, la Corte ha cercato di mantenere sempre la maggiore distanza possibile tra i reali e il loro popolo, imponendo rituali talvolta ritenuti vetusti anche tra i giovani del Palazzo, come quello di inginocchiarsi davanti alla famiglia reale e di non superare mai uno di loro in altezza, nonostante il divieto dell'usanza tentato da uno dei re del passato di vedute aperte.
A Bhumibol nei decenni è stato assegnato il ruolo di giudice supremo, e di figura paterna per eccellenza. Un ruolo che gli viene ancora accordato dalla Costituzione, appena votata con un referendum dei generali al potere. La monarchia è il terzo dei tre pilastri su cui poggia il Paese dei thai, assieme alla nazione e alla religione (buddhista), e in un certo senso Bhumibol li ha rappresentati tutti, fin da quando vestì la tonaca dei monaci e proclamò la sua fede nei precetti di retto pensiero e retto comportamento della tradizione theravada, vicina a quella originaria del Gautama Buddha.
Saranno ora i Consiglieri reali oggi guidati da un ex primo ministro 96enne e ancora potente di nome Prem Tinsulanonda a passare formalmente lo scettro al principe della corona designato anche contro una certa parte di opinione pubblica che non ha amato i suoi trascorsi sentimentali (tre matrimoni e un possibile quarto con la madre del suo ultimo figlio) e le burrascose cronache di alcuni eccessi, come l'aver bloccato con il suo jet una delegazione giapponese in visita ufficiale nel regno per un precedente sgarbo subito.
Il monarca se n'è andato come nei film che in tutti i cinema, col pubblico in piedi, vengono trasmessi all'inizio di ogni spettacolo anche nei villaggi più sperduti, il suo volto riprodotto in celluloide a formare un minuzioso puzzle di ritratti e situazioni accentuati dalla musica reale di sottofondo. Ma la sua immagine di monarca in abiti di cerimonia e la corona e quelli civili, con la macchina fotografica o un sassofono al collo, reminescenza di un'epoca serena e resa allegra da una larga prole e dalla bellezza di sua moglie Sirikit, con gli anni ha lasciato il posto al ritratto di un uomo in carrozzella con un cane al fianco e gli occhi fissi in un vuoto che va ben oltre la fotografia ufficiale. Anche la regina Sirikit è cambiata, ha lo sguardo severo lontano dai sorrisi della sua gioventù celebrati da riviste internazionali e locali, anche lei consapevole che con loro se ne va un lungo tratto di storia del popolo thai.
Bhumibol ha vissuto troppo e visto troppo, e non solo per i tanti governi che si sono succeduti sotto di lui e col suo imprimatur, fossero stati eletti democraticamente o retti da dittatori, come l'attuale guidato dal generale Prayut Chan Ocha salito al potere con il golpe bianco del 2014. Ieri il capo della giunta era in visita in una provincia distante da Bangkok, da dove ha fatto rapidamente ritorno nella capitale dopo aver ricevuto un messaggio dal Palazzo reale. A riceverlo c'era il principe designato, appena rientrato dalla Germania dove è nato il suo ultimo figlio, l'erede che tanti grattacapi ha dato a suo padre quando era in vita, ma che ora dovrà promettere di essere il re di tutti i thai, se vorrà riguadagnare l'amore spesso non ricambiato dai suoi sudditi.
Ma oggi è tempo di rispetto e di commemorazione del più grande tra i regnanti thai degli ultimi due secoli, nella terra dei sorrisi che sotto la sua guida ha mantenuta quasi intatta una qualità che molti altri popoli hanno perso, una certa dose di serenità, e una necessità fisiologica, dovuta all'educazione rigida, di vedere mantenuto l'ordine. Le leggi di lesa maestà e le norme del codice che limitano la critica sono solo il riflesso non di anni, ma di secoli di storia che i parametri dell'Occidente hanno spesso definito come feudali.
È il momento della prova più difficile, ma tutto è pronto per sostituire uno dei pilastri con la figura di un altro re. Forse, consapevole della responsabilità, vorrà farsi amare come suo padre.