racconti e fantasie erotiche

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Se dici a me, Petra, ok, non c'è problema. Sai, ti ho tirata in ballo perchè qui il punto in discussione era "che cosa pensa una donna aspettando l'amante, che parole usa" e l'unica donna che scrive qui indovina chi è?

Non direi mai a nessuno cosa penso aspettando l'amante...a nessuno.
 
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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
C'è sempre una prima volta

ILLUMINATRICE
Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso...
quale lettura?
di Lancillotto
sì, ma a quali testi si riferisce Dante?
ehmmm... a... aaa... a quelli che... mhmmm
fanculo fanculo fanculo... fanculo Dante, fanculo il ciclo bretone, fanculo lo stronzo assistente che tanto me lo sentivo che capitavo proprio da quello stronzo, c'aveva ragione Cristina a fare finta di stare al cesso per farsi chiamare da quell'altro, eccheccazzo me so' messa pure tutta caruccia, in tiro sì ma in tiro da frenata, mica da bòtto... fanculo fanculo fanculo pensa Maria mentre, seduta sulla tazza, s'infila gli stivaletti che s'era portata di ricambio...
gli dice bene a quelli che passano col fiorino che qua stanno tutti in doppia fila, sennò sai che bòtti al semaforo de Reggina Elena mo' che me so' messa 'r tacco... ma quanno passa 'r trecentodieci? che palle... questo sta già llà... irrigidita nei suoi stivali, Maria fuma nervosa facendo schioccare una contro l'altra le unghie appuntite laccate la sera prima e riflette se non sarebbe meglio tornarsene in stanza a sbragarsi sul letto anziché correre dietro alle favolette di Cristina...
dice che c'àrza mille euro come gnente, 'na vòrta ogni tanto, quanno je và... che in albergo è tranquilla, che quella è gente coi sòrdi, che nun te capita mica 'r matto... che è più facile scopasselo 'n'avvocato che diventallo... sì, ma noi famo lettere... appunto! dice lei... vòi mette? tutta fatica risparmiata... e ripensa Maria all'estate prima, che un quarantenne se l'era già scopato, in macchina, fuori da un locale, un tipo che diceva che c'aveva 'na concessionaria de BMW...
e non le aveva fatto né caldo e né freddo, spinta più che altro dalle gomitate delle amiche che il giorno dopo volevano avere qualcosa da farsi raccontare... l'aveva riaccompagnata a casa, le aveva lasciato il numero ed era mortà lì... prego? signorina? dove và?... ehmmm... aaa... al terzo pia... mi lascia un documento?... certo... e fruga agitata Maria, fruga nella borsetta scansando fazzoletti e preservativi, finché non caccia fuori il portafoglio che stava in fondo a tutto...
tranquilla un cazzo... m'aveva detto che nessuno faceva storie, che non toccava lascià niente, fanculo... sulla moquette marroncina, i suoi tacchi lasciano cerchietti sottili e rilasciano un suono morbido, attutito, coi soli carrelli delle pulizie abbandonati a lato del corridoio a fare da uditorio... bussa piano alla porta, ma il rumore che fanno le sue nocche sull'impiallicciato le pare fragoroso, frastornante, e gli fa seguito dall'altra parte un tramestio che dura poco, pochissimo...
ciao... Peppe, entra... le fa quell'uomo ponendosi di lato e stendendo un braccio verso l'interno... le scarpe lucide, il pantalone elegante, di sopra la sola camicia bianca con ancora la cravatta... il fatto che indossi una canottiera sotto la camicia e che la sua sagoma traspaia a metà del petto e all'altezza delle spalle la colpisce più del viso anonimo su cui si sofferma solo di sfuggita... invece guarda attenta il letto rifatto ad arte e pensa che non c'ha dormito nessuno e che nessuno di loro due ci dormirà.

STELLA DEL MARE
Sul comò stanno già ad aspettarla tre fogli da cinquanta. Maria pensa di aver fatto male a chiedere così poco... oddio, per lei era tanto comunque... ma con uno così c'era da alzare di più che tanto glieli avrebbe dati, di più... lascia la borsa su una poltrona, vede spuntare una cartellina verde e quasi le viene il magone pensando all'esame andato a puttane, e quasi le viene il magone pensando che una puttana sta per diventarla a tutti gli effetti... e ci butta sopra il cappotto a coprire...
coi ragazzi ci sa fare, di ragazzetti se n'è passati tanti, a scuola, al paese, all'università, la sera a San Lorenzo... più o meno sempre gli stessi, più o meno sempre le stesse sensazioni (ovvero poche) e più o meno sempre le stesse emozioni (ovvero poche anch'esse)... giacchetti colorati, barbette, retrogusti di birra e di tabacco mescolato, prese veloci in macchina con quelli che ce l'avevano una macchina... una volta pure nei bagni, una sera che la facoltà era rimasta aperta per una festa...
roba che si dimentica, che si dimentica presto perché neanche si conta per buona... e di buone non sente di averne avute sinora e spera – spera tanto – che questa sia una di quelle e che domani a quest'ora se la sia già scordata e che a restare restino soltanto i soldi in più... e s'accorge di starsene in piedi davanti alla poltrona e di dare le spalle al suo cliente e di non essersi presentata ancora... ciao, Sharon... ci aveva pensato un po' al nome da darsi, un nome da zoccola ma di livello...
Peppe – che ovviamente non si chiama Peppe e che al nome da darsi ci aveva pensato un po' meno – aveva ricambiato il suo saluto con una stretta di mano flaccida e freddognola, con una punta di sudaticcio che l'aveva fatta ritrarre con la scusa del bagno... vado un attimo in bagno a sistemarmi... fai pure... e si richiuse la porta dietro senza dare la mandata perché anche a quello aveva pensato e le sembrava un gesto di fiducia nei confronti dell'altro non chiudersi a chiave...
nella sua ritrovata intimità di tre metri quadri, Maria finalmente si rende conto di aver pensato nei giorni precedenti a tanti inutili dettagli (il vestito, l'acconciatura, il nome, i gesti rituali) ma di non aver ragionato sulla sostanza della cosa... come iniziare, come fare, come finire... là, nel letto che l'aspetta, col signore che l'aspetta e che non ha mai visto prima, col quale ha in comune solo due parole di circostanza e uno scambio di denaro... e non se la sente di uscire da quel cessetto...
chiccazzomelhafattofà che se me servivano du' sòrdi li potevo chiede ai mia... ma tte pare che nun me li davano... ssìcchemmelidavano... e osserva di sbieco la sua sagoma riflessa a grandi linee sulle piastrelle bianche e si accorge che alla fin fine dei soldi gliene frega poco, che quello che le interessa è piacere, piacere agli altri, essere l'invidia delle amiche e non restare dietro alle amiche e quello stronzo di assistente deve propio esse' 'n frocio pe' mandalla via acchittata com'è.

MARE AMARO
C'è solo da farsi coraggio perché quanto a farsi furba Maria crede d'essersi già fatta furba, che poi non dev'essere tanto difficile se in tante lo fanno, certo non sarà più difficile che tenersi in testa la circolazione delle idee cortesi nell'Europa del XIII e XIV secolo mortacci loro, mortacci sua... e si pianta un bel sorriso in faccia e si riaffaccia nella stanza pronta a farsi amare per l'immagine che ha e che dà di sé, pronta a prendersi i complimenti e le carinerie che meritano quelle come lei...
si spoglia con la leggerezza e la noncuranza che ha quando si spoglia in spiaggia per restare in costume, solo che stavolta non ce l'ha il costume ma un intimo yamamay comprato per l'occasione, nero, un po' vedo e non vedo... ma si figura di starsene in spiaggia e s'immagina quel signore che la spizza e che frattanto si sbottona la camicia come un vicino d'asciugamano, di quelli con la famiglia al seguito e i panini con la fettina panata avvolti nella stagnola...
si sente più leggera addosso ma più pesante dentro... si stende e si sente più pesante anche addosso... Peppe le si è appoggiato sopra, quasi disteso, e sente i peli del suo petto solleticarle la pancia e la ricrescita della barba grattarle fra i seni, dove quella faccia s'è affossata e dove la sua lingua lascia striscioline di saliva che s'asciugano in fretta per quanto la pelle di Maria ribolle... di desiderio, finge d'illudersi Peppe... d'ansietà, in vero...
l'ansia di un odore nuovo, di un sapore nuovo in bocca quando lo succhia e sente che rilascia per l'eccitazione goccioline viscose, una punta di salato in un contesto al sapone di Marsiglia che allappa... e quei peli rigirati a riccio tre-quattro volte su loro stessi che sono l'unica cosa che vede le poche volte che apre gli occhi ma che le sfregano sul contorno del labbro e le danno fastidio in bocca... che le pare di strofinarsi sotto il naso una paglietta di metallo per le stoviglie...
e si tira su e si stiracchia tutta per tirare via il cappotto e prendere dalla borsa un profilattico che passa a Peppe, che quasi glielo tira dicendogli di aprirlo lui che con le unghi lunghe non le riesce di farlo... e si stende di nuovo a guardare il soffitto e nel centro del soffitto la plafoniera spenta e nel centro del vetro opaco la forma della lampadina resa da un'ombreggiatura... e sente i rumori della spiluccatura e sente togliersi via le mutande, come tirate in basso dal magnetismo terrestre...
avverte l'odore della plastica lubrificata che non le torna nuovo, avverte qualcosa che le preme contro, avverte lo stridore della pellicola in lotta con la sua secchezza... avverte – quella sì che la avverte bene – la rinuncia, e si sente sollevata dal ritrarsi di Peppe... ma guarda e lo vede sputarsi su una mano e lo osserva ungersi attorno al cazzo con quello stesso sputo e prova schifo per quello sputo che le sarebbe entrato dentro e che dentro di lei ci sarebbe rimasto anche dopo aver scopato, anche domani, anche nei giorni a venire.

SIGNORA
Quando avrebbe raccontato a Cristina come era andato quel suo primo pomeriggio da mignotta, prima della lezione d'inglese o di filologia romanza della settimana appresso, quello sputo sarebbe stato ancora lì, appiccicato alle sue mucose, attaccato al suo intimo più intimo... e se Peppe sarebbe entrato, passato, uscito e dimenticato come nulla e meno del nulla, il suo sputo, quello sì che l'avrebbe posseduta in senso pieno, nel profondo della sua testa e della sua immaginazione...
i movimenti protratti dell'inguine e delle cosce di quell'uomo non servono a far realizzare a Maria di stare scopando o di essere scopata, non le mani che le stringono i fianchi – finalmente accaldate – e neanche l'essere girata quasi di peso ed afferrata per il bacino... e sente di avere un rapporto più intimo col cuscino in cui spofonda il viso (di cui quasi conta le fibre) che con l'avvocato alle prese con le parti forse più belle ma meno nobili di lei... per le quali tutti le si complimentano...
anche Peppe le porge i suoi complimenti, ma Maria non si sente lusingata dai suoi che bel culo che c'hai e dai vari allarga 'ste chiappe, famme vedè e così via... non che Peppe interpreti il suo ruolo con brutalità, anzi... le chiede di continuo se le fa male, se sente dolore, se è tutto ok, domande cui la ragazza risponde ora scuotendo la testa e ora annuendo... e pensa che le piacerebbe persino di soffrire un poco, provare un po' di dolore, sentire qualcosa, una qualche cosa, perché non prova nulla...
e se Peppe arriva presto in debito d'ossigeno e inizia a morsicare l'aria per riuscire a respirare e tenersi attaccato ad una vita che è vita, che è azione, sforzo e quindi quiete, Maria si raffigura come un idolo fermo e vuoto che la devozione non basta a far muovere e vorrebbe esser parte di questa cosa che si fa in due e metterci di suo non soltanto la fica e le tettine da stringere, ma non sa che cosa, proprio non le viene, neanche se lo immagina, e immobilizzata tace...
a dirla tutta, coi suoi ragazzetti (quelli da un paio di mesi come quelli da una notte soltanto) non è che si fosse mai comportata diversamente o avesse manifestato maggior trasporto e compresenza di spirito... ma la notte era la notte, le stanze dei giovani sono raccolte interessanti d'ogni cosa, stratificazioni di passioni passate ed attuali, le tappezzerie hanno i loro odori – di fabbrica o acquisiti con l'uso – e questo solo basta a sentirsi parte di un universo parallelo da scoprire...
mentre quella stanza d'albergo non offre da guardare che un quadro di fiori e un avvocato che ghigna compiaciuto di sé. Maria infila le banconote nel portafoglio e il portafoglio in borsa. Nel corridoio, saggia il peso della borsa con l'osso della clavicola e si stupisce di quanto pesi poco... s'era immaginata che con quei soldi dentro dovesse pesare chissà quanto, e invece... e l'arrivederci signora con cui la congeda l'omino della reception le dà e le darà da pensare per tanto tempo già che a quegli stessi occhi era entrata signorina.
 
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Claudia la ragazza che squirtando prevedeva il futuro...

The Song Is Over - The Who
https://www.youtube.com/watch?v=NgYudFmmOl4&feature=youtu.be

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante ne sogni la tua filosofia...


C'è stato un periodo della mia vita in cui ero proprio attratto dalle manifestazioni un po' strane della vita, voci..., racconti particolari, leggende metropolitane, in particolare quelle che avevano a che fare con la notte ed il sesso.

Ogni luogo, anche il più piccolo e sconosciuto, nasconde qualcosa di sotterraneo, a volte oscuro il più delle volte semplicemente goliardico o grottesco che la maggior parte delle persone non conosce. Aspetti della vita che si mostrano solo raramente e sempre a notte fonda a chi sa cercarle. Potrei raccontarvi della villa dei cornuti nel vicentino, o della giovane e bellissima vedova che pretendeva da ogni suo nuovo amante di essere scopata la prima volta, di notte, sul marmo freddo della tomba del marito in un piccolo cimitero dell'Appennino.
Oggi invece dopo circa una decina d'anni dal nostro incontro, mi è venuta voglia di raccontarvi la storia di Claudia la guaritrice chiaroveggente.

Che c'entra tutto questo con il sesso direte voi?, c'entra eccome se avrete la pazienza di seguitare a leggere la sua storia che è talmente vera e conosciuta in certi ambienti da obbligarmi a non dirvi dove si svolge, vi dirò solo che siamo nei pressi della città del Colleoni.

Claudia, nasce in una famiglia benestante e molto religiosa, ha un'infanzia felice e del tutto normale fino al giorno in cui durante una funzione in chiesa una voce soprannaturale le chiese di dedicare la sua vita agli altri. Ora vi tralascio i dettagli anche perchè c'è voluto qualche anno in un istituto religioso prima che riuscisse a rendersi conto del dono che possedeva e cosa quella voce insistente nella sua testa voleva veramente da lei.

Come successe non si sa esattamente. Cosa indusse in quella notte dell'estate del 1995 una ragazza non ancora maggiorenne a farlo, rimane tutt'ora un mistero.
Claudia quella notte, forse seguendo le istruzioni di quella voce, si accarezzò il corpo e la fica per la prima volta. Una scoperta..., scoprì solo tempo dopo, che le avrebbe cambiato la vita.
Che c'è di strano direte voi, in una ragazza di quasi diciotto anni che si masturba..., e avreste anche ragione se non fosse che ogni volta che Claudia si toccava la fica e poteva succedere anche per decine e decine di volte consecutivamente, durante gli spasmi del piacere, la sua fica si metteva a piangere schizzando copiosamente.
Ogni volta che godeva Claudia schizzava, direi quasi spruzzava getti e gocce abbondanti di un liquido perlaceo semitrasparente e luminescente ma la cosa direi davvero incredibile è che questa sua "liqui-fica" aveva due caratteristiche davvero miracolose: ingerita o spalmata sul corpo aveva proprietà terapeutiche se invece si raccoglieva sopra un foglio di carta od un tessuto scuro formava macchie e figure che Claudia poi era in grado di leggere per predire il futuro di chi l'aveva fatta godere.
Anche come Claudia scoprì questa cosa rimane tutt'ora un mistero. All'inizio Lei stessa non ci credeva, si masturbava, schizzava e puntualmente tutto quello che aveva predetto su se stessa si avverava, poi scoprì sempre per caso che spalmando le ferite con la sua liqui-fica queste ultime subito si rimarginavano e le ossa rotte si ricalcificavano e saldavano.
Così decise di tornare a casa e di mettere questo suo dono a disposizione di tutti.

Il primo uomo con cui successe era l'autista dell'autobus che la raccolse per strada.
Un grosso uomo barbuto più somigliante ad un taglialegna di quelle valli.
Aveva le dita delle mani enormi. La fece sdraiare in fondo al pullman, sollevata la gonna e abbassate le mutandine al ginocchio le allargò le gambe infilandole subito due dita nella fica.
Claudia perse la sua verginità in quel modo. Urlò prima di dolore poi inizio a sciogliersi e a godere schizzando come una fontana su quel lungo sedile in similpelle color antracite...
Tre giorni dopo, proprio come aveva predetto, i freni dell'autobus si ruppero in discesa lungo un tornante per fortuna senza gravi conseguenze per passeggeri e l'autista barbuto che si ruppe solo una gamba e che poi Claudia, prontamente guarì, recandosi il giorno dopo in ospedale, schizzandogli sulla frattura un po' del suo liqui-fica taumaturgico tra le urla isteriche della moglie e dei parenti in visita...

Ovviamente potete immaginare che una volta a casa, spiegare questa cosa ai suoi genitori non fu semplice e priva di complicazioni. All'inizio pensarono che non stesse bene, chiamarono medici, preti e alla fine dalla disperazione persino un esorcista senza nessun risultato apparente. A dire il vero invece, furono proprio loro, dopo aver provato le proprietà miracolose delle schizzate perlescenti di Claudia a spargere poi la voce in paese di questo incredibile avvenimento.

Dopo qualche mese, Claudia si trovò un lavoretto da commessa in un negozio in città dove conobbe un uomo che aveva il doppio dei suoi anni e andò a vivere con lui.
Ora, un'altra cosa che dovete sapere è che Claudia non si faceva scopare da nessuno.
Potevate infilarle nella fica e nel culo di tutto e l'avreste vista godere e schizzare come una matta ma non il cazzo. Eppure vi assicuro che provava una vero senso di adorazione per il cazzo dell'uomo, le piaceva stringerlo, annusarlo e vederlo gonfiarsi e indurirsi mentre gli uomini la toccavano e la riempivano dappertutto.

Col passare dei mesi e poi degli anni imparò anche a come far godere tutti quei cazzi. Il suo animo buono e gentile le suggerì che non era bello dopo aver goduto, schizzato per bene e predetto il futuro, far tornare a casa tutti quegli uomini con il cazzo duro e le palle piene di sborra. Una delle frasi che ridendo ripeteva spesso in dialetto ai più timidi e riottosi nel farsi masturbare alla fine di ogni seduta per convincerli a lasciarle mano libera con i loro cazzi, diceva più o meno che i brutti pensieri sono come la sborra: "E' sempre meglio farli uscire fuori piuttosto che lasciarli marcire dentro di te..."

I suoi spruzzi di liqui-fica miracolosi insieme ai suoi lavori di mano diventarono presto qualcosa di leggendario, anche perchè Claudia usava la bocca solo quando un cazzo le piaceva in modo davvero particolare o proprio perchè..., il suo animo buono e gentile le suggeriva di addolcire il peso di qualche predizione particolarmente infausta all'uomo che l'aveva appena ricevuta.
Tutti gli uomini che incontrava, dopo essere stati da lei, finivano per tornare a casa e dalle loro famiglie cambiati, più leggeri, quasi sereni e sempre più consapevoli..., ecco, Claudia possedeva la miracolosa capacità di far diventare tutti gli uomini migliori.
Un'altra cosa importante che dovete sapere, specialmente i più maliziosi di voi, è che Claudia non si faceva pagare, pensava che la sua fosse davvero una missione, un modo per rendere migliore il mondo, accettava è vero delle libere offerte e qualche regalo ma mai cose troppo costose e lo faceva davvero con grande passione.

Ora..., se provate a pensare all'enorme numero di uomini bisognosi di cure e vaticini e a come può essere veloce il passaparola, vi potete immaginare il via vai serale e notturno che c'era in quella casa. Tutti i giorni dell'anno dalle dieci di sera alle tre, quattro del mattino, erano decine e decine gli uomini che arrivavano ansiosi di poter avere risposte o scaricare un po' di ansie e problemi nell'abbracciare quella giovane donna, così anche per evitare le chiacchiere maligne dei vicini Claudia col suo uomo ed il loro piccolo barboncino nero, cambiarono casa e per un po' non si seppe più nulla di loro.
Erano passati ormai una decina d'anni da quella lontana estate del 1995...

Fu proprio in quel periodo durante una delle mie battute di caccia notturne tra lupanari malamente travestiti da night, privè e locali per scambisti scoppiati, aree di sosta per incontri del terzo, quarto ed anche quinto tipo al cui confronto, credetemi, l'area 51 è una specie di parco giochi per pargoletti, che in una scalcinata bettola sulla Padana Superiore, frequentata dalla peggior specie di mignotte e pervertiti puttanieri sentii parlare per la prima volta di Lei.
Che volete farci..., c'è chi ha dedicato la sua vita alla ricerca del Santo Graal, io invece in quel periodo mi ero proprio fissato di brutto nel cercare di trovare una conferma o una definitiva smentita a una domanda che prima o poi tutti gli uomini si fanno nel corso della loro vita e che ho sempre ritenuto di importanza fondamentale:

"Ma le donne che squirtano come nei film porno..., esistono davvero?"

Si, perchè all'inizio..., io tutta la storia che vi ho raccontato non la conoscevo. La venni a sapere solo dopo, durante le mie ricerche. Per me Claudia da quella sera divenne la mia ossessione, la mia arca perduta, il mio Santo Graal, l'anello mancante, la possibile conferma che poteva finalmente svelare il mistero più grande e cambiare la mia vita...

Come un segugio di razza, mi misi subito sulle sue tracce...

Passarono mesi, ma tutte le informazioni che trovavo mi portavano a piste ormai fredde.
Nessuno sapeva che fine avesse fatto. Nel frattempo come succede in questi casi le storie su di Lei si moltiplicavano come gli avvistamenti. Claudia era ormai entrata nella leggenda, come tutte quelle storie in cui si mischiano realtà e fantasia.

Quasi non ci pensavo più, quando a fine ottobre in un famoso ristorante di Canneto sull'Oglio, mi ritrovai a conversare con il mio vicino di tavolo. Un imprenditore sessantenne molto conosciuto nella bergamasca. Era in compagnia di una vistosa ragazza russa che avrà avuto meno della metà dei suoi anni... Mentre la ragazza si incipriava il naso, iniziammo a parlare di lavoro il discorso scivolò presto sulle donne, si sa, le persone simili si riconoscono annusandosi... Finì per raccontarmi di come grazie alle predizioni di un'indovina molto particolare che consultava sempre, prima di prendere decisioni importanti, era riuscito ad arricchirsi. Era Claudia. Fu lui a raccontarmi la sua storia. L'avevo finalmente trovata!

L'uomo, mi telefonò giorni dopo per darmi l'ora e il luogo esatto dove avrei potuto incontrarla.
Ricordo che era una sera di inizi novembre, non ancora fredda ma con quella pioggerellina fitta fitta e appena palpabile di quelle che non sai mai se aprire l'ombrello o no.
Era quasi mezzanotte. Claudia mi aspettava davanti a un negozio di autoaccessori in una zona centrale della città. Indossava stivali e un impermeabilino rosso sopra il ginocchio col bavero tirato in su e aveva un piccolo ombrello dello stesso colore.
Abbassai il finestrino chiese il mio nome, annuì, poi salì nella mia macchina.

Mi portò nel parcheggio di un piccolo centro commerciale lì vicino.
Spostò indietro il sedile, reclinandolo appena, poi con pochi gesti si spogliò rimanendo completamente nuda a parte dei calzerotti anche loro rossi.
Aveva la voce ed il corpo da adolescente, anche se ormai doveva aver superato i trent'anni. Capelli biondo cenere lunghi, occhi grandi e scuri e labbra sottili su un viso appena squadrato di una bellezza un po' particolare. La pelle bianchissima come credo non ne ho visto mai, le uniche macchie di colore a risaltare su quel candore, alla fioca luce dei lampioni, erano il piccolo ciuffetto di peli scuri sul pube e le areole dei suoi seni appena pronunciati con i capezzoli color amarena.

"Ti aspettavo sai...? Ti ho sognato spesso in questi mesi, camminavi con a fianco il tuo uomo pecora, quello che stai cercando da tanto tempo e che presto incontrerai..."

Me lo disse insieme a tante altre cose che quella notte di tanti anni fa non capii...
Quello che accadde dopo, rimane una cosa tra me e Claudia, insieme alle tre predizioni che mi fece. Posso solo giurarvi che le donne che squirtano davvero esistono e qualcuna di loro, in quei momenti, guardandovi dentro, vi predirà il futuro...


Per quale motivo vi ho raccontato questa storia?
Forse perchè quella sera, prima di dirci addio, Claudia guardandomi con quei suo dolcissimi occhi grandi che mai dimenticherò, mi disse un'ultima cosa...

"Tra una decina d'anni, incontrerai una donna che ti farà ricordare...
e allora scriverai di me!"

E così è successo...
 
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Il San Valentino di "Patatinacalda69"

Al Jarreau - Your Song

https://www.youtube.com/watch?v=OH7xg5Eoi2E&index=2&list=RDhhq7fSrXn0c



- Ciao Sandro, è una vita che non ti si vede in giro. Come stai?
- Ciao Massimo. Hai ragione, sono stato un po' preso negli ultimi mesi ma sto bene grazie...
- Lo vedo, lo vedo! Non per farmi gli affari tuoi ma..., dove stai andando vestito così in tiro?, sai sono abituato a vederti sempre in jeans e maglietta.
- Ma figurati, è che stasera ho un appuntamento con una donna e...
- Ah ecco perchè sei così su di giri, e dove l'hai conosciuta?
- Mah, veramente è una storia un po' particolare, comunque l'ho conosciuta su un forum...
- Un forum?
- Si uno di quei posti su internet dove ti iscrivi per parlare di qualsiasi argomento. Sai dopo che Giuliana mi ha mollato ero un po' giù e non avevo molta voglia di uscire, allora mi sono iscritto a tre o quattro di questi forum per conoscere un po' gente, parlare con qualche donna...
- Ah..., ma funziona?
- Guarda..., il problema principale è che per ogni donna iscritta ci sono almeno una decina di uomini che la coprono di complimenti e tutti, ma proprio tutti..., sono più alti di te, più dotati, con più capelli e meno pancia per non parlare di quanto siano anche più ricchi e giovani. Capirai, son tutti imprenditori di successo che girano il mondo sui loro jet privati. Le donne poi... Trovarne una normale. Tutte modelle o ex modelle, oh..., ma mica di quelle stupide eh..., minimo con due lauree, tutte affermate professioniste e strafighe, roba che quando le vedi in foto, magari in quelle pose sexy languidamente sdraiate sopra l'ultimo modello di lavatrice sensotronic della Samsung, con in mano lo scopettone dei pavimenti, ti viene persino soggezione a contattarle.

- Ma davvero? Non pensavo che...
- Ma infatti, anch'io non pensavo..., così la prima volta che una mi ha chiesto di incontrarci non ci credevo. Cioè..., si insomma mi dico..., ma questa strafiga che vuole da me? Bello non lo sono mai stato, vabbè dai, proprio scemo non sono, in fondo il liceo l'ho finito, un lavoro ce l'ho, anche se faccio il fattorino però, boh?, qualche domanda alla fine te te la fai no?
- Si credo anch'io, e come è andata?
- Com'è andata? Massimo... Una tragedia. mi fa..., ci vediamo in un bar che già lì..., mi si doveva accendere la lampadina, cioè dico io..., che ci fa una che sembra la sorella più giovane, figa e intelligente della Kardashian con uno come me in un bar di Tor Bella Monaca?

-Vi siete visti a Tor Bella Monaca...?
- Sì, sì... Sono andato in motorino. Arrivo e poi aspetto e aspetto. Dopo mezz'ora che sono seduto al tavolino, vedo una tipa che mi guarda, si avvicina e mi guarda ancora ammicando. Ohh, hai presente la Gepi Cucciari, quella di Zelig?
- Sì certo che l'ho presente
- Ecco, quando l'ho vista ho pensato: deve avere una sorella nana, cessa, antipatica e burina qui a Roma...
- Ma dai? E allora le foto?
- Tutto finto, ma tutto tutto eh..., cioè, questa s'era inventata n'altra vita proprio. Una tristezza ...
- Ci credo Sandro, vatti un po' a fidare, certo che...
- Sì ma guarda Massimo, non è finita! La seconda che ho incontrato, caruccia eh..., sul forum sembrava una panterona da materasso, mi scriveva di certe cose e poi quando ci siamo visti salta fuori che ha due figli piccoli, la madre invalida, l'ex marito al gabbio e uno sfratto esecutivo a fine mese, in pratica voleva che li ospitassi tutti a casa mia. Massimo..., hai presente il mio bilocale di 58 mq?

- Dai, non ci credo...
- Giuro..., potessi crepare se ti racconto balle. Con la terza la cosa si è risolta dopo pochi minuti, il tempo di bere un caffè e mi dice: "Tu vai benissimo, sono io che devo prima trovare me stessa"...
Ti puoi immaginare che a quel punto ho iniziato ad andarci coi piedi di piombo..., infatti prima di incontrare la quinta ci ho messo un mese.

- La quinta?
- Sì Massimo. Sposata, 42 anni, tre più di me..., una figa da paura, quasi un metro e ottanta, due gambe infinite, un culo e due tette da infarto e come se non bastasse simpaticissima.
Cazzo mi sono detto..., Sandro, questa volta hai fatto bingo, non è scema, tra noi c'è un bellissimo feeling, donna è donna, (visto che con la quarta mi era capitato anche di trovare la sorpresina tra le gambe) e in più mi sa anche che è bella porca...
Ci incontriamo a Trastevere..., ristorantino alla buona, da dove usciamo belli carichi e allegri. Sale sul fiorino, quello furgonato che uso di giorno per le consegne e iniziamo a limonare duro, poi via in cerca di una pensioncina economica. Stabilisco il record di velocità mondiale su strada da Trastevere alla Casilina in dieci minuti netti, bruciando tutti i semafori e guidando con una mano sola, l'altra infilata tra le sue cosce, con lei che si alterna a manovrare l'asta del cambio e quella del mio..., vabbè ci siamo capiti.

Ecco..., ti puoi immaginare quando siamo entrati finalmente in camera come eravamo infoiati. In dieci secondi eravamo praticamente nudi e sul letto, vestiti sparsi dappertutto. Mi si siede in faccia e inizia a strusciarsi come un'ossessa, poi via di 69. Un'idrovora mai vista
Per farla breve, dopo na certa, l'afferro per i fianchi, la giro per pomparla di brutto, le spalanco le gambe, salgo sopra e..., a quel punto lei che fa?, mi allontana con la mani aperte appoggiate al petto... E io rimango li..., in ginocchio tra le sue cosce e a cazzo duro come un idiota.

- Sandro..., devo dirti una cosa! Mi dice...
- Oh Massimoooo, ci credi che in quei secondi di sospensione temporale mi è passata tutta la vita davanti...
Cazzo ho pensato, come minimo adesso mi dice che è sieropositiva, o che fa la puttana e adesso mi spara che vuole due-trecento euro per il disturbo... Invece la tipa si alza, prende la borsetta ed estrae un astuccio in pelle.., lo appoggia vicino a me sul letto, lo apre e mi fa:

- Sandro, prima di cominciare a fare sul serio, trovo giusto dirti che ho avuto una malattia al sistema nervoso, di solito non succede niente ma a volte in caso di forti emozioni il mio cervello per qualche minuto va in tilt e smette di mandare correttamente gli impulsi al cuore... Se dovesse succedere, prima che perda conoscenza, devi prendere questa siringa e iniettarmi qui, (e intanto mi prende la mano e mi mostra il punto esatto vicino al cuore dove avrei dovuto piantare l'ago), il contenuto di questa fiala..., però non ti preoccupare, mi è successo solo una volta mentre scopavo con un mio ex amante, solo che quello stronzo è stato preso dal panico ed è scappato, per fortuna prima ha telefonato a mio marito che ha avvertito l'ambulanza e poi mi ha recuperata in ospedale.

Giuro Massimo..., guardavo lei..., guardavo sta cazzo di siringa con quest' ago lungo e grosso come il dildone di una certa Farfy che scrive anche lei su quel forum..., e intanto mentre rivedevo tra me e me, la scena di Pulp Fiction con Vincent Vega che pugnala la moglie del capo con quel pungiglione, cercavo con gli occhi la telecamera nascosta perché dico..., non può essere vero, devo essere per forza su scherzi a parte... E invece no, porca zozza era tutto vero...

Non sapevo più che fare.
Pensavo: se la rifiuti ci rimane male e davvero ti giuro che in quel momento mi sarebbe dispiaciuto tanto per lei , ma se me la scopo e magari mi infarta nel letto, poi mi tocca rivestirla, infilarla nel fiorino che non è neppure refrigerato e andare a scaricarla su una panchina a Centocelle.., prima di avvisare il marito di andare a riprendersela.

Alla fine sono scappato, ma ti giuro, non per vigliaccheria. Il mio cazzo non ne voleva proprio più sapere e quando poi la tipa ha accennato a usare il suo siringone per fargli una punturina ricostituente, ho raccattato al volo i vestiti e praticamente a chiappe all'aria sono fuggito sgommando...

- Ma che storiaaaaa! Scusa Sandro e quella di stasera? Ma come fai dopo tutte queste sòle che ti sei preso, ad avere ancora voglia di...
- No, no guarda questa è una cosa sicura. Sai perchè?
- No, non lo immagino ma dimmi...
- Perchè a un certo punto mi sono detto: "Sandro, qui ormai tutti fingono di essere quello che non sono o nascondono quello che sono, persino in posti come questi, dove si potrebbe essere solo se stessi e allora fingo anch'io e se proprio devo farlo lo faccio alla grande..." Così mi sono cancellato dal forum e poi riscritto come "patatinacalda69" fingendomi donna... Massimo, non ci crederai ma ci ho preso gusto. All'inizio volevo solo prendermi una piccola rivincita su quel mondo di finzione per poi cancellarmi, poi ho iniziato a ricevere un sacco di apprezzamenti da un mucchio di uomini e a un certo punto mi sono così immedesimata in quella parte, (ecco vedi, ormai mi viene automatico di pensare al femminile), da iniziare a fantasticare di incontrarne qualcuno, solo che non trovavo quello giusto. Dopo aver scartato tutti quelli che ad ogni mia foto. (rubata in rete), commentavano con i soliti: mmm..., bonaaaa, che bocce, che chiappe..., se te prendo me se consumano le mani..., insomma tutto il repertorio al completo del segaiolo ammogliato incallito, non rimaneva nessun pretendente valido, così ho pensato..., ma se mi creo un nuovo nick, questa volta da uomo e gli faccio contattare "patatinacalda69" che succede?, in fondo chi meglio di lui, (cioè di me), la conosce così bene?, e sa davvero cosa cerca e quello che vorrebbe ricevere e dare...

- Scusa Sandro ma ora non ti seguo..., credo di essere un po' in confusione...
- Massimo, in realtà e molto semplice. In fondo e ci pensi è un po' come quando giochi a scacchi da solo, almeno così sei sicuro che l'avversario non ti distragga e ti freghi. Prima muovi il bianco e poi dopo aver girato la scacchiera e pensato a cosa fare muovi il nero senza trucchi finzioni e travestimenti.

Così una sera ho fatto contattare la mia "patatinacalda69" dal mio "superdotato28cm" e non ci crederai, ma si sono subito piaciuti. Hanno iniziato a scriversi in privato, scoprendo di avere davvero tante cose in comune. Una corrispondenza via via sempre più intima e vera, una specie di diario scritto a quattro mani, pieno di sogni, desideri ma anche tante cose da fare insieme.
L'altro giorno in modo del tutto inaspettato c'è stata una svolta al loro rapporto..., così stasera hanno deciso di incontrarsi per conoscersi e chissà, magari provare a mettere la parola fine alle loro solitudini, magari anche cominciando a scrivere insieme un nuovo prologo.

- Cioè tu e lei, o meglio tu e quell'altra parte di te stasera vi incontrate? Sandro credo di non aver capito bene ma ti auguro comunque di passare una bella serata e...
- Grazie Massimo, ma ora devo proprio andare, sono già in ritardo e prima voglio trovare un fioraio aperto per non arrivare lì, da lei, proprio a mani vuote...
- Ciao Sandro, in bocca al lupo allora, buona fortuna...

***

- Ehi Massimo, tutto bene?
- Sandro, ciao. Bene e tu? Scusa la mia curiosità ma dieci giorni fa, come è andata la tua serata?
- Una favola, Massimo. Davvero una favola...
- Ma dici davvero?
- Al di là di ogni più rosea aspettativa. Credimi ora sono davvero un uomo felice...
- Sono davvero contento per te... Sandro, posso chiederti una cosa?
- Tutto quello che vuoi Massimo...
- Non è che magari..., puoi chiedere a "patatinacalda69"

...se ha un'amica?
 
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Ora che ci tocca stare chiusi in casa e di avventure poche se ne raccontano, mi tocca sognare come fanno quei recensori che così facendo pensano di tutelarsi in qualche modo. Da cosa poi, non lo capirò mai. Più che sognare mi tocca cullarmi nei ricordi. Perché checché se ne dica, io ciò che scrivo, l’ho trombato davvero. E anche perché l’ultimo ricordo legato all’escorting, quello più recente, sono i due missili che ho lasciato recensiti su napoli. Meglio che cadano nell’oblio. Stronze.
Bumpiamo quindi questo thread con un ricordo, thread che non ho mai letto né seguito, prezioso adesso, in tempi di magra.


Eravamo in piscina, pomiciavamo nudi in acqua, sulla seduta dell’idro che è ruvida e antiscivolo. È stato lì che me la sono accovacciata addosso. Non mi mancava niente. Avevo le braccia stese lungo il bordo alla Scar Face, le sigarette e due mojito a portata di mano. Il cielo, la luna e le stelle. E le sue mani sul cazzo. Lei abbracciata a me cavalcioni, che puntava la cappella al suo fiorellino stretto e glabro. Non mi piace farlo in acqua, attutisce gli attriti, rende difficile la penetrazione, anche se era bagnata di suo come una vacca in calore. Mi abbracciava forte, mi baciava sul collo, mentre fluttuando si lasciava cadere, proferiva porcherie da vera puttana (alcune lo sono nel dna anche se non esercitano), mi favoriva le tette alla bocca, i suoi capezzoli turgidi. Era notte e tirava una leggera brezza. Le luci viola sommerse e il pelo d’acqua turbolento, la facevano rifulgere in uno strano gioco d’ombre. Surreale. Temevo di non riuscire a finire, in acqua proprio non mi riesce bene, decisi quindi di afferrarla per il bacino e di cominciare a scuoterla come se fosse un oggetto di piacere. Strusciavo il suo pube avanti e dietro. Accovacciata sul cazzo, la osservavo in un crescendo di libidine che le faceva emettere una soave sinfonia. Ha goduto, e una volta libera del suo fardello mi si è accasciata addosso. Io continuavo a strofinarmela sul cazzo con foga, incurante della sua momentanea refrattarietà, fino a sentire finalmente la dirittura d’arrivo, le contrazioni al perineo, ed una copiosa sborrata liberatoria schizzarle tutta in fica. Le ho lasciato la mia cappella piantata in fondo alle viscere, affogata nel mio stesso seme. Abbiamo ripreso fiato, abbracciati teneramente, senza staccarci l’uno dall’altro. Una volta rinsaviti ci siamo alzati in piedi, ed ecco la terribile scoperta. Poggiava sulle ginocchia sulla seduta mentre mi era addosso e l’antiscivolo le aveva abraso le ginocchia. Colava sperma dalla fica e sangue dalle ginocchia in una maniera impressionante. L’ho presa subito in braccio e l’ho portata in casa, l’ho avvolta in un’asciugamano e sono corso, nudo e ancora bagnato a prendere betadine, bende e nastro adesivo.
Lei mi rassicurava “Non mi brucia, giuro non sento niente, non ti preoccupare, è una sciocchezza, e sai che c’è? Lo rifarei di nuovo!”. Che tenera porca. Ma io sono apprensivo e non mi davo pace. Le mummificai le ginocchia scusandomi ed apparendo impacciato e costernato. Siamo finiti su un prendisole e dopo aver inventato un paio di costellazioni, l’ho riaccompagnata a casa per non farla guidare.


La sera successiva eravamo stati invitati a cena a casa di G.ilda, una nostra amica. Sette persone, io l’unico maschio. Passai a prenderla con la sua auto ed andai con lei a fare il gallo in quel pollaio. Eravamo in taverna, un open space, io avevo familiarità con il luogo dato che Gilda è la mia soul sister, nonché fornitrice ufficiale di amiche da trombo. Ad un certo punto, uno di quei famosi “certi punti”, dal divano non sentivo più il loro chiacchiericcio alle mie spalle, ma solo la tv. Erano sparite. Avevo fame e mi preoccupavo che non battessero la fiacca in cucina. Salii le scale alla loro ricerca ed ecco il loro starnazzare animato provenire da una porta chiusa, quella dello studio. Spalancai la porta per dire “insomma si mangia o no?”, immediatamente si zittirono, le trovai tutte in cerchio, protese attorno alla mia compagna, che mi apparse in slip, con i jeans calati alle caviglie, intenta a mostrare le bende alle ginocchia, da cui traspariva il betadine a mo’ di sangue rappreso. Si girarono tutte a guardarmi con un’espressione mista di stupore, timore ed imbarazzo. Io il carnefice della loro amica, quello che a furia di scoparsela, le ha fatto buttare il sangue. Non feci in tempo ad aprir bocca e scoppiai a ridere a crepapelle. Chiusi la porta e tornai tronfio e sorridente sul divano. Sarà che mi suggestiono facilmente ma a cena, mi guardavano un po’ tutte con fare strano. Io vago e distratto, frivolo e distaccato come se nulla fosse accaduto.
Negli anni successivi, esclusa Gilda che è come una sorella, me ne scopai 4 su 5. Una alla volta, ben distanziate e cadenzate nel tempo. Tutte trombate spontaneamente ed amichevolmente. “Un usato garantito” dice sempre una di loro. Quando ci rivediamo, finiscono sempre per prendersi in giro spiattellandosi a vicenda particolari intimi di cui sono stato coprotagonista, che magari confessa una e a cui replica un’altra.
Una fa: “A me il sesso anale non piace!”
E l’altra: “Non mi risulta...” guardandomi e ridendo di lei.
Oppure:
“Giulio ma è vero che Silvia quando gode si mette a piangere?”
“Sì, e ti pianta in asso!”
Sono vere e proprie siringhe di autostima per il mio ego. Me le scopai tutte tranne una (“dai Anne’ manchi solo tu” le dico sempre), quella che ho sempre desiderato più di tutte le altre messe insieme. Quella che ancora oggi, a volte, mi tormenta e non mi lascia dormire di notte.

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Sogno americano.

Fine anni 80, agosto,io avevo vent'anni. Di ritorno dall'Olanda io e due amici siamo fermi in una stazione di servizio dopo Parigi. Si avvicina una ragazza non proprio giovanissima, sola: ci prega di darle un passaggio fino in Italia. Siamo un stranito, ma ok, va bene. Durante il viaggio ci racconta che è americana, si chiama Anni e, ha 36 anni e ha deciso di prendersi un periodo sabbatico e sta girando l Europa in autostop, prossima meta il nostro bel paese. Ad osservarla bene, in auto , non è poi così male: bionda con capelli ricci, alta 1,65, cicciottella ma non troppo. Ha uno piccolo zaino, una camicia a fiori e jeans corti al ginocchio, sandali. Non deve avere molti ricambi e forse non si doccia da qualche giorno infatti i capelli sembrano stopposi e non emana un profumo gradevole. Parla in continuazione, sembra un po' fuori a dirla tutta ma pazienza, ormai manca poco ALL' arrivo. Quando siamo a Torino scarico e saluto i miei amici, lei ci aveva chiesto di andare all' ostello, ma io manco sapevo dov' era e a quei tempi, senza internet, non potevo fare altro che andare a casa a consultare la guida del telefono. La casa era vuota, i miei genitori al mare, lei si prese coraggio o la palla al balzo e mi supplico di fare la doccia e lavarsi i vestiti. Le dissi ok ma pensavo ancora a trovarle l ostello. Quando uscì dalla doccia e si mise a stendere i panni lavati sembrava un altra: lavata, profumata si era messa solo un t-shirt e le mutande e anche il suo corpo, che potevo osservare meglio non era niente male: era tonica, tette comprese, una terza, solo un po larga di fianchi e polpacci da ciclista. Io ero timido, impacciato e avevo paura lo confesso e mi metteva soggezione. Mi chiese ancora dolcemente un favore: fare una telefonata a carico del padre, in america: vabbè facciamo anche questa. Alla fine mi chiese quello temevo: restare una notte a dormire e ripartire con l autostop l indomani dall' autostrada per Bologna. Ormai ero in trance, mi immaginavo sgozzato e derubato nella notte. Andammo a cena fuori in una pizzeria poco lontano e lì cambio completamente la mia percezione: lei era sempre gentile, allegra, solare, e ordino pasta bistecca e volle a tutti i costi una bottiglia di vino e se na beve la metÃ*. Alla fine era brilla, voleva lasciarsi andare ed io per la prima volta, da fesso che ero, accarezzai l'idea che si poteva trombare. Ma ero inesperto e insicuro e alle prese con una che aveva quasi il doppio dei miei anni. A casa ovviamente prese lei l iniziativa e condusse il gioco per tutto il tempo: tralascio i particolari dico solo che mi risucchio nel vortice del sesso. Al mattino non si era pentita e non mi aveva sgozzato e rapinato, la portai davvero all' imbocco dell' autostrada e ovviamente non la vidi mai più: mi aveva dato un indirizzo farlocco e non rispose alle mie due lettere ma in fondo nelle storie impossibili è giusto così. Ancora oggi mi chiedo se avevo fatto colpo, improbabile, oppure se abbia voluto ringraziarmi a modo suo, di sicuro fare sesso le doveva piacere parecchio. Ma quella sera io feci tutto senza preservativo, da cretino, e poi passai in ansia i mesi successivi. Da allora mai più senza. Almeno per me.:ok:
 
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Ecco grazie, che mi sento analfabeta digitale. Quando mi sono diplomato io ancora doveva uscire il Commodore 64, e da allora sono sempre di rincorsa....che pizza..:mda:
 
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Ciccio è uno dei miei migliori amici, un armadio di 190 simil orso Yoghi. Non è bello Ciccio, ma ha un carattere molto rassicurante, nel suo discostare dal comune senso estetico femminile Ciccio è simpatico, allegro, di compagnia, generoso e galantuomo. Una persona pulita e perbene. Ciccio è una persona positiva che spesso e volentieri ho cercato di emulare. Ma o ci nasci o ti sforzi di diventare come Ciccio.
Ero fidanzato con Anna ed avevo architettato un finesettimana a Pescocostanzo a scopo di trombo. Ciccio cominciò a tampinarmi per chiedere ad Anna di invitare la sua migliore amica Francesca, la sosia spiccicata di una famosissima superstar. Bona da far rabbrividire. Di una bellezza così imbarazzante che quando le conobbi fui pusillanime e puntai su Anna, la meno carina delle due. Francesca era troppo. Scopavo Anna ma talvolta sognavo Francesca.
Gli dicevo, ma dai Ciccio dove ti presenti, a stento vi conoscete, ma figurati se ti caga. Alla fine vinse lui e udite udite, Anna si prestò, Francesca accettò l’invito amichevole e insieme a Ciccio furono ospiti a casa mia. Tappa allo Scoiattolo, immancabile e un prosecco da Dolci Momenti poi dritti a cena. Francesca rideva in continuazione, Ciccio gran protagonista. Impeccabile, gran mattatore a tavola, qualche bicchiere di troppo e poi tutti a casa sull’allegro andante. Continuammo quel salotto poi, fatta una certa, li lasciai sul divano davanti al camino acceso con due bicchieri di vino rosso e la tv accesa. Mi chiusi con Anna in camera a trapanarle il culo. Che bei ricordi con Anna, era capace di godere anche da dietro. Si sentivano le risate di Francesca, dall’altra stanza, per tutto il tempo, Ciccio era in forma croccante. Finito il traforo, cessate le loro voci, andai al cesso. Loro non c’erano più, ma soprattutto Ciccio non era sul divano letto a dormire come mi sarei aspettato. Oh cazzo. Tornato in camera, misi al corrente Anna dell’anomalia, lei sghignazzava e commentava incredula e poco dopo zaaaaac! Dalla camera di Francesca si sentivano le botte della testata del letto nel muro e lei che se la godeva alla grande. Era fatta. Cioè Ciccio se la stava facendo. E di brutto!
Di Anna non ne so più niente, invece Ciccio e Francesca sono sposati ed hanno una bellissima famiglia. Chiedo sempre a Francesca, quando mi ospitano a cena: “non capirò mai che cazzo ci vedesti quella sera in questo Ciccio sconcio! Eri ubriaca!!!”
Lei mi risponde sempre “Vidi il padre perfetto per i miei figli ed un marito amorevole e così è stato”.
Morale della favola: osare sempre, anche a dispetto delle più insormontabili avversità.
In ultima analisi, ognuno è il Ciccio di qualcuna, basta solo che lei sappia vedere un attimo oltre un palmo dal proprio naso, e che come Ciccio, tu ti faccia trovare positivo, pronto e a cazzo duro.



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Ho una fantasia ricorrente che mi perseguita e che prima o poi dovrò soddisfare. Metterla bendata ed imbavagliata, cavalcioni su una sedia, al contrario, con il culo sporgente dalla seduta, i polsi legati ai piedi posteriori della cadrega, o meglio allo schienale, le caviglie a quelli anteriori. Magari con le fascette auto stringenti, drappi di raso sarebbero l’ideale. L’ho conciata così qualche volta, adoro le sedie, usavo mezzi di fortuna, auto reggenti e cravatte. Vorrei possederla da dietro, non me lo concede mai, entrare delicatamente per poi abusarne con veemenza. Romperle il culo. Alternare il coito a lunghe pause, lunghi silenzi. Magari qualche sberla. Poi tenere carezze. Peccato le spezzai quella Magic Wand addosso, dovrò comprargliene un’altra. Poi di nuovo da dietro fino a lasciarla rotta aperta e con la sborra che le cola a terra dal culo. Il fulcro della fantasia poi è questo. Toglierle la benda ed il bavaglio e lasciarla sola e immobilizzata. Andarmene in bagno, poi in cucina. Intrattenermi in silenzio per il tempo di una sigaretta ignorandola completamente, qualsiasi cosa dica o faccia. Tornare dopo un bel po con una confezione di Cuor di Mela. Quelli della Mulino Bianco che mangia avidamente tutte le sere sul divano senza mai dire “ne vuoi uno?”. Sedermi di fronte a lei che magari intanto implora di essere liberata e mangiare lentamente tutta la confezione, innaffiandola abbondantemente di Coca Cola fresca e frizzante: quanto le piace la Coca Cola...gliela farei solo annusare. Vorrei vederla soffrire della privazione dei biscotti e della bibita così come lei fa soffrire me quando li ingurgita senza mai preoccuparsi di offrirne un bicchiere anche a me o di almeno fingere di allungarmi la confezione per lasciarmi pescare uno e dico almeno uno di quei suoi cazzo di Cuor di Mela.

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Una delle mie fantasie che per poco realizzavo ma poi, per dei problemi tecnici, è andato tutto a rotoli è questa:
Chiamare una escort non lussuosissima e fissare un appuntamento in albergo, dicendo che ci sarà anche una mia amica-ragazza, ma non voglio che dica di essere una escort, voglio che finga che pure lei è un mia amica che ogni tanto ci si ritrova per scopare.
Chiamare un'altra escort, e questa un po più lussuosa e dire la stessa cosa.
Pagarle di nascosto e che nessuna delle due sappia della professione dell'altra.
Una delle due deve essere bi-sex, mentre l'altra etero, mi eccita l'idea di vedere l'imbarazzo di quella etero nel farsi toccare e leccare.
Dopo averle scopate entrambe e realizzato vari giochetti, per accordi presi in precedenza, avrò detto ad entrambe che a un mio cenno, che farò di nascosto, si inventino una scusa per andarsene. Ovviamente questo cenno furtivo lo farò a quella che mi è piaciuta meno e resterò solo con l'altra. Eviterò così che si incrocino in uscita.
Se mi resta ancora la forza, magari, fare un'altro giro in giostra, prima di liquidare anche l'altra.
Entrambe avranno fatto sesso con una loro collega, ma non lo sapranno mai....
 
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La mente umana è solitamente affetta da stranezze e bizzarrie, la mia deve esserne occlusa particolarmente. Ero a Napoli, in un hotel, impegnato in una trombata olimpionica, di quelle all’ultimo sangue. Quell’incontro lo percepii tanto agognato che nell’attesa, ne parlai con una cara amica, per entusiasmo e per vanità. Tra un round e l’altro, tra una porcata e l’altra, mi ritrovai in un momento di pausa, steso sul letto con lei cavalcioni su di me. La tenevo infilzata e intanto che l’antenna era sintonizzata non so dove, si dialogava e ci si scambiava informazioni. In questo frangente, mentre entrambi riprendevano fiato, le dissi:
-“ti dispiace se chiamo un attimo mia moglie, è necessario altrimenti sarà in pensiero...”. Ricevuto l’assenso chiamai la mia amica e cominciai ad esternarle tutto il mio entusiasmo per quanto stava accadendo. L’espressione della mia accompagnatrice si fece subito stranita, al che le porsi il telefono e lei imbarazzatissima:
-”pronto”
-“ciao allora come va? Si sta comportando bene?”
-“ma si assolutamente, hai un gentiluomo!”
lei diventò viola, io intanto cominciavo ad elaborare la cosa e non so perché la temperatura saliva tra ilarità ed eccitazione.
-“No, allora non hai capito: ma te lo sta dando a dovere o no?”
-“Eh...è qui da un bel po’ ma ancora regge...”.
Scoppiai a ridere, lei cambiò tre colori in cinque secondi. Non so per quale motivo ma questa circostanza mi eccitò a tal punto che le strappai il telefono di mano, salutai in maniera sbrigativa, ed ispirato dall’accaduto (marmoreo) mi abbandonai ad una di quelle scopate da schiantarci il materasso. E anche un po’ lei. Forse...
 
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Ormai vivo di ricordi, e fortuna ne ho parecchi, alcuni riaffiorano in maniera particolarmente piacevoli. :preved:
 
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Haiku (more or less)


To Hǎi yún

Quarantine
Missing your black hair and white shoulders
Only a hand wet with sperm.

by Anonymous Pisan


Per Hǎi yún

In quarantena
Senza i tuoi capelli neri e le bianche spalle
Solo una mano umida di sperma.

Liberamente tradotto da Giulio.
 
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Partiamo dal presupposto che ci sono fiche benedette dal Signore, di quelle che solo a guardarle con insistenza, cominciano a secernere un profluvio di broda. Saranno estrogeni, endorfine, non so che roba sia. C’è serotonina, forse. Sta di fatto che a leccarle, fiche così, mettono buon umore.
Se le cose prendono la piega giusta e la patata è di quelle certificate DOCG, tenendola a smorzacandela si può essere fortunati abbastanza da ritrovarsi con lo scroto tutto madido dei suoi umori.
Ricordo quella a cui a un certo punto, quando veramente quasi temevo che saremmo annegati entrambi nelle sue secrezioni, con faccia seria e quasi incazzata dissi “Oh! Embè? Ma tu stai lavorando o ti stai divertendo?”. Scoppiò a ridere.
Quando accadono simili miracoli, quando la lumaca è viscida abbastanza da lasciare la scia, devo proprio dirlo, sorrido con malizia e mi scappa qualcosa del tipo:
“Ma quanta ne stai cacciando? Porca miseria che hai combinato! Ma non ti vergogni neanche un po’?”
Quasi sempre, una timida manina si allunga di riflesso da dietro a constatare l’entità del danno. Sento le sue dita sfiorare le palle bagnate, quasi a tentoni, prima delicatamente, poi, toccato il capolavoro, la presa si fa più decisa, diventa soddisfatta, quasi come un massaggio. È in quell’istante che la sua espressione in viso tramuta da curiosa e quasi amareggiata, a gaudente e compiaciuta. E mi pare anche giusto, perché non è da tutte saper allagare interamente un pube in quella maniera.

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Ci conosciamo da così tanto tempo da farla sentire libera di sedersi sul water ed orinare in mia presenza. Nonostante ciò, non è sempre auspicabile starsene tutti nudi tra un amplesso e l’altro, ne risente la conversazione, tendono a mettersi sulla difensiva a causa della loro innata insicurezza e vanità. In quei tipici intermezzi mi piace vederle vestite della mia camicia bianca, quella che poco prima ho riposto con cura (mai in un letto sfatto, né tantomeno con una camicia sgualcita). Banale, lo so, ma un po’ sbottonata, oversize, senza niente altro addosso, suscita in me un particolare effetto e “affetto“. Le donne “wearing his shirt” sono un qualche cosa e vederle in tal guisa è tremendamente sexy.

Il giorno dopo, a pranzo, la incontrai al bar. Era con un’amica. Salutai lei con un sorriso grande come la scopata che ci eravamo fatti il giorno prima. Poi passai all’amica, un bacino sulla guancia. Ci conoscevamo da tempo. Lei mi abbracciò e mi strinse.
Sbottai:
“Piano che sei piena di fondotinta!”
E lei:
“Però quando devi mettere le tue camicie addosso alle altre, non ci tieni così tanto...”
Rise. L’altra si fece rossa in viso e abbassò lo sguardo.
Sputtanato. Ma pieno di me.
Fermate il mio ego.

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