FKK WELLCUM – Fine ottobre 2017 – “La vecchia guardia”
Sotto uno splendente sole fine ottobrino percorro la desolata autostrada che mi condurrà ad Arnoldstein per una fugace apparizione.
Sole inatteso; come la mia presenza, data oramai da una serie di incastri ed eventi che fatico a comandare.
Neppure disporre di sé stessi sembra concesso con la facilità di un tempo, quindi tanto vale annunciarsi.
Aria frizzante ed io vagabondo.
Si può desiderare altro?
In reception poco dopo l’apertura uno sparuto numero di clienti in attesa che le ragazze, che ho il tempo di osservare bene, paghino il loro fio.
Una meravigliosa Barbara governa le operazioni, che quindi procedono spedite e senza intoppi.
Faccio passare avanti due ragazzi alle mie spalle, giusto per intrattenermi poi a conversare senza fretta con lei.
“Certo che se fosse per quello che ho visto al di qua del bancone mentre ero in coda – riferito ovviamente all’avvenenza delle suddette ragazze – avrei quasi preferito girare i tacchi”, esordisco. “Fortunatamente ci sono molte ragazze dentro, e poi la vecchia guardia…” continuo.
Nel mentre parliamo, apre la porta dello spogliatoio femminile che dà sulla reception un volto noto, ma che non vedevo da un po’.
Avvolta sola di un asciugamani, di fantasmini bianchi e ciabatte con pelouche giallo (che apprendo essere di gran moda in Patria), lei, Paula.
Mi riconosce subito e si portà la mano al cuore, sorridendo,come a fingere un piccolo trasecolamento, mentre a me – che pur sapevo della sua presenza – a momenti il mancamento viene davvero, preso come sono, negli istanti che seguono, a masticare il fieno della reminiscenza.
Ci salutiamo con la promessa di rivederci di lì a poco – dovendosi lei preparare.
Ma i suoi “5 minuti” diverranno per magia 3 ore. Donne.
Vederla salire per la scalinata che la conduce alla stanza è comunque – ciabatte pelose a parte – una di quelle scene che non si dimenticano.
Arranco con le gambe irrigidite nello spogliatoio.
Entro nel mio accappatoio.
[Gente di un certo livello (cit.) – Spogliatoio – Mi si avvicina un ragazzo giovane, evidentemente alla prima apparizione, ma che cercava di darsi un tono consumato.
“Sai dove posso prendere un altro asciugamano?” mi fa, sventolando quello che aveva in mano.
“Chiedi in reception, oppure ce ne sono in zona wellness”.
“Dove???”
“Chiedi alla ragazza all’ingresso”.
“Ah…vieni spesso qui?”
“Quando posso”.
“Certo che…si pagano 85 euro, che non è poco, ma poi posso andare con tutte le ragazze, vero?”.
“Se le paghi, si”.
“Ma quindi non sono comprese con l’ingresso!!!”
“A meno che non siano cambiate le cose, direi di no. Ma tu prova a fare un tentativo e chiederglielo”.
Avrei voluto vedere le facce delle interrogate.]
Mi manifesto in arena.
Puttane da 4 soldi e sciatte servette, sole e a coppie, di mediocre avvenenza e in notevole numero, chiamano da porte e angoli.
Qualche rara vitellina focosa di aspetto piacevole, come Stephanie (credo il volto più bello da me mai visto in un locale, veramente peccato per il sedere “fuori sagoma”cit.), ma io oggi non ho occhi che per la vecchia guardia, degnamente rappresentata in apertura da Beatrice e Dana, stanziali al tavolino centrale sotto la gabbia.
La prima, all naked, con una imponente cotonatura di un elaborato colore che mi riferisce ma ho dimenticato, lenti azzurre e stivaloni rossi a mezza coscia che sono troppo per me, ormai.
O così almeno credevo.
Quando tutti i cliché irrompono senza decenza (capelli vistosi, rosse labbra grandi, seno rifatto, stivaloni etcetcetc) si raggiungono profondità omeriche.
Uno fa sorridere. Cento commuovono.
Dana, deliziosa, in un costumino intero nero a pois bianchi, è la ragazza – con qualche veste in più ça va sans dire – che presenteresti ai tuoi.
Sanno che ho sempre avuto del tenero per loro.
[Apice bancone del bar sotto palo da lap. Mi si siede accanto un esile e grazioso scricciolo in body di pizzo bianco. Lunghi capelli castani piastrati. Occhi neri. Sorriso: 32 perle bianche. Culino.
Un osservatore attento capirebbe che ha ben più dei vent’anni che le si darebbero.
“Ciao mi chiamo Sorina”, mi fa in italiano porgendomi la mano.
Dopo le presentazioni inizia a parlare uno stentato inglese.
“Sei nuova?” le faccio nell’idioma che aveva scelto,.
“Si, oggi è il primo giorno…scusa ma parlo poco inglese,preferisco il tedesco”.
“Da dove vieni” le faccio in tedesco.
“Sono Turca ma ho lavorato in Germania in appartamento per poco. Mai in FKK” mi fa in un tedesco ancora più stentato dell’inglese.
Peraltro, a onor del vero, tutte informazioni veritiere,come avrò modo di appurare.
Le faccio altre domande, ma non capisce.
“Andiamo-in-camera?” mi ribatte, in un eccellente italiano.
La congedo educatamente, confortato dal fatto che quello che le serviva per lavorare lo conosceva.
O forse no?
A volte l’incomunicabilità è un bene.]
Vado in area relax – unica presenza – che sarà raramente frequentata nel corso della giornata.
Entro nel caldo idromassaggio e mi perdo nella costellazione delle luci del soffitto.
Chiudo gli occhi e perpetuo i ricordi delle gite trascorse in anni passati, con le stesse protagoniste.
Sono così reali e vividi che devo allungare le mani per scacciarli.
“Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato” dice un Maestro.
Senza tempo.
Quando termino mi si presentano due strade: consumare un pasto o sfogare la mia brama smodata di lascivia.
In genere la seconda è il preludio della prima da anni, ma Paula latita.
Il Fato vuole che – rientrato in arena per un apfelschorle e una sigaretta – dalla porta dello spogliatoio femminile faccia capolino un altro volto noto.
Realizzo in ritardo, perché doveva avere la giornata libera.
Mirella.
Vestita e pericolosamente bellissima.
Si affaccia in sala come stesse cercando qualcuno.
Mi accorgo poi che quel qualcuno sono io.
Mi fa un cenno e vado a salutarla.
I pochi minuti di attesa che mi chiede di pazientare - per cambiarsi - sono rispettati.
Entra in arena in uno strepitoso completino oro che ha il colore del tempo trascorso con lei.
Salgo per la prima camera della giornata e per l’ennesima con lei, in quasi 10 anni di frequentazioni oramai.
Affonda la lingua nel mio sterno, come una lama affilata.
Quanto tempo è passato, ma il letto è sempre il suo regno.
Mirella è una Dea meritevole di venerazione.
Scendo e mi reco al ristorante.
Eccellente il filetto di maiale e le verdure. Ottime omelette e così tutto quello che ho provato. Tra i primi dei tortelloni ripieni e altra pasta che non ho preso. Il giovane cuoco sembra in gamba e ben disposto a spiegare la composizione dei piatti ai curiosi clienti come il sottoscritto.Se ne fosse scritta la composizione non sarebbe male, la butto lì. Affiancato da qualcuno con più esperienza – e mi auguro accada – potrebbe essere l’elemento che ha fatto trovare la quadratura del cerchio sul versante ristorazione.
Mancano sempre i cappelli al personale di cucina.
Repetita iuvant.
Prendo un caffè ed esco all’aperto.
L’aria fresca all’esterno è celestiale e lucente. Cielo molto azzurro. Sole pungente sull’erba.
Incredibile e deliziosa giornata.
[Gente di un certo livello (cit.) 2 – Arena – Bar lato spogliatoio femminile – Due bellimbusti abbronzati, ritengo sloveni dalla parlata, avanzano in un’arena semioscura indossando occhiali da sole, rolex e mutande sotto l’accappatoio. Uno tiene l’accappatoio legato sotto le ascelle,con un nodo fatto per le braccia dell’indumento, tipo mutanda fantozziana. Un altro sembra più interessato a guardare i clienti che gli sguardi rapiti e adoranti delle rumenine.
Sapendo leggere le persone, preferisco quindi mettermi schiena rasente al bancone. Non si sa mai.
Un attempato avventore, che ha soverchiamente bevuto,percorre il tragitto dal bar allo spogliatoio femminile ininterrottamente,trascinandosi avanti e indietro, in una specie di moto perpetuo. Se si incrocia il suo sguardo fa un sorriso. E poi avanza inesorabile a terminare la vasca evirare. Ognuno ha i suoi obiettivi, nella giornata.]
Rientro in arena e alla vecchia guardia già presente si sono aggiunte Paula e Romina (quest’ultima non la solita Maledizione,ma quella piccola con lunghi capelli neri). In riposo, purtroppo, Ribana.
Mi intrattengo in una lunga conversazione con la prima, in completino intimo nero.
Rivanghiamo il tempo trascorso in giro per l’Europa e cosa abbiamo fatto durante le reciproche lontananze.
Vorrei proferire più accorte parole, ma così ora sta la cosa, a pelle.
La maturazione datale dall’esperienza si vede, seppure leggermente impacciata dal recente rientro.
Ho trovato una donna non più di umore aspro e bizzoso, ma che fa trasparire dal parlare e dagli occhi un fondo di velata malinconia.
Saliamo in camera.
Stesso genere di incanto della prima stanza che ho fatto.
Il suo seno, lussureggiante e rigoglioso, è ricetta di segreti e mi risana.
Un viaggio interstellare, e devo fermarmi un paio di minuti durante il rapporto, o mi avrebbe letteralmente ucciso con il suo inverecondo e serpigno avvolgersi e attorcigliarsi.
Il Signore ne scampi.
Ha il fuoco, o qualsiasi parola di senso somigliante.
Ancora inebriato da questo antidoto alla vecchiaia,ridiscendo.
Della vecchia guardia in sala, oltre alle citate, ritrovo Ramona e Alicia.
Con la prima, che è sempre uno spettacolo, mi accorgo immediatamente che qualcosa è cambiato.
Il volto tirato è corrugato da un ghigno e saluta a fatica.
Tento la lotta ed il dialogo abbassando la voce con tono velato.
Ma è una sfinge sullo sgabello che scruta il nulla, e non riesco a risalire ai miei torti, mai ce ne fossero.
Per amore dell’amor di un tempo mi lascio quindi ad un sorriso comprensivo, dato che mi evita di sprecare denaro.
La bellezza necessita anche di ombre, oltre che luci.
[“Ciaoamorebelloandiamoalcinema?”mi fa con rauco gracchiare il missilone Bianca, lunghi capelli neri e bodyrosso, appena esco dalla porta dall’area relax. La cosa fa svanire l’effetto benefico della sauna. Declino gentilmente, chiedendo di evitare di essere interpellato nuovamente, per evitare perdite di tempo ad entrambi, e auguro buon lavoro alla ragazza.
Gente di un certo livello (cit.) 3– Il giovane che avevo istruito, o così credevo, nello spogliatoio mi avvicina in sala, mentre sono al bar vicino al ristorante, nel corso del pomeriggio “Scusa,sai dove posso trovare un asciugamano?”. Prima di andare in bagno a vedere nello specchio se avevo qualche scritta in fronte che prometteva risposte a richieste di informazioni, allungo il dito verso l’area relax. Lui procede spedito. Non ho avuto neppure il tempo di chiedergli se avesse parlato con qualche ragazza circa l’ingresso all you can fuck.
Peccato. Ma ero certo lo avrei rivisto perché mi avrebbe richiesto dove trovare un asciugamano.
Stessa zona del bar. Wasser mit zitrone e sigaretta. Una ragazza mi tocca il sedere. Bianca. “Ciaoamoreandiamoincamera?”.
Le spiego che le avevo già chiesto di essere lasciato solo.
“Ma noi non ci siamo mai visti!”mi fa.
La teoria del doppio forse ha un fondamento, e il mio – tra tutti i posti del mondo – deve trovarsi con me nel locale, oggi.
“Avrei un amico da presentarti,è andato a prendere un asciugamano. Passa dopo.” le dico.
Che camera sarebbe venuta fuori tra quei due!
Se ne va lasciandomi con l’idea di stare vivendo in piena farsa.]
Alicia, al bancone del bar lato spogliatoio femminile, in caschetto castano scuro, indossa solo un top nero ed occhiali.
Le nostre camere, come per Mirella,in quasi 10 anni si perdono nella notte dei tempi, e scommetterei che molte coppie di pari durata hanno consumato di meno in questo lasso di tempo.
Sola soletta.
Mi avvicino dato che brama mi punge e poi in due è la migliore compagnia.
Parleremo molto durante il resto del tempo.
Prima però salgo a mangiare del frutto dell’albero proibito.
Si raccoglie i capelli e, come al solito, rimaniamo in doccia a lungo.
Nel talamo, mani in piani che si intersecano e dita in procinto di aprirsi.
Baci infiniti.
Ritrae gli artigli e mi lascia sprofondare in lei.
Beato l’uomo su cui questa Donna riversi i suoi favori.
Una camera con lei è una tenera perdizione che ogni volta ritorna come un nuovo miracolo.
La cena è di livello pari al pranzo. Eccellente il salmone, che saccheggio. Ottima la crema al mascarpone con le fragole. Ritornerò altre volte a piluccare qualcosa.
La mia ultima concubina doveva darmi parecchi stimolifisici.
Fiacco di gambe, infatti, stavo per fermarmi.
Dana o Beatrice?
Stuzzico la prima, che è un dolce peccato, ma non lasciatevi ingannare che sa mordere e dire la sua in camera, ma si accoccola.
Senza rendermene conto svanisco da sotto i suoi occhi e mi ritrovo su uno sgabello.
Mi saltabecca incontro Beatrice e si ferma.
Testa un po’ svampita.
Sfiora con la lingua la cavità esterna del mio orecchio. Risveglia la mia pelle dal torpore.
“Ecco da cosa si vede il buon commerciante. Ti fa comprare quello che lui vuole vendere” dice un altro Maestro.
Riceve il comandamento e saliamo.
Quello che ci voleva. Gran professionista e ragazza di mestiere.
Avevo voglia di una con più culo che anima.
E gli stivali rossi a mezza coscia con lei in piedi sulla parete wengè fanno un bel contrasto.
Bacia le mie ferite e mi frantuma.
Trascino il mio corpus delicti per un ultimo giro in area relax, perdendomi – unico avventore – nel vapore della splendida piscina esterna.
Termino la mia giornata ritemprato e forte della sana stanchezza, inclinandomi verso l’autunno.
Squisita ristorazione.
Wellness di livello superiore.
Encomiabile pulizia e accoglienza.
Troppe giovani cedibili o su cui glissare.
Datemi retta, che ho un passato alle spalle.
Trovatemene una trentina come quelle citate.
Fate questo gioco di prestigio, e poi…siparium.
Saluto la imprescindibile “vecchia guardia”, prezioso vino di cui sono avaro e cui sono legato come da una catena, e i ricordi che mi hanno regalato anche oggi, inesprimibili per sempre.
E non è un addio.