"Dura lex, sed lex".
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Il problema è che, comunque la pensiamo, se la moglie ti porta in tribunale perché sei andato a escort, l'avrà vinta quasi sicuramente lei.
Dico "quasi sicuramente" perché poi ci sono tutte le attenuanti, e un buon avvocato può opporre valide circostanze che hanno portato al "tradimento", che poi alla fine sono sempre le giustificazioni che cerchiamo di dare a noi stessi.
Nel mio caso però, mia moglie è molto più ricca e benestante di me, e quindi alla fine, in caso di divorzio, a parte le spese del tribunale, si troverebbe lei molto probabilmente a dovermi fornire gli alimenti.
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Ma il mio problema non è di ordine "legale", tanto senza mia moglie sarei morto comunque nel giro di breve tempo, bensì di ordine "morale", non di quella pubblica, di cui me ne frega meno che zero, ma della mia personale, della mia coscienza, del mio essere Uomo con la U maiuscola (come direbbe
@Deborah Italiana), che urla dentro di me che non è giusto che tratti in questo modo la persona che più amo al mondo.
Il tradimento più profondo che mi corrode l'anima è quello della menzogna, di dover fingere, di non avere il coraggio di raccontare di non essere l'uomo meraviglioso che ha sposato, ma uno qualunque, che come tutti gli altri corre dietro alle gonnelle, e si lascia sopraffare dall'istinto animale.
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Alla fine per me, comunque, andare a escort rimane sempre un tradimento, con tutte le attenuanti e le giustificazioni e i "voli pindarici" del caso, ma sempre tradimento rimane, ma non tanto per l'atto sessuale in sé medesimo, così fondamentale invece per la giurisprudenza, bensì per il venire meno del rapporto di reciproca fiducia e lealtà che ritengo debba stare alla base di un rapporto sentimentale vero e profondo.