V.V., considerato dagli inquirenti il gestore del portale
Phica.net, potrebbe essere non indagabile per il mancato controllo sui commenti sessisti scritti dagli utenti, perché “
il reato non è procedibile”.
Significa, che in Italia e in Europa il gestore di un portale o di un social network, come
Facebook, su cui fino a poco tempo fa esisteva la pagina “
Mia Moglie” – dove i membri condividevano scatti privati delle consorti senza consenso – non sono responsabili, civilmente e legalmente, dei contenuti postati dagli utenti.
Ecco il primo vuoto normativo di questa vicenda.
Se, invece, su una testata giornalistica un articolo è considerato diffamatorio da una persona, il direttore responsabile può essere processato, in sede civile e penale, per responsabilità oggettiva e quindi per il mancato controllo su quell’articolo.
“Ma sui portali e sui social il gestore non può controllare tutto”, in base a questa considerazione – che non regge più oggi nell’era dell’intelligenza artificiale generativa (
basta impostare l’algoritmo per impedire a una serie di parole di essere digitate e pubblicate) – neanche il Digital Service Act (
DSA) riesce a risolvere il problema, perché il DSA – la legge europea sui servizi digitali – impone alle piattaforme digitali solo meccanismi trasparenti e tempestivi per rimuovere contenuti illegali, valutare e gestire i rischi sistemici legati alla disinformazione e contrastare i discorsi d’odio. Se il DSA non viene rispettato, le piattaforme rischiano solo sanzioni amministrative.
Quindi, per le attuali “coperture” normative,
V.V. potrebbe essere indagato non per la mancata moderazione dei commenti sessisti (al massimo per concorso nel reato), ma per:
- Revenge porn: avrebbe estorto denaro a donne per la rimozione di foto e video dal portale Phica.eu. Una di queste storie è stata raccontata da Fanpage.it
Ad oggi sono circa 40 le denunce ricevute dalla Polizia Postale da parte di donne che hanno subìto questo tipo di estorsione o che hanno denunciato la presenza sul portale delle loro immagini senza consenso.
- Diffamazione e trattamento illecito dei dati: per aver pubblicato immagini senza il consenso delle interessate.
A breve
V.V. sarà sentito come teste, le indagini sono finite anche su di lui grazie alla denuncia della sindaca di Firenze: l’uomo era già stato ascoltato nel 2018 come persona informata sui fatti dopo denunce sempre in merito allo stesso portale “Phica.eu”.