Epistemologi per caso
PER POSTA La scelta dei no Vax è un atto individuale, in difesa di se stessi. La mia è in difesa della comunità
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* "Caro Serra, il sospetto che gente altruista e dotata di senso critico (che magari capisce di scienza un pochino più di qualche attempato divulgatore) possa avere dei dubbi sui vaccini non ti sfiora minimamente, e questo è un vero peccato. Trovo veramente sbagliato l’atteggiamento antiscientifico che condividi, va detto, in buona compagnia. Hai capito bene, antiscientifico, perché non c’è niente di più antiscientifico e fideistico di quella frasetta scema, 'mi fido della scienza', come se la scienza fosse un monolite e non una splendida avventura ricca di contraddizioni e di opinioni diverse (persino in fisica e matematica, altro che medicina!) e come se non si sapesse che la sistematizzazione del sapere scientifico richiede tempi molto lunghi, a volte lunghissimi.
Sostenere che “la scienza dice” mentre la scienza è in atto (sette mesi per quattro vaccini, cose da pazzi) è una pretesa ridicola, soprattutto se si parla di medicina che non è una scienza esatta anche se ostenta una sicumera da far invidia alla meccanica del ‘700. Mi permetto di metterti questa piccola pulce nell’orecchio: ci sono in giro tanti scienziati e persone di valore che criticano questa campagna di vaccinazione. Non sono narcisi né menefreghisti nei confronti del prossimo, come hai scritto in tue recenti
Amache, e magari detestano pure Salvini. Non si fanno nemmeno tanti selfie e non stanno neanche sui social. Il mondo quindi è più complicato, ma questo ovviamente lo sai bene, anche se ultimamente te lo dimentichi un po’ troppo spesso".
Pietro D’Acunto (Trento)
* Caro D’Acunto, ho dovuto tagliare, e parecchio, la tua lunga lettera. Esprime civilmente una posizione critica che definirei, parafrasando un celebre romanzo e film, quella del “vaccinato riluttante”. Io sarò invece un vaccinato entusiasta, e mi dai l’occasione di spiegare meglio perché. Non credo affatto che la scienza sia infallibile, non ho mai scritto nemmeno una riga che possa farlo sospettare. La storia della medicina è piena di incidenti anche tragici (ero bambino ai tempi dello scandalo mondiale del talidomide, il sedativo che produceva nei feti danni gravissimi), di false piste, di tentativi falliti, di speculazioni ignobili sul prezzo dei farmaci. Ma è piena, soprattutto, di formidabili passi avanti e di vittorie sulla malattia e la morte, e le vaccinazioni sono uno dei capitoli epici di questo lungo percorso. La mia infanzia è piena di immagini di bambini e adulti offesi dalla poliomielite, e ricordo ancora i miei genitori commentare con sollievo, ammirazione, emozione l’arrivo del vaccino Sabin, che sollevò l’intera umanità da quel peso. Esiste un rischio di effetti collaterali? Sì, esiste. È minimo, ma esiste. (Il rischio zero, come è noto, non fa parte della vita: si comincia a rischiare già venendo al mondo). Due anni fa pubblicai su queste pagine la lettera di una signora di Modena che aveva riportato gravi conseguenze da una vaccinazione, e chiedeva, giustamente, che i danni venissero riconosciuti dal nostro sistema sanitario.
Come vedi, non ho alcuna preclusione “ideologica” nel merito. Ma mi chiedo, e ti chiedo, se quel rischio è anche lontanamente comparabile ai colpi tremendi di questa epidemia, e delle epidemie in generale. Non c’è alcun dubbio, non lo è. Non lo è quantitativamente: sono quasi ottantamila i morti da Covid, o con il Covid, solo in Italia, ai quali vanno aggiunti seri danni all’economia, e condizioni di vita dure e stranianti a causa della reclusione. Liberarci dal Covid sarà una festa.
Ma c’è anche una forte differenza qualitativa tra le due scelte, vaccinarsi e no. Chi non si vaccina lo fa nel nome della tutela di se stesso. Chi si vaccina, lo fa prima di tutto per tutelare la comunità. La vaccinazione è un atto sociale. Non vaccinarsi, una scelta selfie (ribadisco). È per questo che la dialettica vax/novax non è solo “medica”, è fortemente politica. Se non bastasse il fatto che le autorità sanitarie dell’intero pianeta Terra ci chiedono, all’unisono, di vaccinarci, metto sul piatto della mia scelta anche questa forte, fortissima valenza sociale. Mi vaccinerò, quando sarà il mio turno, per l’ovvia ragione che non voglio ammalarmi. Ma mi vaccinerò anche per lealtà e rispetto nei confronti della comunità cui appartengo.Un’ultima cosa, non un dettaglio. Sette mesi per quattro tipi di vaccino non è “cosa da pazzi”, come tu scrivi. È il frutto di un investimento economico (anche pubblico) colossale, e dell’imprevedibile adesione di molte decine di migliaia di cavie volontarie.
Non so se l’altruismo sia una qualità “scientifica”. Certo, è una qualità umana.
Pubblicato s
ul Venerdì
del 15 gennaio 2020