Discussione COVID19 e argomenti correlati

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smith

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La cosa diventerebbe interessante perchè un mio conoscente mesi fa, semplicemente recandosi in un ristorante in Italia, ha poi dovuto mettersi in quarantena preventiva in quanto un suo commensale risultò positivo.
Quindi era licenziabile anche lui per aver procurato un indebito danno alla sua azienda dovendo mettersi, di fatto, in malattia?

Non ho letto per filo e per segno la sentenza del tribunale, che pure era visionabile nel sito della notizia, ma credo che qualcosa manchi.
Penso che la dipendente abbia semplicemente dimenticato di farsi fare, forse bastava il suo medico curante, un certificato medico che certificasse il fatto che lei, a tutti gli effetti, doveva rimanere a casa "in malattia".

E la cosa è ulteriormente interessante perchè io, in tempi normali, potrei benissimo farmi male l'ultimo giorno di ferie e non poter rientrare regolarmente il giorno dopo.
Quindi sono licenziabile anche lì?
Sarebbe strano perchè situazioni del genere erano e sono all'ordine del giorno.
Già domani io potrei aver preso un giorno di ferie per svolgere faccende private, anche solo recarmi da un notaio, e farmi male nel corso della giornata.
Licenziabile?

Non sono dottore in legge ma, o manca appunto qualche passaggio fondamentale, oppure la sentenza è impugnabile e ribaltabile oppure la tipa la volevano fare fuori da tempo e hanno solo cercato il pretesto.
 
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Non ho letto per filo e per segno la sentenza del tribunale, che pure era visionabile nel sito della notizia, ma credo che qualcosa manchi.
Non sono dottore in legge ma, o manca appunto qualche passaggio fondamentale, oppure la sentenza è impugnabile e ribaltabile oppure la tipa la volevano fare fuori da tempo e hanno solo cercato il pretesto.
Forse faresti meglio a perdere 5 minuti per leggere la sentenza.

Persona assunta dal 2014, contratto a tempo indeterminato e part time (16 ore settimanali, impresa di pulizie) magari per anni è stata una buona dipendente, non si sa, tuttavia è mancata al lavoro dal 9 luglio al 28 luglio per Congedo Covid (e ci può stare, per carità), per poi far seguire il 29-30-31 luglio per legge 104 (e ci sta anche questo), quindi dal 3 al 16 agosto è andata in ferie (e ci sta) cui sono seguiti 17-18-19 per legge 104, poi 20-21-24-25-26 assenza per malattia bambino, un giorno malattia il 27, infine assenza per quarantena fino al 9 settembre.

Che l'esistenza di certe tipologie di contratto sia esecrabile mi sta bene, ma cominciate a ringraziare chi le ha proposte e varate, da Biagi e la sua legge del 2003 (coi vari CO.CO.PRO. ecc.) in giù, fino alle varie flessibilità lavorative che ne sono seguite; questo non rende più giustificabili certi comportamenti al limite dell'approfittarsi della normativa e, in definitiva, anche dei colleghi di lavoro che magari fanno i salti mortali per mandare avanti la baracca.

In sostanza si è fatta 7 settimane di assenza, senza contare gli ulteriori giorni per quarantena a settembre.
Forse non erano solo i datori di lavoro ad avere i coglioni girati, anche qualche collega non l'ha presa bene.

Da dipendente, se quest'estate avessi tenuto un simile comportamento, non so come sarei stato accolto dai colleghi al rientro; al datore di lavoro non ci voglio nemmeno pensare.
Ripeto, va bene che ci sono forme contrattuali di merda, ma la corda si spezza a tirarla troppo. Se non ti piace il posto che hai puoi sempre provare a cambiare. Oltretutto il settore delle imprese di pulizia è uno dei pochi che non ha subito cali anche durante il lockdown più duro di marzo e aprile, erano molto richiesti per le sanificazioni. Un contratto part time te lo chiudevano in 3 giorni, con la richiesta che c'era.

Ci vedo poco o niente di impugnabile nella sentenza.
 
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smith

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Forse faresti meglio a perdere 5 minuti per leggere la sentenza.

Persona assunta dal 2014, contratto a tempo indeterminato e part time (16 ore settimanali, impresa di pulizie) magari per anni è stata una buona dipendente, non si sa, tuttavia è mancata al lavoro dal 9 luglio al 28 luglio per Congedo Covid (e ci può stare, per carità), per poi far seguire il 29-30-31 luglio per legge 104 (e ci sta anche questo), quindi dal 3 al 16 agosto è andata in ferie (e ci sta) cui sono seguiti 17-18-19 per legge 104, poi 20-21-24-25-26 assenza per malattia bambino, un giorno malattia il 27, infine assenza per quarantena fino al 9 settembre.

Che l'esistenza di certe tipologie di contratto sia esecrabile mi sta bene, ma cominciate a ringraziare chi le ha proposte e varate, da Biagi e la sua legge del 2003 (coi vari CO.CO.PRO. ecc.) in giù, fino alle varie flessibilità lavorative che ne sono seguite; questo non rende più giustificabili certi comportamenti al limite dell'approfittarsi della normativa e, in definitiva, anche dei colleghi di lavoro che magari fanno i salti mortali per mandare avanti la baracca.

In sostanza si è fatta 7 settimane di assenza, senza contare gli ulteriori giorni per quarantena a settembre.
Forse non erano solo i datori di lavoro ad avere i coglioni girati, anche qualche collega non l'ha presa bene.

Da dipendente, se quest'estate avessi tenuto un simile comportamento, non so come sarei stato accolto dai colleghi al rientro; al datore di lavoro non ci voglio nemmeno pensare.
Ripeto, va bene che ci sono forme contrattuali di merda, ma la corda si spezza a tirarla troppo. Se non ti piace il posto che hai puoi sempre provare a cambiare. Oltretutto il settore delle imprese di pulizia è uno dei pochi che non ha subito cali anche durante il lockdown più duro di marzo e aprile, erano molto richiesti per le sanificazioni. Un contratto part time te lo chiudevano in 3 giorni, con la richiesta che c'era.

Ci vedo poco o niente di impugnabile nella sentenza.

Questa é bella.
Poi tardi ti rispondo più compiutamente perché l'argomento merita.

Ti anticipo solo che io quest'estate ho avuto più di un collega che nello stesso periodo é andato a fare le vacanze all'estero e anche in Sardegna.

Qualcuno si é fatto tamponare al rientro ma senza obbligo di quarantena (o forse se ne sono fregato loro) ad altri abbiamo consigliato noi di farlo (il tampone) perché altrimenti loro erano belli belli così.

Nessun sicuramento.

Anni fa un mio collega si ruppe i legamenti su una pista da sci durante le ferie di Natale.
Fece 40 giorni di malattia al rientro ufficiale dalle ferie.
Nessuno lo mosse dal suo posto di lavoro.
Soltanto fortuna e buon cuore aziendale?

Ti do ragione invece sul fatto che questi sono gli effetti delle varie riforme del lavoro che si sono susseguite.
La cosa strana era che almeno 2 italiani su 3 o forse anche 3 su 4, all'epoca era concorde nel dire che noi italiani eravamo troppo tutelati.
 
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Sembra OT ma non lo e' in quanto la faccenda della quarantena obbligatoria e' parte della situazione covid.

Se non sbaglio, l'attuale normativa rende obbligatoria la quarantena per chi rientra (a qualsiasi titolo) da viaggi all'estero.

(Credo siano esclusi dalla quarantena solo piloti e personale affino)

Detto cio', se mi reco all'estero per ferie, so benissimo che al mio rientro non potro' recarmi in ufficio o al luogo di lavoro per due settimane.

Secondo me il nodo della faccenda sta tutto qui.

Se me ne vado in ferie 15 giorni all'estero (per estero intendo fuori europa o in paesi per cui e' prevista la quarantena al momento del rientro) so fin fa prima che dovro' concordare 30 giorni di ferie con l'azienda.

Se faccio lo gnorri pensando di caricare sull'azienda altri 15 giorni di ferie regalati poi e' chiaro che qualcuno si incazza.
 
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Non sarebbero regalati.

Ripeto, a naso basta far arrivare un certificato di isolamento preventivo da parte del proprio medico curante.

Mesi fa un mio collega ha avuto un contatto a rischio, comunicatogli ovviamente postumo mentre nel momento lui era inconsapevole e ha dovuto autoisolarsi per una settimana.
Ha mandato il certificato e la cosa si é chiusa lui.

Anche perché saremmo sempre lí: se a me l'ultimo giorno di vacanza arriva una notifica Immuni oppure proprio comunicazione del ASL che mi notifica di essere sottoposto a contact tracing che faccio? Il giorno no dopo vado a lavorare lo stesso? E magari sono anche rimasto in Italia anzi proprio proprio a casa mia.
Altrimenti di fatto non posso rientrare al lavoro finché le autorità sanitarie non mi "liberano".

Licenziamento anche lí?

E se poi addirittura risulto positivo l'azienda che fa?
Aggiunge alla giusta causa di licenziamento addirittura il fatto che io nel mio tempo libero non ho preso sufficienti precauzioni per non contagiarmi?
Lo chiedo perché la situazione è di fatto possibile tutti i weekend oppure tutte le sere più o meno dalle 18 del giorno prima alle 8 del giorno dopo.
 
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Hanno anche "consigliato" di non frequentare persone estranee al proprio nucleo familiare, ma poi c'è chi va a prostitute... mi spieghi che differenza c'è tra il suo comportamento e il tuo? Pensi che sia meno rischioso?
No. Io non sto criticando il mio comportamento. Non sono immune da comportamenti sbagliati. Sto solo dicendo che son rimasto "sorpreso/stupito" dal suo "son andata via in Brasile, che non riuscivo a starmene qui chiusa in casa.."
Dico che in questo momento "pandemico", ove possibile, non andare in paesi dove "dicono" che le misure son non basse, sotto le scarpe. Cioè, è sempre possibile contrarre il virus in mille modi, ma andare fino in Brasile, la vedo un attimo una cosa da non dire con cosi tanta leggerezza.
Ognuno è libero di andare dove vuole, solo che, dire ad uno che viene da te per "trombare" e poi andarsene alla propria vita dire che sei stata in un paese con molti casi mi sembra una cosa non proprio "carina" da dire. Soprattutto la motivazione.
Cioè se mi dici che sei dovuta tornare in brasile perchè sei originaria di quel paese, perchè è successo qualcosa alla tua famiglia l avrei presa in modo differente.
Volevo solo capire se a chi frequenta è successo lo stesso.
 
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Sembra OT ma non lo e' in quanto la faccenda della quarantena obbligatoria e' parte della situazione covid.

Se non sbaglio, l'attuale normativa rende obbligatoria la quarantena per chi rientra (a qualsiasi titolo) da viaggi all'estero.

(Credo siano esclusi dalla quarantena solo piloti e personale affino)

Detto cio', se mi reco all'estero per ferie, so benissimo che al mio rientro non potro' recarmi in ufficio o al luogo di lavoro per due settimane.

Secondo me il nodo della faccenda sta tutto qui.

Se me ne vado in ferie 15 giorni all'estero (per estero intendo fuori europa o in paesi per cui e' prevista la quarantena al momento del rientro) so fin fa prima che dovro' concordare 30 giorni di ferie con l'azienda.

Se faccio lo gnorri pensando di caricare sull'azienda altri 15 giorni di ferie regalati poi e' chiaro che qualcuno si incazza
Quello che era nel mio intento, la prossima volta saro piu preciso e conciso, si puo legare a questo "concetto".
Cioè, con questo virus è un rischio per me e per "lei" che fa questa professione. Se durante tutto questo periodo hanno giustamente fatto un po di informazione "sana" hanno consigliato a tutti di fare un periodo di "quarantena" appena rientrati da vacanze ecc, e lei l annuncio era attivo anche "appena" rientrata ( diceva di esser rientrata al 20 di gennaio, io son andato il weekend passato 6-7 di febbraio ), quindi in teoria lei era ancora in "periodo" di eventuale incubazione.
Forse saro io che ho "sbagliato" a chiedere e scrivere qui, ma come detto piu volte, son rimasto "stupito/sorpreso" che lei con "leggerezza" mi abbia detto di esser andata via all'estero e di esser tornata e essersi basata solo sul tampone al rientro in aereoporto. Tutto qui.
 
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Una situazione simile ha lasciato perplesso anche il tribunale di Trento.
Il fatto è questo. Io nel mio tempo "libero" post lavoro posso fare "quello che voglio"; In caso di positività non possono "licenziarmi" su 2 piedi. Se fosse, posso esser positivo anche da contatto interno al posto di lavoro ( non tutte le aziende hanno il controllo tramite tamponi/test sierologici ), quindi io potrei esser positivo da un contatto esterno di un mio collega.
Adesso non so se è proprio questo il caso, ma parlando con un amico medico, mi ha diceva che effettivamente se tu risulti positivo, e positivo anche il tuo contatto stretto, non è detto che "tu o il tuo contatto" siete positivi causa vostra, ma potreste esser positivi tramite contatto terzo di una persona che avete frequentato e poi il terzo "incomodo" si è negativizzato, voi no.
Un conoscente è stato in "quarantena" perchè la moglie era positiva con sintomi ( 2 giorni ), poi si è negativizzata; Ma lui è sempre rimasto negativo, ma al rientro da lavoro non si è piu "controllato" con tamponi o altro; Quindi anche in quel caso, lui potrebbe esser un "portatore sano asintomatico" e ha contagiato altre persone.
 
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Con ordine...
Non sarebbero regalati.
Certo, infatti i contratti di lavoro prevedono tutta una serie di motivi (ne conosco almeno 15) per le assenze.

Alcuni di questi tipo di assenza sono giustificati e pagati, altri no.

L'importante e' dichiarare la verita'.
Ripeto, a naso basta far arrivare un certificato di isolamento preventivo da parte del proprio medico curante.
Non e' cosi'. Per esperienza personale ti posso rispondere che stare in quarantena senza essere malati non e' considerata malattia, il medico non ti rilascia un certificato di malattia e non puoi di conseguenza dichiarare malattia al datore di lavoro.

Diverso e' il caso della quarantena per sospetto contatto.

Ma anche qui si prenderebbe la responsabilita' il medico che rilascia il certificato, credo sia una integrazione ai contratti di lavoro introdotta negli ultimi tempi, in questo caso ne capisco la ratio ma non ne conosco i dettagli.

E infatti:
Mesi fa un mio collega ha avuto un contatto a rischio, comunicatogli ovviamente postumo mentre nel momento lui era inconsapevole e ha dovuto autoisolarsi per una settimana.
Ha mandato il certificato e la cosa si é chiusa lui.

Ma qui vai per ipotesi e meni il can per l'aia, per spirito di dissertazione ma ti allontani dal caso concreto citato dall'articolo.
Anche perché saremmo sempre lí: se a me l'ultimo giorno di vacanza arriva una notifica Immuni oppure proprio comunicazione del ASL che mi notifica di essere sottoposto a contact tracing che faccio? Il giorno no dopo vado a lavorare lo stesso? E magari sono anche rimasto in Italia anzi proprio proprio a casa mia.
Altrimenti di fatto non posso rientrare al lavoro finché le autorità sanitarie non mi "liberano".

Licenziamento anche lí?

E se poi addirittura risulto positivo l'azienda che fa?
Aggiunge alla giusta causa di licenziamento addirittura il fatto che io nel mio tempo libero non ho preso sufficienti precauzioni per non contagiarmi?
Lo chiedo perché la situazione è di fatto possibile tutti i weekend oppure tutte le sere più o meno dalle 18 del giorno prima alle 8 del giorno dopo.


Nel caso dell'articolo e della sentenza i fatti mi sembrano chiari: la quarantena e' legata ad un viaggio all'estero in periodo di ferie. (e sarebbe da capire come sia riuscito a farlo questo viaggio girando d'ufficio tutto alla questura per ulteriori indagini visto che i viaggi per turismo sono chiusi da un annetto almeno)

Lo considero simile al caso in cui investi qualcuno sullo strisce perche' andavi oltre i limiti di velocita'.

Il nesso e' di causalita' non di casualita'.

Se fai un viaggio all'estero mentre sei in ferie lo sai prima che poi al rientro ti toccano due settimane di quarantena e quindi al datore di lavoro chiedi due settimane in piu' di ferie.

Liberissimi di fare quello che vi pare nel tempo libero ma poi bisogna accollarsi le conseguenze.

La quarantena in questo caso e' una conseguenza conosciuta prima di partire, non una fatalita' o una casualita' che si scopre dopo (come ad esempio un eventuale contagio).

Non fare il giochetto di invertire causa ed effetto nei ragionamenti altrimenti il pubblico pagante si confonde e si perde il senso delle norme.


In aggiunta il giudice ha ravvisato tutto un pregresso di ferie permessi costruiti ad arte e quindi probabilmente non ha ritenuto di considerare la _buona fede_.



Ora vado che ho da fare con i cavalcavia della E45
 
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smith

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Ah, allora vedi che con la tua penultima frase vieni dalla mia: il giudice ha considerato la malafede causa pregressi non perchè o soltanto perchè si è verificato quest'ultimo caso.

E ripeto anche che secondo me bastava un certificato medico e ti posso assicurare che almeno i 2/3 terzi dei medici di famiglia italiani non avrebbero problemi a produrlo con la motivazione "isolamento fiduciario" e penso che formalmente non sarebbe neanche appellabile perchè fino a prova contraria, la motivazione sul certificato di malattia penso che lo possa e lo debba vedere l'INPS ma non il datore di lavoro poichè sarebbe tutelata la privacy sanitaria.
Sempre paradossalmente, se vuole, lo può produrre anche un ambulatorio di guardia medica o addirittura l'ospedale dove ci si reca per il tampone.

A quel punto l'azienda avrebbe dovuto impugnare il certificato medico e benchè lecito, penso che sarebbe stata tutta un'altra storia.

Non voglio difendere la tizia ma lei è stata vittima della sua stessa ignoranza più che della sua malafede.
Avendo conosciuto tutti cavilli preventivamente, sicuramente sarebbe stata l'ennesima goccia che si aggiungeva al vaso, ma poteva trovare tutte le scappatoie per fare i 15 giorni di ferie più i 15 di isolamento fiduciario "legalmente".

Tanto più che ci saranno quelli che in Agosto sono andati in Albania, sono tornati, se ne sono fregati dell'isolamento fiduciario e sono rientrati tranquillamente al lavoro.

Peraltro sempre in Agosto c'era il paradosso di quelli rientrati dalla Sardegna a cui veniva consigliato/obbligato il tampone ma senza isolamento fiduciario, così magari mentre aspettavano l'appuntamento del tampone e poi l'esito potevano fare fuori metà azienda se erano positivi.
Ne ho avuto due di colleghi così.
Ad uno gli abbiamo dovuto dire anche "Ma tu non ci vai a fare il tampone che sei rientrato dalla Sardegna?"
Risposta "Ah sì, devo andate? Ah non lo sapevo..."
 
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In caso, almeno in quello che è "sorto" della tizia, vi è un "reiterato" comportamento di malafede.
Il fatto che ci sia chi gira "liberamente" per strada senza rispettare le regole ( mascherina che copre tutto naso compreso, distanziamento se non vi è la mascherina, igenizzazione delle mani, e altri consigli ), mi fa sorgere il dubbio che vi siano molti piu casi e che alcuni siano anche non "correlabili" tra loro.
Il fatto che per esempio io sia venuto a contatto con un "potenziale" rischio, posso esser a contatto all interno dell ambiente di lavoro, al bar prima di entrare a lavoro, al supermercato dopo lavoro, in mille cose si puo entrare a contatto con questo "virus".
Che poi in alcune regioni vi siano meno casi o piu casi, dipende forse anche dal monitoraggio o dal rispetto delle regole.
Io non ho sintomi e nemmeno variazioni. Quindi deduco che lei non era una "portatrice sana". Se poi sarò positivo ( ma magari asintomatico, o anche falso postivo ), potrei essermi contagiato altrove ( ho fatto la spesa in settimana, come anche la colazione al bar vicino casa il sabato mattina ), quindi posti dove aver "contratto" il virus è possibile.
 
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Il fatto che per esempio io sia venuto a contatto con un "potenziale" rischio, posso esser a contatto all interno dell ambiente di lavoro, al bar prima di entrare a lavoro, al supermercato dopo lavoro, in mille cose si puo entrare a contatto con questo "virus".
Quindi fatti fare un certificato di quarantena: hai vinto 15 giorni di ferie e due tamponi.

Io non ho sintomi e nemmeno variazioni.
Ahahaha, illuso, potrebbe essere una asintomatica, e cosi' potresti essere pure tu, e cosi' contagiare non solo i colleghi al lavoro ma anche i tuoi familiari e conviventi (se ne hai)
 
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smith

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Beh se vuoi buttare benzina sul fuoco faccio notare che da noi buona parte dei numeri dei contagi si sono appiattiti da quando abbiamo iniziato in massa anche con i tamponi rapidi scaricando quelli molecolari.
Non é che invece ci stiamo perdendo dei positivi anche noi?
Il problema é che quello che poi non entra dalla porta rischi di ritrovartelo ad entrare dalla finestra e magari nel periodo in cui speri o credi di poter far ripartire interi settori economici.
 
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Non sarebbero regalati.

Ripeto, a naso basta far arrivare un certificato di isolamento preventivo da parte del proprio medico curante.

Mesi fa un mio collega ha avuto un contatto a rischio, comunicatogli ovviamente postumo mentre nel momento lui era inconsapevole e ha dovuto autoisolarsi per una settimana.
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Anche perché saremmo sempre lí: se a me l'ultimo giorno di vacanza arriva una notifica Immuni oppure proprio comunicazione del ASL che mi notifica di essere sottoposto a contact tracing che faccio? Il giorno no dopo vado a lavorare lo stesso? E magari sono anche rimasto in Italia anzi proprio proprio a casa mia.
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Perdonami però secondo me ti sfugge una cosa.

Nessun dubbio sul fatto che se io vado al ristorante ed il giorno dopo mi chiudono in casa perchè vien fuori che quella sera il cameriere era positivo a me non possa essere imputato nulla; dopotutto non ero a conoscenza del suddetto fatto e potevo casomai, nel calcolo delle probabilità, non escludere che sarebbe potuto accadere, come un'altra moltitudine di cose .
Altresì nessun dubbio nasce sul fatto che se fossi andato in vacanza a Rimini (quando si poteva andare) e l'ultimo giorno di ferie mi fosse stato comunicato di stare a casa per un contatto con un positivo che aveva soggiornato nel mio stesso hotel non sarebbe potuta essere colpa mia, per lo meno per un comportamento non scientemente ragionato.
Ma come è possibile paragonare quanto sopra con il fatto che già dal momento in cui decidi di partire per l'estero sai che dovrai poi rimanere a casa per un altro periodo di auto isolamento.
Se decidi di andare una settimana in un paese estero per il quale al ritorno è previsto l'isolamento preventivo o quarantena sai già prima di partire che oltre ad impegnare i giorni di ferie impegnerai anche un periodo successivo quindi parti consapevole di ciò e lo fai di tua volontà.

Se vai a sciare e ti fai male sciando non ha nulla a che vedere con la situazione di cui sopra . Parlando di infortunio invece sarebbe come se l'ultimo giorno di ferie decidessi di darmi una martellata in un ginocchio per farmi un'altra settimana (dolosamente calcolata) di soggiorno a casa. La discrimine sta proprio sul fatto che nel caso delle ferie in un paese per il quale al ritorno è imposta la quarantena e che quindi a priori si sa di dover rimanere a casa al ritorno si innesca un meccanismo di volontà cosciente del lavoratore medesimo, estricantesi in una modalità di condotta per cui già sa prima di partire che poi dovrà restare per altri giorni a casa, fino a qui ci siamo?
In tutti gli altri casi se a determinare l'assenza dal lavoro è un comportamento non dipendente dalla nostra consapevolezza dell'effetto certo e diretto del comportamento medesimo il problema non si pone e siamo in un ambito diverso.
Poi sulle motivazioni della sentenza e sulle ragioni di diritto sarebbe da farla troppo lunga, però almeno sul fatto che le diverse fattispecie non possano essere messe sullo stesso piano e che l'una sia palesemente calcolata, mentre l'altra no sperò non ci siano dubbi.
 
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