L'ultima riflessione, in forte contrasto con il mio hobby, di cui mi farebbe piacere un confronto proprio con il pensiero e l'esperienza di RobyPG, è che non tollererei mai il contrario. Se fosse la mia lei che si concede degli svaghi settimanali, ma mi vuole bene ecc. ecc. ecc., io chiuderei lo stesso la nostra storia perchè riterrei che non sia più possibile costruire qualcosa insieme.
L'argomento è molto complesso e bisognerebbe sentire cosa ne pensa una moglie/compagna a riguardo.
Quindi, premetto, qui esprimo solo il mio pensiero e sono disposto ad accettare qualsiasi critica, purché costruttiva e non offensiva, da parte di donne/mogli/compagne/amanti che per caso leggano questo post.
Questa premessa è necessaria perché mi è capitato di scontrarmi con delle "femministe" (che naturalmente mi hanno etichettato come maschilista) in altri forum. in cui è venuto fuori la diversa interpretazione del bisogno sessuale del maschio e della femmina.
Cominciamo appunto col dire che io ritengo che il bisogno sessuale di un maschio sia diverso da quello di una femmina.
Perché?
Perché il maschio produce milioni di cellule sessuali ogni giorno, mentre la femmina ne porta a maturazione una ogni 28 giorni circa.
Dal punto di vista sessuale questa differenziazione non è cosa da poco, tant'è vero che la femmina ha un ciclo dell'estro (o ormonale) e della libido, mensile, mentre noi, pur variando molto da soggetto a soggetto, e dall'avanzamento dell'età, abbiamo una "movimentazione" ormonale e libidica che varia da poche ore a qualche giorno o settimana.
Detto questo, è innegabile che anche la femmina possa avere rapporti sessuali con la stessa o maggiore frequenza di un maschio, ma questa frequenza non avviene per necessità biologiche, come nel caso del maschio, ma per contingenze.... - e qui mi diventa difficile definire il termine esatto da usare - cultural-social-antropologiche.
In pratica, tranne nel periodo in cui è feconda e sente anche lei il bisogno del rapporto sessuale (48-72 ore al massimo), la donna fa sesso per "interesse".
Ora devo spiegare cosa intendo con il termine "interesse", così perentorio e in un certo senso brutale.
L'interesse non è inteso come mera questione economica, ma più come garanzia per sé e per la propria prole.
Infatti, non sono certo il primo a dire che, quando una donna raggiunge una certa tranquillità affettiva ed economica, diminuisce drasticamente la frequenza dei rapporti sessuali con il proprio partner.
Magari poi si fa l'amante perché "istintivamente" è alla ricerca di un maschio "migliore" di quello con il quale convive.
Ed è questo quello che ci fa incazzare e ci fa star male.
La nostra donna non può andare con altri maschi, perché noi pensiamo-crediamo di essere l'unico maschio ("superiore") con il quale lei si possa accoppiare.
in realtà la donna sceglie il proprio compagno, molto spesso in modo razionale e non istintivo, e questo avviene per via di quelle "garanzie" di cui parlavo prima.
Queste scelte, nel corso degli anni, possono entrare in conflitto con sua la parte istintiva, e siccome la donna ha meno pregiudizi, meno limiti mentali, e meno complicanze "pratiche" di quelle che abbiamo noi, (cioè se una donna ha voglia di farsi scopare non ha problemi a trovare qualcuno disposto a farlo), ecco che il suo tradimento diventa una sorta di distruttiva autodeterminazione.
Oppure tradisce perché si sente "insoddisfatta", non necessariamente sessualmente, ma emotivamente e affettivamente, o perché è confusa.
In ogni caso il tradimento di una donna non è quasi mai una scappatella o una necessità biologica, è quasi sempre una "rivoluzione".
Se noi avessimo uno stile di vita come quello delle scimmie Bonobo, dove il sesso è un mezzo di comunicazione sociale per mantenere la pace all'interno del gruppo, molto probabilmente non ci porremmo problemi se le femmine hanno frequenti rapporti sessuali con altri maschi.
Così come non soffriremmo (ma ne saremmo felici) se la nostra compagna facesse sesso con un'altro maschio qualora la nostra società si fosse evoluta in gruppi molto distanti e separati fra loro, e in fredde lande desertiche, come è avvenuto per gli Eschimesi, dove lo scambio biologico tra diversi individui diventa importantissimo per il miglioramento, la sopravvivenza e l'evoluzione della specie.
Ma noi non siamo Eschimesi!...
Ma siamo comunque esseri umani come loro, anche se apparteniamo a una diversa cultura e, se scaviamo nel profondo del nostro essere maschile, quello che non riusciamo ad accettare, non è il fatto che la nostra "femmina" faccia sesso con un altro, ma che ci faccia sentire "inferiori" all'altro, e sopratutto che possa procreare con l'altro. Nella nostra società, non Eschimese, la sopravvivenza della specie si è legata al tramandare la proprietà privata di generazione in generazione... al "sangue del mio sangue!".