Mi sa che hai la memoria corta...
L'hai già fatta questa domanda e non ti hanno risposto ... sai perché?
Te lo dico io..
In realtà non è una domanda, è una provocazione.
Rispondere provocherebbe flame.
Quindi, se non vuoi passare per flamer.....
L'età avanza.
Sul merito, la mia opinione è la seguente: "femminicidio" è una parola, e una fattispecie di reato, inventata dal politically correct per stabilire l'equivalenza donna=vittima, uomo=carnefice.
Nel discorso politically correct alla condizione di "vittima" corrispondono vari privilegi: sei a priori buono, anche se i fatti più clamorosi dimostrano che sei cattivo sei comunque giustificabile, etc., ti vanno riservate quote d'accesso a risarcimento degli svantaggi patiti dalla categoria, etc.
In più, i rappresentanti ufficiali della tua categoria hanno diritto a rappresentanza politica e mediatica, le organizzazioni da loro dirette hanno diritto al finanziamento pubblico, alle esenzioni fiscali, etc. Il contrario accade per chi appartenga alla categoria "carnefice".
Quanto alla realtà: per punire l'omicidio della fidanzata, moglie, compagna, etc., basta e avanza il reato di omicidio (colposo, volontario, premeditato) più le eventuali aggravanti. In Italia , il numero di omicidi di fidanzata, moglie, compagna è piccolo (e negli ultimi vent'anni in calo). Molto più numerosi nei civilissimi e femministissimi paesi scandinavi.
Un tempo, l'omicidio d'onore era motivato, oltre (e spesso più) che dalla passione, dalla riprovazione sociale assoluta che colpiva il cornuto che non reagisse con la violenza di fronte all'offesa.
Caso esemplare: il grande madrigalista principe Gesualdo da Venosa, che tradito dalla moglie, esitò molto a lungo (l'amava, era una persona sensibile) prima reagire uccidendo lei e l'amante.
Oggi, gli atti che si rubricano sotto la dizione "femminicidio" sono motivati a) dalla estrema fragilità psichica di uomini che non sanno ricevere il colpo di un rifiuto o di un tradimento senza crollare b) dalla passione (sono omicidi passionali) che quando è profonda e forte può sempre portare a gesti estremi, come sapeva anche Giacomo Leopardi:
"...
Fin la negletta plebe,
l’uom della villa, ignaro
d’ogni virtù che da saper deriva,
fin la donzella timidetta e schiva,
che già di morte al nome
sentì rizzar le chiome,
osa alla tomba, alle funeree bende
fermar lo sguardo di costanza pieno,
osa ferro e veleno
meditar lungamente,
e nell’indotta mente
la gentilezza del morir comprende.
Tanto alla morte inclina
d’amor la disciplina."