Femminicidio - Quando non basta limitarsi solo a condannare

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Peccato che un topic come questo sia scivolato sempre più verso una deriva qualunquista infarcita di luoghi comuni degni del più deteriore facebook..
 
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Glenda Cherubino

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Peccato che un topic come questo sia scivolato sempre più verso una deriva qualunquista infarcita di luoghi comuni degni del più deteriore facebook..

Peccato che su fb, scrivono anche le testate giornalistiche come il resto del carlino, dove certe notizie, come l'uccisione di una escort ( quasi piu' importante del fatto che sia una Donna ) è alla portata di tutti, anche degli uomini, non solo donne, ignoranti. La realtà non è solo questa, o meglio la "realtà" che magari si legge qui si esprime diversamente altrove. Questo punto, mi spiace, io lo ritengo importante e come Glenda ho risposto anche lì. Che poi...sia deteriore fb è vero, ma anche qui, alcune volte, non si scherza.
 
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Invece del mondo cattolico e religioso tutto, si sono dovute "giustificare" ( non accettare ) le pedofilie, i figli illegittimi, ecc..

Stai parlando con la rabbia, si capisce che è un argomento che ti tocca nel profondo. Non sei del tutto lucida, ed è un tuo problema.

Nessuno mai, in nessuna occasione ha giustificato la pedofilia, i figli illegittimi ecc. , semmai sono stati perdonati dal mondo cattolico ma condannati dalle leggi vigenti se reato è stato commesso.
Nel mondo religioso il perdono è una prerogativa imprescindibile, tutti ne sono degni; nel mondo civile reale il perdono non è contemplato per nessun reato ovvero condizione sociale.

il peccato non è per tutti uguale.

I peccati non son tutti uguali, presumo volessi dire...
.. non cadere nel banale.

P.S.: credo che nessuno metta in dubbio che la violenza sulle donne sia riprovevole e grave, è sicuramente degna di pene asprissime specie se culmina in omicidio.
Credo anche che sia allo stesso modo grave e degna di asprissime pene anche la violenza su anziani, bambini, portatori di handicap e ... uomini.
Non c'è nessun bisogno di considerare la violenza sulle donne più o meno grave di altre violenze che non abbiano come vittima una femmina; sembrerebbe un discorso di parte.
 
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... dove certe notizie, come l'uccisione di una escort ( quasi piu' importante del fatto che sia una Donna ).

La metti sul personale in più vedi rogna li dove non c'è...

Dire è stata uccisa una "escort" anzicché una donna, equivale a dire che è stato ucciso un benzinaio anzicché un uomo.
Generalmente si preferisce "etichettare" col mestiere la vittima per far intuire più agevolmente al grande pubblico il contesto in cui si è consumato il crimine.
Tutte le altre conclusioni sono maliziose ed inopportune.
 
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Quindi:
donna che uccide donna = omicidio
uomo (maschio) che uccide donna = femminicidio



??? !

Capisco che leggere dieci pagine di topic per alcuni è uno sforzo immane (in effetti noi clienti raramente leggiamo il testo che accompagna le foto degli annunci delle pay.....), ma alla domanda è già stato risposto.

Vi sono alcune tipologie di omicidio le quali trovano causa dell'omicidio stesso (e particolare riprovazione sociale) nel fatto che tra la vittima ed il suo assassino esiste uno stretto rapporto di parentela e/o affetto. Ecco dunque che a tali categorie di omicidio è stato dedicato un termine ad hoc:
- patricidio
- matricidio
- fratricidio
- infanticidio (termine che nel tempo ha contemplato anche le stragi non legate da rapporti di consanguineità)
- femminicidio, che altro non è che una variante attualizzata del preesistente uxoricidio, divenuto desueto giacchè oggi molte coppie non sono sposate

La particolarità di tali delitti consiste nell'essere compiuti da soggetti che mai e poi mai avrebbero dovuto macchiarsene, in ragione del loro rapporto affettivo con le vittime.
 
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[...]
- femminicidio, che altro non è che una variante attualizzata del preesistente uxoricidio, divenuto desueto giacchè oggi molte coppie non sono sposate

La particolarità di tali delitti consiste nell'essere compiuti da soggetti che mai e poi mai avrebbero dovuto macchiarsene, in ragione del loro rapporto affettivo con le vittime.

Tutto vero, sacrosanto, impeccabile ... se non fosse l'abuso che alcuni giornalisti (ignoranti) ne fanno usando tale termine ogni qual volta s'imbattono in un caso di omicidio che per vittima ha una femmina (vedi appunto le malcapitate escort che di parentela o affinità sentimentale nulla hanno con il proprio carnefice), sviando i propri lettori dal reale significato del termine che invece, ingenuamente, viene interpretato come l'atto di un uomo che uccide una femmina.
In realtà, mancherebbe l'altra variante dell' uxoricidio ( termine che intende l'omicidio di uno dei coniugi a prescindere dal sesso ), tipo maschicidio sicché la variante coniata tende palesemente a distinguere vittima da carnefice basandosi sul sesso.
Il fatto che non sia stata usata anche l'altra variante, lascia intendere, a mio avviso (per carità!), una fine malizia populista che come intento ha quello di destabilizzare l'equilibrio tra i sessi. E questo nel 2016 non si può accettare.
 
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Il fatto che non sia stata usata anche l'altra variante, lascia intendere, a mio avviso (per carità!), una fine malizia populista che come intento ha quello di destabilizzare l'equilibrio tra i sessi. E questo nel 2016 non si può accettare.

IMHO, ciò è dovuto al davvero minimo numero di donne che uccidono il marito/amante/compagno.

Statisticamente parlando, è un dato di fatto che l'uccisione dei (soli) figli è di norma perpetrata dalle madri (quindi femmine) , e quella del compagno/ex compagno di vita dai mariti/amanti/compagni (attuali od ex, e comunque quindi maschi).

Un dato che non rende i maschi né migliori né peggiori delle donne, ma semplicemente diversi (e viceversa).
La diversità dovrebbe portare alla comprensione ed all'accettazione, percorso faticoso che alcuni risolvono purtroppo con una pallottola.
 
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Glenda Cherubino

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La metti sul personale in più vedi rogna li dove non c'è...

Dire è stata uccisa una "escort" anzicché una donna, equivale a dire che è stato ucciso un benzinaio anzicché un uomo.
Generalmente si preferisce "etichettare" col mestiere la vittima per far intuire più agevolmente al grande pubblico il contesto in cui si è consumato il crimine.
Tutte le altre conclusioni sono maliziose ed inopportune.

Quando a parlare è la ragione, meglio lasciargli spazio. :ok: ( si vede che hai letto quello che è stato scritto ).
 
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Capisco che leggere dieci pagine di topic per alcuni è uno sforzo immane (in effetti noi clienti raramente leggiamo il testo che accompagna le foto degli annunci delle pay.....),
QUOTE]

Immane davvero, comunque fatto.

ma alla domanda è già stato risposto.
QUOTE]

Se intendi il tuo post #50
in cui riprendi la linea interpretativa di megabizzo del post #36 (depurandola però di ogni accenno critico), ritenendolo risolutivo:
Il femminicidio non ètale solo perché a morire sia una femmina, né perché ad uccideresia un maschio: il fattore discriminante nasce nel momento in cuil'omicida è persona che aveva, od aveva avuto, un rapporto affettivospecifico con la vittima: insomma, ne era, o ne era stato, il marito,il convivente, l'amante, il fidanzato.
In tal senso, ilfemminicidio assurge a caso di omicidio con sua definizione specificaal pari di altri (infanticidio, matricidio, parricidio) nei qualielemento causale
sia ricercabile nelrapporto affettivo (spesso di parentela) esistente tra la vittima edil suo assassino: insomma, tutti quei casi in cui il rapportoaffettivo esistente avrebbe dovuto essere elemento di protezione, enon di pericolo.
,

lo sai anche tu: a volte le risposte non convincono!

Se da un lato la tua èl'interpretazione giuridicamente corretta delle aggravanti introdottedalla nuova legislazione (grazie per avermi spinto all'approfondimento):“Decreto legge 14agosto 2013, n. 93 coordinato con la legge di conversione 15 ottobre 2013, n. 119recante: «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per ilcontrasto della violenza di genere, nonche' in tema di protezionecivile e di commissariamento delle province.»”, quindi di ciò cherischia un potenziale reo e di quello a cui dovranno attenersigiudici, avvocati e periti (psicologi?) ad oggi in Italia,
tale interpretazionelegalist(ic)a della parola “femminicidio” non la “risolve” (segue >)





 
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L'interpretazione legalist(ic)a della parola “femminicidio” non la “risolve” (segue >)
Perché? Perché nel fare l'equivalenza tra quello che prevede oggi la legge, col significato già diffuso di femminicidio a mio parere, tu commetti quattro errori:


Come fai a spiegare una parola con un testo che nemmeno la considera?!

Il succitato decreto, infatti, non contieneneanche una volta il termine "femminicidio" (oops, chissà perché!).



Staispiegando qualcosa che nasce prima con qualcosa che viene dopo, unpo' alla Svetonio, per intenderci (1a obiezione logica - di successione temporale o impropriamente di consecutio temporum):
Sono ormai anni che si fa un granparlare di femminicidio, da quanto esattamente non lo so (*NOTA), ma sicuramente da prima del decreto, a riprova:

Novembre 24, 2012
Gli omicidi contro le donne sono uno scandalo, ma i numeri del “femminicidio” sono gonfiati
http://www.tempi.it/gli-omicidi-con...i-del-femminicidio-sono-gonfiati#.V7VzM1KJi1s
11 maggio 2013
Femminicidio, i numeri sono tuttisbagliati
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/11/femminicidio-numeri-sono-tutti-sbagliati/590171/

Anzi è proprio stato il gran parlarne che assieme ai numerosi (...) casi effettivamente avvenuti ha contribuito a creare la percezione di un'emergenza e di conseguenza alla "decretazione d'urgenza". Che poi nel decreto omnibus si parli anche e soprattutto di altro... è storia, anzi è legge!

*NOTA: Da quanto c'è la parola? Boh? L'Accademia della Crusca (direttore donna) l'ha subito recepita. Ma nei vocabolari che ho a casa come in due che consulto on-line non c'è. Dove cercarla allora? Wikipedia? Orrore?! Ma un po' di cronistoria lì c'è.


Stai prendendo una parte per il tutto, un sottoinsieme per un insieme (2° errore di logica - dalla teoria degli insiemi).
Fai coincidere il (più ampio) significato della parola con un'interpretazionegiuridica (di qualcos'altro; NdR) che è estremamente circoscritta e che è frutto di un compromesso (ragionevole? Al ribasso?) fra le rivendicazioni dei portatori d'istanze ed il concreto rischio d'incostituzionalità (per me tutt'ora presente al comma 5quater dell'art.1).

Il perimetro giuridico dell'aggravante di stato relazionale è molto più ristretto, infatti, del più ampio significato assunto nel tempo dalla parola, sia per varie associazioni che per gli organi d'informazione, sia prima chedopo (cioè tuttora), il decreto.

La riprova? Lo stesso link postato al #56 da Glenda Cherubino:
http://www.corriere.it/cronache/speciali/2016/la-strage-delle-donne/

Sono elencati come femminicidi casi non attinenti allo stato relazionale.
Fai un errore di prospettiva.
Hai scritto come se lalegge 119/2013 fosse scolpita nella pietra come le belle leggi di unavolta (tipo 5. Non uccidere) e non soggettaa successive modifiche ed integrazioni, magari per pressioni sullegislatore da parte di gruppi d'opinione.

Intanto questi ultimi non stanno fermi: il"pubblico" è cotto, il governo “recettivo”, "orsù è il momento dipigiare sull'acceleratore" (con tutta la tara del caso):

31 maggio 2016
Femminicidio, Giulia Bongiorno: "Leggead hoc per tutelare le donne"
L'avvocato dei vip chiede un'aggravantenel codice: "Sempre l'ergastolo"
http://www.quotidiano.net/cronaca/femminicidio-giulia-bongiorno-1.2211008?refresh_ce

Un estratto (avrà davvero detto così?):

«Queste tragedie a ripetizione debbono ispirare una risposta legislativa adeguata».

Quale?
«La previsione di aggravante per icasi di femminicidio, a partire dai più efferati».

Obiettivo penale?
«Ergastolo. Mi piacerebbe un ‘finepena mai’. Per una deterrenza evidente, da comunicare con unagrande campagna mediatica».

E l’uguaglianza di fronte alla legge? (MACCHISSENEFREGAAA!!! NdR)
«Per secoli il diritto è statopensato al maschile. Ora serve una tutela spudoratamente femminile.Non si può? Io dico di sì. Per il bene delle donne e dellasocietà».

Amen
 
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Non conoscevo il DL 93, né la legge 119, e dunque non potevo riferirmi ad essi

Cito da Treccani:

La parola femminicidio esiste nella lingua italiana solo a partire dal 2001. Fino a quell'anno, l'unica parola esistente col significato di uccisione di una donna era uxoricidio. Ma uxoricidio, composta con quella parola latina, uxor, quindi moglie, alludeva per l'appunto solo all'uccisione di una donna in quanto moglie e veniva estesa anche agli uomini, quindi al coniuge in generale. Non avevamo una parola che alludesse all'uccisione della donna proprio in quanto donna. Nella lingua inglese invece, dal 1801 esisteva la parola femicide. E a questa prima parola se ne accostò, a partire dal 1992, un'altra che è feminicide. La parola fu coniata dalla criminologa Diana Russell, che la usò in un proprio saggio. Nell'anno successivo, il 1993, l'antropologa messicana Marcela Lagarde usò la parola femminicidio, per l'appunto, e la parola cominciò a diffondersi. L'antropologa aveva usato questa parola per studiare, per ricordare i numerosissimi omicidi di donne che erano stati compiuti ai confini tra il Messico e gli Stati Uniti. E appunto, la parola femminicidio serviva proprio ad indicare questo tipo particolare di uccisione. La parola femminicidio si è diffusa nella lingua italiana a partire dal 2008. In quell'anno è stato pubblicato da Barbara Spinelli un libro intitolato Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale. E da quel momento in poi la parola ha cominciato a circolare, prima di tutto nella stampa, nei giornali e poi a entrare proprio nel circolo della nostra lingua. Contrariamente a quanto si sente ripetere spesso, femminicidio non è una brutta parola. E' una parola formata del tutto regolarmente, unendo e componendo insieme la parola femmina, con quella parte finale -cidio, che ha il significato appunto di uccisione. Uccisione di una donna. Non è la parola ad essere brutta e spesso si ha paura delle parole non per il loro aspetto esterno, ma per il significato e per l'avvenimento che evocano.

Tutto qui.

Se il discettare è relativo al termine in quanto tale, consiglio questo approfondimento:

http://www.accademiadellacrusca.it/...ca/domande-risposte/femminicidio-perch-parola
 
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Non conoscevo il DL 93, né la legge 119, e dunque non potevo riferirmi ad essi

Sarà, comunque li hai interpretati alla lettera.


Cito da Treccani:

La parola femminicidio esiste nella lingua italiana solo a partire dal 2001. Fino a quell'anno, l'unica parola esistente col significato di uccisione di una donna era uxoricidio. Ma uxoricidio, composta con quella parola latina, uxor, quindi moglie, alludeva per l'appunto solo all'uccisione di una donna in quanto moglie e veniva estesa anche agli uomini, quindi al coniuge in generale. Non avevamo una parola che alludesse all'uccisione della donna proprio in quanto donna. Nella lingua inglese invece, dal 1801 esisteva la parola femicide. E a questa prima parola se ne accostò, a partire dal 1992, un'altra che è feminicide. La parola fu coniata dalla criminologa Diana Russell, che la usò in un proprio saggio. Nell'anno successivo, il 1993, l'antropologa messicana Marcela Lagarde ...La parola femminicidio si è diffusa nella lingua italiana a partire dal 2008. In quell'anno è stato pubblicato da Barbara Spinelli un libro intitolato Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale. E da quel momento in poi la parola ha cominciato a circolare, prima di tutto nella stampa, nei giornali e poi a entrare proprio nel circolo della nostra lingua... E' una parola formata del tutto regolarmente, unendo e componendo insieme la parola femmina, con quella parte finale -cidio, che ha il significato appunto di uccisione. Uccisione di una donna.
Tutto qui.

Se il discettare è relativo al termine in quanto tale, consiglio questo approfondimento:

http://www.accademiadellacrusca.it/...ca/domande-risposte/femminicidio-perch-parola

Russell, Lagarde, Crusca... Approfondimenti già fatti. Proprio partendo da Wikipedia.
 
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... se non fosse l'abuso che alcuni giornalisti (ignoranti) ne fanno usando tale termine ogni qual volta s'imbattono in un caso di omicidio che per vittima ha una femmina... sviando i propri lettori dal reale significato del termine che invece, ingenuamente, viene interpretato come l'atto di un uomo che uccide una femmina.

Non è (solo) ignoranza e non è ingenuità: si tratta solo di constatare quello che viene scritto o veicolato dai vari media.
Quando un giornalista scrive ci mette quello che pensa, se può, oppure riporta la linea editoriale.
I giornali, TV, blog, ecc... fanno solo quello che è anche una parte del loro lavoro: l'opinion making
 
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Quando a parlare è la ragione, meglio lasciargli spazio. :ok: ( si vede che hai letto quello che è stato scritto ).


:) , voi donne avete una capacità disarmante di dire tutto e il contrario di tutto; ognuno poi la legge come vuole leggerla...

Io sono particolarmente (e fastidiosamente [lo so] ) pignolo, quindi voglio precisare.
Lungi da me è pretendere di avere ragione (nel senso di avere le chiavi della verità);
Punto più su un discorso basato sulla ragione (nel senso che, prima di scrivere, cerco di ragionarci su evitando e/o diminuendo le inesattezze dovute ad un approccio approssimativo), naturalmente non è detto che il mio ragionamento sia esatto;
Quello a cui sono particolarmente attento è l'essere obbiettivo, cercando di evitare di schierarmi da questa o da quella parte.

Questo per dire, dato che non ho capito se sei seria o sarcastica, che la ragione è in ognuno di noi, la verità assoluta non esiste e che lasciare spazio significa aver esaurito le argomentazioni di contrapposizione.
So anche che, generalmente, una donna non ti da mai ragione piena, semmai te lo lascia intendere ;)
Un abbraccio.
 
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Statisticamente parlando

Quella dei numeri è una realtà virtuale, roba da commercialisti.
Ci fanno vedere quello che vogliono farci vedere; una pompata qui, una liposuzione li e il gioco delle tre carte viene servito.
Varia tutto in base ai momenti, convenienze e interessi di ritorno.
Ma anche presupponendo che il numero delle vittime maschili per mano dell'altra metà rosa siano certificati, questo non giustifica l'ignorare il fenomeno tanto da ritenere l'uso di un termine che lo identifichi non necessario; fosse anche lo 0,01% esiste e se esiste lo dobbiamo poter chiamare in un qualche modo.
Mi chiedo: ma se anzicché una donna a parlare di femminicidio fosse stato un uomo a parlare di maschicidio sarebbe stato preso con la stessa considerazione?
Probabilmente no.
In questo caso non è tanto una questione di terminologia, corretta nella sua articolazione, quanto un valore improprio che si lega a quel termine.
Per fare un esempio semplice da capire, la svastica e la falce e martello sono solo disegni, è il significato che essi rappresentano ad essere recepito e identificato in base alle nozioni che ci hanno inculcato; da qui uno viene censurato giacché la sola vista crea inquietudine sociale, l'altro passa nell'indifferenza o, peggio, nel riconoscimento in esso e comunque non subisce alcuna censura.
I riferimenti storici però ci hanno detto che sia l'uno sia l'altro, in momenti diversi, malessere sociale lo hanno creato.

Mi verrebbe da continuare ma.... ho fame :)
Passo la palla.
 
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io non l'ho capito

Ok
La svastica (la cui etimologia vuol dire "piccola cosa che fa star bene" e rappresentata da un disegno che tutti conosciamo) identifica un popolo, una nazione, esattamente come la falce e martello e in genere tutte l'effige che possono essere quelle dei barbari, dei romani, dei sudisti americani, persino dei crociati. Tutti questi popoli hanno seminato terrore, razzismo e sangue lungo il loro cammino. Si parla di "crimini" di guerra e io non vedo differenze tra l'uno e l'altro. Ciononostante solo la svastica viene universalmente riconosciuta come simbolo di razzismo e guerra, gli altri simboli passano nell'indifferenza, uno è addirittura sacro.
Con le dovute proporzioni, femminicidio, come patricidio, madricidio, uxoricidio ecc., identificano un crimine, ovvero l'omicidio.
Nel nostro recente periodo storico tuttavia solo il neologismo femminicidio, variante sessuata dell'uxoricidio, ridonda nell'opinione pubblica come qualcosa di "più" grave degli altri termini che identificano una specifica vittima, in più è stato dimenticato che esiste il suo alter ego maschile.
Questo, per me, è frutto di uno sbilancio istruttivo collettivo che non fa altro che evidenziare, amplificare un qualcosa che invece è uguale per tutti.
Noi siamo esseri influenzabili, plasmabili; ci dimentichiamo, a volte, che siamo esseri intelligenti.

Detto questo è sempre possibile che io mi sbagli sulla mia personale percezione che il termine femminicidio ha sull'opinione pubblica.
 
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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
ci dimentichiamo, a volte, che siamo esseri intelligenti.

devo essermelo dimenticato anch'io perché continuo a non capire l'esempio
ma non voglio fare le pulci al tuo discorso:
nonostante il parallelo con alcuni noti simboli e le parentesi storiche - fammelo dire - rivedibili, a grandi linee l'ho afferrato.
Grazie della pazienza dimostrata nello spiegarmelo.
 
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devo essermelo dimenticato anch'io perché continuo a non capire l'esempio


nonostante il parallelo con alcuni noti simboli e le parentesi storiche - fammelo dire - rivedibili, a grandi linee l'ho afferrato.


faq_128.png


Ma è un esempio su grandi, grandissime linee, ovvio.

Solo che se da me ti aspetti le tue stesse capacità narrative.... beh non c'è l'ho, neanche le tue conoscenze, se è per questo.
 
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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
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Ma è un esempio su grandi, grandissime linee, ovvio.

Solo che se da me ti aspetti le tue stesse capacità narrative.... beh non c'è l'ho, neanche le tue conoscenze, se è per questo.

ma quando mai... non conosco neanche quelli che abitano sullo stesso pianerottolo mio, figuriamoci i crociati e i sudisti :biggrin:

sarà meglio tornare in topic, chiedo perdono
 
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