Ormai siamo arrivati a ripeterci le stesse cose, ma mi siete simpatici, tranne speaker e radioascoltatori.
Capitolo Finale
Conta con me fino a quando smette di piovere
Le luci lampeggiano—uno, due, tre, quattro—come sempre. Come la prima notte, come questa notte, come tutte le notti in mezzo.
Tic tac tic tac.
Fuori piove.
Dentro piove diverso.
È il Tic tac tic tac dei nostri tacchi che entrano in privé.
Io ballo e guardo. Ho sempre guardato, anche quando non dovevo. Le luci rosse blu viola disegnano geometrie sui corpi, una lightart che cambia ogni sera ma resta sempre uguale.
Un'altra balla ancora accanto a me. "Ancora un po'," diceva ogni sera "poi smetto" diceva. All'inizio contava—10 clienti, 20 clienti, 30 prive, 40 privé. "Poi avrò abbastanza" diceva, "poi potrò smettere" diceva "poi qualcuno mi guarderà davvero, qualcuno ballerà con me senza luci al neon di mezzo." Speranze riposte su banconote contate, su clienti che pagano bene, su un numero preciso che ti liberi—mille per i debiti di lui, diecimila per ricominciare, centomila per dimenticare. Abbastanza per smettere, ma abbastanza non è mai un numero preciso è solo un'altra goccia che scivola via.
Ascoltavamo canzoni diverse, allora.
Ora c'è solo la trap nella nostra testa, solo quel beat che pompa anche quando tutto è silenzio e non ci abbandona mai nemmeno a distanza di ore, di giorni.
Fuori, dietro schermi che non vedo ma immagino, ci sono gli altri. Anche loro avevano riposto speranze, una volta. Anche loro contavano qualcosa, una volta. Ora digitano livore—uno, due, mille parole vuote -- Tre, quattro, mille bisbigli mille gelosie-- manie di persecuzione utili solo per la radio.
La pioggia li ha annegati senza che nessuno se ne accorgesse, nemmeno loro.
Io ballo. Conto. Uno, due, tre, quattro.
Guardo le luci—rosso blu viola—e penso a tutte le speranze che ho visto entrare da quella porta. Speranze riposte su qualcuna, su un sorriso, uno sguardo, un bacio, una carezza, un numero nuovo e preciso nel caos che sciogliesse i nodi della vita aprendo nuovi orizzonti.
Ma gli eventi, quelli che noi non ci scegliamo e ci cadono in testa come la pioggia, quegli eventi come un producer spietato, tagliano via tutte le speranze, le speranze di tutti, una dopo l'altra.
La Trap continua. La pioggia cade.
Ma stanotte, mentre ballo e conto e guardo, penso una cosa che non ho mai detto a nessuno:
La pioggia cade, è vero.
Ma non può piovere per sempre.
Non deve.
Anche se ora sembra eterno, anche se i numeri dicono altro, anche se ogni speranza sembra solo un'altra goccia che scivola via—smette. Da qualche parte smette.
E quando smette, forse qualcuno sarà ancora lì. Forse qualcuno guarderà ancora qualcun altro come la prima notte. Forse qualcuno conterà ancora con la speranza che i numeri significhino qualcosa.
Io ballo.
Conto.
E spero.
Uno, due, tre, quattro.
Forse.
Jkp London-Philadelphia 2027