In ricordo degli anni più bui.
Il sostegno.
Al fragile tronco di alberello,
il giardiniere legò un robusto palo di frassino
che gli facesse da tutore e lo aiutasse a crescere diritto.
Quando il vento invitava alla danza,
l’albero adolescente agitava la chioma sempre più folta
e ricominciava a dondolare e gridava:
“Lasciami, per favore, perché mi tieni cosi?
Guarda tutti gli altri si lasciano cullare dal vento.
Perché solo io devo restare cosi rigido?”
“Ti spezzeresti”.
Ripeteva inflessibile il palo di frassino.
“Oppure prenderesti delle brutte posizioni, diventeresti brutto e tutto storto”.
“Sei solo vecchio e invidioso, lasciami, ti dico!”
Il giovane albero si divincolava con tutta la sua forza,
ma il vecchio palo resisteva tenacemente, più saldo e ostinato che mai.
Una sera d’estate, annunciato da tuoni e lampi,
accompagnato da violente sferzate di grandine,
un uragano si abbatté sulla zona.
Ghermito da furiosi tentacoli di vento,
l’alberello scricchiolava in tutte le giunture,
con la chioma che a tratti sfiorava la terra.
Le folate più forti quasi strappavano le radici dal terreno.
“E’ finita” pensava l’alberello.
“Resisti figliolo!”
Gridò invece il vecchio palo di frassino,
che raccolse le forze ancora presenti nelle annose fibre e sfidò la bufera.
Una lotta dura, lunga, estenuante.
Ma alla fine l’alberello era salvo.
Il vecchio palo di frassino invece era morto,
spezzato in due miserabili monconi.
L’albero giovane capi e cominciò a piangere.
“Non mi lasciare! Ho ancora bisogno di te!”
Ma non ebbe risposta.
Un pezzo di palo di frassino era rimasto ancora stretto al giovane tronco dal laccio.
Come in un ultimo abbraccio.
Oggi i passanti guardano meravigliati quel robusto alberello che,
nei giorni di vento, sembra quasi che stia cullando teneramente
un vecchio pezzo di legno secco.
Bruno Ferrero
p.s.
Ciao nonna, a domani.