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- #221
QUARANTAQUATTRESIMA PARTE ( Raymond Queneau ed il modern style )
( In sottofondo impongo: )
Pomeriggio. Voglia di scopare. Mi tira l'uccello. Penso a Putrellona. Come me lo prende quando sta sopra. La chiamo. Risponde. Le dico che arrivo in dieci minuti. Mi dice facciamo quindici. Occhei. Dopo undici sono lì. Aspetto. Cazzo durissimo. Due minuti dopo mi sta facendo un pompino. Mi viene sopra. Mi sembra di avere sedici anni. Scopo forte. Sborro come un matto. Pago. Bacio. Scendo le scale. Bello.
Mattina con il cazzo duro dall'alba. Un supplizio. Per strada vedo due otr. Le carico, venti euro l'una di bocca. Mi infratto dietro un'officina. Arriva la Polizia, cazzo. Ordinanza Comunale. Megamulta. Controllo Documenti. Fortuna le due otr non sono minorenni. Che merda di paese sta diventando questo.
Insomma, la faccio breve. Domenica pomeriggio. Un cazzo di niente da fare. Un pomeriggio di quelli che a me non capitano. Capitano a chi non ha un cazzo da fare. Ma non lo invidio. Chiamo Svetullona. Mi dice che mi raggiunge. Per duecento eurazzi. Vabbè, si vive una volta sola. Arriva in venti minuti. Brava. Pago. Bella scopata. Lei figa, simpatica. Però cara. 'Sta stronza.
Una mattina del cazzo di un giorno del cazzo. Devo correre. Mi fanno incazzare due clienti scemi. Il commercialista che si preoccupa. Cazzo si preoccupa? Lo pago per non dovermi preoccupare io. Per giunta piove. Ma vaffanculo. Ombrello e mascherina insieme fan venire le madonne a un santo. Io santo non sono. Devo distrarmi subito sennò il primo che incontro lo bastono. Voglio scopare. Chiamo una brasiliana nuova. Solite cazzate amor-tesor- complet- pompin- cul. L’unica frase intera è: cento euri. Vado. Solita brasiliana figa rompipalle. Scopa a voce alta. Parla di continuo. Alla fine le do venti euro in più per star zitta. Mi levo dai coglioni. Almeno non ho menato nessuno. Così ho evitato una querela. Che giorno del cazzo.
Mi chiama una fidelizzata. Dice che non mi vede da un po’. Le dico che io da un po’ non vedo soldi. Quindi non ho voglia di vedere lei. Capisce. Saluta. Chiude. Che sollievo.
Mercoledì, giornata di merda di una settimana di merda. Fatta la mattinata litigando con il mio socio che non ha mai capito un cazzo. Neanche che posso fregarlo quando voglio. Non lo frego solo perché io gli scemi li risparmio. E lui è uno scemo. Uno scemo che si veste da cretino. Sessant’anni: gira con i jeans strappati. Ma va a farti inculare in un vicolo, scemo. Meriterebbe dieci schiaffi l’ora. Esco per andare a scopare che se no glieli do. Vado da Svetullona. E chi cazzo trovo davanti al portone? Il mio socio scemo vestito da cretino. Con i jeans strappati. Che smanetta lo smartphone come il quindicenne che è in lui. Ma vaffanculo. Rinuncio. Ritorno in ditta. Se non ci fossi io qua saremmo già falliti tre volte.
Oh, ma il tuo socio scemo ha una moglie che fa anale mentre lui gira con i jeans strappati?
( In sottofondo impongo: )
Pomeriggio. Voglia di scopare. Mi tira l'uccello. Penso a Putrellona. Come me lo prende quando sta sopra. La chiamo. Risponde. Le dico che arrivo in dieci minuti. Mi dice facciamo quindici. Occhei. Dopo undici sono lì. Aspetto. Cazzo durissimo. Due minuti dopo mi sta facendo un pompino. Mi viene sopra. Mi sembra di avere sedici anni. Scopo forte. Sborro come un matto. Pago. Bacio. Scendo le scale. Bello.
Mattina con il cazzo duro dall'alba. Un supplizio. Per strada vedo due otr. Le carico, venti euro l'una di bocca. Mi infratto dietro un'officina. Arriva la Polizia, cazzo. Ordinanza Comunale. Megamulta. Controllo Documenti. Fortuna le due otr non sono minorenni. Che merda di paese sta diventando questo.
Insomma, la faccio breve. Domenica pomeriggio. Un cazzo di niente da fare. Un pomeriggio di quelli che a me non capitano. Capitano a chi non ha un cazzo da fare. Ma non lo invidio. Chiamo Svetullona. Mi dice che mi raggiunge. Per duecento eurazzi. Vabbè, si vive una volta sola. Arriva in venti minuti. Brava. Pago. Bella scopata. Lei figa, simpatica. Però cara. 'Sta stronza.
Una mattina del cazzo di un giorno del cazzo. Devo correre. Mi fanno incazzare due clienti scemi. Il commercialista che si preoccupa. Cazzo si preoccupa? Lo pago per non dovermi preoccupare io. Per giunta piove. Ma vaffanculo. Ombrello e mascherina insieme fan venire le madonne a un santo. Io santo non sono. Devo distrarmi subito sennò il primo che incontro lo bastono. Voglio scopare. Chiamo una brasiliana nuova. Solite cazzate amor-tesor- complet- pompin- cul. L’unica frase intera è: cento euri. Vado. Solita brasiliana figa rompipalle. Scopa a voce alta. Parla di continuo. Alla fine le do venti euro in più per star zitta. Mi levo dai coglioni. Almeno non ho menato nessuno. Così ho evitato una querela. Che giorno del cazzo.
Mi chiama una fidelizzata. Dice che non mi vede da un po’. Le dico che io da un po’ non vedo soldi. Quindi non ho voglia di vedere lei. Capisce. Saluta. Chiude. Che sollievo.
Mercoledì, giornata di merda di una settimana di merda. Fatta la mattinata litigando con il mio socio che non ha mai capito un cazzo. Neanche che posso fregarlo quando voglio. Non lo frego solo perché io gli scemi li risparmio. E lui è uno scemo. Uno scemo che si veste da cretino. Sessant’anni: gira con i jeans strappati. Ma va a farti inculare in un vicolo, scemo. Meriterebbe dieci schiaffi l’ora. Esco per andare a scopare che se no glieli do. Vado da Svetullona. E chi cazzo trovo davanti al portone? Il mio socio scemo vestito da cretino. Con i jeans strappati. Che smanetta lo smartphone come il quindicenne che è in lui. Ma vaffanculo. Rinuncio. Ritorno in ditta. Se non ci fossi io qua saremmo già falliti tre volte.
Oh, ma il tuo socio scemo ha una moglie che fa anale mentre lui gira con i jeans strappati?
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