@Roby,
quello che io dico è che vedo che spesso ci formiamo (vi formate

) delle categorie pregiudiziali. Ad es. la categoria "sfruttatore" e la categoria "vittima" vengono applicate a situazioni di mutuo scambio di utilità.
Prendiamo il caso dell'usuraio. L'usuraio mette nella tua quasi fallita impresa un capitale di rischio. Lo fa perché spera di riprendere il capitale e di ricavarne un interesse. L'interesse, ovviamente, non sarà quello bancario del, che so, 5% che si ricava dal prestare capitale ad un'impresa sana. Se l'impresa non è sana, il rischio è maggiore. Se il rischio è maggiore, l'interesse dovrà essere maggiore.
La "vittima" potrebbe pure chiudere i battenti e dichiarare l'attività economica chiusa. Sono cose che capitano. Ma significa dire alla propria famiglia "ho fallito. Niente più università ad Harvard per te, niente più villa al mare per noi, niente più sabati al Savini. Credevamo di essere ricchi, e siamo poveri. Vendiamo la Lamborghini e ci facciamo la Panda usata".
La "vittima" questo non lo fa. E' sempre convinta che la prossima commessa sia dietro l'angolo, che la prossima idea sia quella vincente, che le botte passate siano il frutto di sfortuna. Se solo le banche gli concedessero più fiducia! Se solo capissero che il successo è a un passo! Il prossimo prodotto è geniale, ma ora ho bisogno di soldi per tacitare i creditori e per comprare i nuovi macchinari. Ma le banche sanno che quell'impresa non funziona, e non tirano fuori altri soldi.
Cosa fa la "vittima"? Pur non di non guardare in faccia la realtà, va da uno che sa, come la banca, che lì il rischio di perdita è molto alto ma, al contrario della banca, è disposto a rischiare, anche perché, al contrario della banca, può chiedere il 20% e ha un randello dietro la schiena, e la "vittima" lo sa.
Morale della favola: vale il proverbio tedesco: "ogni condannato si cerca il suo boja".
L'usuraio medio non so che rendimento dal capitale abbia, ma penso non sia superiore a quello di una banca. L'usuraio presta denaro a imprese ad alto rischio, alle quali nessuna banca presta più.
La "vittima" in questo ennesimo caso prende i soldi, poi non li restituisce, perché è ontologicamente "vittima". Una vittima che però i soldi se l'è presi, dall'aguzzino.
Hai voluto rischiare l'ennesimo capitale non tuo, ma la villa al mare, per restituire il capitale all'"aguzzino" non la vendi. Poi ti lamenti se l'aguzzino ti manda i picchiatori. Ma tu sapevi tutto prima: sapevi che rischiavi capitale non tuo, sapevi che se fosse andata male avresti dovuto vendere la villa al mare per dare i soldi al "carnefice", incluso quel 20% di interesse per l'altissimo rischio dell'operazione.
Tutti buoni a fare le "vittime degli usurai" coi soldi degli altri.
Questo ragionamento si può ripetere all'infinito. E' veramente difficile trovare le vere "vittime". Si tratta molto più spesso di finte vittime in sodalizio economico col "carnefice".
Qual'è il "bisogno" di chi va dall'usuraio? Quello di poter continuare a sperare che la sua azienda non sia fallita, quando probabilmente lo è.
Con tutto questo non sto dicendo che dove c'è un reato questo non vada perseguito.
Voi dite "sfruttatore" perché non vi mettete nei suoi panni. Se deste denaro a prestito ad imprese decotte ad alto rischio fallimento, capireste meglio la sua logica.
Allo stesso modo, voi dite "magnaccia" perché non rischiate la galera o la pelle per accorrere col coltello in mano se un balordo cerca di rapinare il ricavato della serata alla vostra "protetta", o se una gang di ubriachi cerca di violentarla, o se un emissario di un'altra prostituta viene a farti presente che quell'incrocio è già occupato. Le minacce e le coltellate alla fine le prende il "magnaccia" non le prende la prostituta. Io il "magnaccia" lo rispetto perché fa un'attività di guardia del corpo che la legge non riconosce come lecita, ma che l'umanità dovrebbe imporci di riconoscere come moralmente accettabile.
Sempre che non pensiate che la prostituzione sia il male. Ma questo io NON lo penso.
Il male sono i divieti, i pregiudizi. Gli stessi pregiudizi che condannano i protettori sono i pregiudizi che tengono chiusi i casini. Finiamola coi moralismi e chiediamoci cosa è sociamente giusto e utile, non cosa sia moralmente lecito.