Tra l'altro vorrei farti osservare come stai ancora una volta capovolgendo il mio discorso. Il fatto che il migrante sia spinto da motivi razionali e di convenienza personale a mio avviso, semplicemente, non ne fa una "vittima" dello scafista.
Sono partito dicendo che, a naso, il 50% delle donne che si prostituiscono sono sfruttate, e, in teoria, molto in teoria, sono delle vittime.
Logicamente ogni singolo caso andrebbe analizzato per capire veramente se quella donna è sfruttata o meno.
Stesso discorso vale per il pappone e tutto il resto.
Siamo d'accordo sul fatto che il problema è dovuto all'assenza dello Stato... (Almeno su questo siamo d'accordo entrambi?)
Ciò che non mi trova assolutamente d'accordo con il tuo discorso è il tuo affermare che non esistono vittime o carnefici ma che, anzi, a volte è il carnefice la vittima, e la nostra visione (non la tua, perché tu dici di non essere un moralista) è solo moralista.
Ora, a parte il fatto che avere una morale e un'etica non significa essere dei bigotti ma significa condividere dei comportamenti che, a seconda delle epoche, possono essere ritenuti giusti o sbagliati.
Tutti abbiamo una morale. Anche tu ce l'hai, lo hai dimostrato con il tuo concetto di vittima.
Siccome il tuo concetto di vittima non coincide con il mio, non possiamo stare qui tutte le notti a discutere su questo argomento.
A me non farai mai cambiare idea, perché io ho un'etica e una morale diversa dalla tua, non dico più giusta, (anche se lo penso). E sopratutto non mi farai cambiare idea perché alle tue tesi io contrappongo delle antitesi che tu non prendi mai in considerazione ma cerchi di banalizzare con degli esempi strampalati. (Vedi il rapinatore che vuole mandare la figlia al conservatorio, mentre io ti ho fatto l'esempio dell'Indios che muore di fame e che ruba una banana in una terra che una volta era la sua. Non sto facendo un discorso sopra i massimi sistemi, cerco di andare alla radice del problema che, nel caso dell'Indios, e anche e sopratutto in quello del clandestino, la radice del problema è la povertà.)
Dunque, è chiaro che non troveremo mai una sintesi.
Termino qui la discussione ma voglio, per completezza delle mie tesi, allegare un link ad un reportage, (molto vecchio, di 15 anni fa ma che riassume molto bene la tragedia dei clandestini).
https://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2003/12_Dicembre/23/gatti_reportage.shtml
Concludo con un commento....
Il reddito medio di un nigeriano oggi, ad esempio, è circa 3000€/anno, e parliamo di reddito medio, il che significa che la stragrande maggioranza vive con molto meno. E la Nigeria è uno dei paesi più ricchi dell'Africa.
Per non morire di fame molti vivono nelle discariche delle grosse città.
Credono, o credevano, che per avere una vita migliore devono venire in Europa. Questa vita migliore costa tra i 2500 e i 4000€. Si fanno prestare soldi, magari da parenti che vivono già in Europa; soldi che restituiranno a rate, quando e se raggiungono l'Europa; soldi che restituiranno facendo le prostitute, o lavorando a 2 euro l'ora nei campi di pomodori.
Quello che subiscono in questi viaggi della speranza è atroce. Se queste persone fossero completamente consapevoli dei rischi che corrono, forse, continuerebbero a viver nelle discariche; o forse no, perché a volte la morte diventa migliore di una vita di merda.
Io considero questi poveri esseri umani delle vittime, e tutti coloro che se ne approfittano, o che fanno loro del male, dei carnefici.