Napilandia 2.0

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US is not my nation, US is not my nation, US is not my nation, US is not my nation, US is not my nation, US is not my nation

Trump is not my president, Trump is not my president, Trump is not my president, Trump is not my president

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Ovunque c'è profumo di donna
Il business è quella cosa che ci consente di mangiare e.... anche di collocarci tra le cosce di qualche nostra affezionata amica.
Battute a parte ti rispondo meritocrazia, cosa che in italia siamo ancora ben lontani da vederne attuazione.
Sono stato per lunghi anni a contatto con società americane, e da ultimo ci ho anche lavorato.
Posso assicurarti che se vali, da loro puoi mettere a frutto le tue capacità, con profitto, mentre qui da noi troppe poltrone sono assegnate per meriti parentali di opportunità ecc.
Ed è sotto gli occhi di tutti come funziona questo sgangherato paese con troppi mediocri incapaci collocati in posti di responsabilità, che se occupati da più meritevoli ci garantirebbero un funzionamento migliore.
Ma è tutto l'insieme che mi porta a preferire il sistema americano al nostro.
Dalla giustizia più snella, dove se sbagli, qualcosa ti tocca pagare qualsiasi sia il tuo nome o il ruolo che rivesti nella società, per finire a chi spesso viene collocato alla guida del paese.
Kennedy e Bush hanno combattuto nel corso del secondo conflitto mondiale, non come alcuni dei nostri maggiori politici del secolo scorso che se ne stavano serenamente "confinati" in Vaticano, quando invece mio padre e tanti altri suoi coetanei venivano sbattuti al fronte.



A parte la questione sulla meritocrazia, legata comunque al business e sulla quale potrei anche essere quasi d'accordo, il resto sono tutte fesserie, a cominciare dal fatto che è il business che ti da da mangiare.
Che ti da da mangiare, in primis, è l'agricoltura, e, guarda caso, gli agricoltori sono i più bistrattati in assoluto a livello mondiale, sopratutto da quel sistema, di cui gli USA sono gli ideatori: la grande distribuzione.

In secondo luogo abbiamo avuto anche noi grandi combattenti che sono stati anche grandi politici: ti dice niente il nome Pertini, Tina Anselmi, Luigi Longo, ecc. ecc.?

Sulla fine degli anni '90 ebbi anch'io modo, per questioni di lavoro, di avere a che fare con gli americani: sono un concentrato di spettacolo & superficialità; non sanno un cazzo di geografia, di storia, di cultura, di filosofia.
Si credono padroni del mondo.


Per non parlare poi, dell'andare a lavorare negli USA: in quegli anni, se eri stato in Russia o a Cuba, o in qualcuno dei paesi dell'ex blocco comunista, potevi scordarti di avere il visto per gli USA…. Alla faccia della democrazia. e della.... "meritocrazia"... :pleasantry:


Non parliamo poi dei diritti civili quotidianamente calpestati: ogni giorno ammazzano un’afroamericano, colpevole solo di essere un negro.

Poi c'è la giustizia: s
e hai i soldi e sei un personaggio influente, riesci a pagarti i migliori avvocati e non fai un giorno di galera, l'importante è che non hai bevuto.
Se sei colpevole di un grave reato come l'omicidio - sempre che tu non sia un ubriacone o un evasore fiscale, (cioè l'esatto contrario di Occel che in USA finirebbe nel braccio della morte....
:lol:), - che perfino la più sgangherata giustizia italiana farebbe fatica a non condannarti, ma sei talmente ricco da permetterti uno di quegli avvocati che ti mandano sul lastrico ma ti salvano il culo, negli USA vieni assolto.
Ti dice niente il caso del giocatore di basket O.J. Simpson? (Poi condannato a 33 anni di carcere per il furto in un albergo. Deve aver talmente dilapidato il suo patrimonio in avvocati nel primo processo per omicidio, che non è più riuscito a pagarsi un avvocato decente per il secondo più banale processo... :prankster2:).


L’unico sano pricipio di cui gli USA possono vantarsi, è la rigidità nei confronti degli evasori fiscali…
Infatti, le loro multinazionali vengono in Europa per non pagare le tasse in USA…


http://www.dagospia.com/rubrica-4/b...obama-trucchetto-multinazionali-usa-61183.htm



E infine, scordati di entrare per sbaglio nella proprietà di un altro, rischi di essere ammazzato a fucilate....
Tutto questo IMHO e senza generalizzare... naturalmente...
:pardon:
 
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Abbiamo un'idea dell'America stereotipata, legata al mito del sogno americano, delle grandi città multiculturali dove tutto è possibile. Ma ciò che determina spesso le sorti di quel paese (vedi anche questo voto anti establishment) e in qualche modo dell'intero pianeta è la provincia, la periferia dell'impero intesa anche, mi perdoni Papa Francesco, in senso esistenziale.

p.s.
cazzarola, ho scoperto da poco che i lavoratori americani in un modo o nell'altro non hanno nemmeno le ferie pagate.
 
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Ovunque c'è profumo di donna
Sempre sul "sogno americano"

Riporto un editoriale di Paolo Flores d'Arcais

Il Partito democratico ha preferito consegnare gli Stati Uniti a un miliardario reazionario e razzista, amico di Putin e altre genie di dittatori, anziché vincere le elezioni candidando Sanders. Lungo tutto il corso delle primarie i sondaggi erano stati chiari e reiterati: tra Sanders e Trump la vittoria di Sanders era strasicura, con margini al di là di ogni possibile errore di sondaggio, mentre Hillary risultava sconfitta o al massimo in situazione di grande incertezza.

Perché allora il Partito democratico ha preferito fare harakiri? Perché per l'apparato, e per i grandi gruppi che finanziano le campagne elettorali, meglio (o meno peggio) un esponente dell'establishment quale è Trump, anche se razzista e ultrareazionario, anziché un moderato socialdemocratico intenzionato ad aumentare un poco il salario minimo. Il Partito democratico è parte integrante di un establishment per il quale esiste solo il Dio Mammona, e il profitto è il Sancta Sanctorum di tutti i valori, altro che eguale diritto al "perseguimento della felicità" come promesso dalla Dichiarazione di Indipendenza con cui gli Stati Uniti entrano nella storia.

Le lezioni da trarre sono ovvie, ma lo erano anche prima: i democratici coerenti possono vincere solo se non rinunciano all'abc di "radicalità" che poi significa solo fedeltà ai valori di "giustizia e libertà" ricamati in tutte le Costituzioni democratiche e poi calpestati dagli establishment nella politica di governo di ogni giorno. Solo una politica di costante e asintotica eguaglianza può salvare le democrazie. Ma questa ovvietà, logica e storica, confligge con gli interessi di chi nei decenni passati è riuscito a sequestrare in monopolio gli spazi della sinistra organizzata, rendendola una articolazione della destra: Blair definitivamente, ma già il secondo Mitterand che tradisce le promesse (e Carter e Clinton che sopprimono i "lacci e lacciuoli" rooseveltiani che tenevano un poco a freno gli spiriti animali dei poteri finanziari: il risultato si è visto e lo si paga ancora oggi in tutto il mondo).

Chiudere definitivamente con ogni "sinistra" ormai divenuta strutturalmente e inguaribilmente articolazione della destra, è la premessa ineludibile per salvare le democrazie dall'avvitamento che le sta distruggendo.
 
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Interessante articolo. Sebbene non sia completamente d'accordo nell'identificare Trump come un esponente dell'establishment. O perlomeno lo è molto meno della Clinton.
 
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Interessante articolo. Sebbene non sia completamente d'accordo nell'identificare Trump come un esponente dell'establishment. O perlomeno lo è molto meno della Clinton.
Non sono totalmente d'accordo neanch'io, l'ho riportato solo perché riassume, a grandi linee, il degrado a livello mondiale della "democrazia".
 
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Non sono totalmente d'accordo neanch'io, l'ho riportato solo perché riassume, a grandi linee, il degrado a livello mondiale della "democrazia".
E a me non dispiace essere arrivati a questo punto. Trovo più pericoloso il costante appiattimento di tutte le democrazie occidentali su posizioni identiche. Un lento inesorabile declino.
L'elezione di Trump e lo spostamento verso una posizione apparentemente radicale spero che sia l'occasione per una profonda riflessione da parte delle varie forze politiche.
 
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E a me non dispiace essere arrivati a questo punto. Trovo più pericoloso il costante appiattimento di tutte le democrazie occidentali su posizioni identiche. Un lento inesorabile declino.
L'elezione di Trump e lo spostamento verso una posizione apparentemente radicale spero che sia l'occasione per una profonda riflessione da parte delle varie forze politiche.
Non credo che Trump sia un politico rivoluzionario in grado di cambiare in meglio la società.
Quelle masse scontente che hanno votato per lui non ricaveranno alcun beneficio da questo voto.
L'establishment continuerà a controllare l'economia mondiale, né più né meno di prima, lo stanno già dimostrando i risultati odierni delle borse.
Ciò che cambierà sarà il peso che le diverse lobby avranno all'interno del sistema di potere... :pardon: e il relativo spostamento di capitali verso le une o le altre.

Noi abbiamo già avuto in Italia il nostro Trump, sceso in campo per cambiare le sorti dell'Italia...
Com'è andata a finire?...:pleasantry:
 
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