Nuove generazioni: Ignoranza a 360 gradi

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La mia era, e l'ho specificato, solo una provocazione. Ho detto che a volte mi viene la tentazione di pensarlo, non che desideri veramente la distruzione del pianeta. Certo è irrazionale, esattamente come il tuo intervento è assolutamente inutile.
Comunque, visto che qui a volte bisogna specificare tutto, è ovvio che non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di rallegrarmi per gli incendi in Amazzonia
 
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Il problema a mio modo di vedere è stato ben evidenziato da Lafayette ed è che nella società attuale, liquida nella perfetta definizione di Bauman, non c'è alcuno scontro generazionale. Non ci sono figli che si ribellano ai padri e padri che rinvangano la loro gioventù come migliore di quella attuale, criticandola e contrastandola. Delle madri manco a parlarne, ectoplasmi indecifrabili che galleggiano nel mito dell’eterna giovinezza, seguite a ruota dai mariti.
La cosa più assurda è che genitori e figli vanno a braccetto nella loro follia collettiva, condividendo gli stessi interessi, gli stessi vestiti, gli stessi idoli.

Apprezzo Bauman e condivido la tua riflessione, a conferma della quale segnalo un fatto.
Esiste un interprete molto popolare di ciò che tu hai evidenziato, e dunque del fenomeno che egli stesso chiama " bambinizzazione sociale ": si tratta di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, ai concerti del quale accorrono famiglie intere, animate dallo stesso vacuo desiderio di gioioso casino immotivato.
La cricca madri/padri/figli/figlie/zie/zii non è infatti lì per condividere il senso di qualcosa, bensì per esaltarne l'assoluta assenza: l'ultima tournée per spiagge ha rappresentato l'apoteosi del casino fine a se stesso, con tanto di liti con questure ed ambientalisti assai meritevoli di approfondimento ( perché del tutto spiazzanti: fino a un anno fa l'artista si dichiarava un indefesso legalitario ecologista).
Quando il Cherubini alias Jovanotti dichiara online di essere entusiasta che lui e la figlia aspettino con impazienza l'uscita del prossimo film della Pixar, in calce si leggono centinaia di approvazioni dei suoi coetanei (53 anni) estatici.
A me vengono i brividi.
 
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Assolutamente emblematico.
A questo proposito mi ricordo di aver avuto una lunga relazione con una trentenne, fan sfegatata di Vasco Rossi. Andai pure ad un concerto e mi meravigliai come un interprete quasi settantenne riuscisse a coinvolgere i suoi coetanei, i loro figli e forse pure i figli dei figli, farneticando sul senso di solitudine e sui pruriti adolescenziali. Lui, un over sessanta!
Quel periodo e quel concerto furono un laboratorio sociale ed antropologico interessante e non privo di risvolti inquietanti.
 
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smith

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Ragazzi occhio però che Baumann "sbagliava".

Visto che avete citato Nietzsche leggetevi anche Galimberti che lo conosce bene: vi renderete conto che la società contemporanea è tutt'altro che liquida ma bensì una solida gabbia d'acciaio.
Lo dimostra il fatto che in prima analisi noi tutti siamo sopratutto definiti dai lavori e professioni che svolgiamo mentre alla fine a nessuno importa di quello che pensiamo e facciamo una volta lasciato il nostro posto di lavoro.
Il fatto che ora siamo all'incomunicabilità quasi totale con il prossimo, e quindi anche tra generazioni, è infatti dovuto (anche) al fatto che ciascuno di noi è saldamente ingabbiato nella propria piccola cella che la società ci costruisce attorno. Anzi meglio, che noi concorriamo a costruirci man mano che il tempo passa sempre di più.
 
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@smith

Scusami, ma dissento.
Non noto alcuna incomunicabilità tra generazioni: ho coetanei over 50enni che ragionano esattamente come adolescenti, seguono il loro stesso stile di vita tra aperitivi e fine settimana fuori sede a colpi di couchsurfing, discutono con loro delle medesime serie tv, hanno lo stesso loro rapporto con il denaro fatto di precarietà e vita alla giornata.
Quanto al lavoro, per tantissimi sembra essere diventato solo un bieco incidente di percorso che impedisce di sviluppare altrove la propria creatività: tutti scrivono romanzi e poesie convinti di essere bravissimi, commentano politica ed attualità manco fossero sociologi di chiara fama; insomma, tutti pontificano su tutto, scordandosi presto di quale sia effettivamente la propria formazione ( ammesso che vi sia stata).
Non vedo la gabbia della quale parli: semmai mi sembra non ve ne sia più una a contenere qualcosa, visto che anche il principio di legalità e rispetto delle regole sta naufragando davanti al seguente motto: se mi piace e mi fa star bene, ciò che faccio non è mai illegale.
Con buona pace del prossimo: il quale non è considerato come interlocutore, ma come potenziale ostacolo alla piena realizzazione si sé, consistesse essa anche solo nel parcheggiare dove spetterebbe ad un altro.
I figli? Beh, ovviamente seguono l'esempio dei genitori, che ormai vedono come amiconi utili ad avallare ogni desiderio, meglio se proibito.
Mi spiace, dunque: ma la penso in modo molto diverso dal tuo.
 
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smith

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Rispetto la tua opinione ma, ripeto, leggiti Galimberti.

Sui giovani ti consiglio "L'ospite inquietante".
 
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Comunque non era difficile prevedere già venti o trent'anni fa che cosa le nuove generazioni sarebbero diventate. Sono anni che genitori dementi fanno la guerra agli insegnanti, ergendosi a paladini dei loro pargoli. "Come osa lei criticare quel genio di mio figlio?". Ricordo una madre che, alle rimostranze dell'insegnante sui continui ritardi del figlio, rispose con candore "ma mio figlio proprio non ce la fa ad alzarsi presto!" E quando i pargoli commettono reati? E che sarà mai, era solo una ragazzata. Cito solo due episodi. Uno recente, quello della baby gang di Manduria che ha ucciso un pensionato. Difficile pensare ad un crimine più vile e codardo. Eppure i loro genitori hanno fatto di tutto per difenderli; uno ha affermato "li stanno trattando come se fossero i peggiori criminali del mondo". Si potrebbe pensare ad un contesto squallido e degradato, come effettivamente è. Ma che dire allora di quello che è capitato vent'anni fa a Milano a tante famiglie, le cui case venivano devastate e saccheggiate da rampolli delle famiglie della "Milano bene", i quali si intrufolavano, non invitati, a feste di coetanei, provocando ogni genere di danni. Il fenomeno finí sui giornali quando a farne le spese fu la figlia di Roberto Vecchioni. In quel caso i poliziotti, ed il cantante stesso, si trovarono di fronte ad una scena sconcertante, con i giovani sbruffoni ed arroganti, ed i genitori che li difendevano a spada tratta.
Al titolo del pamphlet di Oblomov io aggiungerei anche: ed odio anche voi genitori
 
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La mia era, e l'ho specificato, solo una provocazione. Ho detto che a volte mi viene la tentazione di pensarlo, non che desideri veramente la distruzione del pianeta. Certo è irrazionale, esattamente come il tuo intervento è assolutamente inutile.
Comunque, visto che qui a volte bisogna specificare tutto, è ovvio che non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di rallegrarmi per gli incendi in Amazzonia

Se tu avessi attentamente letto la mia risposta, avresti notato che ho riportato anche il passo dove avevi proprio specificato che la tua era una provocazione.
Ma tu sbagli proprio qui.
Una provocazione presuppone sempre un ragionamento. La tua affermazione invece ne è priva, a meno che tu non intenda sostenere che possa avere un qualche valore il principio secondo il quale "chi è titolare di una risorsa è legittimato a dilapidarla se disprezza chi verrà dopo di lui" (che è l'unica cosa sensata che può trarsi dal tuo intervento, in ogni caso molto più inutile del mio).
Il tuo è quindi un ragionamento che non sta in piedi. Le nuove generazioni sono diverse dalle precedenti e sono secoli che chi ha raggiunto gli "anta", guarda con disprezzo i giovani, ritenendoli meno educati, meno seri e meno volenterosi.
Ho conosciuto 35enni ruffiani, ultra 40enni che non lavorano, 50enni codardi. Non mi pare quindi che questo campionario di miserabili abbia soltanto la lontana legittimazione di prendersela con il 15enne di turno. Non è del resto per colpa della maleducazione di quest'ultimo se in autunno metteranno l'iva al 25%.
 
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Hai letto veramente i suoi scritti o solo il lemma di Wikipedia o peggio qualche sito internet qua e lá?
Non so quante denunce abbia collezionato

https://www.avvenire.it/agora/pagine/taglia-copia-incolla-galimberti-perch-lo-fai_201105110832514800000

Scusa Smith ma io proprio non lo sopporto più. Ho qualche libro suo, alcuni mai finiti altri mai iniziati, tutti mi furono regalati. Trovavo piacevole la sua rubrica su Repubblica, piacevole quanto può essere leggere quella di Gramellini o di Serra.
È abbastanza conosciuto come pagliaccio mediatico e io infatti l’ho conosciuto prevalentemente in quel ruolo. Dici che dovrei approfondire la lettura di un professore che plagia altri accademici?
Non lo so se ne valga la pena perché oltre ad essere come detto un plagiatore seriale, lo trovo di una superficialità snervante, piuttosto didascalica e per questo credo faccia presa su chi magari la filosofia nemmeno al liceo l’ha fatta.
Indubbiamente piacevole da ascoltare più che da leggere, almeno per me, anche per il suo aspetto pacato da curato di campagna, infarcito però di quella cultura telegenica tutta cipria e belletto. Purtroppo ho sempre la sensazione che fondamentalmente non dica nulla anche se lo dice in modo piacevole, a parte qualche dotta citazione e la lezione su Heidegger mandata giù a memoria. E quando dice qualcosa di interessante, spesso l’ha rubata a qualcun altro.
 
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smith

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Informati meglio che non é come dici tu.

Di accuse ne avrà collezionate un paio, penso ambo archiviate.

Peraltro come dimostrato, anche da suoi detrattori, se si prende la base su cui erano nate le accuse, allora metà dei saggista sarebbero da accusare di plagio poiché tanti non citano neanche le fonti.

Che poi non piaccia a causa delle posizioni che tiene in fatto di omosessualità o migranti, per esempio, anche questa sarebbe un'altra storia.

Se poi, plagio o no, invece non si é d'accordo con quanto contenuto nei suoi scritti, posso essere d'accordo.
Però allora dobbiamo entrare nel merito e non ci siamo entrati.
Quindi eventualmente chiederei: su cosa non ti trovi d'accordo?
 
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https://youtu.be/4DAKZhceSzk
Piccolo esempio e sono solo cinque minuti, figurati che me ne sono sorbito anche cinquanta.
Secondo me non dice un cazzo, letteralmente un cazzo. Fa considerazioni simili a quelle che potrebbe fare l’uomo qualunque, ma grazie all’utilizzo di due o tre paroline colte sembrano analisi illuminate di una generazione o della società attuale.
Comunque, ognuno ha i propri gusti letterari e naturalmente me ne sono guardato bene dall’approfondire il suo pensiero per iscritto visto il poco interesse che mi ha suscitato in video.

p.s.
dici bene, saggisti ed accademici copiano, elaborano, stravolgono il pensiero altrui.
In sostanza citano, che significa anche nominare la fonte e generalmente ringraziarla e non far passare quanto copiato come farina del proprio sacco.
Questo è un errore che potrebbe fare uno scolaretto di quinta elementare, ma chi nel proprio percorso di studi è arrivato almeno ad una tesina, sa perfettamente come ci si comporta.
Per inciso, Galimberti è professore.
 
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Se tu avessi attentamente letto la mia risposta, avresti notato che ho riportato anche il passo dove avevi proprio specificato che la tua era una provocazione.
Ma tu sbagli proprio qui.
Una provocazione presuppone sempre un ragionamento. La tua affermazione invece ne è priva, a meno che tu non intenda sostenere che possa avere un qualche valore il principio secondo il quale "chi è titolare di una risorsa è legittimato a dilapidarla se disprezza chi verrà dopo di lui" (che è l'unica cosa sensata che può trarsi dal tuo intervento, in ogni caso molto più inutile del mio).
Il tuo è quindi un ragionamento che non sta in piedi. Le nuove generazioni sono diverse dalle precedenti e sono secoli che chi ha raggiunto gli "anta", guarda con disprezzo i giovani, ritenendoli meno educati, meno seri e meno volenterosi.
Ho conosciuto 35enni ruffiani, ultra 40enni che non lavorano, 50enni codardi. Non mi pare quindi che questo campionario di miserabili abbia soltanto la lontana legittimazione di prendersela con il 15enne di turno. Non è del resto per colpa della maleducazione di quest'ultimo se in autunno metteranno l'iva al 25%.

Allora vedo di spiegarmi meglio. Che lo squallore dei giovani d'oggi non assolva le generazioni precedenti è un dato di fatto. Se i giovani sono ridotti così, la colpa è soprattutto dei loro genitori, come ho scritto nel mio ultimo post. Questo peró non sposta il problema: l'attuale generazione è formata, sempre con le dovute eccezioni, da debosciati, amorali e cretini, i quali, come se non bastasse, posseggono uno smisurato senso di onnipotenza, unito ad un innato vittimismo. Quando io ero giovane (e sono di poco ultraquarantenne) rispondere ad un adulto era impensabile, ora è diventata a norma. Più osservo i giovani d'oggi, più mi convinco che non ci sia speranza per il futuro, almeno in Italia
 
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smith

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https://youtu.be/4DAKZhceSzk
Piccolo esempio e sono solo cinque minuti, figurati che me ne sono sorbito anche cinquanta.
Secondo me non dice un cazzo, letteralmente un cazzo. Fa considerazioni simili a quelle che potrebbe fare l’uomo qualunque, ma grazie all’utilizzo di due o tre paroline colte sembrano analisi illuminate di una generazione o della società attuale.
Comunque, ognuno ha i propri gusti letterari e naturalmente me ne sono guardato bene dall’approfondire il suo pensiero per iscritto visto il poco interesse che mi ha suscitato in video.

p.s.
dici bene, saggisti ed accademici copiano, elaborano, stravolgono il pensiero altrui.
In sostanza citano, che significa anche nominare la fonte e generalmente ringraziarla e non far passare quanto copiato come farina del proprio sacco.
Questo è un errore che potrebbe fare uno scolaretto di quinta elementare, ma chi nel proprio percorso di studi è arrivato almeno ad una tesina, sa perfettamente come ci si comporta.
Per inciso, Galimberti è professore.

E lo so che è professore e avendo io letto più di un suo libro, citazioni nel testo e bibliografia a fine testo l'ho sempre trovata.
Tra l'altro c'è un editore e un revisore di bozze, prima che venga pubblicato un libro. Galimberti non pubblica mica in autonomia.
Sopratutto l'editore la bozza prima la legge, o ha chi lo fa e valuta la futura pubblicazione.

Detto ciò, io ho iniziato a leggerlo proprio perchè invece le sue considerazioni mi sembravano tutt'altro che scontate e campate in aria.
Oltretutto è più di 20 anno ormai che le sostiene. Se e solo se, per un momento si ammette che siano vere e con un minimo di buon senso, allora significa che la nostra società è almeno 20 e passa anni che ha problema che non ha mai pensato ad affrontare.

Comunque rispetto il tuo pensiero: se a te non dice niente non sarò io comunque a riuscire a farti cambiar idea.

Una cosa che apprezzo di Galimberti è proprio l'affermare che, in una discussione, contrariamente a quello che si può pensare, l'importante non è riuscire a dimostrare una tesi, bensì fare nascere altre tematiche d'approfondimento e altri problemi.
 
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Ne parlavo ieri col mio gatto.
Oblomov, Lafayette, condivido toto corde il vostro disgusto (e perfino gli impulsi omicidi di Friedrich) verso il degrado culturale delle nuove generazioni e la connivenza di quella che avrebbe dovuto educarle.
O tempora, o mores!

Tuttavia non posso reprimere un grosso MA, pesante come un sasso.
Penso infatti che ciò che i giovani d'oggi vanno attuando, chi più chi meno, non è altro che un processo para-darwiniano di adattamento culturale a una società a cui noi non vorremmo mai appartenere. Confusamente e inconsciamente assolvono un dovere di auto-conservazione: si dotano dello strumentario necessario per sopravvivere nel mondo che li attende.

Lungi da me l'intento di scusarli.
Però mi chiedo: dal momento che quel mondo posso permettermi di ricusarlo e, per ragioni d'età, posso sperare di non farne mai parte, ho io il diritto di biasimarli?
Ripeto: non li scuso. Ma anziché citare grandi tuttologi defunti, Bauman, Nietzsche (e perché non Schopenhauer, Heidegger, Lacan?) mi limito a considerare tutto ciò solo un episodio di quel processo umiliante e avvilente, e fortunatamente terminale, che è l'invecchiamento.

Evidentemente sono vicino alla soglia oltre la quale l'intolleranza si fa indifferenza
 
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smith

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@Gustaf
"Penso infatti che ciò che i giovani d'oggi vanno attuando, chi più chi meno, non è altro che un processo para-darwiniano di adattamento culturale a una società a cui noi non vorremmo mai appartenere. Confusamente e inconsciamente assolvono un dovere di auto-conservazione: si dotano dello strumentario necessario per sopravvivere nel mondo che li attende"

Secondo me con questa considerazione hai fotografato perfettamente il problema.
E il problema più grave secondo me, è che i giovani oggi, non fanno altro che conformarsi a quello che la società chiede da loro (ammesso che gli chieda qualcosa che non sia solamente essere clienti di prodotti e servizi i quali servono a loro volta a mantenere a autopotenziare ulteriormente il sistema economico).

Non sono più neanche autenticamente ribelli (con grande sollievo dei loro genitori e delle generazioni che li hanno preceduti in verità) ma perfetti esecutori e perpetratori (loro malgrado) del sistema socio-economico che gli è stato creato.

C'è qualche speranza quando la "Gretina" (la chiamo così perchè so già che a molti non dispiacerà) dice (finalmente) "Non potete chiederci di risolvere i problemi che voi avete creato".
(Che sarebbe infatti quello che mi insegnavano da piccolo "Chi rompe paga e i cocci sono suoi". Salvo poi scoprire quando raggiunsi la maggiore età che era così de iure ma non de facto)

Staremo a vedere.
 
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Ne parlavo ieri col mio gatto.

Beato te.
La gatta dei miei vicini invece non vuole parlarne, del resto dà poca confidenza anche alle escort straniere che vengono a trovarmi.
Se non fosse che passa molto tempo vicino a casa mia, sospetterei una sua attitudine sovranista.


Tuttavia non posso reprimere un grosso MA, pesante come un sasso.
Penso infatti che ciò che i giovani d'oggi vanno attuando, chi più chi meno, non è altro che un processo para-darwiniano di adattamento culturale a una società a cui noi non vorremmo mai appartenere. Confusamente e inconsciamente assolvono un dovere di auto-conservazione: si dotano dello strumentario necessario per sopravvivere nel mondo che li attende.

Sì, tesi interessante e pure plausibile.
Infatti, se hai notato, capisco molto meno i di loro genitori, o i miei coetanei anzianotti in genere, che tendono ad assumere gli stessi comportamenti dei pargoli e degli amici dei pargoli: non credo per sopravvivenza, bensì per totale rimbecillimento.
Un rimbecillimento che covavano già da tempo, se hai letto alcuni degli esempi che facevo qualche post fa.


Ripeto: non li scuso. Ma anziché citare grandi tuttologi defunti, Bauman, Nietzsche (e perché non Schopenhauer, Heidegger, Lacan?) mi limito a considerare tutto ciò solo un episodio di quel processo umiliante e avvilente, e fortunatamente terminale, che è l'invecchiamento.

Evidentemente sono vicino alla soglia oltre la quale l'intolleranza si fa indifferenza

Sì, e sei in buona compagnia: mi ci metto senz'altro anche io tra coloro che non solo invecchiano, ma sono già vecchi.
Tuttavia non ti immagino cercare divani a costo zero sui quali passare nottate in una città straniera, né ti deduco intento a sfinirti di aperitivi per esercitare una socialità lontana dalla tua età, e nemmeno ti sospetto pronto a tentare prestazioni sportive in gare ove l'età media è un terzo della tua ( come invece vedo fare ad alcuni miei coetanei, dei quali uno è stato ricoverato qualche settimana fa in quanto colto da malore proprio durante una gara).
 
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smith

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Ma ognuno è libero di suicidarsi come meglio crede!
(In riferimento agli arzilli vecchietti, ma anche uomini di mezza età in evidente mancanza di forma fisica, che si cimentano in competizioni sportive)
 
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