Nuove generazioni: Ignoranza a 360 gradi

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Gustaf è proprio l’adattamento che si critica. Le generazioni precedenti si ribellavano e quelle precedenti ancora le criticavano per questo. Quelle attuali si adattano e vengono criticate ugualmente.
L’unica costante è la critica non le ragioni di essa, critica che trova spunto spesso sulle pagine di cronaca nera dei quotidiani.
 
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@Oblomov
“Gustaf è proprio l’adattamento che si critica”


Ho capito, ma temo che due questioni si confondano in modo inestricabile.
L'una riguarda la società che il futuro ci prepara e il presente già largamente adombra (liquida, interscambiabile, precaria, virtualizzata, appiattita sull'oggi, conformista e anarchica insieme, ecc. ecc.) con i comportamenti che ne derivano. Questa e quelli mi infastidiscono, li rifiuto,e quando mi investono reagisco malamente. Ma io non sono tenuto a integrarmi, mentre figli e nipoti, sciagurati, lo dovranno fare e saranno caxxi loro. In fondo non si tratta che del vecchio iato, forse solo più radicale e polarizzato, fra le generazioni.
L'altra questione è più tragica, ed è la progressiva estinzione della funzione di 'padre', nei suoi aspetti simbolici e reali: un processo di lunga data oggi arrivato alle sue estreme conseguenze: peraltro allegramente introiettate dagli stessi protagonisti la cui unica preoccupazione è ormai quella di farsi accettare dai figli.
 
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La questione genitoriale e quella generazionale sono le due facce della stessa medaglia.
La tragedia Edipo re è un testo fondamentale e ci dice una grande verità: i figli devono uccidere i padri, punto e basta.
Oggi invece vanno a braccetto.
 
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@Oblomov:
“La questione genitoriale e quella generazionale sono le due facce della stessa medaglia...”

Senza dubbio. Ma lo sono diventate.
Il mito di Edipo, se a questo si vuol continuare a riferirsi, non narra solo di figli che uccidono il padre ma anche del padre che vuole uccidere i figli, o almeno difendersene (ma Saturno non se li divorava?). Guerra per il potere e, antropologicamente, per il possesso della donna.
Per contro i greci non apprezzavano il mito, più recente e modesto, dell'eterna giovinezza. Ed è appunto questa che ha preso il sopravvento nei moderni rapporti fra padri e figli, mutando la competizione in compiacenza. Fino a qualche tempo fa, e forse anche oggi in rari casi, era ancora la ricerca di una sopravvivenza vicaria attraverso la proiezione sui figli delle proprie ambizioni. Oggi, all'opposto, i padri mutuano dai figli le proprie ambizioni. E' come se volessero esorcizzare i cambiamenti oggettivi che in un'età ipertecnologica come la nostra caratterizzano il passaggio fra le generazioni.
Ma i cambiamenti di fatto restano, nonostante le auto-illusioni.

Ma mi sa che stiamo andando ben oltre il 'libero cazzeggio' a cui è dedicata questa sezione...
 
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In effetti è quello che intendevo, anche se mi riferivo più al complesso che al mito di Edipo.
Questa guerra per il potere a cui giustamente alludi non c’è proprio e nessuna delle due parti in causa sente la necessità di farla.
A me sembra una cosa strana, ma forse il mio punto di osservazione non è il migliore.
Nel frattempo i bosoni ci deliziano dalle pagine della cronaca nera per la volontà di diventare protagonisti nella società. È un fenomeno nuovo o è un rito di passaggio sempre esistito?
Mah..
Insomma, se è vero che il bambino è il padre dell’uomo, c’è da stare un po’ più attenti a quello che ci accade intorno.
Poi ognuno la vede come preferisce, che te devo di’?!
 
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Buongiorno, io sono un post esplicitamente ironico.

Gia! Pensa che addirittura alcuni misurano le lunghezze in 'Kelvin per metro' ed altri, nel titolare il thread di un forum che ora non ricordo, inseriscono una maiuscola dopo i due punti :punish:
Dove andremo a finire... :unknw:
 
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smith

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Beh se entriamo nel discorso grammatica io potrei farvi leggere certi messaggi scritti in chat di Whatsapp da 60-70enni che vi istigherebbero a fargli restituire tutti i contributi della pensione che stanno percependo.
 
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Qualche scusante in più ai settantenni io gliela darei. Non è il caso di aprire un dibattito sulla storia dell’analfabetismo in Italia, sull’analfabetismo funzionale e su quello di ritorno o sulla scuola dell'obbligo nel secolo scorso e sulla scuola in generale, ma i due fenomeni sono estremamente diversi.
Comunque sui motori di ricerca si trova risposta a quasi tutto, basta impostare la domanda in modo corretto.
 
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smith

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Mah...i 60-70enni in buona parte hanno fatto fino alla maturità...

Tra l'altro si dice sempre non a torto che una volta la scuola preparava meglio e non esistevano genitori a contestare gli insegnanti.

Da qui si dovrebbe dedurre che anche una volta un nutrito numero di studenti non aveva voglia di studiare o comunque alla fine non era interessato alle materie scolastiche tanto da dimenticarsene il prima possibile.
 
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Su questo sono d’accordo, inoltre non tutte le colpe devono ricadere sulle spalle dei giovani. La società, i mezzi tecnologici, la riforma della scuola, la cultura in generale non aiuta certo lo sviluppo delle competenze linguistiche.
Bisogna ammettere che la loro capacità di adattamento anche a questi fenomeni è encomiabile.
 
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Beh se entriamo nel discorso grammatica io potrei farvi leggere certi messaggi scritti in chat di Whatsapp da 60-70enni che vi istigherebbero a fargli restituire tutti i contributi della pensione che stanno percependo.

Un 70enne che percepisce la pensione i contributi li ha già pagati.
 
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Che c'entra la scuola, che c'entra l'età?

Se, ultimata la scuola, non si esercitano gli strumenti del leggere e scrivere o la capacità di argomentare in modo chiaro e coerente o di seguire un discorso complesso, inclusi sottintesi e ironie, è ovvio che quegli strumenti e capacità si perdono, anche abbastanza in fretta.
E se uno si limita a scrivere tweet, a digitare sui blog le prime cose gli passano per la mente, o a comprendere solo quanto conferma ciò che già pensa, in questo caso non sarà forse un analfabeta ma è quasi peggio che se lo fosse. Scuola o non scuola.
Negli ultimi sessant'anni è aumentata la scolarizzazione media, ma non ha prodotto un maggior numero di persone colte ma soltanto di persone che si reputano 'imparate'. E non certo perché la scuola è peggiorata.

E a proposito di 'adattamento': può darsi che nel mondo prossimo venturo non sarà più necessario possedere abilità e conoscenze che erano indispensabili in un'epoca in cui si comunicava più per lettera che per telefono, si leggevano più libri e giornali, e si pretendeva che un'opinione venisse argomentata e non soltanto 'spiattellata'. Può darsi, ripeto, che in quel mondo saranno richieste abilità e predisposizioni diverse, per acquisire le quali se ne dovranno dimenticate delle altre, ormai obsolete e inutilmente ingombranti. Anche questo è adattamento.
Grazie all'età posso estraniarmi da tali cambiamenti, posso incazzarmi come una iena, posso esorcizzare sbeffeggiandoli i nuovi parvenu. Ed è quello che normalmente faccio, almeno per salvami i coglioni dall'inesorabile tritatutto dell'avvicendarsi delle generazioni. Ma se intendo sopravvivere (in senso proprio: vivere oltre l'epoca a cui appartengo) devo farmene una ragione.
 
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Gustaf io condivido la maggior parte delle tue considerazioni ma arrivo a conclusioni molto diverse. Il prodotto dell’adattamento di cui parli è proprio ciò di cui discutiamo velenosamente in questo thread. Il fatto di adattarsi ad una società pessima non può che produrre esseri umani pessimi.
L’essere umano sicuramente si adatta a tutto, anche al peggio, arrivando ad allevare paradossalmente una selva di creature disadattate nel senso peggiore del termine: i ragazzetti di cui parliamo.
Ma la storia ci insegna che non sempre l’essere umano si adatta ad un determinato contesto, in passato ad esempio ha deciso di opporvisi nel tentativo di cambiarlo, alcune volte c'è riuscito, altre no. Oppure in alcuni casi si sono verificate le condizioni perché un cambiamento avvenisse. Probabilmente non sarà questa generazione a produrre un cambiamento, anzi ne sono sicuro.
Qua noi uomini della strada, ci limitiamo ad essere testimoni di accadimenti indicativi di una sorta di degenerazione e dell’immobilismo di chi dovrebbe averne cura.

Per quanto riguarda la scuola, osservata in relazione alla generazione di cui parliamo, dire che non sia peggiorata significa vivere in una realtà parallela ed essersi perso, in ordine cronologico, la riforma Berlinguer, la riforma Gelmini e la buona scuola.

Sempre a proposito di adattamento, trovo spiacevole questo fenomeno. Per l’uso dei devices si sta adattando pure il loro corpo, sono infatti in aumento i disturbi della vista e la cifosi. Oltre a tutti gli altri disturbi dell’apprendimento e compagnia cantante.
https://www.repubblica.it/salute/pr...tablet_e_pc_sotto_accusa-95300491/?refresh_ce
http://www.ansa.it/canale_saluteebe...mbi_062c4816-5bb6-4b30-bd73-847f81e1342f.html
Ma poi, che cazzo si allarmano a fare ‘sti medici, sicuramente tra qualche decina d’anni sarà tutto sostituibile, anche le vertebre. Gobba e miopia sconfitte.

Dell’analfabetismo funzionale e di Tullio De Mauro ne abbiamo già parlato da qualche parte, ma anche di questo che ci frega, leggere un testo forse non servirà più e tantomeno capirlo perché probabilmente lo farà un computer per noi.

Nel futuro magari la scienza e le macchine sostituiranno totalmente l’uomo, non solo nelle mansioni più faticose ma anche in quelle intellettuali, le applicazioni di AI come ad esempio quelle di Google sono già pronte. Chissà dove ci metteranno il chip.

Trovo comunque sterile parlare di un futuro remoto anche perché, si sarà capito, non sono un fanatico di scienza e fantascienza e dell’uso che ne fa la civiltà moderna. Parola di un disadattato per eccellenza.

Quanto ai saperi utili e a quelli inutili, reputo valida e divertente questa lettura. Non sarà lo scrittore più autorevole ad essersi cimentato nell’elogio dei saperi inutili, ma offre ugualmente ottimi spunti di riflessione, col vantaggio di essere scritto in forma leggera.
https://www.linkiesta.it/it/article/2014/02/21/elogio-dellinutilita-della-filosofia/19725/
 
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@Oblomov,
grazie dell'articolo che mi hai linkato e che ho letto con piacere. Ma non è quella l'inutilità a cui mi riferivo, l'otium contrapposto al negotium. Mi riferivo semplicemente al fatto che il sapere individuale come l'episteme di un'epoca non sono un'accumulazione progressiva; che ogni nuova conoscenza costa la perdita di qualcos'altro: l'invenzione della scrittura ha comportato l'indebolimento delle facoltà mnemoniche, i colori sintetici in tubetto hanno tolto al pittore la capacità di farseli nel mortaio. Alla fine la somma algebrica di ciò che si perde e ciò che si guadagna è zero. E non siamo noi a poter decidere che cosa salvare e cosa lasciare indietro.
Conoscere la remota etimologia delle parole (disciplina peraltro bellissima) non ci aiuta a usare più appropriatamente il linguaggio di oggi.

Per quanto riguarda la scuola (italiana), nel dire che, nonostante gli sforzi dei riformatori dagli infami “decreti delegati” in poi, non sia peggiorata, non intendo affatto sostenere che sia migliorata: pessima era e tale rimane.

Credo che, in fondo, tu ed io abbiamo idee, gusti e disgusti simili. Soltanto che io, avendo ormai figli e nipoti, devo rifugiarmi ogni tanto nel wishful thinking. Per non morire.

Quanto alla filosofia sono d'accordo al 50%. Può essere un grande baluardo contro l'omologazione al pensiero dominante. Ma anche una formidabile costruzione astratta che si frappone alla realtà. Il secondo Heidegger docet
 
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@Oblomov : "Gustaf i progressi della tecnica non vanno confusi con l’intelligenza diffusa"

In effetti così pare. L'orologio da polso ha tolto la capacità di inferire l'ora dall'ambiente circostante e il meteo on-line di interpretare i segni atmosferici, così come Google traslate ci esenta dall'imparare a scrivere correttamente una lingua straniera, e l'MP3 ha seppellito l'ultimo cane in grado di strimpellare uno strumento musicale.

Ma, come dici, l'importante è che le conoscenze dismesse siano compensate da facoltà e conoscenze di pari peso, non già da uno sconfinato tempo libero, da fancazzismo o da seghe in videogame. Tu non hai nessuna speranza che questo avvenga, e io non ti posso smentire ma preferisco tenere aperto uno spiraglio.
La tecnologia attuale rende il problema macroscopico, ma non è la prima volta che l'evoluzione tecnica ha generato, almeno in potenza, occasioni per un uso più elevato delle facoltà mentali. Una partita doppia del dare/avere in questo caso non è possibile. Tuttavia, per fare esempio, il fatto che internet e i voli low cost oggi facilitino la circolazione dei giovani lo iscrivo senz'altro nella colonna dei guadagni. Ovviamente per chi sa metterli a frutto.
E se ripenso ai miei lunghi e ormai lontani anni di studio non posso non vedere, al netto dell'acquisizione del necessario armamentario tecnico, quanto fossero zeppi di nozioni stantie, di accademiche rimasticature, di pedissequi ricalchi di sentieri già battuti, di idées reçues travestite da pensieri profondi. Ne avevamo la testa piena e questo ci creava l'impressione di essere colti e preparati, quando in realtà non c'era una briciola di vera inventiva, di originalità, di farina del proprio sacco, e neppure di un autentico know how.

Chissà. Non voglio perdere la speranza che, liberando la mente del fardello di tanta imbottitura, si possano creare le condizioni per qualcosa di più nuovo e genuino. Ma è 'pensiero desiderante' e in realtà non ho una risposta.
 
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