Nuove generazioni: Ignoranza a 360 gradi

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Gustaf i progressi della tecnica non vanno confusi con l’intelligenza diffusa.
Il fatto che esisteranno computer più sofisticati con cui basterà dialogare vocalmente non significa che l’uomo medio svilupperà chissà quali facoltà intellettuali, tutt’altro. Ci sono vari studi che dimostrano che la semplificazione dell’utilizzo delle macchine stia instupidendo gli uomini.
Siri che tempo fa? Siri che appuntamenti ho oggi? Siri dove devo andare? Siri quanto fa 4 x 4?
Saper fare di calcolo, risolvere un problema logico, interpretare un testo, parafrasare una poesia, tradurre una pagina da una lingua diversa, sono attività che sviluppano alcune facoltà mentali o che le tengono vive.
Non saperlo più fare perché non vi è più la necessità è una perdita, soprattutto quando non è sostituita da altra conoscenza.
Il fatto che io abbia imparato ad usare la calcolatrice o Google translate non credo che abbia ampliato le mie facoltà mentali o le mie conoscenze.
 
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@Oblomov : "Gustaf i progressi della tecnica non vanno confusi con l’intelligenza diffusa"

In effetti così pare. L'orologio da polso ha tolto la capacità di inferire l'ora dall'ambiente circostante e il meteo on-line di interpretare i segni atmosferici, così come Google traslate ci esenta dall'imparare a scrivere correttamente una lingua straniera, e l'MP3 ha seppellito l'ultimo cane in grado di strimpellare uno strumento musicale.

Ma, come dici, l'importante è che le conoscenze dismesse siano compensate da facoltà e conoscenze di pari peso, non già da uno sconfinato tempo libero, da fancazzismo o da seghe in videogame. Tu non hai nessuna speranza che questo avvenga, e io non ti posso smentire ma preferisco tenere aperto uno spiraglio.
La tecnologia attuale rende il problema macroscopico, ma non è la prima volta che l'evoluzione tecnica ha generato, almeno in potenza, occasioni per un uso più elevato delle facoltà mentali. Una partita doppia del dare/avere in questo caso non è possibile. Tuttavia, per fare esempio, il fatto che internet e i voli low cost oggi facilitino la circolazione dei giovani lo iscrivo senz'altro nella colonna dei guadagni. Ovviamente per chi sa metterli a frutto.
E se ripenso ai miei lunghi e ormai lontani anni di studio non posso non vedere, al netto dell'acquisizione del necessario armamentario tecnico, quanto fossero zeppi di nozioni stantie, di accademiche rimasticature, di pedissequi ricalchi di sentieri già battuti, di idées reçues travestite da pensieri profondi. Ne avevamo la testa piena e questo ci creava l'impressione di essere colti e preparati, quando in realtà non c'era una briciola di vera inventiva, di originalità, di farina del proprio sacco, e neppure di un autentico know how.

Chissà. Non voglio perdere la speranza che, liberando la mente del fardello di tanta imbottitura, si possano creare le condizioni per qualcosa di più nuovo e genuino. Ma è 'pensiero desiderante' e in realtà non ho una risposta.
 
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@Oblomov : "Gustaf i progressi della tecnica non vanno confusi con l’intelligenza diffusa"

In effetti così pare. L'orologio da polso ha tolto la capacità di inferire l'ora dall'ambiente circostante e il meteo on-line di interpretare i segni atmosferici, così come Google traslate ci esenta dall'imparare a scrivere correttamente una lingua straniera, e l'MP3 ha seppellito l'ultimo cane in grado di strimpellare uno strumento musicale.

Ma, come dici, l'importante è che le conoscenze dismesse siano compensate da facoltà e conoscenze di pari peso, non già da uno sconfinato tempo libero, da fancazzismo o da seghe in videogame. Tu non hai nessuna speranza che questo avvenga, e io non ti posso smentire ma preferisco tenere aperto uno spiraglio.
La tecnologia attuale rende il problema macroscopico, ma non è la prima volta che l'evoluzione tecnica ha generato, almeno in potenza, occasioni per un uso più elevato delle facoltà mentali. Una partita doppia del dare/avere in questo caso non è possibile. Tuttavia, per fare esempio, il fatto che internet e i voli low cost oggi facilitino la circolazione dei giovani lo iscrivo senz'altro nella colonna dei guadagni. Ovviamente per chi sa metterli a frutto.
E se ripenso ai miei lunghi e ormai lontani anni di studio non posso non vedere, al netto dell'acquisizione del necessario armamentario tecnico, quanto fossero zeppi di nozioni stantie, di accademiche rimasticature, di pedissequi ricalchi di sentieri già battuti, di idées reçues travestite da pensieri profondi. Ne avevamo la testa piena e questo ci creava l'impressione di essere colti e preparati, quando in realtà non c'era una briciola di vera inventiva, di originalità, di farina del proprio sacco, e neppure di un autentico know how.

Chissà. Non voglio perdere la speranza che, liberando la mente del fardello di tanta imbottitura, si possano creare le condizioni per qualcosa di più nuovo e genuino. Ma è 'pensiero desiderante' e in realtà non ho una risposta.
Gustaf sembra fatto apposta. Quoto un tuo messaggio delle ore 10,27 (vedi pag. 14 n. 140), in risposta al messaggio n. 143 che non avevo ancora scritto. Cosa che infatti sarebbe avvenuta alle 13,08.
Vatti a fidare delle macchine.
Quando l'umanità non saprà distinguere l’alba dal tramonto perché i cellulari hanno la batteria scarica, mi piacerebbe riprendere questo discorso.
Quanto alla mia esperienza con la scuola, ho frequentato l’università sia col vecchio ordinamento che col nuovo, quello del 3+2. Un abisso.
I fuoricorso adesso sono equiparabili ad un “costo”, i laureati ad un “ricavo”. Traine tu le conseguenze, viste e considerate le riforme avvenute non solo sui contenuti didattici ma anche sull’aspetto amministrativo e, ahinoi, commerciale. Cosa che riguarda in vario grado anche le altre istituzioni scolastiche.
Dal punto di vista didattico, i programmi sono la metà, l’altra metà la farai se continuerai nel biennio.
Se passi il triennio, e lo passi stanne certo, hai un’infarinatura di qualcosa.
Se deciderai di proseguire, approfondirai la conoscenza di questo qualcosa dopo qualche anno, non si sa come, non si sa con chi, ma spesso si tratta di giusto due nozioni in più rispetto ad una mera ripetizione di quanto già studiato.

Nessuno mette in dubbio le conquiste della scienza, ma l’interazione uomo macchina, con l’intelligenza spostata sempre più a favore della macchina, in questo periodo storico, che tra l’altro è quello di cui parliamo qui, non sta mostrando effetti positivi sul campione di umanità che abbiamo deciso di osservare.
 
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smith

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Ma perché si é dato per scontato che il progresso materiale e quindi tecnico ci avrebbe portato il progresso morale.
Questo sarebbe vero fin tanto che uno vive in una condizione di povertà/indigenza ma una volta uscito da questa condizione attraverso un progresso materiale ad opera di una certa forma di tecnologia, il progresso morale non si acquisisce attraverso un infinito potenziamento dell'apparato tecnico-scientifico.
 
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Quanto alla mia esperienza con la scuola, ho frequentato l’università sia col vecchio ordinamento che col nuovo, quello del 3+2. Un abisso.

Io invece ho frequentato il corso di vecchio ordinamento, con specializzazione (all'epoca poco formalizzata) post lauream. Completato nei tempi canonici, docenti mediamente buoni. Se ne usciva certamente preparati: preparati soprattutto alla perpetuazione del modello, allo scavo dei solchi già tracciati, al rispetto della gerarchia fra le discipline e alla sacra diffidenza verso tutto ciò che usciva dal seminato. Una base solida, tanto più solida quanto più celava ciò che stava al di fuori. Non la rimpiango, la lascio all'ammirazione dei laudatores temporis acti.
 
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[...]Se passi il triennio, e lo passi stanne certo[...]

Bisognerebbe tradurre esattamente il significato di 'passare' utilizzando i classici indicatori di regolarità della carriera. Se ad esempio si intende il rapporto tra laureati ed immatricolati della medesima coorte, o solo quelli in corso e varianti simili allora non è proprio vero che sussista una tale 'certezza'.
Per rendersene conto basta un'occhiata ai dati di riesame sulle pagine web dei singoli CdS o al loro insieme collezionato da Universitaly.
 
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smith

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Secondo me come è strutturato il sistema educativo universitario in italia è una roba demenziale.
E non c'entra nuovo o vecchio ordinamento.
Il sistema è sempre stato a dir poco kafkiano.
 
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@Dr.Grunf
Significa che ti “accompagnano” alla laurea. Poi se uno molla c'è poco da fare.
Di certo sono quasi del tutto spariti quegli esami-scoglio su cui si impantanavano le carriere universitarie di molti studenti.
È cambiato proprio il principio alla base dell’istituzione. Se prima era quello di preparare gli studenti, criticabile nei modi e nelle forme quanto vogliamo, adesso l’obbiettivo è sfornare laureati.
Qua un esempio di quanto dicevo prima.
https://www.corriere.it/scuola/univ...ta-90baf2ce-acbd-11e6-afa8-97993a4ef10f.shtml
 
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smith

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come lo riformeresti (concretamente ed esplicitamente)?

In realtà rispondo prima a Gustaf.
In verità io non credo che il loro principale scopo sia sfornare il maggior numero di laureati.
Questo é quello che dicono ma non fanno. Lo vogliono solo far credere.
Io vedo invece da sempre un insano gusto ad infierire semplicemente sullo studente cercando con ogni mezzo di ostacolarlo nel mantenersi in corso.
Perché lo facciano non lo so.
Se io fossi venale (cosa che non sono) potrei pensare che lo facciano con lo scopo di spremere quanti più soldi si possono ottenere dal matricola.
Maggiore il tempo rimane, maggiori introiti porterà.
Ma non penso affatto che sia il motivo.
Il motivo é ben peggiore e terra a terra: si divertono ad infierire sadicamente sulle persone.
E più inseriscono e più riescono a "gestire" arbitrariamente gli studenti.

Quanto ai risultati didattici di tale sistema se ne potrebbe parlare all'infinito, per non parlare del danno che infliggono alla costruzione della personalità della persona.

Quanto alla riforma, utilizzare un metodo più simile a quello utilizzato nella scuola primaria e secondaria, IMHO, potrebbe solo che migliorare le cose a partire dalla composizione numerica delle classi e dalla verifica effettiva dell'apprendimento dello studente.
Il problema della scuola primaria e secondaria, come abbiamo già detto, é principalmente legato al peso che hanno ormai guadagnato i genitori e al fatto che non si può più bocciare nessuno anche se é palese che non abbia appreso alcuna competenza.
 
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Bisognerebbe tradurre esattamente il significato di 'passare' utilizzando i bla bla e ribla trit maron e ritrit... Se ad esempio si intende il rapporto tra laureati ed immatricolati della medesima coorte, o solo quelli in corso e varianti simili allora non è proprio vero che sussista una tale 'certezza'.
Per rendersene conto basta un'occhiata ai dati di riesame sulle pagine web dei singoli CdS o al loro insieme collezionato da Universitaly.

@Dr.Grunf
Significa che ti “accompagnano” alla laurea.[...]
Qua un esempio di quanto dicevo prima.
https://www.corriere.it/scuola/univ...ta-90baf2ce-acbd-11e6-afa8-97993a4ef10f.shtml

Oblo, in genere amo letteralmente la logica e l'onestà intellettuale che sanno trasmettere i tuoi interventi. Parimenti sulla questione dell'impazzimento normativo che affligge gli ordinamenti accademici dell'ultimo trentennio mi pare di intravedere un'ottica generale con la quale una volta di più probabilmente concordo col tuo pensiero. Però ti smaronerei (scusami ti prego) sulla pertinenza di poche specificità che hai trattato in modo rudimentalmente categorico.
Il primo post che cito indica addirittura una rocciosa certezza; il secondo è un po' più vago; magari il terzo sarà più realistico. Il fatto è che non si sa cosa voglia dire che 'passare' traduce 'accompagnare', tant'è che hanno bisogno delle virgolette (come in quel fantastico pezzo del Diario Minimo). Ti ho suggerito alcuni indicatori, rispondenti a metriche precise e pure la fonte dei dati ufficiali con la quale si può misurare concretamente l'attuale regolarità delle carriere.
Ad esempio la sola questione dei fuori corso, volendola affrontare lontano dal tavolo da biliardo, davvero richiede competenza e strumenti tecnici. Lasciami giusto ricordare come negli ordinamenti di molti paesi, per quanto a noi possa sembrare una roba marziana, la figura dello studente FC non è prevista :-/
Guarda, la materia è tecnica e tremendamente complicata, coinvolgendo tumultuosamente trasformazioni demografiche, sociali e di politica economica (non certo ispirata, come dice qualcuno, sul 'gusto di infierire'). Insomma un riferimento ad un articolonzolo qualsiasi della stampa generalista pubblicato principalmente per catturare l'orientamento del momento NON aiuta a capire. Può però funzionare benissimo per confezionare un variegato minestrone fuori stagione ;-)

@smith: urka, devo dunque rivedere la mia definizione di concretezza che, alla luce di questo nuovo corso, appare effettivamente tanto più praticabile e meno faticogena. Forse hai ragione, non è che si possa pretendere una tesi di dottorato ad ogni spunto. Lascia dunque che mi periti entusiasticamente con questa nuova scoperta: vuoi sapere cosa penso della della scuola, delle scuole, dell'università (bum!), del servizio militare, del sistema educativo (doppio bum!), dei giovani, del tiro con le freccette e della psicobiologia applicata al pesce rosso? Semplice: l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!
;-)
 
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Provo a spiegarmi meglio.
I fuori corso sono un costo in relazione a mancati finanziamenti, pertanto i metodi per scoraggiare chi ha la propensione a ritardare gli studi per vari motivi (infatti non sempre trattasi di fannulloni) sono due: agevolare il passaggio degli esami, alzare le tasse per i fuori corso.
Bazzicando in ambito accademico sia in qualità di studente sia sotto altra veste, posso testimoniare la diffusione della prima tendenza, cosa che credo ti possa confermare chiunque conosca quel settore.
La seconda invece è un dato di fatto.
Le conseguenze quindi sono due.
La prima, una semplificazione dei programmi e del superamento degli esami.
La seconda, l’abbandono degli studi spesso per ragioni di tasca.
Tra le due eventualità, per motivi economici, politici, sociali e non ultimo di prestigio, perché va considerata la concorrenza tra università sul piano puramente commerciale e il fatto che i fuori corso siano considerati un’onta in quanto simbolo di inefficienza, prevale la prima opzione.
 
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Inoltre ti posso testimoniare, ma questa non è una cosa generalizzabile, che ero uno dei pochi studenti a pagare le tasse piene. Forse perché effettivamente un po’ più benestante della media, perché meno scaltro e anche perché meno puntuale, leggi meno studioso dei miei colleghi, ma il sistema di premi e di incentivi economici non è assolutamente irraggiungibile per uno studente a tempo pieno, cosa che io per lungo periodo non sono potuto essere.
 
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http://scuola24.ilsole24ore.com/art...modello-orientamento-190427.php?uuid=ACd9PW5C
Invito a leggere tra le righe di un altro articolonzo qualsiasi apparso sulla stampa generalista (?).
I casi sono due, o i giornalisti generalisti si sono bevuti il cervello o qualcosa di vero, magari scritto male e superficialmente, c'è.
Dr.Grunf, tu per informarti a quali fonti ti rivolgi solitamente? E le fonti alternative che usi hai la certezza di interpretarle correttamente?
Spesso questi articoli qua, lungi dall’essere esaustivi, ci aiutano ad orientarci nella selva di leggi, commi, regolamenti, disposizioni, statistiche e numeri che altrimenti sarebbe difficile se non impossibile comprendere e interpretare. Se non altro ci dovrebbero aiutare a capire come vanno le cose in questo mondo. È sicuramente buona cosa affidarsi a più fonti, ricordandosi che spesso non tutte sono alla nostra portata.
In ogni caso, se vogliamo insistere, anche l’articolo che ho sopra riportato di concreto non dice molto, penso o spero però che sia evidente la tendenza a cui mi riferivo un po’ più su.
Ecco! A seguire alcuni link meno generalisti
https://m.orizzontescuola.it/universita-modifica-modello-calcolo-costo-standard-studente-triennio-2018-20-il-decreto/

https://www.miur.gov.it/web/guest/-/costo-standard-per-studente-in-corso-2018-2020
Spero inoltre si evinca il discorso sui costi e le premialità che, determinando il flusso di risorse disponibili, hanno giocoforza un riflesso sull’aspetto didattico (programmi, contenuti e ciò che ne consegue).
 
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Altra esperienza surreale avente per protagonisti i futuri bosoni. Età approssimata della baby gang tra i 4 e i 6 anni, qualcuno anche meno.
Cena fuori, gruppo composto da un inculatore seriale o forse due, un vasectomizzato, un paio di infibulate mentali adoratrici della sodomia, uno sterile o forse due. Tra i presenti anche single e svariati divorziati/e in libera uscita, i propri bosoni in giro a vandalizzare qualche piazza, spiaggia, locale o affibbiati al partner sfigato. Capite bene il livello di apprezzamento e sopportazione per le figliate altrui.
In sala ambiente tranquillo, molte coppie ad eccezione del nostro tavolo e di un altro con diverse famiglie munite di marmocchi, zaini, pappe, tiralatte e pannolini.
A metà serata la marmaglia si anima e incomincia a correre tra i tavoli, a inciampare, cadere, piangere, disintegrarsi sulle pareti (non in maniera letale purtroppo), giocare con le maniglie delle porte o con le posate. I genitori ogni tanto indifferenti ogni tanto inseguono la fiera progenie, i camerieri li schivano alzando gli occhi al cielo, i commensali insofferenti e io l’unico che allunga la gamba per fare sgambetti a genitori e figli.
Ad un certo punto una coppia elegante, visibilmente infastidita, redarguisce in maniera secca e perentoria, senza alzare i toni o usare volgarità, i genitori di quella indegna tavolata.
Cala il gelo in sala ad eccezione dei meninos de rua che, indifferenti a tutto, continuano imperterriti la devastazione di timpani e locale.
Con modi sdegnati i padri, feriti nell’orgoglio del sangue, si ricordano di essere occasionalmente anche educatori e afferrati i loro giovani virgulti li trasferiscono di peso verso l’uscita, dove in uno spiazzo consentiranno ogni sorta di cretinata passi per la testa dei figli che, uniti in branco, delizieranno residenti e turisti a passeggio.
Prima di abbandonare il locale, uno di questi padri modello assesta un calcio ad una sedia del tavolo in cui cenava la coppia ribelle.
Dopo aver visto la scena, una ragazza seduta accanto a me racconta che il mattino a pranzo un uomo ha sclerato violentemente nei confronti dei genitori per il comportamento dei figli. Con ben altre parole e toni ha fatto capire alla famigliola che aveva un’ora di pausa prima di ritornare al lavoro e non avrebbe permesso a loro e ai loro figli di rovinargli quell’unica ora di relax. Lasciando intendere che non sarebbe andato molto per il sottile.
Ovunque tu sia, indefesso lavoratore agostano, sappi che sono un tuo fan.
https://www.lastampa.it/viaggi/mond...ini-boom-degli-alberghi-per-adulti-1.34823096

:ok::clapping::clapping::clapping::clapping::clapping::clapping::clapping::clapping::clapping


Scene già viste..
Ho passato tutto il pranzo di sabato scorso al ristorante giapponese con una marmaglia dai 6ai 10anni che nn si conteneva e i cui genitori tutti seduti al tavolo rotondo tra sushi e tartare si faceva i benemati cazzi suoi nonostante gli indemoniati pargoli avessero già arrecato danni a i camerieri
In alcuni ristoranti stanno iniziando a mettere il divieto x i bambini.. Onestamente fa piacere almeno così uno può stare tranquillo a cenare o pranzare
Ma cmq ci sono bambini che sanno stare buonissimi perché i genitori hanno fatto il loro dovere
Ritornando al tuo racconto... Il calcio dato alla sedia dei commensali che si sono ribellati era l atto di uno che sa che ha sbagliato lui ma non lo vuole ammettere... È paragonabile alla pernacchia di un bimbo a cui dici no..
 
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Provo a spiegarmi meglio.
I fuori corso sono danga e ridanga e aririrdang [...]

Inoltre ti posso testimoniare, ma questa non è una cosa generalizzabile, che ero uno dei pochi studenti raccont raccont pazienz pazienz [...]

http://scuola24.ilsole24ore.com/art...modello-orientamento-190427.php?uuid=ACd9PW5C
Invito a leggere tra le righe di un altro articolonzo qualsiasi apparso sulla stampa generalista (?).
I casi sono due, o i giornalisti generalisti si sono bevuti il cervello o qualcosa di vero, magari scritto male e superficialmente, c'è.
Dr.Grunf, tu per informarti a quali fonti ti rivolgi solitamente? E le fonti alternative che usi hai la certezza di interpretarle correttamente? spieg spieg e rispieg [...]

Poichè sto raccattando le mie cose, preparandomi a tornare in UE nei prossimi giorni, sono voluto passare da qui un'ultima volta prima di partire: https://www.clubinsomniagroup.com/
poi a casa ho fatto l'errore di voler dare un'occhiata a PF, ed il rincoglionimento da alba incipiente m'ha fatto cedere alla debolezza di rispondere al tuo ennesimo interessante post... avessi invece seguito la lezione del tuo ispiratore, il Grande Pigrone! ;-)

Comunque sia mi pare che la questione relativa al fatto che la triennale si superi è superata dunque?
Non aprirei parimenti un nuovo fronte sulla questione dei percorsi elastici. Abbiamo verosimilmente entrambi esperienza all'interno degli organi di governo accademico e ne conosciamo bene problematiche e dinamiche. Infatti, come già detto, la materia è tecnica e qui tra un po' i colleghi ci prendono a faldonate sui baroni. Di conseguenza inviterei a proseguire (eventualmente) con le tecnicalità ad esempio su ROARS ;-)

In merito ad una questione forse più digeribile attorno al tavolo da biliardo di PF, riguardante la qualità dell'informazione: è semplice, ovvio che non ho alcuna certezza incrollabile ma nell'esperienza della mia lunga vita ho quasi sempre sperimentato che la roba scritta da chi ci lavora è meglio.
Non è che nell'informazione trecentosessantagradista sono tutti rimbecilliti, è che è difficile: devi occuparti ogni giorno di un tema diverso, spesso hai poco tempo per scrivere, ti aggrappi alla prima testimonianza che trovi come un naufrago alla prima roba che galleggia, devi cercare di spingere la vendita di un prodotto sempre meno appetito ed anche per questo ricevi spesso una remunerazione semisimbolica.
Un esempio che risulterà lampante a tutti noi: ho motivo di pensare che molti dei lettori di PF abbiano una buona esperienza circa il mondo dell'escortismo... ;-) Bene: da avveduti quali siamo, che giudizio possiamo maturare su ciò che viene pubblicato continuamente sulla stampa periodica a base di EA come campione nazionale del settore, oppure eserciti di schiave in catene, delle quali in gran parte minorenni? Ref: https://community.punterforum.com/showthread.php?t=270194


Riporterei dunque il thread al suo mainstream con un immediatamente successivo post, completamente emendato da gravami tecnici in materia di sistemi educativi stritolati tra istanze miopi del mondo delle famiglie, del lavoro e della politica...

 
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Mi paiono adatti al thread

- la serie di commenti che seguono per un paio di paginette l'innesco fornito da questo fantastico collega, evidentemente portato per il lavoro di ricerca e la fatica introspettiva: https://community.punterforum.com/showthread.php?t=281779&p=2454308&viewfull=1#post2454308

- ed un tanto fresco quanto soave articoletto: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2019/08/23/il-deficit-piu-profondo38.html

Il deficit più profondo


Le vaiasse che hanno malmenato, l'altro giorno a Napoli, la dottoressa del Pronto Soccorso che le aveva invitate a rimanere in sala d'aspetto invece di fare chiassosa corona al loro caro, fanno parte di un vero e proprio serial della cronaca italiana, che consta ormai di centinaia di puntate. I punti fissi della sceneggiatura sono questi: ignoranza di qualunque regola, oppure — se la regola è conosciuta — totale disprezzo della stessa; conseguente aggressione di chi (medico, insegnante, controllore, persona con un ruolo pubblico) cerca di far funzionare, attraverso le regole, la convivenza.
È come se ognuno dicesse: al di sopra delle mie esigenze, dei miei sentimenti, dei miei comodi, non esiste nulla. Non riconosco niente e nessuno che possa modificarmi o contenermi, correggermi o educarmi, insegnarmi qualcosa. Quello che sono mi basta e mi avanza. Non mi rompete i coglioni. Nel vecchio e dimenticato film-apologo di Fellini Prova d'orchestra (1979) già si tracciava, con poche tremende pennellate, il quadro di una società incapace di disciplina e di coralità, e per questo incapace di tutto. C'è un rapporto diretto di causa-effetto tra le due cose: zero coralità, zero capacità. Molto della nostra crisi (anche politica) si spiega con questo galoppante deficit di educazione, non solamente civica. Il cafone e il prepotente sono facilmente individuabili anche senza scomodare la Costituzione. Volendo, poi, si può tranquillamente decidere di declassare quanto ho appena detto a lamentela da vecchia zia (chissà perché il vecchio zio è meno citato, come latore di lagnanza). Ma il sospetto che sia il crollo del tasso di educazione, il nostro problema numero uno, io ce l'ho sul serio.
 
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Dr.Grunf ti ho messo apposta due link più specifici, di cui uno molto ma molto ma molto di più o almeno spero, visto che è del ministero.
Non voglio avere ragione a tutti i costi, le mie sono opinioni come tutte le altre e con le opinioni altrui mi piace confrontarmi. Ma almeno che siano tali.
Il discorso si inserisce in quello del thread poiché l’offerta scolastica alcuni, tra cui io, ritengono sia peggiorata, non solo sui contenuti ma proprio nel significato di studio e di istituzioni ad esso dedicate.
Pertanto si potrebbe ritenere che se di ignoranza si parla, come da titolo, non del tutto sia imputabile ai giovani.
Quanto al parallelo con il mondo della prostituzione, la mia testimonianza potresti considerarla alla stregua di una recensione e ti giuro che sul web, nelle aule, nei corridoi, nelle assemblee studentesche ecc... ecc..., di recensioni simili alla mia o di forum dedicati ce ne sono tanti. Quindi lo stesso peso che dai alle recensioni, visto che lo consideri un punto di vista privilegiato rispetto a quello del giornalista, potresti darlo anche alle testimonianze di chi certe cose le ha sperimentate. Tavolo da biliardo o meno.
Purtroppo o per fortuna nel mondo della prostituzione manca una regolamentazione governativa, cosa invece presente nel mondo della scuola e con quella e con le sue conseguenze molto di noi, perlomeno genitori e figli, devono fare i conti.
Chiusa la parentesi scuola, fa giustamente notare Smith che istruzione a parte rimane l’ignoranza pesante, quella che riguarda la morale. E la Scuola mi sento di sollevarla da ogni responsabilità.
 
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