Me ne sto qui in ufficio, seduto alla mia scrivania... sono stanco morto... anche stanotte le ore di sonno sono state poche... sono rientrato verso la una e ho faticato ad addormentarmi, tant'è l'eccitazione che mi porto dentro... così ne ho approfittato per mettere nero su bianco gli ultimi avvenimenti... Credo di aver sonnecchiato un paio d'ore, poi mi sono preparato per correre da lei, abbiamo fatto colazione insieme e l'ho accompagnata a scuola.
Stamattina era raggiante, più bella che mai ed io sono felice come credo di non essere mai stato prima d'ora... la serata di ieri sarà un ricordo indelebile per tutti e due e scrivendo mi pare di rivivere quelle ore...
"Scusami Amore, sono mortificata, ma ho dovuto sostituire un'insegnante di lettere all'ultima ora... mi spiace... è molto che aspetti?"
Mi da un bacio sulle labbra chiudendo la portiera della macchina, mentre le sorrido e strizzo l'occhio... capisce al volo...
"No... non dirmi che mi stai aspettando da una ora e mezza... ti prego...!"
Le accarezzo il viso...
"Per essere precisi due ore, sono arrivato a mezzogiorno... dai non fare quella faccia... non preoccuparti, ti ho aspettata tutta la vita, che cosa vuoi che siano due ore...!"
Finalmente è tornata a sorridere, appoggia la sua testa sulla mia spalla mentre accendo il motore e parto... mi dirigo vero la stessa pizzeria dove abbiamo pranzato ieri e regolarmente riesco a posteggiare davanti all'ingresso con lei che sorridendo scuote la testa...
"Non ci credo... non è possibile... è come se per te il traffico non esistesse... ma come fai...?"
"Te l'ho detto... poteri paranormali... mi concentro e... pufff... il posto è libero!"
"Mi stai convicendo che sia proprio così..."
Stesso menù del giorno prima, stesso menù di quando venivamo da ragazzi... tanto che i vecchi proprietari, per il fatto di prendere sempre la pizza napoletana, per la nostra linea (Camilla è rimasta magra come allora, diversamente da me), e per il fatto di essere sempre "appiccicati", ci avevano soprannominati "le acciughine"....
Parliamo di come è andata la mattinata, ridiamo ancora ripensando a quanto accaduto fuori dalla scuola, e alla fuga del "cascamorto" e mi chiede di recitarle ancora il "monologo" di Gringo...
Ride come una bambina , è allegra, spensierata... bellissima, come se il tempo l'avesse solo sfiorata.
"Stamattina hai risposto ad una domanda che non avevo finito di farti..."
"Lo so, so cosa volevi chiedermi, ma in quel momento sarei svenuta per l'emozione... domani pomeriggio se non piove vorrei tornare ai Giardini, sedermi con te sulla nostra panchina..."
"Sai che facciamo?"
"Cosa...? Non tenermii sulle spine..."
"Stasera andiamo a cena al ristorante del Grand Hotel Diana..."
"Perché lì...?
"Oh... ma sarai curiosa? Voglio farti un regalo e una sorpresa... posso?
"Certo che puoi... solo che adesso l'attesa sarà lunghissima...!"
Sono quasi le 15 e Camilla deve tornare a scuola, mentre l'accompagno mi dice che tornerà a casa a piedi visto che oggi non piove, così avrà il tempo di farsi una doccia e di prepararsi per la cena.
Siamo in ritardo di 10 minuti, ci scambiamo un bacio veloce e corre alla riunione.
Telefono a mio fratello che è molto amico di uno degli chef del ristorante e gli chiedo di chiamarlo e di prenotarmi un tavolo per due al ristorante e di pensare lui al menù.
Dopo dieci minuti mi arriva un msg che mi conferma che è tutto a posto.
Sbrigo un paio di commissioni, torno a casa e mi preparo per uscire.
Alle 19.30 sono sotto casa sua e alle 20 siamo già al ristorante.
La cena è squisita, l'ambiente e l'atmosfera incantate... come tutto da quando ci siamo ritrovati.
"Grazie Amore... è stata una serata bellissima... Il locale è stupendo e la cena perfetta... non sono mai stata così bene, grazie per la sorpresa, non me lo sarei mai aspettata...!"
"Veramente questo è solo l'inizio... il bello... la sorpresa non l'hai ancora avuta... Vieni...!"
Le sposto la sedia e con lei a braccetto ci dirigiamo verso il salone dell'Albergo dove nel pomeriggio ho prenotato un tavolo al piano bar.
Il cameriere ci fa accomodare con grande sorpresa di lei che nota quasi subito la presenza di un bellissimo pianoforte a coda nero.
"Che bello, mi fai sentire importante e non finisci mai di stupirmi..."
Mi sorride felice ed emozionata.
"Tu sei importante per me, sei la mia Signorina... E la sorpresa non è ancora arrivata..."
Vedo sul suo viso la curiosità crescere ed ordinato da bere, rimaniamo in silenzio ad ascoltare il pianista eseguire musica romantica moderna.
Non è male, deve essere e considerata la giovane età ha un bel repertorio.
Alla fine della sua esibizione si alza chiedendo ai presenti un attimo di attenzione... e qui resto sorpreso pure io, non era proprio così che avevo concordato con lui nel pomeriggio.
"Vi ringrazio per l'accoglienza e per gli applausi, ma abbiamo il piacere di avere tra i nostri ospiti un pianista vero, ed anche se non ama particolarmente esibirsi in pubblico, stasera lo farà, per la prima volta, per una persona speciale, permettendo così anche a noi di ascoltare qualcosa di veramente bello..."
E viene verso il nostro tavolo invitandomi ad alzarmi tra lo stupore e l'incredulità di Camilla.
Suonare in pubblico per me è sempre stato un grosso problema, non sono mai riuscito a superare l'emozione e l'imbarazzo di esibirmi davanti a delle persone che so essere lì per ascoltarmi...
Questa cosa mi ha sempre bloccato, sin dai tempi del Conservatorio, dove dovetti rimandare per ben due volte l'esame del quinto anno...
Non riuscivo a superare quella tensione e quell'emozione e finivo per bloccarmi nel vero senso della parola... Mi si irrigidivano le mani, mi si svuotava la mente e venivo colto da una sudorazione incontrollabile... avevo raccontato tutto questo a Camilla e ora vedermi dirigere al pianoforte è per lei sicuramente una grande e inaspettata sorpresa.
Il pianista lo vorrei strangolare seduta stante con le mie mani... con la sua "presentazione" mi sta rendendo le cose ancora più difficili...
Sto per fare qualcosa che non ho mai fatto prima e che mi costa una fatica ed uno sforzo indescrivibili, sto usando violenza a me stesso...
Mi siedo al pianoforte sentendo tutti gli sguardi su di me, vedo Camilla sulla mia destra poco più avanti, tesa come una corda di violino.
Cerco di mantenere la calma lasciando scivolare le mani sui tasti in una serie di scale per riuscire a sciogliere le articolazioni che mi si sono praticamente inceppate...
Poi inizio a suonare un brano non particolarmente difficile che mi serve come "riscaldamento" e per prendere confidenza con lo strumento: il Preludio in Do Magg. di J.S. Bach (sulla cui base due secoli dopo Gounod avrebbe scritto la melodia della celebre Ave Maria).
Riesco a rilassarmi con molta fatica, concentrandomi solo sulla musica ed al termine è uno scrosciare di applausi.
Camilla è radiosa ed eccitata, io che mi sono alzato per ringraziare stento a reggermi sulle gambe, sapendo che la parte difficile deve ancora venire.
Torno al pianoforte, prendo la rosa bianca che il barman ha portato appoggiandola sullo strumento e vado verso Camilla.
Il suo viso esprime gioia, capisco che non sa più che pensare.
Le porgo il fiore, le prendo la mano e gliela bacio...
"Ti amo Camilla..."
Non trova neppure la forza di rispondere e si lascia cadere sulla poltroncina. Ha indossato un tailleur bianco molto simile a quello che portava il giorno che per la prima volta aprì la porta della clase... e della mia vita...
È elegante, affascinante, la mia Signorina...
Ecco ora il pianoforte è davanti a me e tutt'intorno il silenzio e il respiro dell'attesa della prima nota.
Ricordo le parole del mio maestro:
"Non pensare a nulla se non alla musica che stai per suonare, ai sentimenti che ti procura, a qualcuno di importante a cui dedicarla... vedrai che tutto il resto sparirà, non vedrai più il pubblico, non sentirai nient'altro che la musica che nasce sotto le tue dita..."
Improvvisamente è come se il salone piombasse nel buio, rotto solo da un fascio di luce radente che illumina il pianoforte, per arrivare a riflettersi sul volto di Camilla...
Lei mi guarda tenendo la rosa di fronte alla bocca, forse più per nascondere la grande emozione, che non per sentirne il profumo...
Le dita iniziano a muoversi... sol diesis...do diesis...mi...sol diesis...do diesis...mi...
E le note della sonata "Al Chiaro di Luna" di Beethoven iniziano a diffondersi nell'aria e ad avvolgermi, la tensione scompare insieme a tutto ciò che ci circonda... siamo solo io, Camilla e la musica...
È come fare l'amore, abbracciati e cullati dalla musica, come volare nell'infinito... in un vortice di dolcezza, dove il nostro amore è palpabile, lo si può toccare, respirare...
Sento il sudore scendermi lungo le tempie, bagnarmi gli occhi...
Gli oltre cinque minuti e trenta di durata del brano sembrano infiniti, ed allo stesso tempo trascorrono in un attimo... sino all'ultima battuta... all'accordo finale...
Mentre nel silenzio le ultime vibrazioni si esauriscono, è come se le luci si riaccendessero, vedo le persone in piedi applaudire commosse, qualcuno con gli occhi lucidi...
Camilla si avvicina a me, mi accarezza, mi stringe con le braccia al collo...
"Ti amo... Ti ho sempre amato... E ti amerò oltre la vita, oltre il tempo..."
"Sei la mia vita Camilla, la musica, il cielo e le stelle, il mio infinito amore... ".
La bacio di fronte a tutti, mentre due lacrime di felicità escono dai nostri occhi, e si fondono sulle nostre guance.
"Signorina... io mi sono innamorato di te... e non riesco a fare altro che pensare a te, giorno e notte... tutti i giorni da 35 anni..."
Le lacrime le riempiono gli occhi mentre mi copre il volto e le labbra di baci... la abbraccio forte mentre usciamo dal locale...
Camminiamo in silenzio e quando ci fermiamo i Giardini di Porta Venezia sono lì di fronte a noi... qui si unirono i nostri cuori... da quel lontano giorno non siamo più esistiti come due persone distinte, ma come un unico essere che la vita in un assurdo gioco ha separato per molti anni, ma che oggi si sono ritrovati e che niente e nessuno potrà più separare...
È appena arrivoto un messaggio di Camilla...
"Ho percorso gli abissi del tempo, ho camminato nei gorghi della solitudine,
sono passata sopra voragini di disperazione, di noia, con gli anni che sono venuti e andati.
Ho attraversato giorni uguali, giorni solitari e gli oceani del tempo,
per trovarti, per aspettarti; ti ho cercato, in giorni insipidi e tediosi,
tra panchine solitarie, piene di foglie, in giorni bui, di pioggia, in giorni vuoti,
e adesso ti ho trovato e non ti lascerò, ti amo e ti amerò... oltre il tempo... oltre la vita..."
Un timido raggio di sole che a fatica si è fatto largo tra le dense nubi, si è posato sul mio viso...
ACE