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Scoperta pay con Partita IVA dal 2009, ma con falsa attività: http://l.facebook.com/l.php?u=http:...t/rimini/tasse-evasione-1.1983115&h=5AQGHQSPt
Mi sembra una sottigliezza sulla definizione di benessere. Mo' non faranno mica star male!Gazzettadireggio ha scritto:L’accusa: prestazioni sessuali a pagamento al posto di trattamenti benessere
A riguardo dei controlli sanitari e del lavoro dipendente, esiste la Convenzione ONU 1949/51: http://www.webalice.it/cstfnc73/convenzioneonu.htmTemo che uno dei problemi del nostro paese sia quello di rappresentare oggi un ben strano ibrido giuridico: le leggi sono sì scritte, come da sempre nella storia del nostro ordinamento (che viene dal diritto romano prima e dal code napoleon poi), ma se ne ammette - fin troppo ampiamente - un'interpretazione da parte della giurisprudenza, il che corrisponde invece alla tradizione degli ordinamenti di common law.
Tale interpretazione si è fatta negli anni sempre più mutevole, forse per rispondere al bisogno di protagonismo di un corpo dello stato, come la magistratura, mai come oggi diviso e squassato da dispute intestine ( ormai le correnti dell'ANM sono salite a sette) che ne sollecitano solo i desideri di visibilità anche dei singoli, assai pronti a smentite sentenze altrui solo per vedere l'effetto che fa.
Da ultimo, va considerata anche l'imbarazzante questione che vede interessata la Corte dei Conti, alla quale il CSM eccepisce di non essere tenuto ad obblighi di rendicontazione in quanto "superiore organo dello stato".
Ecco perché non vi è alcuna certezza sui comportamenti che costituiscono i reati dei quali avete parlato: la prostituzione è solo uno degli esempi di come la giustizia italiana si stia progressivamente disinteressando dei problemi delle persone, per concentrarsi solo su quelli di se stessa.
Sarebbe auspicabile che il legislatore intervenisse, finalmente, con una legge di disciplina, che imponesse a chi esercita la prostituzione l'apertura di una partita iva - dunque regolarmente tassabile, per venire all'argomento del thread - e la sottoposizione a periodici controlli sanitari, come avviene per medici ed infermieri del servizio sanitario nazionale ed altre categorie "sensibili" in quanto maggiormente esposte ai rischi della salute.
Aggiungo (l'ho già scritto mi pare in altro thread) che a mio avviso l'unico tipo di d'impresa ammissibile sarebbe quella artigiana: dunque come impresa individuale oppure società di persone, ma non srl nè spa.
Non ammetterei infatti le società di capitali, per evitare che la prostituta non in grado di immetterli si ritrovasse a svolgere un mero lavoro dipendente, con turni di lavoro imposti che - vista la delicatezza e particolarità del lavoro svolto - la ricondurrebbero a quello sfruttamento che, dopo esser stato cacciato dalla porta, rientrerebbe dalla finestra.
L'ho fatta troppo lunga, scusate.
Un saluto.
Lafayette
Se osservi l'articolato della stessa Convenzione, l'articolo 6 della medesima indica che le persone che esercitano la prostituzione o sospette tali non possono essere sottoposte a registrazioni o controlli speciali od eccezionali. Quindi, dei controlli sanitari o tasse specifiche sulla prostituzione non potrebbero rispettare i relativi dettami; non ovviamente quelle ordinarie al pari di tutti i lavoratori.Mi sembra di capire che dunque siamo sostanzialmente d'accordo, fatto salvo l'aspetto della qualifica di libera professione e non d'impresa, sulla quale comunque non credo ci sarebbero barricate.
Sbaglio?
(Segnalo tuttavia che nel link allegato al Tuo messaggio non ho trovato riferimenti né al lavoro dipendente né ai controlli sanitari. Puoi cortesemente segnalarmeli, stante la mia probabile sbadataggine? Grazie. Un saluto. Lafayette)
Se osservi l'articolato della stessa Convenzione, l'articolo 6 della medesima indica che le persone che esercitano la prostituzione o sospette tali non possono essere sottoposte a registrazioni o controlli speciali od eccezionali.
Come ho già detto prima, tale Convenzione, ratificata dall'Italia nel 1980 e quindi ai sensi dell'articolo 10 e 117 della Costituzione Italiana, è parte integrante della medesima Costituzione.A me comunque sembra - torno a ripeterlo - che l'art. 6 della convenzione si riferisca alle vecchie "schedature" di polizia, che erano presenti nel nostro ordinamento nelle leggi di pubblica sicurezza, e che colpivano proprio e soprattutto le donne dedite ad esercitare la prostituzione (anche nei luoghi deputati : tutte le donne presenti nei c.d. "casini" precedenti alla Legge Merlin erano schedate come prostitute).
Non mi sembra che quel divieto abbia molto a che vedere con l'ipotetico esercizio di una professione, che invece richiede l'inserimento in albi o ruoli su base volontaria.
In pratica, l'introduzione di una legge che prevedesse l'esercizio della prostituzione come professione (o piccola impresa) non farebbe altro che applicare ad essa principi già esistenti, secondo leggi vigenti e sistemi amministrativi previsti dal nostro Stato.
Sarebbe un cambiamento culturale, ma non certo uno stravolgimento giuridico: la prostituzione in sé non è vietata.
Tuttavia, mi sembra che con gli interventi che ho letto si stia facendo molta confusione su questa questione: sicché, per non aumentarla né in questo thread né in me stesso, io mi fermo qui.
Buon proseguimento, un saluto.
Lafayette
Mi spiace: come ho detto, io mi fermo qui.
No, veramente avevi detto che ti fermavi nell'altra pagina (perché noi non capiamo un cazzo ma a parte la motivazione che non discuto, era l'altra pagina, non quì!).
Altre due "nababbe", che però per il Fisco erano due poverelle: http://www.corriereadriatico.it/fermo/marche_fermo_prostitute_immobili_fisco_finanza-1625574.html
Alle stesse sono state contestati oltre 170 mila euro di proventi derivanti dall’esercizio dell’attività illecita di prostituzione.
Tali articolate e trasversali metodologie operative hanno determinato la scoperta di una massa impositiva sottratta all’Erario quantificata in oltre 400.000 euro, a cui si aggiungono le sanzioni correlate ai 115.000 euro di violazioni all’iva.
La Cassazione con la Sentenza n. 10578/2011 ha dichiarato che la prostituzione in Italia è lecita. In effetti, non è un illecito penale, ma potrebbe essere riconosciuto illecito civile, che viene riconosciuto espressamente tassabile proprio dalla Legge 537/1993 all'articolo 14 comma 4.Ma non è sbagliato scrivere "proventi derivanti dall'esercizio dell'attività illecita di prostituzione?" .. o mi son perso qualcosa?
Con quelle somme si sconfina nel reato penale. Ma è reato?
Scoperta pay con Partita IVA dal 2009, ma con falsa attività: http://l.facebook.com/l.php?u=http:...t/rimini/tasse-evasione-1.1983115&h=5AQGHQSPt
In pratica la prostituzione è già considerata tanto dal fisco quanto dalla giustizia ordinaria un'attività da lavoro autonomo assolutamente lecita