Posso dire che ai sensi dell'articolo 1343 del CodiceCivile: "La causa è illecita quando è contraria a norme imperative,all'ordine pubblico o al buon costume", la prostituzione nonpuò essereillecita nei confronti delle leggi italiane, secondo le relative SentenzedellaCassazione, la quale ha solamente dichiarato in via formale, "benchédiscutibile sul piano morale". Come ho già detto in precedenza, con lariforma della Legge 248/2006, è stata introdotta una tassazione generale ditutto quello che accade in Italia, compreso il meretricio ed i dettamidellaLegge 75/1958 "Merlin" sono stati derogati. Il commercialistadell'articolo ha fatto delle false fatturazioni ed ha aiutato uno svolgimentoillegale della prostituzione. Con il Codice 96.09.09 non è necessario essereiscritti alla Camera di Commercio. Come tutti i liberi professionisti, sidevono versare i contributi INPS a gestione separata. I cittadiniextracomunitari possono anche ottenere il permesso di soggiorno, tranne cheesistono le quote d'ingresso per i lavoratori autonomi da rispettare, le qualinon sono facili da ottenere. Non è necessaria una regolamentazione del fenomenoper la tassazione. E' sufficente la cancellazione del corrispondente divietocome è avvenuto con l'articolo 36 comma 34bis Legge 248/2006. Le pronunce dellaSuprema Corte, le quali hanno affermato quello che sostengo, non sono una miainvenzione. Bastano queste per darmi finalmente ragione.
Mi trovo abbastanza in difficoltà nel continuare la conversazione sull’argomento.
Vai ripetendo come un mantra che la prostituzione “non può essere illecita”, come se io sostenessi questo o questo fosse il petitum, mentre basta leggere i miei post per capire il contrario,e continui a richiamare la stessa giurisprudenza in ogni post, astraendone arbitrariamente dei concetti, senza alcun supporto normativo, di modo da aumentarne la portata per avere degli argomenti di supporto alle tue tesi.
Si chiama mistificazione.
Piuttosto mi preoccupal’assenza di argomenti alle mie obiezioni.
Denotano una conoscenza approssimativa non solo del diritto civile (assolutamente inconferente il richiamo all'art. 1343 c.c.) e penale, ma anche del tributario,che mi preoccupano non poco.
Vorrei evitare io di trarre delle conclusioni dalla tua assenza di argomenti, anche perché sarei spaventato dalle stesse.
Le diverse modifiche legislative succedutesi, come ho detto, hanno sostanzialmente riconosciuto in modo definitivo che l'eventuale illiceità (rectius: immoralità, Dio non voglia … n.d.R.) dell'attività produttiva non esclude la tassabilità del reddito da essa derivante, essendo il reddito un dato economico e non giuridico.
O capiamo questo o è inutile che ne parliamo.
Ora, la tassabilità di un reddito, come mi sto sforzando di fare capire, non legittima o regolamenta una professione.
Semplifico ulteriormente:abbiamo risolto il “problema tasse”, ma il “problema giuridico” sulla regolamentazione dell’attività resta tutto, come una montagna.
Più semplice di così non riesco a spiegarlo. Scusatemi.
Il problema “obbligazioni naturali” rimane tutto, così come in che modo procedere e che tutele vantare in caso di inadempimento. Nessuna risposta a questa obiezione.
Sull’articolo di cui ho postato il link scrivi “Il commercialista dell'articolo ha fatto delle false fatturazioni ed ha aiutato uno svolgimento illegale della prostituzione”.
Altra mistificazione.
Nell’articolo, basta leggerlo,c’è scritto che “Coinvolti anche un commercialista, ...., di Napoli (che avrebbe formato i documenti fiscali perun’attività di estetica, seppur consapevole che si trattasse di altro)”.
Sbaglio, o è quello che vorresti fare tu (utilizzare un codice attività generico, sapendo che si esercita la prostituzione), suggerendolo ai tuoi ipotetici clienti???
Fossi in te qualche dubbio me lo porrei!
Al di là del favoreggiamento della prostituzione, ci sono comunque altri reati, come il falso ideologico ed il favoreggiamento dello stesso.
Sul fatto che tutte queste pronunce siano scaturite da accertamenti sintetico-induttivi, che credo proprio saranno per un pezzo gli unici modi di pagare le imposte per queste professioniste, non una parola, ed è un dettaglio non da poco.
“Le pronunce della Suprema Corte, le quali hanno affermato quello che sostengo, non sono una mia invenzione. Bastano queste per darmi finalmente ragione”.
Le pronunce dellaCassazione non hanno affermato nulla, oltre alla tassabilità del reddito, di quello che dici, e non sono il deus ex machina per risolvere i problemi.
Sono tutte tue astrazioni.
Cerchi di dare unanormativa o regolamentazione dove non c’è.
A tuo rischio (poco importa…) e dei tuoi clienti (e qui importa eccome).
Ad ogni modo,“professioniste del settore della prostituzione” di tutta Italia che volete regolarizzarvi, abbiamo chi ha risolto il problema, a quanto pare.
Aprite una posizione IVA come accompagnatrici o massaggiatrici e iscrivetevi nella gestione separata INPS.
Se poi il vostro cliente non vi paga il rapporto, rivolgetevi al vostro commercialista, che saprà come consigliarvi e fare valere i vostri diritti nelle sedi deputate.
Nel caso poi arrivasse un’ispezione della Guardia di Finanza che vi becca durante un rapporto sessuale, nessun problema.
Lo stesso commercialista, sempre se ancora a piede libero, tirerà fuori dal cilindro un paio di sentenze della Cassazione, che a suo dire “bastano a dargli ragione”, che come per magia vi faranno uscire di prigione“senza passare dal via”, come nel famoso gioco.
Evidentemente sono in preda al delirio, quando dico che “L’errore comune è pensare che, dato che si richiedono le tasse su questi proventi, poiché c’è una legge che lo consente come abbiamo visto, la professione ne sia stata in qualche modo legittimata o si possa astrarnealiunde una qualche forma di regolamentazione” e che “L’attività di meretricio presenta delle peculiarità che la rendono assolutamente diversa e non equiparabile ad altre professioni, benchè tassata alla stregua delle stesse”.